EDITORIALE

 Il P. Dehon e la cultura

Leone Dehon era un uomo colto. I suoi studi a Parigi e a Roma; i suoi viaggi di gioventù che gli hanno consentito di conoscere culture e paesi tanto diversi; la partecipazione al Concilio Vaticano I e i numerosi contatti con vescovi e teologi di tutta la Chiesa; i suoi studi universitari coronati con quattro lauree; ... e, più ancora, la sua ricchezza umana e spirituale, ... tutto concorreva a far intravedere, nel giovane sacerdote che nel 1871 lasciava S. Chiara, uno “che promette molto per l'avvenire' (Duc. 94).

E tuttavia questa sua ricca formazione non gli ha garantito scelte più facili per la vita. “Il pensiero del mio avvenire mi preoccupava, scriveva nel 1868: ero destinato agli studi o all'azione?' (Extr. 60).

E così nel marzo 1870 lo troviamo in Belgio perché vuole conoscere come funziona un'Università cattolica; nel '71 è a Nîmes, attirato dalle iniziative culturali del p. D'Alzon; nel '74 è ripetutamente sollecitato ad accettare una cattedra all'università di Lilla; e non sapeva darsi pace...

Poi citando Lacordaire scrive: “Un secolo diventa adulto accanto a noi, a volte pieno di minacce e a volte sospinto verso Dio da speranze formidabili... E noi, invece di istruirlo, ci comportiamo da estranei, schiavi delle nostre discussioni' (NHV, VI, 123ss).

Qualche anno più tardi annota ancora: “Da un lato volevo essere religioso, e dall'altro pensavo che per la Chiesa era giunto il momento di impegnarsi con rinnovato ardore negli studi superiori, per riacquistare credito sulle intelligenze. E univo questi due pensieri (per cui) mi sembrava che la mia vocazione fosse quella di entrare in una comunità religiosa dedita agli studi e all'insegnamento' (NHV, IX, 3).

Questo suo desiderio di dedicarsi agli studi superiori era quindi motivato dall'esigenza di mettere il sapere al servizio della fede. Desideri e aspirazioni che egli coltivava anche per la Congregazione. “Desidererei, scrive nel 1887, una casa di studi a Parigi per le lauree (in letteratura e scienze profane) e una a Roma per la teologia. La scienza non è forse uno dei mezzi principali per l'apostolato?' (NQ, IV, 1r).

Scienza e fede, quindi. Anzi, la scienza per rendere più credibile la fede, in una visione globale dell'uomo e delle cose che voleva radicata nella ragione, ma illuminata dalla fede e animata dalla carità.

Una visione globale della cultura, che non è solo erudizione, emerge con forza anche nella lettera di P. Dehon ai suoi religiosi studenti del 1892, nella quale ammonisce che per l'apostolato “ci vogliono menti illuminate da studi seri, volontà temprate da una disciplina severa, cuori infiammati da una ardente preghiera' (LC, n. 327).

Non meno significativo è il pensiero del P. Dehon nel suo impegno per promuovere la giustizia. Per lui la questione sociale non si limita solo a migliorare le condizioni di vita delle classi popolari. A lui sta a cuore un progetto globale di società secondo la mente di Dio, che deve avere come codice fondamentale il Vangelo, e come norma di condotta la giustizia e la carità.

Per lui, la causa fondamentale del disordine sociale sta nella separazione tra società e religione, nella contrapposizione fra stato e chiesa. Il rimedio quindi non si potrà trovare altro che ristabilendo l'ordine sociale cristiano: una società nella quale i diritti di Dio sono riconosciuti, e il potere civile rispetta il primato della legge divina proclamata dalla Chiesa.

Non è più possibile per noi seguire il P. Dehon quando rifiuta il concetto di società secolarizzata, quasi negando l'autonomia delle realtà temporali; e tuttavia non dobbiamo dimenticare che mentre afferma con forza il primato di Dio anche sulla società civile, contemporaneamente afferma, come unico cammino percorribile, il metodo “democratico' della persuasione, non quello dell'imposizione. Non è quindi così ovvio che il suo progetto auspichi un impossibile ritorno alla “cristianità'.

Il principio ispiratore di tutta la sua attività pastorale e sociale era l'educazione: educare e formare le persone, perché una volta formate e mature, liberamente sappiano assumere le proprie responsabilità.

È molto significativa, in questo senso, la serie delle sue iniziative a S. Quintino: giugno '72, patronato S. Giuseppe per i figli degli operai; luglio '73, oratorio per sacerdoti, collegati col mensile “Sciences ecclésiastiques'; ottobre '73, circolo per gli stessi operai; agosto '74, lavoro all'ufficio diocesano delle opere; novembre '74, “Le Conservateur de l'Aisne' per creare opinione; ottobre '76, riunioni per gli stessi imprenditori; agosto '77, collegio S. Giovanni per la formazione umana e cristiana delle nuove generazioni...

In seguito avremo i congressi e le conferenze a livello nazionale e internazionale per il clero sui problemi sociali, o per far conoscere l'enciclica Rerum Novarum di Leone XIII, o per illuminare le scelte politiche dei cattolici, soprattutto in Francia; e, finalmente, la sua straordinaria attività come pubblicista col periodico “Le Règne', il cui titolo è già un programma!

Il P. Dehon, quindi, studiava la realtà del suo tempo, non per semplice erudizione, ma per entrarvi dentro e portarvi il suo contributo; per correggerla e rinnovarla nella giustizia e nella carità. La sua presenza nel mondo della cultura era, per lui, un modo di essere profeta. La sua azione costituisce un esempio per quanti lavorano non solo nell'impegno sociale diretto, ma anche nella pastorale ordinaria, nel campo della stampa o nell'insegnamento. Era costante in lui l'impegno per la elevazione culturale e pastorale dei seminaristi e dei sacerdoti, perché tornassero ad essere profeti del Vangelo e difensori dei poveri in nome di Cristo e della Chiesa.

Noi oggi abbiamo dei laureati, dei diplomati, ma abbiamo bisogno anche di persone “sapienti', in grado di leggere le situazioni della vita e gli eventi della storia alla luce del Vangelo, e indicare le vie per rispondere ai bisogni e alle attese degli uomini, soprattutto dei poveri. Ne abbiamo bisogno per noi stessi, ma anche per essere in grado di portare luce e calore nella Chiesa e nella società. La cultura infatti è come il grembo entro cui l'individuo cresce e si sviluppa.

A queste problematiche sono dedicati quasi tutti gli articoli contenuti in questo primo quaderno di “Dehoniana' del 1999. E su queste tematiche avremo ancora modo di ritornare nei quaderni successivi.

 

Andrea Tessarolo, scj

N.B. &endash; Abbiamo il piacere di informare che, con questo numero, entra a far parte della redazine di “Dehoniana' e del Centro Studi SCJ di Roma il p. Rafael Gonçalves da Costa scj. A lui i nostri migliori auguri.