VITA DELLA CONGREGAZIONE

75° DELLA PRESENZA DEHONIANA IN SUD DAKOTA

Umberto Chiarello, scj

1. - La Provincia US ha vissuto un momento importante della sua storia, celebrando il 75° della presenza dehoniana nel Sud Dakota. La solenne celebrazione si è svolta il 15 settembre pomeriggio 1998 a Lower Brule, nella Chiesa parrocchiale di “St. Mary”; una seconda celebrazione, più semplice ma non meno significativa, il 17 settembre mattino a Eagle Butte, nella Chiesa parrocchiale di “All Saints”.

Vi è stata una partecipazione molto ampia che ha assunto, per la presenza degli studenti del programma ESL (“inglese seconda lingua”), un carattere internazionale. Vi erano una ventina di studenti (SCJ, diocesani e di altri istituti religiosi) del corso di inglese ad Hales Corners, provenienti dall’Indonesia, dal Cameroun, dal Brasile, Colombia, Venezuela, Messico, Perù, dall’Italia, Spagna, Portogallo. Vi erano tre Consiglieri generali: i padri Umberto Chiarello, Riccardo Mis e Tom Cassidy. Come invitati ufficiali vi era il Superiore provinciale della Provincia tedesca, p. Agostino Hülsmann, con p. Edwin Rombach; erano presenti quanti, della Provincia US, avevano svolto il loro ministero nel Sud Dakota. A causa dello sciopero delle linee aeree, non sono potuti venire i rappresentanti del Canada ed altri religiosi US. È stata una celebrazione all’insegna del “Noi Congregazione”.

A presiedere la solenne celebrazione eucaristica è stato il Superiore provinciale US, p. John Czyzynski. Nella sua omelia, ha collegato la presenza del Superiore provinciale tedesco e quella di Mons. Woster, rappresentante del Vescovo di Rapid City, agli iniziatori della missione SCJ in Sud Dakota, che furono Padri della Provincia tedesca e il Vescovo diocesano di allora. Ha evidenziato come già i primi 5 missionari tedeschi avevano programmato anche l’apertura di un Seminario per preparare altri missionari, in vista della fondazione di una futura Provincia religiosa negli USA. Poiché la solenne celebrazione del giubileo avviene nella festività di Maria Addolorata, ha collegato la nascita e lo sviluppo della Provincia US alle sofferenze e alle pene dei missionari e del popolo indiano: sia degli inizi come dei tempi successivi.

Nel suo intervento, p. Chiarello ha portato il saluto e l’augurio del Superiore generale e ha ricollegato questa presenza Dehoniana alla politica dello stesso p. Dehon quando, nell’immediato dopoguerra, volle dare campi d’apostolato ai missionari tedeschi, espulsi dal Cameroun, aprendo nuove prospettive missionarie ai religiosi di quella nazione.

Il popolo, raccolto in questa preghiera di ringraziamento, era costituito per la stragrande maggioranza dagli Indiani (“Native Americans”) cattolici e da alcune famiglie di americani. Ha espresso la sua partecipazione con antichi ritmi indiani e, all’offertorio e al “Padre nostro”, con la gestualità di tre ragazze, che indossavano i loro costumi tradizionali.

Al pranzo sociale, a sera, hanno partecipato quanti, clero e popolo, avevano celebrato l’eucaristia. In apertura, p. Hülsmann ha voluto ricordare l’aiuto economico ricevuto dagli USA e lo spirito missionario, che hanno caratterizzato l’arrivo dei primi padri tedeschi in America. Infatti il p. Mathias Fohrman, inizialmente inviato negli USA per raccogliere fondi per la propria Provincia, fu subito dopo destinato alla missione di Lower Brule. Una donna indiana, del gruppo degli anziani, ha offerto al Provinciale tedesco la coperta caratteristica: una trapunta con ricamata la stella indiana. Il dono è stato il segno di gratitudine degli indiani Lakota, ricordando i primi missionari tedeschi colà giunti.

Infine, a sera, un trattenimento con canti e danze indiane. Il cantautore indiano, Paul LaRoche,1 ha animato la serata con canti, melodie, ritmi e musiche tradizionali degli antichi indiani con arrangiamenti contemporanei. Con la sua piccola orchestra ha accompagnato poi diverse danze. Vestiti con costumi tradizionali, un gruppo di indiani, bambini e giovani, adulti e anziani, ha fatto rivivere antichi gesti e movenze, i cui significati reconditi cominciano a sfuggire alla loro cultura odierna.

Il 17 settembre tutti i religiosi hanno ricordato lo stesso anniversario a Eagle Butte, con la preghiera del mattino e una Messa votiva di ringraziamento. Con gesti rituali indiani e con espressioni tipiche della spiritualità del popolo cheyenne, il celebrante, P. Thomas Westhoven, ha rivolto la preghiera della Creazione verso le sei direzioni. Il Creatore è il Grande Spirito, il cui respiro dà vita al mondo; noi ne ascoltiamo la voce nel vento. Rivolto al Nord, ha pregato il Grande Spirito dell’amore; rivolto all’Est, ha salutato Gesù Stella del mattino e sole sorgente; rivolto al Sud, ha pregato il Creatore, che invia il vento caldo che riscalda il freddo; rivolto all’Ovest, ha invocato il Grande Spirito datore di vita. Infine, con lo sguardo verso l’alto, ha invocato il Grande Padre Cielo e, con gli occhi rivolti a terra, ha pregato la Grande Madre Terra. Questa preghiera, che ritrova le sue espressioni nella spiritualità del popolo cheyenne, può considerarsi una degna chiusura delle celebrazioni di questo giubileo.

2. - La presenza dehoniana nel Sud Dakota è un risultato della politica di p. Dehon nell’immediato dopo-guerra del 1918. Alla fine della Prima Guerra Mondiale, egli era molto preoccupato degli effetti negativi che la guerra aveva portato nelle nostre comunità religiose, soprattutto fra quelle coinvolte nella guerra. Ne abbiamo una testimonianza nella sua Lettera Circolare del 4.01.1918. E tuttavia padre Dehon ha saputo mutare in bene le sventure della guerra.

I missionari tedeschi erano stati espulsi dal Camerun, ci ricorda Mons. Philippe, e p. Dehon si preoccupò di trovare loro una nuova missione e così tenere vivo lo spirito missionario della Provincia Tedesca.

Su richiesta del Vescovo di Lead (Sud Dakota), P. Mathias Fohrman giunge a Lower Brule la domenica delle Palme del 1923.

Nel marzo del 1919, p. Guglielmo Zicke, missionario espulso dal Camerun, giunge in Spagna. Dopo diverse ricerche, sceglie il monastero del Crocifisso a Puente La Reina dove, il 27 dicembre 1919, con altri tre missionari i PP. Corrado Schuster, Francesco Baumeister e Lorenzo Foxius, celebra la S. Messa, ricordando l’onomastico del padre Dehon e dando così avvio alla fondazione della futura Provincia Spagnola.

Nello stesso anno, il 28 novembre 1923, p. Demont, con altri 2 preti e 1 fratello, inizia la missione di Aliwal North in South Africa.

L'anno successivo, a settembre 1924, padre Dehon invia due preti e 1 fratello olandesi in Sumatra a Palembang.

Un uomo di fede, come P. Dehon, ha saputo riconoscere il piano di Dio anche negli eventi sfortunati.

In particolare, nei primi venti anni, nella missione nel Sud Dakota vi sono stati questi arrivi:

Nel dicembre 1919 P. Mathias Fohrman, lussemburghese della Provincia Tedesca, giunge negli Stati Uniti per la raccolta di soldi per la sua Provincia e per la costruzione della basilica del Sacro Cuore a Roma. Dopo accordi con il Vescovo della diocesi di Lead (Sud Dakota), Mons. John J. Lawler, il quale aveva chiesto aiuto agli SCJ per la cura pastorale e la fondazione di una scuola per i ragazzi della “Cheyenne River Reservation”, inizia la missione fra i Sioux, lungo le rive del Missouri, nella chiesa di “St. Mary” a Lower Brule.

Nel 1923, i Padri tedeschi John Emonts e Charles Prantauer, che avevano studiato inglese a Washington, DC, iniziano a lavorare più a Nord-Ovest nella “Cheyenne River Reservation”.

Nel 1924, 11 novembre, i primi cinque padri tedeschi, presenti nel Sud Dakota (P. Fohrman, Emonts, Prantauer) e nell’Illinois (Hogebach, Charles Keilmann), in un incontro di tre giorni, prendono una decisione fondamentale per il futuro degli SCJ in America: costruire una scuola per i ragazzi indiani, aprire un seminario missionario per i futuri membri della Congregazione, fondare una Provincia religiosa negli Stati Uniti.

Nel 1926 il P. Joseph Speyer giunge a Lower Brule; nel 1933 vi giunge P. John Hackman; nel 1939 vi arriva P. Zicke.

Tra i religiosi fratelli giunti dalla Germania in Sud Dakota, vanno ricordati: Franz, Conrad, Mathias, Longinus, Clemens, Fidelis, Aloysius, Quirinus.

Essi si sono dati all’evangelizzazione e alla catechesi; a costruire chiese, cappelle e residenze per i missionari; hanno aperto la “St. Joseph’s Indian School” per i ragazzi indiani.

3. - Tre esperienze da segnalare:

- “Pastoral Team”. Da alcuni anni, la pastorale missionaria, a Lower Brule, non è più condotta da un singolo prete che cura una singola parrocchia; ma si è costituito un “Pastoral Team” di 2 sacerdoti (P. Yvon Sheehy e P. Jim Walter) e un fratello (Brother Duane Lemke, SCJ), suore e laici, che hanno la cura pastorale di 6 parrocchie nelle due riserve indiane.

Questo “Pastoral Team” ha i suoi momenti di vita comunitaria per pregare insieme, crescere insieme nella fede, stare all’ascolto uno dell’altro, scambiarsi le esperienze e trascorrere insieme momenti di gioia.

Nel ministero intende sviluppare la “leadership” dei laici, incoraggiare la qualità liturgica della preghiera, promuovere forti legami familiari, assicurare il rispetto dei diritti umani, sfidare gli individui a una piena autorealizzazione.

- A Eagle Butte, per iniziativa dei nostri Padri e utilizzando un’opportunità data a suo tempo dal Presidente Carter, si sta construendo un villaggio popolare, con casette più confortevoli, per la popolazione cheyenne

- “St. Joseph’s Indian School”, situata sulle rive del Missouri, a Chamberlain, ha aperto i primi corsi scolastici nel settembre 1927, con 53 ragazzi indiani e due professoresse, ad opera del P. Hogebach. È una scuola residenziale per ragazzi e ragazze indiani (Lakota Sioux), intesa come “home away from home”, in quanto crea un ambiente familiare. Nella scuola si portano a conoscenza le lontane tradizioni e la cultura indiana. Il museo, Akta Lakota Museum, ha lo scopo di preservare e tramandare l’eredità e la cultura dei Lakota Sioux.

4. - Nel viaggio verso il Sud Dakota, è stato impressionante il cambiamento di panorama: dalla campagna verde e boschiva, ricca di coltivazioni di mais e di soia, del Wiscounsin e del Minnesota, a una terra desolata, piena di steppa, senza alberi e culture, del Dakota. Viaggiare per miglia e miglia, senza intravedere un albero, senza incontrare un terreno coltivato, senza vedere bufali nelle praterie. È la steppa, che non dà sufficiente erba nemmeno alle rare mandrie di bovini, che ogni tanto si contavano. Per chi, negli anni della sua adolescenza, aveva letto racconti e romanzi sui Sioux, i Cheyennes e gli Apaches, è stato deludente entrare nella “Sioux Indian Reservation” o nella “Cheyenne River Indian Reservation”. Chi sperava di entrare in un villaggio indiano, fatto di capanne, abitato da guerrieri Sioux , da squaw e ragazze dalle lunghe trecce, con i cavalli nei recinti e i cani che facevano la guardia, si è dovuto accontentare di un povero villaggio, come Lower Brule, da paese arretrato, con case povere e malconce, con sporcizia, qualche cane randagio, con auto rottamate. Questo è il villaggio di una Riserva indiana, abitato da gente, i cui tratti somatici sono quelli degli indios, ma indossano blu jeans, camicia da cowboy, berretto con visiera; girano con lattine di pepsi o di coca-cola, mangiando sacchetti di patatine e di pop corn, masticando gomma americana.

Se vuoi vedere un “Indiano”, devi partecipare a una liturgia solenne, quando si indossano gli abiti tradizionali e si compie qualche gesto religioso; andare a teatro, quando l’indiano fa la parte dell’indiano; infine andare a un museo, dove sono stati ricostruiti la vita e i costumi tradizionali.

Se il Sud Dakota è terra arida, la “Indian Reservation” è ancora più arida; le terre coltivabili, piene di verde e alberate, sono “riservate” alla popolazione bianca, le terre aride sono destinate agli indiani: le cosiddette “Indian Reservations”. Su queste terre, anche le mandrie trovano difficoltà a nutrirsi.

Le “Indian Reservations” non sottostanno allo Stato del Dakota, ma hanno una loro autonomia e dipendono direttamente da Washinton, DC, dal Governo federale. Il Governo passa alle famiglie indiane un sussidio, come compenso alle terre loro rubate nella conquista del Far West da parte dei bianchi. Tale sussidio è sufficiente per sopravvivere, ma mantiene l’indiano nella pigrizia, dedito all’alcool e al gioco nel “Casinò”. In ogni “Indian Reservation” vi è il “Casinò”, dove l’indiano, anche la donna, trascorre parte del tempo, riconsegnando nel gioco quel sussidio che il Governo gli passa. È la politica instaurata dal Governo americano, intesa a far scomparire la “razza indiana”, memore ancora dell’amara sconfitta subita dal generale Custer.

E tuttavia la razza indiana ancora sopravvive, sia per l’istinto di conservazione sia per la politica di promozione umana attuata dalla Chiesa. Se i nostri padri SCJ si accontentassero soltanto della pastorale religiosa, inculcando un falso senso di “rassegnazione” alla situazione, diventerebbero complici della politica governativa. Ma già dagli inizi, i nostri padri tedeschi hanno fondato la scuola per i ragazzi indiani, per elevare il loro livello culturale; hanno custodito e tramandato la cultura tradizionale, perché questa popolazione non perda le sue radici antiche, piene di spiritualità, del senso del mistero e del divino.

I religiosi americani, successori dei primi padri tedeschi, coniugano pastorale religiosa e promozione umana. In un ambiente povero e con uno stile di vita sobrio, annunciano il Vangelo ai poveri, sanando le loro ferite culturali. È un’attività veramente missionaria.

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NOTA

1. Paul LaRoche, membro iscritto della tribù Sioux di Lower Brule del Sud Dakota, ha già composto e pubblicato diversi canti e melodie tradizionali indiane, accompagnandosi al piano, alla chitarra, con vari strumenti tipici indiani.

Fra le sue composizioni: “Lakota Piano”: melodie al piano con ritmi tradizionali indiani. “Red Nativity”: melodie natalizie arrangiate con musica contemporanea indiana. “We the People”: raccolta di musica tradizionale e contemporanea di varie tribù indiane.

Dopo la morte dei suoi genitori adottivi, ha scoperto di appartenere a un popolo ricco in spiritualità e cultura, per cui ha iniziato la ricerca, nel campo musicale, delle sue antiche origini. Noto in questo genere di musica, ha dato trasmissioni televisive anche su canali nazionali. Attraverso la musica, egli vuole essere un modello positivo di vita ai giovani indiani (“Native Americans”), trasmettendo un messaggio di pace, di unificazione e di riconciliazione.