RECENSIONI

Le Coeur du Christ pour un monde nouveau

a cura di B. Peyrons, éd. de L’Emmanuel,

Paray-le-Monial 1998, pp. 278

Pubblicazione che raccoglie gli “atti” del congresso sulla spiritualità del Cuore di Gesù che si è tenuto a Paray-le-Monial nel 1995. I relatori rappresentavano congregazioni o movimenti diversi e ognuno doveva rispondere se, nel messaggio del Cuore di Gesù, si può trovare ancora una linfa capace di rinnovare la nostra vita di fede e la stessa vita del mondo. Molto ampio il consenso anche se, rappresentando tradizioni diverse, molto diversi sono i valori messi in luce. Così abbiamo: nella tradizione di S. Giovani Eudes, una ricca prospettiva biblica trinitaria; nel p. Francisco Hoyos la centralità della consacrazione; nel p. de Clorivière la profonda unità dei due Cuori di Gesù e di Maria; e sconfinata è la tenerezza di Dio per le sue creature nell’esperienza spirituale di M. Maria di Gesù (Liegi).

Il p. Jules Chevalier, fondatore dei Missionari del S. Cuore (Issoudun), sottolinea, a sua volta, la centralità del Cuore di Cristo nella rivelazione, e la centralità del cuore dell’uomo nella vita cristiana; invita perciò a contemplare il Cuore di Dio che, spinto dal peso di un amore infinito, attraverso il Cuore di Cristo si comunica al cuore delle creature per unirle nella carità e formare in Cristo un cuore solo e un’anima sola...

Non meno originale il pensiero di s. Michele Garicoïts, fondatore dei Preti del S. Cuore (Bétharram). Egli vede tutto il mistero della redenzione nell’amore infinito del Figlio di Dio che, mandato nel mondo per la nostra salvezza, risponde con l’Ecce venio dell’incarnazione: espressione che riassume tutta la sua donazione d’amore fino alla croce e alla gloria, e che diventa per i credenti proposta e ideale di vita totalmente donata, in risposta all’amore di Dio, alle attese dei fratelli, alle urgenze della missione.

Un’altra anima, affascinata dall’amore del Cuore di Cristo, è Teresa di Lisieux. Ma per non dilungarci troppo, passiamo a dire qualcosa del contributo di p. A. Perroux che presenta il p. Jean L. Dehon come “una vita consacrata al Cuore di Gesù” (pp. 149-172). Non espone la dottrina, ma il vissuto spirituale di p. Dehon, distinguendo tre momenti:

1. Un primo momento nel quale vengono indicati alcuni elementi che convergono nel formare la sua futura fisionomia.

2. Il suo itinerario spirituale nella continua ricerca della volontà di Dio, ricerca che si compie nel contesto della “scuola francese”, ed è attraverso questa paziente ricerca che viene “iniziato all’amore del Cuore di Gesù”.

3. Arriva così alla terza parte, la più ampia e meglio motivata, nella quale l’Autore espone le modalità concrete e “tipiche” in cui p. Dehon ha compreso e vissuto la spiritualità del Cuore di Gesù, tanto comune nella Chiesa del suo tempo (cf. pp. 158-172).

Negli scritti e nel vissuto di p. Dehon sono presenti, più o meno, tutti gli aspetti di questa spiritualità: il Cuore di Gessù simbolo di tutto il suo amore per il Padre e per gli uomini; il mistero del costato aperto, luogo per eccellenza dell’amore divino che si dona; l’esigenza di tenersi alla scuola di Gesù “mite e umile di cuore” per diventare suoi veri discepoli; l’ecce venio come atteggiamento che porta alla vita di oblazione e di riparazione per amore; un amore che vede nell’Eucaristia il centro e l’alimento dell’intera vita cristiana; un amore che, alimentato dall’eucaristia e dal dono dello Spirito, spinge a una “carità” che vuol essere insieme irradiazione della carità di Cristo e impegno di effettiva solidarietà verso i piccoli, i poveri, gli ultimi nella Chiesa e nella società.

Particolarmente originale in p. Dehon, sottolinea l’Autore, è il suo bisogno di vedere unificati, nel Cuore di Gesù, tutti gli aspetti del suo pensiero e della sua azione: teologia e vita spirituale, vita religiosa e missionarietà, dedizione totale per il “regno del Cuore di Gesù” ma anche impegno sociale e politico. Cfr. in particolare i paragrafi: “Le Coeur de Jésus c’est tout l’Evangile” (p. 160); “On ne peut aimer Jésus sans l’aimer dans ses frères” (p. 167); e nello stesso senso il richiamo al titolo scelto dal p. Dehon per la sua rivista: “Le Règne du Coeur de Jésus dans les âmes et dans les sociétés” (p. 168), titolo col quale il p. Dehon esprimeva il suo impegno per “un regno effettivo di giustizia e di carità per tutti”. Una spiritualità quindi non “rassegnata” e “passiva” di fronte ai problemi della Chiesa e della storia, ma una spiritualità nella quale è avvertito molto fortemente, conclude p. Perroux, l’imperativo di una effettiva “convergenza tra la consacrazione d’amore al Cuore di Gesù e la lotta per la giustizia nella carità” (p. 169).

Un volume che offre una panoramica così varia e così ricca sul modo di concepire e vivere oggi la spiritualità del Cuore di Gesù non dovrebbe mancare in nessuna delle nostre comunità scj. (A. T.)

Etica y economía:

Economía de mercado, Neoliberalismo y ética de la gratuidad

J.C. Scannone y G. Remolina compiladores, Editorial Bonum,

Buenos Aires 1998. pp. 498

Il libro affronta uno dei più difficili problemi teorici e pratici di questo fine millennio: come conciliare l’economia contemporanea, neoliberista e globalizzata, con le esigenze di un’etica veramente impegnata ad assicurare il bene comune? Questa è la quinta pubblicazione, a cura dell’Equipo Jesuita Latinoamericano de reflexión filosófica. Il primo numero della serie, pubblicato da questa équipe, aveva per titolo: Para una filosofía desde América Latina, Bogotá 1992. Una équipe di studiosi, quindi, che si propone di rivisitare, in una prospettiva più evangelica e “latino americana”, tutti i grandi problemi che interessano l’Uomo e la Società.

Questo quinto volume affronta la tensione che esiste tra economia di libero mercato ed etica della gratuità: tensione che però qui gli Autori intendono affrontare “positivamente”. I primi due articoli del volume studiano il “mercato” in quanto realtà umana e sociale, che implica relazioni interumane nella libertà e nel reciproco rispetto, per cui risulta evidente l’importanza di una prospettiva etica “umanizzante”. Il terzo articolo tenta una critica filosofica al neoliberismo e propone le condizioni per una sua umanizzazione. La riflessione questa volta parte da una metafisica del “nosostros y la nostridad” (il “noi” e la “solidarietà”), che devono diventare stile di vita sia a livello delle imprese, sia ai vari livelli di società civile, e politica, ed economica, e politiche mondiali.

Un quarto articolo commenta il libro di Peter Ulrich, dal titolo: “Trasformazione della razionalità e attività economiche”. Non si tratta di un intervento estrinseco, che porterebbe confusione; ma di mostrare come l’economico, se visto nella sua integralità, non può non implicare anche il sociale e l’etico, pur nel rispetto della legittima autonomia di questi tre livelli o valori. E sembra che questa ricomprensione, dell’opera di Peter Ulrich, stia aprendo buone prospettive sul piano operativo pratico dell’economia popolare latinoamericana della solidarietà.

Molto interessante anche la terza parte del volume, dedicata alle “proiezioni” operative e di ordine pratico. Il cap. nono, in particolare, studia la relazione tra lavoro, educazione e immaginario collettivo negli ambienti popolari della Grande Buenos Aires. Secondo l’Autore, questo immaginario è qualificato da tre componenti: una tradizionale, una moderna e una post-moderna. E queste componenti condizionano sia l’idea che la prassi del lavoro: più personale, creativo, flessibile, indipendente, per cui diventano determinanti i fattori conoscenza, gestione e comunità.

Questi sono solo alcuni dei numerosi e difficili aspetti relativi al libero mercato in questo nostro mondo in via di così rapida trasformazione. Com’è facile capire, gli Autori non contrappongono etica ad economia, o economia di mercato a etica della gratuità e della solidarietà; anzi, al contrario, fanno vedere lo stretto rapporto che intercorre fra loro, e questo a tutti i livelli: teorici e pratici. Non si tratta quindi di rinunciare all’efficienza e alla razionalità in economia, ma al contrario aprirla a prospettive più globali e più vere; in altre parole, promuovere un’economia più razionale e più efficiente, proprio perché più umana.

Questa, più o meno, la valutazione che è stata data in una presentazione del volume che ha avuto luogo presso la Facoltà di Sociologia Religiosa della Pontifica Università Gregoriana all’inizio di gennaio 1999. (A. T.)