VITA DELLA CONGREGAZIONE

UNA PRESENZA SCJ IN ALBANIA

Mario Bosio, scj

Michele Bulmetti, scj

Questo articolo sulla presenza SCJ in Albania è stato scritto dai nostri due confratelli che lavorano in quel paese da circa dieci anni. Lo pubblichiamo ora, dopo l'invasione dei profughi kosovari che hanno sconvolto quel Paese e dopo aver ricevuto la notizia dell'improvvisa morte del p. Bulmetti (4 aprile 1999), che proprio ai profughi kosovari ha dedicato interamente le sue ultime settimane di vita. Era nato a Portocannone, un paese albanese del Molise. Ordinato sacerdote nel 1968,vive alcuni anni missionario in Mozambico; ostacolato in questa sua missione dall'avvento del comunismo, passa nella missione del Madagascar che presto però deve lasciare per malattia. Torna in Italia. Ma appena si aprono le frontiere dell'Albania per la caduta del comunismo, il p. Michele chiede di esplorare la terra dei suoi antenati e vi rimane, apostolo instancabile, dal 1991 fino al 1999, quando l'asma lo riporta nella casa del Padre comune. Ai suoi funerali sono accorsi numerosi, anche da luoghi lontani, cattolici e musulmani, autorità e gente semplice, le suore collaboratrici generose e i kosovari che aveva accolto in casa e nella chiesa che lui stesso aveva costruito per il Signore. Ma di fronte a tante persone in miseria e schiantate dal doloro, egli aveva pensato che la migliore inaugurazione di quella sua chiesa sarebbe stato il servizio della carità.

Pochi giorni prima della sua morte, un giovane confratello della comunità di Roma, p. Stefan Tertünte, aveva avuto un colloquio telefonico con lui, per sapere se poteva accogliere tre o quattro confratelli, desiderosi di fare un mese di volontariato a favore dei profughi. In quella occasione, alla domanda se la sua regione soffriva molto per gli effetti della guerra, Bulmetti rispondeva: "Come no? Nelle nostre parrocchie più di 1000 profughi kosovari hanno trovato rifugio. Siamo a 30 Km dalla frontiera con il Montenegro, da dove arrivano a noi profughi ogni giorno di più. Soltanto ad alcuni chilometri da qui c'è un campo profughi con 5000 kosovari... E i profughi per la maggior parte sono musulmani, e fanno sempre il legame: Milosevic - Croce - Cristiani! Con questa mentalità arrivano da noi... E poi? E poi succedono delle cose che io non mi sarei mai aspettato di vedere: che un musulmano del Kosovo - anch'essi conosciuti per il loro fanatismo - accetta la visita, l'aiuto di un sacerdote cattolico. Mai l'avrei pensato. C'è, anche in questa tragedia, una possibilità. Sono convinto che questi kosovari, dopo aver sperimentato la solidarietà di cristiani che non chiedono proprio niente per l'aiuto che danno, tornando nel loro paese avranno un'altra immagine di ciò che significa cristiano. In fondo questa catastrofe spinge e aiuta a incontrarci, semplicemente, come fratelli".

... Solo sei giorni dopo questa telefonata, il p. Michele Bulmetti tornava in seno a Dio. Confidiamo che di lassù voglia assecondare anche meglio queste speranze (NdR).

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L'Albania è un piccolo Stato; derubato della Macedonia e del Kosovo, ora non raggiunge i 30.000 Km quadrati. Ha una popolazione giovane di appena 3,5 milioni di abitanti. È l'unico Stato europeo a maggioranza musulmana, valutata intorno al 70%, mentre il 17 ed il 13% sono rispettivamente ortodossi e cattolici. Ponte tra l'Oriente e l'Occidente, è da sempre terra di passaggio e di conquista di eserciti invasori.

Dal 1479 sotto il dominio turco musulmano, nel 1912 acquista una certa autonomia, sotto tutela, ma è subito calpestata dagli eserciti invasori della prima e seconda guerra mondiale. Finita la guerra, va al potere il più terribile dei regimi comunisti che, tolta ogni libertà, distrutte le chiese, uccisi i sacerdoti, nel 1967 raggiunge il massimo del terrore e, unica nazione al mondo, si dichiara senza Dio. La dittatura resiste fino al 1991 quando, con il contributo preponderante dei cattolici, inizia quella rivoluzione che porterà questo popolo alla libertà.

La dittatura ha costruito 800.000 bunker, ha instaurato un regime di terrore e di diffidenza - in ogni casa c'era un delatore -, ha derubato il popolo della speranza e della voglia di costruire il futuro. Nei villaggi inaccessibili delle montagne del nord si sono rifugiati i cristiani che hanno conservato la fede ma che si reggono su tradizioni del 1400 sancite in un libro che fa ancora testo: il CANUNI.

Storia di Gürez

Nel 1991 inizia anche l'avventura dei Sacerdoti del Sacro Cuore in terra d'Albania, per il coraggio di un nostro confratello arberesh (cioè di dialetto albanese), p. Michele Bulmetti. È stato uno dei primi sacerdoti a rimettere piede in Albania. Nel giugno del 1994 è stato raggiunto da p. Mario Bosio.

P. Michele ha scelto con cura un luogo di profonde tradizioni cristiane su cui impiantare l'opera del Signore. Terra bagnata dal sangue di tanti martiri, tra cui il sacerdote D. Stefano Curtis; i comunisti, dopo aver ucciso il prete, avevano raso al suolo la chiesa e la scuola cattolica. P. Michele, con grande coraggio e grossi sacrifici personali, anche per la malferma salute, ha voluto far risorgere la chiesa e la speranza, e c'è riuscito.

Il villaggio si chiama Gürez, è posto in pianura a nord di Durazzo e di Tirana, ha un territorio di circa 140 Km quadrati, comprende sei villaggi con una popolazione valutata tra i 10-12.000 abitanti, per il 90% cattolici.

Avuti in dono quasi tre ettari di terreno, p. Michele, con l'incoraggiamento della nostra comunità provinciale dell'Italia meridionale, l'aiuto di tante persone buone, l'entusiasmo dei nostri studenti di Andria e di Bologna e la presenza costruttiva dei volontari, ha posto le basi per una grande opera. Al centro c'è la chiesa, sulla sinistra la casa delle bravissime suore basiliane con ambulatorio, asilo, reparto per l'accoglienza dei volontari, spazio per la formazione delle giovani. A destra cappella, sale di catechesi, uffici parrocchiali, casa per i religiosi e per i nostri seminaristi, magazzini e quanto serve per l'accoglienza di gruppi.

La casa ora è abitata dalle suore e dai padri, non ha ancora tutto quello che serve, ma ha l'essenziale per abitarvi dignitosamente. Con il lavoro delle nostre mani e l'aiuto dei volontari e degli studenti di Bologna abbiamo fatto gli impianti idraulici ed elettrici, risparmiando tantissimo sulla spesa. Ora si sta montando il tetto della chiesa, dono della nostra Provincia IM, e finalmente le grandi opere sono finite.

Restano da fare l'intonaco esterno e interno della chiesa e quello esterno della casa, completare il muro di recinzione verso la strada, chiudere il campanile che per ora ha solo la struttura esterna in cemento armato; ci sarà ancora bisogno delle suppellettili della chiesa e della casa ed è necessario e urgente scavare un pozzo per avere acqua potabile.

La casa dei padri è stata finanziata con i soldi avuti dalla Provincia IM, la chiesa invece ha avuto più benefattori e da ultimo la nostra Provincia per il tetto.

La casa delle suore invece è stata finanziata dal loro Istituto, mentre l'ambulatorio e l'asilo hanno ricevuto aiuti da alcune diocesi per interessamento di p. Michele. Per la chiesa un grande aiuto di circa 50 milioni è giunto dalla A.C. di Ancona a cui va un nostro grandissimo grazie.

Storia del seminario di Scutari

La nostra presenza a Scutari inizia il 17 settembre 1994 con l'andata definitiva di p. Mario Bosio in Albania; inizia per necessità, ma io credo per una grazia grande del Signore. Tre giovani chiedono di entrare in seminario da noi; l'unico seminario dell'Albania è a Scutari, le scuole pubbliche non offrono garanzie né per gli studi né per la formazione religiosa; inoltre a Gürez non c'è ancora un luogo dove accogliere questi giovani. Si decide, con sofferenza, per Scutari e si va in affitto presso una buona famiglia. In seminario li accolgono appena per la scuola, non c'è posto per abitarvi e così tutti gli Istituti religiosi devono provvedere ad una loro casa. Si inizia in una povertà estrema, ma con grande coraggio. Non manca il pane ma manca la luce, spesso 24 ore su 24; l'inverno è duro, manca il riscaldamento, si soffre tantissimo il freddo e la solitudine, si vive l'essenziale, a volte si cerca solo di sopravvivere e perseverare con la forza del Signore. Abbiamo avuto il momento più brutto quando un seminarista è scomparso senza avvisare: sapremo poi che era scappato in Italia. Abbiamo avuto anche un avvertimento: un colpo di pistola sparato contro la nostra auto... abbiamo continuato a sperare e a lottare, e ci siamo riusciti con la grazia del Signore.

Altri ragazzi bussano alla nostra porta per entrare in seminario; la casa in cui abitiamo non basta più ed è necessario trovarne un'altra. Dopo lunghe ricerche ne troviamo una che sembra adatta e con l'incoraggiamento del Padre Provinciale e i soldi della Provincia la compriamo.

Inizia il secondo anno con sei seminaristi. P. Michele vive a Gürez ed ha anche in affido la parrocchia di Milot; io vivo a Scutari ma alla domenica parto presto con alcuni seminaristi e vado ad aiutarlo... La distanza tra Scutari e Gürez è di 80 kilometri e con le strade albanesi ci vogliono quasi due ore. Alcuni seminaristi restano a Scutari e si autogestiscono. Il p. Michele quasi ogni settimana viene a Scutari ed è una festa. Durante la settimana io con delle suore raggiungo dei paesi di montagna per catechizzare; in questi paesi ci sono alcuni ragazzi che si preparano per entrare nel nostro seminario.

Siamo ora al terzo anno e i seminaristi sono dieci. Uno fa il primo anno del biennio filosofico dopo un anno di propedeutica, un altro fa il quarto anno e si prepara per la maturità, due fanno il terzo anno, due il secondo e quattro il primo.

La casa per accoglierli è piccola e abbiamo dovuto fare alcuni lavori per recuperare una stanza, e da una legnaia e una cantina recuperare una cappella. Quest'anno sta venendo una donna per poche ore al mattino e solo per cinque giorni, tutto il resto lo facciamo noi sia per cucinare che per le pulizie e la manutenzione della casa. Momenti di preghiera giornaliera per i seminaristi sono: al mattino Angelus, atto di oblazione, preghiera per i superiori, lodi e meditazione; nel pomeriggio alle ore 18 santa Messa con catechesi, seguita dall'adorazione e benedizione; alla sera il santo rosario.

Dal punto di vista economico, per l'alimentazione, il vestiario, la conduzione della casa, le tasse che si pagano per la scuola, non abbiamo chiesto nessun aiuto alla Provincia; solo ultimamente abbiamo rivolto una piccola richiesta per spese straordinarie. Ci siamo mantenuti con le offerte ricevute direttamente dai benefattori, anzi, abbiamo dato una cospicua somma alla chiesa di Gürez per l'acquisto delle finestre.

Il futuro prossimo per Gürez

La parrocchia di Gürez è ormai privilegiata, ha strutture sufficienti, le suore basiliane lavorano bene, la catechesi è organizzata e ci sono due Scholae Cantorum. C'è una presenza frequente di scout, di gruppi impegnati e di volontariato. Sarà ancora meglio quando entreranno in funzione la chiesa, le sale parrocchiali e l'asilo. La parrocchia ha però altri cinque villaggi... In uno si sta iniziando la costruzione di una cappella e di una sala per la catechesi; ha contribuito alle prime spese la comunità dell'Osa e la Caritas di Andria per mezzo di D. Simone che ha dato cinque milioni: ci sentiamo in dovere di ringraziarli pubblicamente. Nel villaggio di Adriatik - la nostra Africa - stiamo riorganizzando un vecchio stabile per adattarlo a casa delle suore, ambulatorio e cappella; per questo stanno contribuendo gli scout... in altri tre villaggi c'è ancora tutto da fare e bisognerà studiare qualcosa.

Il prossimo futuro per Scutari

La casa di Scutari potrà accogliere ancora quattro o cinque seminaristi, ma non di più. Per ora sta facendo un ottimo servizio in un posto strategico, vicino alla stazione del treno e non lontano dal seminario. Vogliamo sognare per il futuro... se avessimo più seminaristi! Guardando avanti ci sembra, con prudenza, di poter suggerire questo: comperare un pezzo di terreno adiacente a quello che abbiamo, se è in vendita (quello nostro è di soli 810 metri quadri compresa la casa), perché avremo bisogno di altri spazi abitativi per studiare, dormire, giocare. Oppure comperare altrove, sempre in luogo adatto, 2.500-3.000 metri quadrati che possano essere in seguito la sede del nostro seminario. Questo adesso si può fare, fra un anno sarà sicuramente troppo tardi.

Altro problema

Stando il seminario a Scutari, e lì resterà perché è a nord, a Scutari e sulle montagne che abitano i cristiani... come educare i nostri seminaristi alla pastoralità? Qualcuno alla domenica lo manderemo a Gürez dove peraltro la catechesi è già organizzata... e gli altri? Anche durante la settimana è bene che facciano qualcosa. E i sacerdoti che curano i seminaristi, non è bene che abbiano un territorio su cui operare nell'apostolato e incontrare i poveri... senza ulteriore aggravio per la Provincia?

Dopo lunga riflessione abbiamo trovato questo territorio e vi stiamo lavorando in collaborazione con il sacerdote segretario dell'Arcivescovo.

Il territorio è nei dintorni di Scutari, da cui dista dai 12 ai 24 kilometri; comprende quattro villaggi disseminati dal lago fino alle montagne. Vi stiamo andando da un po' di tempo, si sta riaccendendo la speranza e l'Arcivescovo è supercontento. È anche un modo per diffondere il nostro carisma, farci conoscere e se Dio vuole trovare altre vocazioni. Se continuiamo a coltivare solo il nostro piccolo orto, resteremo sempre degli illustri sconosciuti.

Speriamo, in un prossimo futuro, di avere stabilmente un altro confratello per formare una vera comunità che dia garanzie per il futuro di questa piccola terra nella quale siamo in sintonia con il Vangelo e con le pagine più belle della nostra Regola di vita che predilige la scelta degli ultimi.

Per due mesi è venuto da noi in Albania P. Civerra e vi si trova ancora per dare la possibilità a noi di venire in Italia; è stato un grande atto di coraggio e di amore, vogliamo dirgli grazie. Interventi di questo tipo, soprattutto di confratelli ma anche di volontari, sarebbero un grande dono del Signore. Noi osiamo sperarlo e anche chiederlo.

Altra cosa che ci sembra importante è coinvolgere gruppi impegnati, parrocchie, associazioni, paesi, affinché facciano una specie di gemellaggio per piccoli progetti come la costruzione di un ambulatorio, l'escavazione di pozzi, la costruzione di piccole chiese o cappelle nei vari villaggi cristiani di pianura e di montagna. È un modo di partecipare attivamente ai vari progetti umanitari. I musulmani in due anni hanno costruito un migliaio di moschee, noi vorremmo costruire qualche cappella per istruire i cristiani prima che sia tutta terra bruciata.

Conclusione

Vogliamo continuare a sognare, ma sempre con i piedi per terra. Questa per l'Albania è l'ora di Dio e il popolo aspetta una salvezza che non sia quella della fuga dalla loro patria... Dobbiamo impegnarci adesso mentre si può ancora fare. Anche noi non siamo ingenui e ci domandiamo che ne sarà del futuro... Potrebbe ritornare il passato, derubarci di tutto e mettere a repentaglio la nostra vita... ma il futuro non è nelle mani di Dio? Forti di questa fede e radicati nella speranza, andiamo buttando il seme senza sapere chi lo raccoglierà. Siamo dentro una storia e non possiamo restare indifferenti, deludere o tradire l'amore del Signore e le attese dei poveri.