STORIA E MEMORIA

SANDALI VECCHI E SANDALI NUOVI

Mons. Paul Verschuren, scj

Come forse sapete, il papa ha accettato le mie dimissioni il 18 settembre 1998. Vorrei spiegare perché ho chiesto di rassegnarle, e lo farò con l'aiuto di due paia di sandali. Il primo paio, può essere trovato nell'Antico Testamento e il secondo nel Nuovo.

Ma prima di tutto vorrei ringraziare sinceramente tutti coloro che hanno pregato per me e hanno dato prova di amore e sostegno nei miei confronti. È una fonte di grande ricchezza appartenere alla chiesa, essere membro di una comunità in un modo nuovo, sperimentare più profondamente che io, attraverso Cristo, sono un membro della famiglia di Dio e insieme un membro del corpo che è la chiesa. In Dio, tutti noi ci sosteniamo l'un l'altro. E io non sono solo.

Quando mi hanno comunicato la diagnosi della mia malattia ero sconvolto e triste. Ammetto di avere anche pianto, perché amo la vita e il mio lavoro. Ma so, attraverso i vostri auguri e le vostre preghiere, che la vostra vicinanza mi ha aiutato a riconoscere che "per noi c'è un solo Dio, il Padre, dal quale tutto proviene e noi siamo per lui" (1 Cor 8,6). Le due paia di sandali della Bibbia mi hanno aiutato a meditare. Il primo paio ha a che fare con la visione di Mosè nel deserto. Quando egli vide il roveto ardente e cercò di investigare il fenomeno, la voce di Dio gli disse di togliersi i sandali dai piedi. Quando ci si avvicina alla gloria e all'amore di Dio è necessario togliersi le scarpe. Ho sentito che era venuto per me il tempo in cui fare uno sforzo più determinato per togliermi le scarpe, in modo da trovarmi pronto a vedere il miracolo del roveto ardente. I sandali devono essere tolti, prima di poter essere sostituiti con altri nuovi. Questi ultimi si trovano nella parabola del Nuovo Testamento del padre e dei due figli, altrimenti detta del figlio prodigo. Quando il figlio più giovane ritorna stanco e ferito tra le braccia del padre, questi dà ordine di portare un nuovo paio di calzari per la festa. Spero che mi sia permesso di essere come quel giovane.

Sento di essere tra i sandali nuovi e quelli vecchi. A questo punto devo lasciare la diocesi. Fa male, ma è importante e ragionevole. Lo faccio per amore alla diocesi, che non sarò ancora per molto in grado di servire come essa necessita. Lo faccio anche per poter dedicare più tempo e attenzione alla malattia, che è il mio nuovo compito; e, alla morte, che è la porta dell'eternità per ciascuno di noi.

Quando sono arrivato a Helsinki nel 1964 ho portato con me i miei libri e alcuni oggetti personali. Non avevo l'attuale ricchezza. Ora che termino il mio compito sono fortunato a trovarmi nella stessa posizione. Come i sacerdoti della diocesi e quelli delle famiglie religiose, ho ricevuto tutto il necessario per vivere e per il mio lavoro senza un salario. Sono grato di ciò.

Desidero, nel concludere questa lettera, esprimere i miei auguri ai progetti non conclusi, come il messale, il libro di preghiere e il catechismo. Desidero anche esprimere i miei migliori auspici per le parrocchie, per lo sviluppo di Stella Maris, di vari centri e associazioni. Ma forse è meglio che, anche relativamente a queste cose io mi tolga i sandali. Ho fiducia nel mio successore. E ho fiducia in Gesù Cristo che è il vero pastore della nostra diocesi e che è lo stesso ieri, oggi e sempre. Vi ricorderò con amore e "nelle mie preghiere, perché il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una più profonda conoscenza di lui. Possa egli davvero illuminare gli occhi della vostra mente per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi e qual è la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi credenti secondo l'efficacia della sua forza" (Ef 1,17-19).

Meilahti Hospital, 18 settembre 1998

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Mons. Paul Verschuren scj era vescovo di Helsinki (Finlandia) (N.d.R.)