LAICI DEHONIANI
E FAMIGLIA DEHONIANA

DAI LAICI DEHONIANI ALLA FAMIGLIA DEHONIANA

Oliviero Giuseppe Girardi, scj

Le fonti

L’argomento che qui s’intende presentare riguarda soprattutto l’origine e gli sviluppi della presenza dei “Laici Dehoniani” in quella che, dagli anni ’90, si chiama la “Famiglia Dehoniana”.

Tuttavia, come si vedrà, proprio dal cammino dei Laici Dehoniani, nella storia della fondazione di P. Dehon, si è delineata quella nuova immagine, aperta ad una varietà di vocazioni, che oggi è la Famiglia Dehoniana. Novità di prospettive, che in molte altre Congregazioni si è venuta realizzando e che, anche per questo, fa pensare logicamente ad un impulso rinnovatore più profondo e comune: quello promosso dallo Spirito con la rinnovata “ecclesiologia di comunione”. Da qui, progressivamente, ha preso origine questo nuovo modo di “essere Dehoniani”: al centro vedere il progetto-carisma di P. Dehon affidato particolarmente alla sua prima fondazione, i Sacerdoti del S. Cuore; ma, subito, condiviso da gruppi di Laici e, più tardi, da altre forme di vita consacrata (religiosa e in secolarità) che s’ispirano a P. Dehon.

Di questa “storia della Famiglia Dehoniana”, della quale daremo le principali tappe di sviluppo, le fonti si dividono in due categorie:

- la prima riguarda il periodo che va dalle origini (1878) agli ultimi Statuti della “Associazione Riparatrice” approvati dalla S. Sede nel 1961;

- la seconda comprende il periodo successivo che, come si diceva, ha condotto gradualmente alla “comunione di vocazioni” nella Famiglia Dehoniana.

Parlando di fonti intendiamo riferirci a:

- l’Archivio della “Associazione Riparatrice”;

- le Memorie (NHV) e il Diario (NQ) di P. Dehon;

- il volume di p. Ducamp, Le Père Dehon et son Oeuvre, p. 210, pp. 233-242 ;

- Extraits du Journal (du p. Dehon), Roma, 1943, pp. 305-315, dove troviamo “le date più importanti” dell’aggregazione di Laici al progetto di p. Dehon.

Può essere interessante sapere che, nell’archivio dell’Associazione Riparatrice (aggregazione di laici, ma anche di vescovi e sacerdoti) troviamo inoltre:

- il documento originale della prima approvazione, data da Mons. Thibaudier l’8 febbraio 1889 alla “Association Réparatrice du S. Coeur de Jésus”;

- le successive pubblicazioni di Statuti, Guide di preghiera per gli associati (compresa quella curata, d’accordo con p. Dehon, da p. A. Prévot), dépliants di propaganda, ecc...;

- lettere circolari dei Superiori Generali (da p. Philippe, a p. Goovaart, fino a p. De Palma), per promuovere l’aggregazione di sacerdoti e laici;

- relazioni ai Capitoli Generali;

- l’organo ufficiale dell’Associazione Riparatrice (“Vinculum”), iniziato nel marzo 1963;

- varie copie degli ultimi “Statuti”, con commento, approvati dalla S. Sede (Congregazione dei Religiosi) nella festa del S. Cuore, 9 giugno 1961;

- informazioni di vario genere, provenienti dalle nostre Province in collegamento con la direzione generale dell’Associazione, presso la nostra Curia di Roma (prima in viale Mazzini 32, poi nella sede attuale, Via Casale di S. Pio V, 20).

Lo sviluppo storico

Possiamo descrivere questo sviluppo, che va dalla “Associazione Riparatrice” alla “Famiglia Dehoniana”, in tre periodi principali:

I: p. Dehon e p. Prévot (1878-1925);

II: i successori di p. Dehon, da p. Philippe a p. De Palma (1926-1962);

III: il rinnovamento conciliare e la “Famiglia Dehoniana” (1963...).

Primo periodo (1878-1925)

Questo importante periodo degli inizi è stato descritto con pazienti ricerche d’archivio fatte da p. Egidio Driedonkx.

Si potrebbero aggiungere alcune note di precisazione e di complemento, derivate dalla documentazione che il p. Aparicio Pellín raccolse quando venne designato, dall’allora p. Generale mons. De Palma, segretario generale dell’Associazione Riparatrice, nel 1960.

Tra l’altro può essere utile rilevare:

1. Le diverse denominazioni che l’“Associazione Riparatrice” ha ricevuto potrebbero far pensare ad una varietà di “associazioni”, mentre p. Dehon ha sempre seguito il criterio che esprimerà nei suoi “Souvenirs” del 1912 (cf. Lett. Circ. di p. Dehon, nn. 386-388), sia rivolgendosi a sacerdoti diocesani sia a fedeli laici: “Condurre sacerdoti e fedeli al Cuore di Gesù, per offrirgli un quotidiano tributo di adorazione e d’amore... Ho continuato questo genere di apostolato con la nostra Associazione Riparatrice, con la nostra rivista del S. Cuore, con i miei “opuscoli”, ecc.

Quindi p. Dehon ha, fin dagli inizi, promosso la partecipazione di sacerdoti e laici al suo progetto di “amore e riparazione al S. Cuore”. Partecipazione che acquistò dimensione ecclesiale con il decreto di mons. Thibaudier (8 febbraio 1889).

A questa prima Associazione p. Dehon non ha attribuito il nome “Associazione del Regno del S. Cuore nelle anime e nelle società”, ma (v. documento originale, con scrittura di p. Dehon) l’ha chiamata “Association réparatrice du S. Coeur de Jésus”. È vero, invece, che nel 1° art. indica come scopo dell’Associazione “il regno del S. Cuore nelle anime e nelle società”. Come sappiamo, p. Dehon dava molta importanza a questa finalità, e per questo aveva dato questo titolo alla rivista da lui fondata nel gennaio di quello stesso anno (1889), per contrapporre una visione cristiana della vita e della storia a quella che veniva propagandata, in Francia, con le celebrazioni del primo centenario della Rivoluzione (1789-1889).

2. Sarebbe anche interessante, sempre per questo primo periodo e per conoscere le intenzioni del p. Dehon, rilevare le osservazioni che egli stesso scrisse di sua mano, il 22 dicembre 1905, in margine al testo che gli era stato proposto dal p. Prévot. Egli annotava che si tratta di “un progetto eccellente”. E aggiungeva: “Parfaitement”. Molti sono anche i suoi “oui” di consenso, insieme a qualche saggio consiglio per non accostarsi eccessivamente all’Apostolato della Preghiera (“cela choqueraît les Jésuites”) e a non affiliare l’Associazione a Montmartre, “che ha già la sua Associazione Riparatrice”.

3. C’è pure una cartolina postale del 24 gennaio 1906, che p. Dehon indirizza da Roma (Piazza Campitelli) a p. Prévot (Noviciat du S. Coeur, Sittard - Olanda). In essa egli sollecita il foglio di propaganda per l’Aggregazione: “È fatto? Ne desiderano molti esemplari a Fayet, a Bruxelles, a Quévy”. E raccomanda a p. Andrea di “affrettare la preparazione del Manuale” (come guida spirituale degli Associati). Di tutto questo c’è la documentazione nell’archivio dell’Associazione.

4. Come appare dallo sviluppo dell’Associazione ai tempi di p. Dehon e p. Prévot, è evidente l’attenzione costante di p. Dehon a due obiettivi preminenti: riparazione e regno del S. Cuore.

Per dare unità al progetto di p. Dehon, di condividere con altri sacerdoti e laici la spiritualità e la missione che caratterizzano la sua fondazione, è utile riferirsi anche al compendio da lui stesso elaborato e che troviamo in “Souvenirs”. È un testo nel quale egli descrive l’Associazione Riparatrice come rivolta a un duplice scopo: il rinnovamento spirituale e quello sociale.

“Nel settore apostolato generale, ho tentato due grandi iniziative: la prima, condurre i sacerdoti e i fedeli al Cuore di Gesù, per offrirgli un quotidiano tributo di adorazione e di amore. ... (La seconda) Ho voluto anche contribuire alla elevazione delle classi popolari con l’avvento della giustizia e della carità cristiana”.

E concludeva con una raccomandazione: “Questo lavoro deve continuare”.

Perciò, nell’intenzione di p. Dehon, coltivare questa armonia dei due principali obiettivi della nostra presenza e missione, nella Chiesa e nel mondo, è la via per custodire la fedeltà al Progetto dello Spirito e dare slancio alla rinnovata visione della “Famiglia Dehoniana”.

Secondo periodo (1926-1962): i successori di p. Dehon, de p. Philippe a p. De Palma

Nell’archivio dell’Associazione Riparatrice c’è una raccolta delle date “les plus importantes de l’Association Réparatrice”. Esse vanno dal 1878 al 1966. Sono state pubblicate, come già detto nelle fonti, in “Extraits du Journal” (del p. Dehon), nel 1943, per celebrare il I centenario della sua nascita.

Ci fermeremo al 1962, anno nel quale, secondo gli Statuti approvati nel 1961, ha inizio una nuova fase di iniziative per la promozione dell’Associazione nelle Province e nelle Regioni.

In questo secondo periodo, si sono moltiplicati gli interventi dei successori di p. Dehon (da p. Philippe a p. De Palma) a favore dell’Associazione.

1. Un episodio emblematico, che lega tra loro p. Dehon, p. Prévot e p. Philippe, riguarda una delle nostre aggregate laiche, Claire Baume. Esso ci dice la premura con la quale p. Dehon, e gli altri padri, seguivano i laici che si univano al nostro progetto di spiritualità e di missione nella Chiesa.

Lo troviamo nella prima lettera circolare, che p. Philippe inviò, come Vicario generale, a tutta la Congregazione, il 23 agosto 1925, poco dopo la santa morte del Fondatore (cf. Lettere circolari di p. Philippe, p. 17, n. 14). Sotto il titolo “delicatesse charmante”, p. Philippe ricorda, tra l’altro: “Nella mattina di martedì (11 agosto), prima di ricevere l’estrema unzione (p. Dehon), aveva tracciato con mano tremante alcune parole illeggibili per invitarmi a scrivere a un’antica penitente di p. Andrea, della quale all’indomani ricorreva la festa dell’onomastico”.

Si trattava appunto di Claire Baume, della quale “l’indomani”, cioè il 12 agosto, ricorreva la festa di S. Chiara. Questa fervente “laica dehoniana” abitava a Roquevaire, nel sud della Francia, ed era stata, per parecchi anni, accompagnata spiritualmente da p. Andrea Prévot. Morto p. Andrea, il Fondatore stesso si prese cura spirituale di Claire Baume. E, alla morte di p. Dehon, p. Philippe continuerà a sostenere il cammino di questa laica aggregata. Segno particolare di un più ampio interesse apostolico che, sempre, fin dagli inizi, i nostri migliori padri hanno dimostrato per l’espansione della “spiritualità riparatrice” al altri sacerdoti e ai fedeli laici.

2. Nel 1931, p. Philippe, come superiore generale era anche il direttore generale dell’Associazione Riparatrice che, dopo l’avvenuta erezione canonica il 14 marzo 1923, aveva preso il titolo “Adveniat Regnum Tuum” (ART). Egli procede, quindi, alla nomina di direttori nazionali. Per l’Italia è il parroco del Tempio di Cristo Re, in Roma. Fino al 1929 era stato p. Ottavio Gasparri, procuratore generale e superiore della comunità di Cristo Re. Alla sua morte, nel 1929, gli succedeva p. Luigi Bosio, fino al 1957.

Di questo periodo si conservano tre registri. In uno sono raccolti i nomi di sacerdoti iscritti all’ART e alle Messe Riparatrici. P. Bosio annotava anche le iscrizioni notificate dal segretario dell’ART di Anversa (Belgio): vi si nota l’iscrizione del Vescovo di Liegi e di 590 sacerdoti, con l’impegno di 1690 Messe riparatrici. Gli altri due registri raccolgono i nomi di fedeli laici, di varie regioni d’Italia, dal 10 maggio 1923 al 6 dicembre 1946. A questa data i nominativi erano 2119.

Probabilmente si ferma qui la trascrizione sui registri della parrocchia di Cristo Re, perché si erano sviluppati i “centri nazionali”, presso i quali avvenivano le iscrizioni.

Una statistica, che risale al 1958, raccolta da p. Aparicio Pellín, in qualità di segretario generale dell’Associazione, ci offre alcuni dati che, per quanto incompleti, illustrano lo sviluppo che l’Associazione andava prendendo:

- in Germania, 24.500 associati;

- in Italia, 28.800 (dei quali 12.000 erano i piccoli Amici di Gesù);

- negli Stati Uniti, 1013 associati;

- in Spagna, 2.730;

- nel Brasile Settentrionale, 553.

C’è pure l’elenco delle Messe riparatrici celebrate:

- in Olanda, 7.948;

- in Spagna, 4.717;

- nella provincia Lussemburgo-Vallonica, 3.709;

- nel Brasile Settentrionale, 782.

3. I frequenti interventi dei Superiori generali, da p. Philippe a p. De Palma (più numerosi quelli di p. Goovaart, del 1938 al 1952) dimostrano la fedeltà e l’impegno nel seguire l’intenzione originaria del Fondatore nel promuovere queste forme di “associazione” al nostro progetto di spiritualità e di missione.

Non sembra utile, qui, riportarne i contenuti, che si possono vedere nelle raccolte delle Circolari dei nostri Superiori generali. Ciò che conta è costatare la linea di continuità che ha caratterizzato l’azione di P. Dehon e di tutti i suoi successori, nella guida della Congregazione. Se mai, cogliendo questa loro insistenza, si potrà rilevare che sono inevitabili, lungo il cammino di questa promozione di “associati”, momenti di stanchezza e anche desiderio di rinnovamento, secondo le esigenze attuali.

4. Infatti, anche lo sforzo fatto per arrivare, il 9 giugno 1961, festa del S. Cuore, all’approvazione di nuovi Statuti, non sembra aver dato grande impulso all’Associazione che, da allora, riprese il nome originario di “Associazione Riparatrice” (AR).

In essi, accompagnati da un “commentario”, si era cercato di tener conto delle osservazioni raccolte in un’inchiesta precedente, nelle nostre Province. I temi principali riguardavano: l’origine dell’Associazione; le sue principali finalità; lo spirito che deve animarla; gli impegni degli Associati (spiritualità e apostolato); l’organizzazione, la promozione e formazione dei membri, ecc.

Nel 1962, con le nomine di parecchi Direttori nazionali e regionali, e altre iniziative di collegamento con il Segretariato generale e di sostegno (dal 1963 verrà pubblicato il “Vinculum Associationis Reparatricis” come organo ufficiale), si pensava che un rinnovato impulso avrebbe segnato positivamente lo sviluppo della partecipazione dei Laici al progetto dehoniano.

Ma tutti conosciamo quanto profonda fu la “crisi” culturale, sociale e anche religiosa degli anni ’50-60. Anche il modo di cogliere i grandi temi della “devozione al S. Cuore” mostrava l’esigenza di nuove prospettive bibliche, teologiche, pastorali. L’enciclica Haurietis Aquas di Pio XII, nel 1956, voleva tracciare questa nuova strada. Tuttavia bisognava attendere il concilio Vaticano II, insieme con il lento e difficoltoso cammino di “aggiornamento e rinnovamento” post-conciliare, per scoprire contenuti e linguaggio più espressivi e meglio rispondenti alle situazioni e alle attese di un’epoca profondamente diversa ed esigente.

Terzo periodo (1963...): il rinnovamento conciliare e la “Famiglia Dehoniana”

Per una “grazia” che l’attuale Pontefice definì la più grande del XX secolo, all’inizio degli anni ’60 l’intera comunità ecclesiale fu investita da quel vento impetuoso che fu il Vaticano II, provocando una radicale revisione: quella che animava sia il pensiero sia il programma pastorale di Giovanni XXIII: fedeltà e rinnovamento.

È questa “fedeltà dinamica” (come verrà definita nel Capitolo speciale del 1966-67) che promuoverà, anche nella nostra Congregazione, e poi nella Famiglia Dehoniana, una riscoperta dei valori dehoniani nella prospettiva di una “ecclesiologia di comunione” e, quindi, di un rinnovato rapporto tra “vocazioni” attirate dallo Spirito a vivere il Progetto dehoniano.

Nella comunità ecclesiale, come sappiamo, prendeva particolare rilievo “la vocazione e missine dei fedeli laici nella Chiesa e nel mondo”. Sarà questo il tema del Sinodo del 1987 e della successiva Esortazione Apostolica “Christifideles Laici”, del 1988.

Veniva sempre più illuminato il duplice profilo dei Laici cristiani: la vocazione universale alla “santità” (LG c. V) e alla “missine” (LG c. IV; Decr. sull’Apostolato dei Laici).

Era naturale, perciò, che anche negli istituti di vita consacrata quest’azione rinnovatrice dello Spirito portasse impulsi nuovi di condivisione e comunione con le altre vocazioni, nella Chiesa.

Nella relazione tenuta al 1° Incontro internazionale dei Laici dehoniani (settembre 1990), riportata in “Dehoniana” (n. 79, pp. 72-91), si trova un esposto di questo cammino ecclesiale e di un certo numero, oggi crescente, di istituti religiosi che lo stanno percorrendo.

Per quanto riguardo noi SCJ, possiamo compendiare questo rinnovato rapporto con i Laici in alcune tappe principali.

1. Nell’immediato post-concilio si verificava un indebolimento delle forme associative precedenti. Si sviluppavano, invece, nuovi e fiorenti movimenti ecclesiali. Tuttavia si verificava, nei nostri Laici, una presa di coscienza sempre più viva di una “vocazione” loro propria nell’ambito della più ampia realtà dehoniana. Il duplice profilo di “vocazione alla santità e alla missine”, alla luce del progetto dehoniano, andava assumendo caratteristiche di un impegno più qualificato e profondo. La riscoperta, come la dottrina conciliare sottolineava (LG 10,34...), d’una “consacrazione operata dallo Spirito”, che esigeva uno “stile evangelico di vita” e abilitava a cooperare attivamente alla “missione della Chiesa nel mondo” (LG c. IV; can. 204).

In questa prospettiva, il “carisma” di una Famiglia religiosa diveniva una forza nuova dello Spirito nel sostegno di quei Laici che ne sperimentavano l’attrattiva: una forma di “vocazione” a condividere la spiritualità e missione di un istituto che, di questo carisma, era depositario e garante.

Due criteri nuovi venivano a guidare questa condivisione:

- il “carisma”, che anche se caratteristico di un istituto di vita consacrata, doveva essere valorizzato come un dono “fatto alla Chiesa”. Perciò lo Spirito poteva esortare a renderne partecipi anche altri fedeli da lui chiamati a condividerlo;

- e, in una rinnovata concezione di “Chiesa-comunione”, questa partecipazione superava l’idea di una “aggregazione”all’istituto, divenendo una “vocazione” al progetto spirituale e apostolico e, quindi, un cammino che conduceva a una “comunione di vocazioni” attorno al progetto-carisma. Si cominciava a prospettare l’immagine di una “Famiglia” animata da comuni valori di vita e di missione.

2. Nel nostro capitolo generale del 1985 fu presentato, a questo proposito, un dossier, nel quale appunto si descriveva questa “Comunità-comunione”, più tardi meglio definita “Famiglia Dehoniana”.

In quell’assemblea non è sembrato che l’idea fosse abbastanza compresa e accolta. Ma, poco dopo, il coinvolgimento anche degli istituti di vita consacrata nella preparazione dei Sinodo sulla vocazione e missione dei Laici fece riflettere. Varie riunioni, nazionali e generali, di responsabili della vita religiosa maturarono prospettive nuove. Esse furono raccolte e comunicate a nostre Province, dove si manifestava maggiormente l’interesse per i Laici Dehoniani.

3. Si andava, così, preparando il clima nel quale, durante la Conferenza generale del 1988, a Brusque (Brasile), si prospettò il I Incontro internazionale dei Laici Dehoniani, che di fatto fu celebrato a Roma dal 3 al 9 settembre 1990 (v. gli “Atti” in “Dehoniana” n. 79).

Come si può vedere dagli Atti, la partecipazione a questo primo convegno internazionale fu, in realtà, la prima Assemblea della “Famiglia Dehoniana”; erano presenti, infatti, insieme ai nostri Laici, anche vari nostri religiosi e membri della Compagnia Missionaria del S. Cuore.

4. I capitoli generali del 1991 e del 1997 non solo hanno preso atto di questa nuova realtà, che si andava profilando nella nostra storia dehoniana, ma vi hanno posto un accento di rilievo, esortando a collaborarvi nei modi corrispondenti alle situazioni locali.

Basterà citare quello che si legge nella relazione generale nell’ultimo capitolo del 1997 (cf. Doc. XVII, p. 176): “Parte dell’Istituto è sotto l’impatto del nuovo fenomeno della ‘Famiglia Dehoniana’. Il nostro carisma e la nostra spiritualità hanno superato gli ambiti della Congregazione, per ispirare la vita cristiana di altre persone, consacrate e laiche. Esse, come noi, partecipano della stessa prospettiva spirituale di p. Dehon, realizzandola in vocazioni e stati di vita diversi, in modo autonomo, ma in comunione con noi”.

E, come si vede alle pp. 293-302, il tema della “Famiglia Dehoniana” fu dibattuto ampiamente, forse non ancora con tutta chiarezza. Ci auguriamo che l’incontro internazionale dell’ottobre 2000 giunga a una sintesi convincente delle regioni, ecclesiali e sociali, che sollecitano lo sviluppo di questa “comunione di vocazioni dehoniane”, valorizzando l’esperienza del passato e offrendo indicazioni utili per promuovere, organizzare, formare.

Una Famiglia Dehoniana, che possa contare sulla ricchezza di questa varietà di vocazioni, le quali, ai carismi loro propri, uniscono il vigore del carisma dehoniano, avrà, senza dubbio, capacità nuove di testimonianza e di missione: oggi, specialmente, mentre costatiamo l’attualità feconda di quella “ispirazione originaria” che mosse il ven. p. Dehon a porre le prime radici di quest’albero dehoniano aperto a più ampi sviluppi nella Chiesa e nel mondo.