LAICI DEHONIANI

E FAMIGLIA DEHONIANA

ALCUNE NOTE SULLA FORMAZIONE

DEL LAICO DEHONIANO

Hadrianus Wardjito, scj

1. "Chi sono i laici dehoniani?" Questa è una domanda che noi ci proponiamo di studiare per i nostri laici in quanto discepoli di Cristo in un genere di vita che P. Leone Giovanni Dehon ha cercato e voluto sviluppare per il Regno del Sacro Cuore di Gesù nella Chiesa e nelle società. Quale carattere distintivo dovrebbero avere i laici dehoniani come seguaci di Cristo e allo stesso tempo di Leone Giovanni Dehon?

Questo articolo è un tentativo di offrire delle piste su come dovrebbe essere impostata la formazione dei laici dehoniani senza entrare nello specifico delle diverse componenti della Famiglia Dehoniana.

2. Sappiamo che tutti i membri - pastori, laici e religiosi - ciascuno secondo una propria modalità, partecipano alla natura sacramentale della Chiesa. Perciò ciascuno, secondo il suo ruolo, deve essere segno e strumento sia dell'unione con Dio sia della salvezza del mondo. Tutti infatti hanno una duplice chiamata:

a) alla santità - "Tutti nella Chiesa, sia che appartengano alla Gerarchia sia che da essa siano diretti, sono chiamati alla santità" (LG, 39);

b) all'apostolato - l'intera Chiesa "è spinta dallo Spirito Santo a cooperare perché sia eseguito il piano di Dio" (LG 17; cfr. AA,2; AG 1,2,3,4,5).

Fondato sui doni divini del battesimo e della cresima, ciascuno di noi ha la responsabilità di vivere la propria vocazione in questo duplice aspetto. Se siamo convinti la formazione dei laici dehoniani debba essere diversa da quella data ai religiosi dehoniani, sia per il tipo di vita che di apostolato, riteniamo però che ambedue abbiano bisogno di una formazione di base e di una formazione permanente.

3. Lo scopo della nostra formazione è di equilibrare l'impegno a raggiungere la santità e la capacità di svolgere un ministero apostolico. Il nostro compito primario è quello di essere e vivere come Cristiani. In quest'ordine di idee1 vi sono alcuni elementi che possono rappresentare dei punti di partenza per sviluppare la nostra riflessione sulla formazione del laicato dehoniano.

3.1. Il discepolato. Il discepolato è un elemento importante della spiritualità per tutti i Cristiani. Significa seguire Cristo, imitarlo e crescere in Lui. Per il laico significa dare testimonianza di Cristo nelle circostanze ordinarie della vita, come per es. nella famiglia, nella vita professionale, ecc. La sfida per il laico discepolo di Cristo è nell'evangelizzare e nel santificare il mondo. Come dehoniano discepolo di Cristo, questo impegno deve riflettersi nel modello che noi abbiamo in Leone Giovanni Dehon. Fondamentalmente è un coinvolgimento personale per Cristo che chiama ciascuno per nome. Un passo della Scrittura che era caro a P. Dehon è: "Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me. Questa vita che io vivo nella carne, io la vivo nella fede del Figlio di Dio che mi ha amato e ha dato se stesso per me" (Gal 2,20; Cst 2).

Egli ha vissuto questo messaggio e ha sperimentato come Dio lo ha aiutato a crescere in esso. Gesù ha chiamato e ha preparato i suoi discepoli.


Non ha utilizzato una metodologia accademica, come avviene di solito nella nostra formazione. Tuttavia i discepoli sono stati coinvolti nella vita e nelle esigenze di Gesù. Quando Giovanni Battista, attraverso i suoi discepoli, ha mandato un messaggio a Gesù, questi ha risposto: "Andate a dire a Giovanni ciò che voi udite e vedete: i ciechi recuperano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono mondati, i sordi odono, i morti risorgono e ai poveri è annunciato il Regno di Dio. E beato colui che non si scandalizza di me" (Mt 11,4-6).

La formazione - su questo modello - ci aiuta a impegnarci per diventare discepoli di Gesù, con una chiara risoluzione di seguire Lui totalmente come il nostro dovere battesimale ci impone. Si impara facendo, specialmente nel nostro stato di laici nella vita di ogni giorno. Per diventare Cristiani adulti, abbiamo bisogno di un continuo esercizio di servizio, perché l'impegno dura tutta la vita. P. Leone Dehon ha speso tutta la sua vita nell'approfondire la propria vocazione. Ha terminato la sua vita con questa frase: "Per Lui ho vissuto, per Lui io muoio".

3.2. Cristocentrismo. La spiritualità Cristiana è centrata su Cristo. Il Cristiano è animato dallo spirito di Cristo - lo Spirito Santo. La vita di Cristo è stata una vita secondo lo Spirito. Spinto dallo Spirito ha predicato la buona novella e ha fatto del bene. Anche i laici dehoniani devono essere guidato dallo Spirito. Essi devono discernere l'ispirazione dello Spirito e riconoscere "i segni dei tempi". Devono rispondere a questi segni in modo positivo. Questa è vita secondo lo spirito di Cristo.

Il laico dehoniano "fedele discepolo di Cristo"2 nella sua vita intima, è Cristo stesso, lo spirito di Cristo. Il fine della formazione è quello di arrivare a questa esperienza. Non più come forestiero, ma come discepolo cioè come fratello e sorella di Cristo. Il Cristo risorto offre la possibilità di essere con Lui in forma mistica. Egli dimora in noi, tra noi. La realtà pneumatologica della nostra esistenza cristiana non può essere raggiunta solo dall'impegno ritualistico e giuridico. Essa richiede abbandono, offerta di se stessi, apertura a Dio, divina collaborazione che Dio ha promesso a chi crede in Lui.

Per amare Gesù con tutto il nostro cuore, si deve cercarlo incessantemente nell'Adorazione eucaristica, nella meditazione prolungata, nell'atto di riparazione, ecc. La nostra sete di amore può essere soddisfatta nello spirito di Gesù. Perciò, diventare laico dehoniano "fedele discepolo di Cristo" significa che si deve vivere nel Suo Spirito. Lo Spirito ci porta sempre più vicini a Dio e ci trasforma in suoi apostoli, come Gesù ha esperimentato in se stesso: "Lo Spirito del Signore è sopra di me, per questo mi ha consacrato con l'unzione, e mi ha mandato per annunciare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi, e predicare un anno di grazia del Signore" (Lc 4, 18-19).

3.3. Approccio biblico. È con la Parola di Dio che noi incontriamo Gesù, la Parola fatta carne. Noi dobbiamo ascoltare la Parola di Dio che è Gesù; la Parola che ci viene offerta nella Chiesa; la Parola che cogliamo nelle persone e negli avvenimenti intorno a noi. Vi sono molti passi della Bibbia che P. Dehon amava, il più famoso è: "Ecco io vengo a fare la tua volontà" (Ebr 10,9); e ancora: "Eccomi, sono la serva del Signore; si compia in me la tua parola" (Lc 1,38). Per questo è importante che coltiviamo il nostro incontro con Gesù in diversi modi, come pure attraverso diversi approcci alla S. Scrittura.

Oggi però il modo che viene maggiormente sottolineato è quello della Lectio Divina, un approccio alla Bibbia che non solo ci gratifica intellettualmente, ma che ci fa approfondire la Parola di Dio con la preghiera e la meditazione.

Oggi non è difficile accostare la Bibbia, tradotta nelle varie lingue. Abbiamo l'opportunità di approfondire e accrescere la nostra fede con numerosi commenti biblici. Per seguire Gesù e Leone Dehon siamo chiamati a familiarizzare con tanti personaggi che si trovano nella storia della Bibbia.

3.4. Approccio ecclesiale. È attraverso la Chiesa che noi veniamo uniti allo Spirito di Cristo - lo Spirito che abita in noi. È attraverso la nostra incorporazione nel Corpo Mistico di Cristo, cioè la Chiesa, che noi diventiamo partecipi della funzione sacerdotale, profetica e regale di Cristo. Noi non siamo solo membri della Chiesa; noi siamo la Chiesa. È questa dimensione ecclesiale - noi siamo la Chiesa - che ci obbliga a partecipare attivamente alla missione della Chiesa. Ciò rappresenta la spiritualità e l'apostolato dei laici.

P. Dehon amava la Chiesa. Egli partecipò alla diffusione della dottrina sociale della Chiesa, inviando missionari per le missioni “ad gentes” ecc.

Tuttavia è impossibile diventare discepolo di Cristo ed essere nello stesso tempo lontano dalla Chiesa. Non è questione sociologica di come la Chiesa si presenta suddivisa - laici, chierici religiosi, vescovi, la Curia Romana, il Papa, ecc. - noi siamo invitati a credere che è il Corpo Mistico di Cristo. E ciò riguarda anche la nostra unione con i Santi, come si vede nell'amore di P. Dehon per i santi patroni della sua congregazione.

3.5. Impegno comunitario e sociale. La spiritualità cristiana è ecclesiale e insieme comunitaria. Una spiritualità egocentrica e individualista non sarà mai una genuina prospettiva cristiana. La Chiesa del dopo-Concilio Vaticano II ha una profonda coscienza del proprio impegno per la giustizia sociale e la partecipazione alla trasformazione del mondo. I laici hanno una particolare responsabilità in questa importante area della missione redentiva della Chiesa. I Padri del Sinodo dei Laici (1987) hanno fatto questa importante osservazione nel loro messaggio: "Lo Spirito Santo ci conduce a capire sempre più chiaramente che la santità oggi non può essere raggiunta senza un impegno per la giustizia, senza l'umana solidarietà con i poveri e gli oppressi. La santità ideale del fedele laico si integra con la dimensione sociale della trasformazione del mondo secondo il piano di Dio"3. È significativo che questa chiamata all'azione sociale sia posta sotto il titolo: "La chiamata alla santità".

Per i religiosi, specialmente per gli SCJ, la dimensione assume un'importanza particolare perché P. Leone Giovanni Dehon ha dato questa impronta alla Congregazione che egli ha fondato. È tempo di condividere con i laici questa stessa visione e missione. E questa è più una questione pratica che teorica, perché costruire la Chiesa come "comunione" e in "stretta collaborazione con tutti i suoi membri" è di fatto condividere spazio e tempo nello stare nella stessa barca con Cristo Gesù.

3.6. Approccio sacramentale. L'anima dell'apostolato è la spiritualità. Ma la sorgente della stessa spiritualità è la vita sacramentale. È attraverso il battesimo e la confermazione che si diventa discepoli e apostoli di Cristo. È attraverso l'Eucaristia che si partecipa al mistero Pasquale - l'atto di spogliamento di sé e di riempimento di Cristo - che si ripete nel sacramento. Questo atto di amore supremo e di sacrificio ci viene partecipato sacramentalmente in modo che anche noi mostriamo lo stesso amore e lo stesso coinvolgimento con gli altri. La celebrazione dell'Eucaristia e l'Adorazione diventano per noi un modo sacramentale e mistico di approfondire la nostra relazione con Cristo, con la Santa Trinità, e con i fratelli e le sorelle in Cristo, cioè con la Chiesa. Inoltre, in quanto Mistico Corpo di Cristo, non possiamo separarci da Lui. Così a nostra volta noi diventiamo sacramento di Cristo per gli altri, per il mondo. La Chiesa ci dona tanti modi per sviluppare questa formazione sacramentale. Tutto questo grazie ai frutti della inculturazione e all'impegno della Chiesa nel prendersi cura delle necessità di tutti i suoi membri con la sua assistenza sacramentale.

3.7. Aspetto di incarnazione. Il Verbo si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi. La nostra sequela di Cristo diventa una realtà quando diventa carne secondo le necessità dell'amore. Gesù sedette per l'Ultima Cena e salì il Calvario dopo aver impartito ai discepoli una lezione di diaconia, lavando loro i piedi. Le parole di Gesù furono seguite dai fatti. Il grande amore che Gesù aveva verso i poveri e gli oppressi ci dovrebbe spingere a combattere contro l'ingiustizia e la corruzione della società. In occasione del centenario della consacrazione dell'Umanità al Sacro Cuore di Gesù (11 giugno 1999), il Papa Giovanni Paolo II ha richiamato ciò che è scritto nella Costituzione Pastorale Gaudium et Spes: Solamente nel mistero del verbo fatto carne trova vera luce il mistero dell'uomo (n. 22) perché con l'incarnazione il Figlio di Dio si è unito in certo modo ad ogni uomo. Ha lavorato con mani d'uomo, ha pensato con mente d'uomo, ha agito con volontà d'uomo, ha amato con cuore d'uomo (ibid.).

Pienamente incorporato a Cristo, ogni Dehoniano, laico fedele di Cristo, dà testimonianza dovunque si trovi. Poiché il nostro Fondatore, Padre Leone Giovanni Dehon fu infiammato dall'amore di Cristo e lo espresse in diversi impegni, il medesimo amore ci spinge ad essere e agire per la Chiesa e per la società.

Vi sono possibilità illimitate di apostolato dei laici che può essere fatto in spirito di carità, di solidarietà e di totale liberazione dell'uomo.

4. Dopo aver esaminato questi punti, si può ora tratteggiare uno schema di quella che potrebbe essere un'attività formativa. Si potrebbero utilizzare diversi metodi catechetici con ampia visione e secondo lo status e le situazioni della vita del laico dehoniano. Non necessariamente ciascun elemento deve essere sviluppato separatamente. L'esempio della prima Comunità cristiana (cfr. At 2,41-47) ci dà un modello o paradigma di come gli elementi possano essere presentati e vissuti in un modo "santificante".

Come eredi e seguaci del P. Leone Giovanni Dehon, non abbiamo un comune e specifico apostolato, ma la nostra ricca spiritualità può diventare il nostro spirito comune per indirizzare i nostri sforzi alla costruzione della comunione e della collaborazione per essere testimoni nella Chiesa e nelle società.

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1 NOTE K.T. Sebastian, The era of the Lay People, Mumbai, Pauline Publications, 1998

2 Codice di Diritto Canonico 1983, n. 204; Christifideles Laici, the Post-Synodal Apostolic Exhortation of Pope John Paul II on the Vocation and Mission of the Lay Faithful in the Church and the World (St. Paul Publications, 1989).

3 Message to the People of God. Synod on the Laity. Synodal Bulletin on 29. XI, 1987, no. 4