TESTIMONIANZE

DUE TESTIMONIANZE PERSONALI

James Hoerter (Missionari Laici del Sacro Cuore)

In che modo ha conosciuto l’amore di Cristo, manifestato dal Suo Cuore, prima di far parte del movimento SHLM (Missionari Laici del S. Cuore)?

È una domanda abbastanza ampia per me; ci sono state diverse strade prima di entrare nel movimento SHLM attraverso le quali ha conosciuto l’amore di Cristo, manifestato nel Suo Cuore. Dovrei dire che l’ho conosciuto attraverso l’amore dei miei genitori, esperimentando tale amore nella mia famiglia in casa, soprattutto vedendo il lavoro e i sacrifici dei miei genitori. Essendo Cattolico, anche le esperienze nella Chiesa cattolica negli anni della crescita, sono da iscrivere in tutto questo. La mia educazione nelle scuole Cattoliche, dall’asilo alla laurea, sempre ho potuto incontrare persone che insegnavano più che per un ricompensa terrena per il premio spirituale. Il mio primo impegno nel Corpo dei Volontari Gesuiti mi ha mostrato la stessa cosa nel mondo laico. Ho colto chiaramente l’amore del Cuore di Cristo dimostrato nello spogliamento di sé di coloro che si dedicavano agli altri, spesso nella Chiesa Cattolica.

Che cosa l’ha attratto ad entrare nel movimento SHLM?

Per essere onesto, devo dire che conoscevo molto poco degli SCJ prima di entrare nel movimento SHLM. Ciò che mi ha portato ad esso è stato ciò che veniva pubblicato sul National Catholic Reporter… che un giorno mi ha richiesto di prenderlo sul serio! Ero un insegnante a New York ed ero interessato ad un apostolato tra i giovani in una riserva Indiana; i pochi aiuti che venivano offerti, aprivano la possibilità a tale ministero. Io scrissi e telefonai al posto segnato e ricevetti una immediata risposta; mi resi conto che mi veniva offerto un lavoro. Dopo una intervista, mi offrirono il lavoro e dovetti affrontare la necessaria preparazione (come Missionario Laico Dehoniano) alla Sacred Heart School of Theology di Hales Corners, nel Wisconsin.

Quando ha sentito raccontare la storia di P. Giovanni Dehon, quale impressione le ha fatto? Quale luce ha acceso nella sua vita?

Trovai che il fatto che P. Dehon centrava tutto sull’amore del Cuore di Gesù era molto attuale. Non solo desiderava instaurare il regno, ma egli puntava su Colui che è dietro tutto questo. C’è un ideale nella teologia di P. Dehon e vi sono dei sentimenti alla base di questo ideale. Mi piacciono gli aspetti che riguardano la giustizia sociale nella Chiesa; Dorothy Day e Oscar Romero sono tra i miei pochi eroi. Nello stesso modo io vedo P. Dehon. P. Dehon è stato un uomo che si è occupato di quello che vedeva e ha realizzato il suo cattolicesimo in atti concreti per i diseredati. Una delle mie citazioni preferite è questa: “il Cuore di Gesù sovrabbonda di compassione per coloro che soffrono… è il Cuore di un Pastore” (con le altre espressioni che seguono).

Ho avuto occasione di riflettere, nei ritiri del movimento SHLM, su alcune delle sue piccole massime… e mi sono servite anche per la mia vita di laico. Egli è stato un uomo umile che si rendeva conto delle situazioni disagiate del suo tempo e che ha saputo affrontarle nella visione del Vangelo.


Può descrivere in breve come il movimento SHLM è organizzato?

P. Tony Russo è il Direttore del movimento (quando sono entrato io, era Direttore Ron Zeilinger che è stato quello che ha dato le linee guida). Sono stato invitato a vivere in una comunità di SCJ qui a Eagle Butte, anche se non sono un SCJ; a questo punto penso di essere considerato come un membro degli “Affiliati Dehoniani” - un organismo laico che è guidato dal carisma di Leone Giovanni Dehon; il nostro movimento attualmente si sta aggiornando su questi aspetti. Qui a Eagle Butte ci sono degli SCJ che rappresentano il sostegno del movimento locale. Il mio compito è il ministero dei giovani e sono membro del gruppo pastorale che opera nella riserva di Cheyenne River.

Che rapporti ha avuto con altri membri della “Famiglia Dehoniana” specialmente gli SCJ? Che cosa hanno suscitato in lei?

Io vivo in una comunità con SCJ, P. Don Barnd, Fratel Frank Presto e P. Tom Westhoven. Ho avuto l’opportunità di incontrare e visitare altri SCJ soprattutto nei ritiri annuali del movimento SHLM che si tengono alla Sacred Heart School of Theology. Mi sono sentito appoggiato e sostenuto dagli SCJ attraverso il padre provinciale, P. John Czyzynski. Oltre quelli della mia comunità, ci sono altri SCJ a Chamberlain, alla riserva Pierre e Lower Brule con i quali sono in contatto in diverse occasioni. Faccio parte e mi sento ben accolto in diverse attività sociali SCJ. Mi sento molto appoggiato dagli SCJ che ho incontrato qui nel South Dakota e mi sento sostenuto dai membri della comunità SCJ. P. Tony Russo è il nostro attuale Direttore SHLM che io vedo varie volte durante l’anno, nei ritiri e negli incontri di verifica.

Vedo volentieri altri membri nei ritiri SHLM. Tutte queste relazioni mi danno la sensazione di appartenere a qualcosa di ricco che ha una storia e una sua profondità. Mi aiuta nella visione di ciò che significa essere “Cattolico” perché mi dà la possibilità, come persona laica, di sperimentare delle comunità religiose, anche se non sono legato ad esse in senso stretto con dei voti, come sono i religiosi SCJ. Per tutte queste cose, elevo il mio ringraziamento a Dio... agli SCJ e al P. Leone Giovanni Dehon.

Ester Marchese (Ausiliari Dehoniani, Monza)

È motivo di gioia poter far conoscere quanto è prezioso questo nostro cammino di laici vissuto e sostenuto dal carisma dehoniano. Ho scelto una lettera che un’Ausiliaria mi scrisse due mesi prima della morte. È vita vissuta in modo splendido, che supplisce le solite e tante parole che si dicono in queste circostanze (l’incaricata).

Carissima Angela,

Con tanta gioia sfoglio con te la mia “storia di Ausiliaria”, una storia davvero intensamente vissuta, i cui momenti più importanti e significativi ho condiviso con te nella preghiera, nell’amicizia più vera e profonda.

Il cammino ha preso l’avvio lontano nel tempo - 30 anni fa - quando il mio direttore spirituale mi ha chiesto se volessi vivere una vita d’amore, una domanda ancora di assoluta attualità, perché ogni giorno richiede una risposta nuova dato che nuova ogni giorno è la vita, con le sue gioie, sofferenze o dolori senza misura, che si affiancano al “grigio” dei tanti piccoli momenti in cui vivere solo per amore sarebbe davvero ardua impresa senza il sostegno di un grande ideale: amore che si fa dono. Quanti passi fatti per conoscere il cammino che si stava delineando. L’aiuto ricevuto è stato molto.

Ricordi certo anche tu i primi corsi a Cavedago (Trento), quando la strada era appena abbozzata; poi il corso di studio per corrispondenza (avranno fatto un po’ sorridere i miei compiti di scolaretta, ma a me ne è venuto un gran bene).

Intanto i nostri incontri a Monza hanno cominciato ad avere una successione regolare e io ricordo le acrobazie fatte per poter essere presente. Ma sempre con tanta gioia, con vivo desiderio di conoscere meglio, di imparare, di capire.

Al termine di questi incontri mi intrattenevo con te, ti partecipavo i miei pensieri, il mio cuore. E tu sempre mi davi una mano, partecipandomi le tue conoscenze, le tue esperienze, il tuo cuore. Questa è diventata un’abitudine, che si è mantenuta nel corso degli anni. Quanto ricchi questi momenti d’amicizia, in cui ci interrogavamo e trovavamo risposte, che andavamo a concludere con un momento di preghiera davanti al Santissimo! Grazie, Angela, per tutto quello che mi hai donato.

Amore, oblazione, riparazione: termini da fare miei, per poterli vivere. Per anni sono stati l’argomento dei nostri incontri e dei vari corsi residenziali... Ognuno ha lasciato la sua traccia. E ogni anno il “punto” a Monza, nella festa dell’Epifania.

Intanto l’impegno del Signore si faceva più deciso: l’emozione della prima oblazione; poi la prima consacrazione; per arrivare alla consacrazione definitiva. Un nuovo punto di partenza.

Ricordo con gioia quando ci è stato detto che nessuna struttura avrebbe cambiato il nostro modo di vivere: famiglia, lavoro, parrocchia, l’ambiente nel quale si svolgeva la nostra vita, tutto sarebbe stato lo stesso. La differenza sarebbe stata nel nostro nuovo modo di essere: e questo avrebbe comportato un grande impegno, perché ogni scelta sarebbe stata una libera scelta d’amore (o un rifiuto di questo amore), amore che si fa oblazione per la riparazione.

A poco a poco, queste scelte hanno veramente trasformato la mia vita, nei suoi vari momenti, e nei suoi vari aspetti: dalla preghiera (ho imparato la gioia, la bellezza della preghiera comunitaria, il valore dell’adorazione; quanto belle le dispense che ci venivano inviate!), al lavoro (in ufficio prima, e ora a casa), all’apostolato. E lo spirito di abbandono si è fatto strada nel mio cuore. Pur se ogni giorno devo chiedere perdono, ogni giorno riprendo con fiducia: Dio è grande nell’amore.

La spiritualità dehoniana, a mio modo di vedere, sarà sempre di attualità, per le sue proposte di vita. Davvero chi l’abbraccia può trasformare il proprio impegno di famiglia, lavoro, apostolato (sotto ogni profilo, anche politico e sociale) in un impegno per la giustizia e la pace. E il Cuore di Cristo potrà diventare il cuore del mondo. Mentre scrivo e sfoglio queste mie pagine di vita, non posso non pensare a chi per anni è stato vicino a noi e ci ha lasciato, perché il Signore li ha chiamati a sé.

Rivedo Maria Sala, discreta e attenta, e sento le sue parole di bontà. Soprattutto la rivedo sul letto di ospedale poco prima della sua morte: ancora sorridente nonostante la sofferenza, con le dita “scriveva” sul lenzuolo perché non era più in grado di parlare. Erano parole di fede, di abbandono, di offerta al Signore per i sacerdoti. È un esempio che non posso dimenticare...

Sono davvero ammirata non solo per l’apostolato che ancora ha svolto nel suo paese d’origine, dove è tornata quando è andata in pensione, ma anche e soprattutto come ha vissuto la tanta sofferenza che ha preceduto la sua morte.

Mi pare bello ricordare con te la gioia che abbiamo condiviso vedendo la nostra famiglia spirituale diventare davvero “famiglia”; la partecipazione alle gioie e sofferenze l’una dell’altra; vedere crescere e maturare l’impegno assunto; tanti momenti di fraternità vissuti insieme. Tutto si è trasformato. Dopo tutti questi ricordi (ma è la mia vita, non ricordi?), ti saluto con un fortissimo abbraccio, nella certezza che continueremo a “camminare insieme”, con l’amicizia e la stima più profonde. Il nostro ideale sarà la forza della nostra vita.

Con tutto il mio affetto,

Ester Marchese