In what ways had you known the love of Christ shown in His Heart before your acquaintance with the SHLM (S. Heart Lay Missioners) Program?

This is a rather broad question for me; there are many ways prior to my entry into the SHLM program that I had known the love of Christ shown in His Heart. I would have to say that I had known it through the love of my parents and the sense of love I experienced in family at home, particularly in the sacrifices and working loving shown me by my parents. Being Catholic, I can see where my experiences of the Catholic Church upon my years of growing up at home could be counted among these. My education at Catholic schools, kindergarten through my Masters degree, all showed to me the dedication and devotion of people willing to teach for materially less rewards but more for the spiritual rewards involved. My earlier involvement with the Jesuit Volunteer Corps showed me the same in the laity. I see the Heart of Jesus most clearly demonstrated in the selflessness of those who give of themselves, often through the Catholic Church.

What attracted you to the SHLM Program?

To be honest, I knew very little of the SCJs prior to my entry in the SHLM program. What drew me into the SHLM program was a small ad repeatedly published in the National Catholic Reporter... which one day demanded my taking it seriously! I was a schoolteacher in New York and was interested in ministry with youth on an Indian reservation; the small ad offered the possibility of such ministry. I wrote/phoned the place listed and received an immediate reply; I was make aware of a job opening. I interviewed, was offered the job and then went through the training necessary (as a SHLM) at Sacred Heart School of Theology in Hales Corners, Wisconsin.

When you heard the story of Fr. John Dehon, what cord did he strike in you? What light did his vision shed on your life?

I find Fr. Dehon’s centering on love for the Heart of Jesus to be very refreshing. Not only does he have a desire to build the kingdom, but he is also centered on the Who behind it all. There is an ideal in Fr. Dehon’s theology and there are feelings that fuel those ideals. I am interested in aspects dealing with social justice within the Church, Dorothy Day and Oscar Romero being among a few of my hero/ines. Similarly, I can see Fr. Dehon. Fr. Dehon was a man who took time to do something about what he saw and he shaped his Catholicism into concrete actions for the disadvantaged. One of my favourite quotes of his is “the Heart of Jesus is overflowing with compassion for all those who suffer... His is the Heart of... a Shepherd” (and all words in-between). I have had the opportunity to spend a little time reflecting on the SHLM retreat on some of his little maxims... and they apply to my life as a layman as well. He was a humble man who was aware of the ill conditions of his time and who was able to affect them with the vision of the Gospel.

Briefly, could you describe the way the SHLM program is organized?

Fr. Tony Russo is the Director of our program (when I first entered the program, Ron Zeilinger was our Director who also played the role of orientation guide). I have been invited to live in community with the SCJ community here in Eagle Butte, though I am not an SCJ; at this point I believe I am considered to be a member of the “Dehonian Affiliates” - a lay organization that is guided by the charism of Leo John Dehon; our program is undergoing some changes at this point. I have the SCJs here in Eagle Butte who I believe to be my local program support people. My job entails my being youth minister and member of the Pastoral Team here on Cheyenne River reservation.

What connections have you had with other members of the “Dehonian Family”, especially the SCJs? (What) has this affected you?

I live in community with SCJs, Fr. Don Barnd, Br. Frank Presto and Fr. Tom Westhoven. I have had the opportunity to meet and visit with other SCJs through visits to Sacred Heart School of Theology where the SHLM have yearly retreats. I have felt supported and connected to the SCJs through provincial Fr. John Czyzynski. Besides the men whom I live with, there are other SCJs in Chamberlain, Pierre and Lower Brule reservation whom I come into contact with at various times. I am included in on and make to feel welcome to participate in various SCJ social activities. I feel very supported by the SCJs whom I have met here in South Dakota and I feel the support of the SCJ community members on an individual basis. Fr. Tony Russo is our present SHLM director whom I see at various times throughout the year, in retreat and evaluative settings. I see and grow in awareness with fellow SHLM at retreats. All of these connections give me the sense that I belong to something rich that has history and depth to it. It enhances my vision of what it means to be “Catholic” because it give me a chance as a lay person to experience religious community, though I am not committed to one in a vowed and intensely studied sense as are the SCJ religious. For these things, I am thankful to God... to the SCJs and to Fr. Leo John Dehon.

Ester Marchese (Ausiliari Dehoniani, Monza)

È motivo di gioia poter far conoscere quanto è prezioso questo nostro cammino di laici vissuto e sostenuto dal carisma dehoniano. Ho scelto una lettera che un’Ausiliaria mi scrisse due mesi prima della morte. È vita vissuta in modo splendido, che supplisce le solite e tante parole che si dicono in queste circostanze (l’incaricata).

Carissima Angela,

Con tanta gioia sfoglio con te la mia “storia di Ausiliaria”, una storia davvero intensamente vissuta, i cui momenti più importanti e significativi ho condiviso con te nella preghiera, nell’amicizia più vera e profonda.

Il cammino ha preso l’avvio lontano nel tempo - 30 anni fa - quando il mio direttore spirituale mi ha chiesto se volessi vivere una vita d’amore, una domanda ancora di assoluta attualità, perché ogni giorno richiede una risposta nuova dato che nuova ogni giorno è la vita, con le sue gioie, sofferenze o dolori senza misura, che si affiancano al “grigio” dei tanti piccoli momenti in cui vivere solo per amore sarebbe davvero ardua impresa senza il sostegno di un grande ideale: amore che si fa dono. Quanti passi fatti per conoscere il cammino che si stava delineando.

L’aiuto ricevuto è stato molto.

Ricordi certo anche tu i primi corsi a Cavedago (Trento), quando la strada era appena abbozzata; poi il corso di studio per corrispondenza (avranno fatto un po’ sorridere i miei compiti di scolaretta, ma a me ne è venuto un gran bene).

Intanto i nostri incontri a Monza hanno cominciato ad avere una successione regolare e io ricordo le acrobazie fatte per poter essere presente. Ma sempre con tanta gioia, con vivo desiderio di conoscere meglio, di imparare, di capire.

Al termine di questi incontri mi intrattenevo con te, ti partecipavo i miei pensieri, il mio cuore. E tu sempre mi davi una mano, partecipandomi le tue conoscenze, le tue esperienze, il tuo cuore. Questa è diventata un’abitudine, che si è mantenuta nel corso degli anni. Quanto ricchi questi momenti d’amicizia, in cui ci interrogavamo e trovavamo risposte, che andavamo a concludere con un momento di preghiera davanti al Santissimo! Grazie, Angela, per tutto quello che mi hai donato.

Amore, oblazione, riparazione: termini da fare miei, per poterli vivere. Per anni sono stati l’argomento dei nostri incontri e dei vari corsi residenziali... Ognuno ha lasciato la sua traccia. E ogni anno il “punto” a Monza, nella festa dell’Epifania.

Intanto l’impegno del Signore si faceva più deciso: l’emozione della prima oblazione; poi la prima consacrazione; per arrivare alla consacrazione definitiva. Un nuovo punto di partenza.

Ricordo con gioia quando ci è stato detto che nessuna struttura avrebbe cambiato il nostro modo di vivere: famiglia, lavoro, parrocchia, tutto l’ambiente nel quale si svolgeva la nostra vita, sarebbe stato lo stesso. La differenza sarebbe stata nel nostro nuovo modo di essere: e questo avrebbe comportato un grande impegno, perché ogni scelta sarebbe stata una libera scelta d’amore (o un rifiuto di questo amore), amore che si fa oblazione per la riparazione.

A poco a poco, queste scelte hanno veramente trasformato la mia vita, nei suoi vari momenti, e nei suoi vari aspetti: dalla preghiera (ho imparato la gioia, la bellezza della preghiera comunitaria, il valore dell’adorazione; quanto belle le dispense che ci venivano inviate!), al lavoro (in ufficio prima, e ora a casa), all’apostolato. E lo spirito di abbandono si è fatto strada nel mio cuore. Pur se ogni giorno devo chiedere perdono, ogni giorno riprendo con fiducia: Dio è grande nell’amore.

La spiritualità dehoniana, a mio modo di vedere, sarà sempre di attualità, per le sue proposte di vita. Davvero chi l’abbraccia può trasformare il proprio impegno di famiglia, lavoro, apostolato (sotto ogni profilo, anche politico e sociale) in un impegno per la giustizia e la pace. E il Cuore di Cristo potrà diventare il cuore del mondo. Mentre scrivo e sfoglio queste mie pagine di vita, non posso non pensare a chi per anni è stato vicino a noi e ci ha lasciato, perché il Signore li ha chiamati a sé.

Rivedo Maria Sala, discreta e attenta, e sento le sue parole di bontà. Soprattutto la rivedo sul letto di ospedale poco prima della sua morte: ancora sorridente nonostante la sofferenza, con le dita “scriveva” sul lenzuolo perché non era più in grado di parlare. Erano parole di fede, di abbandono, di offerta al Signore per i sacerdoti. È un esempio che non posso dimenticare...

Sono davvero ammirata non solo per l’apostolato che ancora ha svolto nel suo paese d’origine, dove è tornata quando è andata in pensione, ma anche e soprattutto come ha vissuto la tanta sofferenza che ha preceduto la sua morte.

Mi pare bello ricordare con te la gioia che abbiamo condiviso vedendo la nostra famiglia spirituale diventare davvero “famiglia”; la partecipazione alle gioie e sofferenze l’una dell’altra; vedere crescere e maturare l’impegno assunto; tanti momenti di fraternità vissuti insieme. Tutto si è trasformato. Dopo tutti questi ricordi (ma è la mia vita, non ricordi?), ti saluto con un fortissimo abbraccio, nella certezza che continueremo a “camminare insieme”, con l’amicizia e la stima più profonde. Il nostro ideale sarà la forza della nostra vita.

Con tutto il mio affetto,