VITA DELLA CONGREGAZIONE

LAICI DEHONIANI E VESCOVI DEHONIANI

Andrea Tessarolo, scj

Della Famiglia Dehoniana fanno parte tanti soggetti diversi: Religiosi SCJ, Suore “Servantes” del S. Cuore, Compagnia Missionaria e persone consacrate in secolarità, Laici dehoniani e gruppi di volontariato, ecc. Non avevo mai pensato che ci fossero anche Vescovi Dehoniani. Si sono fatti sentire recentemente con l’incontro “Vescovi SCJ di lingua lusitano-spagnola”. È avvenuto il 26-29 luglio 1999. Dieci i partecipanti. Il Superiore generale, in una lettera di saluto auspicava che “l’incontro serva per mantenere e approfondire i vincoli con la Congregazione e alimenti la spiritualità del Cuore di Gesù, nella quale foste generati come religiosi, presbiteri e vescovi”.

“Siamo e saremo sempre dehoniani, rispondevano i Vescovi. Non vogliamo dimenticare le nostre origini, né perdere i nostri valori specifici. Amiamo la Congregazione. La spiritualità dehoniana illumina la nostra missione e dà un nuovo significato al nostro ministero... Il popolo di Dio deve notare che siamo Vescovi del Cuore di Gesù”.

Dom Murilio Krieger scj, arcivescovo di Maringá, nella lettera di convocazione ai confratelli vescovi scriveva: “Siamo SCJ, siamo vescovi, abbiamo molto da imparare gli uni dagli altri”. Perciò li invitava a condividere fraternamente come si vive da vescovi il carisma dehoniano, come si affrontano le difficoltà, quali i progetti, le speranze, i sogni di ciascuno... Dalle risposte a queste domande ne è risultato un panorama vasto e suggestivo. Ci limitiamo qui a riportare soltanto alcune riflessioni relative alla “spiritualità SCJ”.

Il motto Scio cui credidi, scrive dom De Andrade, vescovo ausiliare di S. Luís del Maranhão, è il mio programma di vita... La formazione SCJ è stata ottima per la mia missione attuale... La spiritualità della Congregazione continua ad essere come la mia seconda natura”.

A Paranatinga (Mato Grosso) è vescovo dom Chitolina. Alla domanda “Come si vive la spiritualità SCJ”, risponde: “Si vive, e basta”. Paranatinga “è una città abbandonata... Nessun mezzo pubblico la raggiunge, né quotidiano né settimanale... Conta 16.000 abitanti e 25 case di prostituzione... La popolazione manca di tutto... Con questo popolo Dio non può che essere misericordioso... Solo il pastore qui può arrivare al cuore del popolo, purché sia un pastore secondo il cuore misericordioso di Dio”.

Molto ampia e motivata la riflessione di dom José Nelson Westrupp scj, vescovo di S. José dos Campos (S. Paulo). “Vivo la mia spiritualità SCJ, scrive, facendo tutti i giorni il mio Atto d’oblazione, nel quale includo tutte le preoccupazioni della giornata. Cerco di trasformare in azione, in vita vissuta l’ecce venio e l’ecce ancilla, tutto in spirito d’amore e d’oblazione, in atteggiamento di disponibilità e di solidarietà... La disponibilità e la solidarietà, unite alla misericordia, sono la mia regola di vita”. Poi si domanda: “Tenendo presente il mistero del Cuore di Gesù, che risposte dare alle sfide del mondo, della Chiesa e della diocesi?”. E risponde: “Essendo profeta d’amore e di speranza, il vescovo diocesano si sente chiamato a rispondervi attraverso il suo carisma”. E, rileggendo il messaggio di Giovanni Paolo II ai pellegrini riuniti nel santuario di Paray-le-Monial, dice che vi trova “un messaggio valido anche per chi desidera essere un pastore secondo il Cuore di Cristo”. E conclude citando la frase pronunciata dal Papa a Varsavia nel centenario della consacrazione del mondo al Cuore di Gesù, quando disse: “L’uomo del 2000 ha bisogno del Cuore di Gesù per conoscere Dio e per conoscere se stesso, ne ha bisogno per costruire la civiltà dell’amore”.

Di fronte ai gravi problemi della sua diocesi, dom Carmo J. Rhoden scj, vescovo di Taubaté, riafferma senza esitazione la validità e l’attualità della spiritualità SCJ. “Vivo la spiritualità SCJ, scrive, procurando di essere misericordioso, senza lasciare di mettere in conto il profetismo. La spiritualità dehoniana, una delle tante spiritualità del Cuore di Gesù, la ritengo esistenziale, attraente, consistente.

Esistenziale: è una bella sintesi di vita. Amare col Cuore di Cristo, luogo d’incontro dell’amore umano e divino. Il mondo oggi è freddo, razionalista, egoista, edonista, consumista. Senza amore non avrà salvezza. Amare è avere sentimenti che somiglino a quelli del Cuore di Gesù.

Attraente: l’amore è sempre attraente. Il Cuore di Gesù è un segnale convincente di amore... Dimostrava compassione e curava i malati; ebbe compassione e perdonò ai peccatori; ebbe compassione della vedova di Naim e gli risuscitò il figlio...

Consistente: l’amore è il denominatore comune in tutte le circostanze della vita. E poi Dio è amore. L’amore è il centro. Amare è trasmettere la tenerezza di Dio alle creature e poi volgerla al Creatore. Senza amore, la vita sarebbe un inferno, il cristianesimo sarebbe ipocrisia e la... vita religiosa una farsa.

Come vivo la mia vita SCJ? ... Il medesimo spirito che mi animava nella Congregazione, cioè non dire mai di no, cerco di seguirlo anche adesso... Il mondo contemporaneo è freddo, egoista, consumista e violento, disumanizzato... Cerco di scoprire sempre meglio... la ricca personalità di Cristo partendo dall’ottica del Cuore (l’umanesimo, la cordialità di Cristo e del Fondatore). ... Penso che la santità abbia a che fare anche la pienezza umana, con la ricchezza dei sentimenti, la gioia, l’accoglienza... Cerco allora di essere uno che vive i valori del cuore: l’accoglienza, l’ospitalità... Vivo la mia povertà cercando di essere semplice, corretto, solidale, aiutando i bisognosi, i poveri, i sacerdoti... la mia obbedienza vuol dire soprattutto amare con vera tenerezza la Chiesa... Cerco di essere presenza della Chiesa di Cristo, porre lì la mia vita e la mia missione”.

Assai diverso è l’ambiente in cui si trova a vivere dom Aloisio Roque Opperman scj, arcivescovo di Uberada, nello stato di Minas Gerais, una diocesi di oltre 450.000 abitanti. È una regione che non ha ereditato la religiosità popolare un po’ sentimentale ma profonda come le altre regioni del Brasile. La città è cresciuta con lo sfruttamento delle miniere, per cui risente molto del laicismo tipico dei paesi industrializzati. “A Uberada, dice dom Aloisio, il primo problema è provare che Gesù è il Figlio di Dio”. Invocare il Cuore di Gesù, pieno di bontà e di amore, sarebbe incomprensibile per questa gente. Nel triangolo minerario non c’è stata una evangelizzazione partendo dalle ricchezze del Cuore di Gesù. Si è insistito sulla risurrezione e sulla divinità di Cristo. Per cui è più accettabile il linguaggio personale, come: Signore Gesù, nel quale abita la pienezza della divinità; ... Signore Gesù, dal cui Cuore trafitto sgorgò sangue e acqua, ecc... Un tale linguaggio è anche più teologico e parlando così si percepisce che il Cuore esprime l’essenza della persona di Gesù.

Avendo avuto responsabilità di tre Chiese particolari, ho potuto constatare che, muovendomi nella linea del P. Dehon di andare al popolo, mi è stato sempre molto facile comunicare con le comunità dei fedeli. Dappertutto qui il popolo è buono (un po’ meno quando si tratta di trasferire il parroco...).

Molto serena la testimonianza di dom Antonio de Sousa Braga scj, vescovo di Angra, nelle Azzorre. “Vivo con molta spontaneità il ministero episcopale animandolo della spiritualità SCJ, che prende forma concreta attraverso la disponibilità... Prima del Concilio la religiosità popolare qui era fortemente segnata dalla devozione al Cuore di Gesù, soprattutto attraverso l’Apostolato della preghiera... Adesso la situazione è molto diversa... L’Apostolato della preghiera è ridotto a piccoli gruppi della terza età... E anch’io finora non ho predicato molto del Cuore di Gesù in forma esplicita. Però la spiritualità del Cuore di Gesù è presente nella mia predicazione, per il fatto che insisto molto sul mistero di Dio/Amore e sulla conseguenza pratica che è l’amore del prossimo... Mi ispira molto invece il carisma del p. Dehon, il suo amore per la Chiesa e per il popolo. Andare e stare col popolo e il Sint unum sono anche il mio motto”.

Dom Marcelo Palentini scj, vescovo di S. Salvador de Jujuy (Argentina), per prima cosa espone la situazione sociale, economica e politica della sua diocesi; poi anche la situazione familiare, religiosa ed ecclesiale; e dice che a tale situazione cerca di adattare il suo programma pastorale.

Quanto alla spiritualità SCJ, egli l’ha voluta esprimere nel motto venga il tuo Regno, e ispirandosi ai grandi valori dell’abbandono, nella disponibilità ad andare dove il Signore ci chiama, sentendosi consacrato per sempre senza porre condizioni, anzi ripetendo ogni giorno, insieme all’atto di oblazione, anche il “sì” della prima donazione.

L’opzione preferenziale per i poveri, per gli esclusi, per gli operai è vissuta come spiritualità di solidarietà e di misericordia... Ciò non esclude il dialogo costante con le autorità politiche, i ministri, i sindacalisti, gli imprenditori; e per questo spesso si trova a svolgere il ruolo del mediatore tra le varie parti, che a volte ricorrono al vescovo come all’ultima tavola di salvezza. E non mancano coloro che ricorrono al vescovo, non perché sperano da lui la soluzione, ma perché almeno li ascolta, li accompagna... e dà una benedizione!

La spiritualità SCJ da dom Tomé Makhwéliha scj, vescovo di Pemba (Mozambico), è vissuta invece essenzialmente come spiritualità di unione: unione a Cristo, unione al Padre, unione allo Spirito Santo. Ma poi soggiunge: “Io sento che è il mio essere dehoniano che caratterizza il mio essere vescovo, vescovo e pastore, suscitando in me l’inquietudine di essere Pastore secondo il Cuore di Gesù: avere compassione per le pecore, conoscerle, vivere e soffrire per le loro sofferenze e dare la vita per loro”. E coclude affermando che “essere dehoniano e vivere la spiritualità del Cuore per lui è un’unica cosa con l’essere vescovo”.

Dom Murilio S.R. Krieger scj, che è stato il promotore dell’incontro, è arcivescovo di Maringà, una città che è stata fondata nel 1952 e oggi conta 270.000 abitanti, mentre l’intera diocesi conta 570.000 abitanti. La comunità cristiana ha una presenza qualificata nei media: a) in TV, una Messa in diretta ogni domenica e una trasmissione quotidiana di 5 minuti; b) nei quotidiani, tre colonne settimanali, oltre a un proprio mensile con 18.000 copie di tiratura, distribuito attraverso le parrocchie; c) nel settore radio ha diversi programmi; la diocesi ha anche una propria emittente, e lo stesso arcivescovo gestisce un programma settimanale trasmesso da 8 emittenti.

Molti però anche il “vuoti” che il vescovo vorrebbe quanto prima colmare: mancanza di sacerdoti; mancanza di risorse finanziarie (la diocesi non ha alcuna rendita propria; per sostenere il seminario, dipende mese per mese dalle parrocchie!); mancanza di sacerdoti formati in filosofia e teologia...

Ma veniamo alla spiritualità SCJ. Mi sento ogni giorno figlio della Congregazione dei Sacerdoti del S. Cuore, attesta dom Murilio. I quasi 20 anni vissuti nella Provincia BM hanno lasciato in me segni profondi. In particolare: la disponibilità; la fedeltà alla Chiesa; il senso della misericordia (mi colpisce profondamente la misericordia infinita del Cuore di Gesù; il suo modo di comportarsi con i peccatori; la sua prontezza nel perdonare); lo spirito comunitario; la semplicità.

Fu una grande sofferenza per me lasciare la comunità SCJ... Cerco di rinnovare quotidianamente l’atto di oblazione; cerco di fare l’adorazione eucaristica ogni giorno; seguo, per quanto mi è possibile, le pubblicazioni della Congregazione e le conclusioni dei suoi incontri più importanti.

La mia gioia più grande è vedere che la mia vita viene spesa per il Regno... Vedo che il mio impegno di evangelizzazione si moltiplica con l’uso dei mezzi di comunicazione. Ho un programma radio settimanale; scrivo ogni settimana su due quotidiani che arrivano a tutta la diocesi e, ogni mese, sul “Messaggero del S. Cuore”; partecipo a due programmi TV dell’Associazione “il Signore Gesù”. In tutto questo, mi preoccupo di mettere in rilievo che “Dio è amore”, è misericordia, è perdono, e accoglie con gioia i peccatori. Sono convinto che la cosa più difficile per una persona è di riconoscere “esistenzialmente” che è amata da Dio. Quando capita questo, è la conversione.

Il Cuore di Gesù - Concludendo, dom Krieger si dice convinto che il nostro mondo di oggi è segnato da alcune cicatrici molto profonde: la solitudine, la durezza dei cuori, la difficoltà di perdonare, l’indifferenza di fronte alle difficoltà dei poveri, la ricerca affannosa della propria realizzazione, la difficoltà di rapporti umani corretti, ecc. Pensa che, per questo nostro mondo, la spiritualità del Cuore di Gesù sia particolarmente attuale...

“Purtroppo però, conclude, sento che è facile lasciarsi prendere dalle urgenze immediate, non riservando per la preghiera, l’adorazione, l’ascolto della Parola il tempo che sarebbe necessario. Abbiamo una spiritualità ricchissima, che però esploriamo troppo poco.

Penso anche che mi manca ancora molto per essere, nella diocesi e nella Chiesa, quella presenza viva del Cuore di Gesù che il popolo è in diritto di ricevere. Forse un incontro, come questo che stiamo vivendo, serve per farci sentire che abbiamo bisogno di incontrarci più spesso, per scoprire “il tesoro nascosto”, “la perla preziosa” che ci è messa a disposizione: “Vi lascio il tesoro più meraviglioso, il Cuore di Gesù” (p. Dehon).