TEOLOGIA E SPIRITUALITÀ

RIPARAZIONE VIA ALLA FELICITÀ

Placido Rebello, scj

Una parola di introduzione

La mia conoscenza della Spiritualità del Sacro Cuore risale alla mia infanzia. Tuttavia devo essere onesto, ammettendo che l’intera nozione di quella spiritualità è molto cambiata in seguito. Non è più il “Gesù-triste” che si chiede buone azioni (una interpretazione che guidava la devozione al Cuore di Gesù nella mia famiglia), ma un Dio che mi ama incondizionatamente attraverso il suo Figlio Gesù e attraverso i miei fratelli e le mie sorelle.

Nelle mie visite ad amici e parenti mi sono accorto che la l’autentica parola riparazione li scoraggiava, perché suggeriva troppo il senso del rinnegamento di sé e chiedeva incessantemente consolazione. Dopo aver incontrato queste strane e imbarazzanti interpretazioni su tale inesauribile e spirituale tesoro, mi sono proposto di farne il mio progetto di studio di noviziato, di mettere bianco su nero la mia riflessione sulla felicità che tale spiritualità offre. Le mie esperienze, convinzioni e pensieri vi affiorano indirettamente. Come novizio io rimango limitato nella mia esposizione di tale vasto argomento. Intendo svilupparlo in seguito. Sono debitore del mio maestro del noviziato, P. Sebastian Pitz scj, per avermi dato questa opportunità, insieme con il tempo, i libri e gli strumenti del computer. A P. Tom Garvey scj un grazie speciale per la bozza di stampa e la lettura del testo. Poiché entriamo nel nuovo millennio, la necessità di praticare e fare conoscere la spiritualità del Sacro Cuore sembra più urgente e indispensabile.

Gli uomini sono sulla soglia del terzo millennio. Mentre l’umanità entra in una nuova era, il destino della specie umana appare immerso nel materialismo e nel razionalismo. Tutto questo pone una grande sfida all’esistenza di uomini e donne: “Una crisi di razionalismo che porta alla fine al nichilismo… Una filosofia del nulla… Nella interpretazione nichilista, la vita è solo una occasione per sensazioni ed esperienze nelle quali l’effimero ha un posto privilegiato”.1 C’è una urgenza di ritornare alla divina origine dell’esistenza umana e di vivere la vita umana nell’ambito dell’amore di Dio, del perdono e della gioia. Il razionalismo e il progresso umano dovrebbero come mezzi eccellenti per incontrare Dio, per esplorare il mistero umano e promuovere i valori del regno di Dio. La famiglia umana ha fiducia nel proprio futuro nella nuova era? O vi scorge solo caos e crisi? Il Sacro Cuore di Gesù, manifestazione perfetta dell’amore divino è la strada verso la nuova era. La spiritualità della riparazione viene a salvare coloro che cercano disperatamente una risposta alla frustrazione umana. L’amore di Dio e la riparazione per Gesù ci spingono a rispondere. La difficile realtà del peccato che minaccia la razza umana di estinzione può essere scongiurata con la riparazione. L’incapacità da parte di molti di integrare la riparazione nel credo e nella vita spirituale ha portato a una pericoloso dualismo. La felicità, che è il traguardo ultimo della spiritualità, rimane irrealizzata. La spiritualità della riparazione ha lo scopo di portare alla felicità umana piuttosto che alla felicità di Dio. Infine, dopo aver visto la fine delle ideologie che promettevano una uguaglianza nella società e delle guerre che avrebbero assicurato la giustizia, ci rimane solo la via di Gesù: perdono e amore che portano alla vera felicità. Le parole di una preghiera, scritta in un campo di concentramento nazista, illustrano proprio questo:

“Pace agli uomini di cattiva volontà e fine ad ogni vendetta e ad ogni castigo… Così molti hanno dato testimonianza con il loro sangue! O Dio, non porre le loro sofferenze sulla bilancia della tua giustizia. Fa’ che siano aggiudicate al boia; permettigli di rispondere delle sue atrocità.

Ma a tutti i boia, agli informatori, ai traditori, agli uomini cattivi da’ il beneficio del coraggio e della forza, mostrati da questi altri, coloro che furono loro vittime…

Concedi il beneficio di un amore ardente e del sacrificio a quei cuori tormentati e torturati, che rimasero forti e risoluti di fronte alla morte nel momento della loro debolezza.

Tutto questo, o Dio, tienilo davanti ai tuoi occhi in modo che il loro peccato sia perdonato; possa essere il riscatto che riporta la giustizia.

E tutto ciò che è buono, venga contato; e tutto ciò che è male, venga cancellato…

Possa la pace tornare ancora una volta sulla terra; pace agli uomini di buona volontà; e possa riversarsi anche sugli altri. Amen”.2

I. La spiritualità della riparazione e i suoi fraintendimenti

Non vi è alcuna sorpresa nel costatare che la spiritualità riparatrice per molti è di fronte ad una irrevocabile crisi. Molti non esiterebbero a dire che essa appare datata e in via di estinzione. Un buon numero di persone sa che lo “spirito riparatore” evidente nei secoli scorsi non sembra più esercitare un influsso nel moderno cattolicesimo.

D’altra parte è ovvio che nella chiesa gruppi di fedeli cattolici seguono gli “esercizi della riparazione” e praticano con grande devozione gli esercizi di pietà associati al culto del S. Cuore di una volta.

Prima di approfondire di più la questione, permettetemi di dire che secondo me il fraintendimento, riguardante la riparazione, è ingiustificato e largamente conseguenza di una presentazione povera, mancante del necessario rinnovamento, non aggiornata con una interpretazione contemporanea della spiritualità: “A causa di questa diffusa ignoranza, la devozione sembra ridursi alle manifestazioni della pietà popolare. Alcune di queste forme di pietà personale sono diventate ostacoli che impediscono l’accettazione e l’autentica pratica della devozione. In altri tempi, il modo con cui la devozione veniva presentata da alcuni scrittori spirituali e da alcuni predicatori aveva avuto lo stesso effetto”.3

Va da sé che la spiritualità, come altre, porta lo stampo del suo tempo. Non voglio entrare nei dettagli riguardanti le apparizioni di Paray-le-Monial e la scuola francese. È semplice ignoranza dei fondamenti biblici e Cristo-centrici della spiritualità riparatrice che sembra minare la ricchezza di questa grande fontana spirituale e via alla felicità umana. Vi è anche il più dimenticato centro eucaristico della devozione. Il problema è aggravato dal fatto di aver attribuito a questa spiritualità un certo numero di pratiche e osservanze pie, ricavate da S. Margherita Maria.

Ogni età ha i suoi sbagli e manca della grazia di Dio. La generazione passata non è arrivata dove siamo giunti noi; comunque è da pensare che sia arrivata là dove poteva. Tuttavia, non legato al tempo e all’epoca, il peccato esiste e ha bisogno di riparazione per liberarci dalle sue conseguenze e arricchirci della vera felicità.

II. Amore: il fondamento della Riparazione

La storia della creazione, narrata nel primo capitolo della Genesi, descrive Dio che crea l’uomo con un grandissimo amore. Le immagini usate dall’autore sgorgano dal cuore. Per tutte le cose che Dio ha creato prima dell’uomo, l’autore pone sulla bocca di Dio degli ordini impersonali di creazione: “Sia fatto” (Gn 1,3). Dio crea l’uomo con le sue proprie mani. Ispira nelle sue narici il soffio di vita e la scintilla della divinità. Questa descrizione grafica indica la profonda intimità che Dio rischia nel far nascere l’uomo. Il salmista confermerà poi: “Che cosa è l’uomo perché te ne ricordi, il figlio dell’uomo perché te ne curi? Eppure l’hai fatto poco meno di un dio, lo hai coronato di gloria e di grazia…” (Sal 8,4-5). La storia della salvezza è piena delle prove dell’amore fedele di Dio. Dio piange per il suo popolo. Egli è un Dio con un cuore che è sempre sensibile alle lotte dei suoi figli: “Ho udito il gemito degli Israeliti… Io li libererò” (Es 6,5). “Il Signore vide l’afflizione del suo popolo ridotto in schiavitù, udì il loro grido, conobbe le loro sofferenze e decise di liberarli. In questo atto di salvezza di Dio, il profeta vede il suo amore e la sua compassione. Questo è precisamente il fondamento su cui il popolo e ciascuno dei suoi membri basava la propria certezza della misericordia di Dio, che poteva essere invocata ogni volta che la sventura li colpiva…”Dio è misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di grazia e di fedeltà”. È in questa rivelazione centrale che il popolo eletto, e ciascuno dei suoi membri, troverà, ogni volta che hanno peccato, la forza e il motivo per tornare al Signore per ricordargli ciò che egli aveva rivelato di se stesso e per implorare il suo perdono”.4

Dio stabilì una “alleanza” e volle che fosse molto profonda e particolare. In tale alleanza Dio appare come un amante geloso. Non vi è un termine nelle attestazioni di amore di Dio verso il suo amato popolo. “Ti ho amato con un amore eterno e sempre manterrò il mio amore fedele per te” (Ger 31,3). “Può forse una donna dimenticarsi del suo bambino così da non commuoversi per il figlio del suo grembo? Anche se vi fosse una donna che si dimenticasse, io invece non ti dimenticherò mai. Ti ho impresso nel palmo delle mie mani” (Is 49,15). Questi potenti messaggi d’amore portatori di vita arrivano quando il popolo di Israele sta sperimentando catastrofi che si chiamano esilio e profonda crisi di identità. Il profeta Osea ha presentato Dio con splendide immagini letterarie. L’amore di Yahwe è quello di un fedele e sofferente marito che richiama la sua moglie infedele. L’amore divino è come quello di un Padre verso il suo figlio più piccolo. Il culmine dell’amore di Dio si ritrova nel Nuovo Testamento. “Dio, dopo aver parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio” (Eb 1,1-2). Ha mandato il suo Figlio, la Parola eterna che illumina ogni uomo, ed egli ha dimorato tra gli uomini e ha narrato la vita intima di Dio. Perciò, Gesù Cristo, mandato “uomo tra gli uomini”, “proferisce le parole di Dio” (Gv 3,34), e porta a compimento il lavoro di salvezza che il Padre gli ha affidato (cfr. Gv 5,36; 17,4).Come risultato, egli stesso - vedere il quale è vedere il Padre (Gv 14,9) - ha completato e perfezionato la Rivelazione e l’ha confermata con le divine garanzie. Ha compiuto questo con la sua presenza e la sua manifestazione - con opere e parole, segni e miracoli, ma soprattutto con la sua morte e gloriosa risurrezione da morte e infine col mandare lo Spirito di Verità. Egli ha rivelato che Dio è con noi, per liberarci dalle tenebre del peccato e della morte e portarci alla vita eterna”.5

Gesù è l’incarnazione del Perfetto Amore. In lui noi contempliamo il volto di “Abbà”. Il Padre che corre ad abbracciare e baciare l’umanità ferita rappresentata dal figliol prodigo (Lc 15,20).

“Il 15 maggio 1956 il papa Pio XII pubblicò una enciclica sul Sacro Cuore, dal titolo Haurietis Aquas…Il papa inizia con la profezia di Isaia, “attingerete con gioia alle sorgenti del Salvatore” (Is 12,3). Usando questa grande immagine significativa, il profeta predice le grazie abbondanti che sarebbero scaturite nell’era cristiana”.6

Gesù ama coloro che sono considerati meno degni di amore. Questo è proprio il paradosso dell’amore: “Io vi dico ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione” (Lc 15,7). L’amore è la base della nostra creazione e della nostra salvezza: “Un pensiero mi assilla: per la prima volta nella mia vita ho visto la verità così come è presentata nei canti di tanti poeti, proclamata come suprema saggezza da tanti pensatori. L’amore è l’ultimo e più grande traguardo a cui un uomo può aspirare. Poi ho compreso il significato del più grande segreto che la poesia umana e il pensiero umano ci volevano svelare: la salvezza dell’uomo avviene con l’amore e nell’amore.

Ho compreso come un uomo, che nulla ha lasciato in questo mondo, possa conoscere ancora la felicità, essere per un breve istante, nella contemplazione del suo amato. In una situazione di infima desolazione, quando l’uomo non può esprimere se stesso in forma positiva, quando l’unica realizzazione può consistere nell’accettare la propria sofferenza in modo giusto, - in modo dignitoso - in tale posizione l’uomo può, nella contemplazione d’amore dell’immagine che egli porta in sé dell’amato, raggiungere il proprio perfezionamento. Per la prima volta nella mia vita sono riuscito a capire il senso delle parole “gli angeli sono immersi nell’eterna contemplazione di una infinita gloria”.7

III. La riparazione operata da Gesù

Lo scopo della riparazione di Gesù è restaurare la dignità della persona umana, perduta con il peccato. Ciò si ottiene riconciliando l’umanità con Dio. Quando la persona è in pace con Dio, con se stessa e con gli altri, può gustare la felicità primitiva per la quale era stata creata. La felicità e il benessere (fisico e spirituale) dell’umanità furono le priorità della vita di Gesù. Ciò è evidente nelle scritture: “Sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza. Io sono il buon pastore: il buon pastore dona la vita per le sue pecorelle” (Gv 10,10). Tutto ciò presuppone la colpevolezza umana e il divin perdono che la guarisce. Il sacrificio del calvario è il più grande atto di riparazione e di espiazione: “Nessuno ha un amore più grande di chi dona la sua vita per i suoi amici” (Gv 15,13). La lettera agli Ebrei riassume la redenzione eterna e la natura di questo sacrificio: “Ma ora Cristo, venuto come sacerdote dei beni futuri, attraversando una tenda più perfetta, non fatta da mano d’uomo, cioè non di questa creazione, è entrato una volte per sempre nel santuario, non con il sangue di capri e di vitelli, ma con il proprio sangue, dopo averci ottenuto una redenzione eterna” (Eb 9, 11-12).

“Il mistero della divina redenzione come è descritto nel Nuovo Testamento è primariamente ed essenzialmente un mistero di amore… Cristo, con la sua morte d’amore, ha restaurato completamente ed elevato l’alleanza tra Dio e l’uomo, spezzata dalla caduta dei primogenitori”.8 La vita e il ministero di Gesù avevano uno scopo definito nel “cercare e salvare” chi era perduto. “Il tema di tutto il Nuovo Testamento è rappresentato dai tanti modi con cui il Cuore di Gesù ha espresso il suo amore durante la sua vita in terra. S. Paolo ha riassunto tutta la vita di Cristo in due parole: Mi ha amato e ha donato se stesso per me (Ef 5,2)”.9

Gli evangelisti presentano poche chiare testimonianze di una salvezza individuale. La guarigione dell’indemoniato di Gerasa (Mc 5), la parabola del figliol prodigo (Lc 15), Gesù e Zaccheo (Lc 19), Gesù e la donna samaritana (Gv 4). Tutte queste persone hanno toccato il fondo della vita. Nel caso di Zaccheo e della Samaritana c’è un’urgenza di riparazione: “Ecco, Signore, io do ai poveri la metà dei miei beni; e se di qualcosa ho defraudato qualcuno, gli rendo il quadruplo” (Lc 19,8).

Zaccheo fa un istintivo atto di riparazione. “I Padri della Chiesa vedono Cristo stesso, mandato dal Padre a guarire le ferite dell’umanità, nella persona del Samaritano. Il Ven. Dehon ripete lo stesso messaggio: “Il Sacro Cuore è il cuore del Buon Samaritano che si ferma per aiutare, assistere colui che è stato ferito lungo la strada” (Oeuvres Sociales, I, p. 8).10

IV L’amore appassionato del Padre e la nostra risposta

“L’amore consiste in questo: non siamo stati noi ad amare Dio, ma Dio ci ha amati per primo e ha inviato il suo Figlio ad espiare i nostri peccati” (1 Gv 4,10).

L’amore incondizionato di Dio rende più facile la risposta. È un invito da una vita felice. Gli uomini non possono mai pretendere di aver raggiunto la piena realizzazione della loro vita senza rispondere all’amore di Dio. Egli li ha fatti per sé. Dio è l’Alfa e l’Omega dell’esistenza umana. È l’eternità condivisa con Dio e l’amore senza fine di Dio che dona senso e scopo alla vita. “Il nostro cuore è inquieto finché non riposa in Dio”11 L’uomo moderno prepara la rovina della sua vita se rifiuta di conoscere la presenza di Dio nel profondo del suo essere. Come è triste limitare l’origine dell’umanità al big bang e la sua fine all’oblio! Come si può spiegare il mistero dell’umanità e il suo desiderio ardente di toccare l’assoluto e raggiungere cose straordinarie nella continua ricerca nel campo umano, scientifico e artistico? Perché vi è una insaziabile ricerca di felicità pur all’apice del materialismo individuale e collettivo? Quo vadis? Gli esseri umani vogliono sfuggire all’infelicità, conoscendo i limiti dell’umana intelligenza e la breve prospettiva della visione terrena. Si sente la necessità di smettere di credersi Dio, di abbandonare questo pensiero sbagliato e scaricarsi il peso dell’illusione di potersi realizzare vivendo isolati e indipendenti da Dio cercando la felicità l’uno nell’altro. Il figliol prodigo si è reso conto di questa liberante realtà dopo essersi immerso nel fango. È da qui esattamente che noi scopriamo “Chi sono io” e cominciamo a rispondere alla vita. Dio ha un progetto per la nostra felicità. “Io conosco bene i disegni che ho fatto sopra di voi, dice il Signore, disegni di pace e non di afflizione, per darvi un avvenire pieno di speranza” (Ger 29,11). Gli uomini spesso ignorano l’amore appassionato di Dio e quindi non possono rispondergli. Questa è la causa fondamentale della miseria umana e il crescente disagio nella sfera personale, sociale e politica. Il rifiuto di dimorare nell’amore di Dio e di condividerlo con gli altri uomini e di prendersi cura della terra sono i risultati della tragedia del peccato.

Il papa Giovanni Paolo II scrive su questo pericolo: “Quando è perduto il senso di Dio, anche il senso dell’uomo è minacciato e avvelenato… quando Dio è dimenticato, la creatura stessa appare incomprensibile… Chiuso nello stretto orizzonte della sua natura fisica, è in qualche modo ridotto a “una cosa” e non comprende più il carattere “trascendente” della sua “esistenza come uomo”. 12

Nel suo libro “Il Sacro Cuore Ieri…oggi”, P. Matthias P. Cremer scj, attribuisce il presente conflitto del mondo alla perdita della genuina identità umana: “Questo conflitto è penetrato nelle più piccole come nelle più grandi unità del nostro vivere; nelle famiglie porta crisi, separazioni e divorzi; nella società, porta al conflitto di classi e all’intolleranza razziale; nel mondo internazionale, porta all’astio tra le nazioni e, al presente, alla terribile scissione del mondo”.13

V. La realtà del peccato e l’urgenza della riparazione

La realtà del peccato è più forte della nostra concezione di esso. Il peccato illude il peccatore nel modo più subdolo: “Anche se posto da Dio in stato di rettitudine, l’uomo, adescato dal male, ha abusato della sua libertà all’inizio della storia. L’uomo perciò è diviso in se stesso. Tutta la vita degli uomini, sia individuale che sociale, appare come una lotta drammatica tra il bene e il male, tra la luce e le tenebre”.14

Questa è l’intima dicotomia della vita umana. Tuttavia, gli uomini sono aiutati dalla grazia redentrice a superare l’oscurità della vita come figli della luce. In ogni peccato il peccatore cerca un fugace piacere, una “rapida” fuga dal dolore e dal vuoto procurati dalla stessa vita di peccato. Il peccatore impegna la vera felicità per qualcosa al di sotto della dignità umana, accetta la schiavitù, rifiuta di cooperare con la grazia che lo salva. La conseguenza di tutto è che il peccatore paga il prezzo maggiore del sacrificio o dello sforzo necessario per partecipare alla felicità destinata ai figli di Dio. Gli uomini non possono mai trovare la felicità in cose per le quali non sono stati creati. Piuttosto essi perdono la gioia della vita. Nella vita personale, il peccato distorce l’immagine di Dio e alimenta problemi psicologici e malattie somatiche. Ci sono risultati scientifici che confermano questa conclusione. Ogni peccato, anche quelli tipicamente personali, hanno una ripercussione sociale, anche se non percepita dal peccatore. Il passaggio degli effetti del peccato dalla sfera personale a quella sociale non ha bisogno di alcuna spinta. È nella natura del peccato. Questo si può applicare ad ogni peccato anche quelli giudicati propri ed esclusivi di un peccatore. Ogni ingiustizia sociale, politica, economica e strutturale con la totale mancanza di rispetto e la distruzione della vita perpetrata oggi, è l’espressione di un peccato personale. “Senza dubbio i frequenti sconvolgimenti dell’ordine sociale sono in parte il risultato di tensioni economiche, politiche e sociali. Ma ad un più profondo livello derivano dall’egoismo e dall’orgoglio, due realtà che contaminano anche l’atmosfera della società. Cosicché l’uomo è succube del male, ma ogni volta che si trova nella situazione in cui gli effetti del male si manifestano, è esposto nuovamente a peccare; tutto questo si può superare solo con un costante sforzo dietro l’aiuto della grazia”.15

“Secondo l’insegnamento dell’attuale Magistero, il peccato personale e quello sociale non sono in contraddizione: l’uno si fonda sull’altro”.16 “La dicotomia che caratterizza il mondo moderno è, in effetti, un sintomo di una più profonda dicotomia che è insita nell’uomo stesso. È il punto di incontro di diverse forze in conflitto”.17

La presenza del peccato può rendere inefficaci i nostri migliori sforzi spirituali: “Se dunque, se tu stia presentando la tua offerta all’altare ed ivi ti ricordi che il tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia la tua offerta lì dinanzi all’altare e va’ prima a riconciliarti con tuo fratello; poi torna a presentare la tua offerta” (Mt 5, 23-24).

Di fronte a fatti che non hanno precedenti di violenza, paura, insicurezza e perdita del senso del peccato, solo una riparazione individuale e collettiva può essere salvifica. La Riparazione non si deve solo capire e apprezzare in seguito all’ormai invincibile ignoranza del peso del peccato. Il papa Giovanni Paolo II ha condannato la cosiddetta perdita del senso del peccato. La sensibilità al peccato fa sorgere l’urgenza della riparazione. Il mondo è affamato di amore - la risposta è il Sacro Cuore, perché in lui è la pienezza dell’amore: “ricco di misericordia” (Ef 2,4). Il Cuore di Gesù offre un rinnovato umanesimo fondato sull’eterno amore. La Riparazione dovrebbe riportare amore nel cuore del peccatore, ma specialmente nella famiglia e nella società. Di qualunque livello di riparazione si parli, è essenziale che venga relazionata alla realtà della vita che si sta conducendo. A questo punto è importante enumerare gli elementi fondamentali dell’apostolato della riparazione:

“1. Annunciare il Vangelo del lavoro, della giustizia e del perdono per il peccatore.

2. Educare i laici ad un amore oblativo (diffondere la pratica dell’atto di oblazione quotidiano) che deve essere, allo stesso tempo, amore attivo così da diventare un movimento dei laici sostenuto da una spiritualità-civiltà della vita, della giustizia e della pace.

3. Annunciare il Vangelo della sofferenza e della tribolazione illuminate dal mistero dell’amore della Croce e della Risurrezione.

4. Animare dei gruppi di lavoratori in modo che nel loro posto di lavoro la giustizia, l’onestà e il rispetto dei valori religiosi possano regnare insieme con il senso umano e cristiano della sessualità.

5. Diffondere la consacrazione delle famiglie al Cuore di Gesù per formare un nucleo della civiltà dell’amore.

6. Sottolineare l’importanza del sacramento del perdono di Dio sia come il punto forza della grazia della riconciliazione dei cuori con Dio e con il prossimo sia come gioiosa celebrazione del perdono divino del Cuore di Gesù che accoglie, salva, libera e ricrea il peccatore nell’amore.

7. Animare con la luce e il coraggio evangelico il movimento di Giustizia e Pace.

8. Animare la formazione negli istituti consacrati al Cuore di Gesù in modo che la loro formazione sia una effettiva formazione, specializzata nell’apostolato della riconciliazione”.18

NOTE

1 Giovanni Paolo II, Fides et Ratio, 1998, p. 21.

2 Christopher News notes forgiveness, New York, June-July 1979, n. 242.

3 Tomothy T.O. Donnell, Heart of the Redeemer, San Francisco, Ignatius Press, 1992, p. 259.

4 Giovanni Paolo II, Dives in Misericordia, 1980, p. 15.

5 Costituzione Dogmatica sulla Divina Rivelazione, 751.

6 Tomothy T.O. Donnell, Heart of the Redeemer, San Francisco, Ignatius Press, 1992, p. 189.

7 Victor E. Frankl. Man’s search for meaning, Bombay, St. Paul’s, 1998, p. 42.

8 Tomothy T.O. Donnell, Heart of the Redeemer, San Francisco, Ignatius Press, 1992, p. 192.

9 Paul J. McGuire scj, Fr. Dehon: a Spirituality of the Heart, Wisconsin. The Dehon study center, 1997, p. 71.

10 Lettera del rev.do P. Virginio Bressanelli scj, superiore generale della congregazione dei Sacerdoti del S. Cuore, ai membri della Famiglia Dehoniana, Roma 1996, p. 2.

11 Saint Augustine, Confessions, England, Penguin Books, 1984.

12 Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, 1995, p. 30.

13 Rev. Mathias P. Cremer scj, The Sacred Heart Yesterday… Today, Wisconsin, SCJ - North American Province, 1966, p. 22.

14 Constituzione Pastorale sulla Chiesa nel mondo moderno, p. 914.

15 Constituzione Pastorale sulla Chiesa nel mondo moderno, p. 926.

16 Angelo Cavagna scj, “Attualità: La riparazione nella spiritualità del Sacro Cuore di Gesù” in Dehoniana, anno XVIII, n. 72, 1989/2, p. 170.

17 Constituzione Pastorale sulla Chiesa nel mondo moderno, p. 910.

18 Angelo Cavagna scj, “Attualità: La riparazione nella spiritualità del Sacro Cuore di Gesù” in Dehoniana, anno XVIII, n. 72, 1989/2, p. 170.