VITA DELLA CONGREGAZIONE


I PADRI DEHONIANI IN BIELORUSSIA

Tadeusz A. Kaluzny, scj

Il mio intervento ha lo scopo di presentare in sintesi l’impegno dei padri Dehoniani della Provincia Polacca in Bielorussia. Per capire il servizio pastorale dei nostri padri, occorre descrivere, almeno brevemente, il contesto storico e religioso della Bielorussia, in particolare quello della Chiesa cattolica latina. Suddividerò l’esposizione in tre punti principali: la storia nazionale e religiosa della Bielorussia; la Bielorussia oggi: alcuni dati generali; l’attività dei padri Dehoniani in Bielorussia.

1. La storia nazionale e religiosa della Bielorussia

Basandoci sul criterio linguistico e politico, possiamo dividere oggi i popoli slavi in tre gruppi: Slavi occidentali: polacchi, ciechi, slovacchi; Slavi meridionali: sloveni, croati, serbi, macedoni, bulgari; Slavi orientali: russi, ucraini, biancorussi. I Biancorussi (Bielorussi) appartengono, come gli Ucraini e i Russi (Grandi Russi), al gruppo di Slavi orientali.

Nella storia dei popoli sono particolarmente interessanti le origini, anche se la loro ricostruzione non è mai facile. Gli storici cercano di ricostruire le origini del popolo bielorusso sulla base delle fonti archeologiche e scritte. Tra gli scritti attingono spesso alla cronaca, scritta nel XII secolo, “Racconto dei tempi passati”, detta anche Cronaca di Nestor.(1) La “Cronaca” elenca la serie delle tribù degli Slavi orientali, e tra questi: i Dregovicze sull’alto Niemen, i Krywicze sull’alto Dniepr, i Radymicze sul Soza.(2)

Queste tribù, verso il VII secolo, si stabilirono nella menzionata zona, creandovi la propria enclave.

Nel IX secolo nelle terre degli Slavi orientali si formarono tre centri, intorno ai quali cominciarono a svilupparsi le strutture statali: Kiev al sud; Novgorod al nord; Polock sul fiume Dz´wina, che si potrebbe chiamare la culla bielorussa. Dalla rivalità sorta tra questi tre centri riuscì vincitore quello di Kiev. Alla fine del IX secolo si sono sottomessi ad esso anche i Krywicze, i Dregovicze e i Radymicze, e così la terra bielorussa entrò a far parte della Rus´ di Kiev.

Il primo centro politico, culturale e religioso degli Slavi orientali era dunque la città di Kiev nel bacino del Dniepr, sede del principe Vladimiro il Grande. Questi all’inizio del 988, insieme col suo paese (quindi anche con la popolazione che abitava la terra bielorussa), decise di aderire al cristianesimo. Lo ricevette da Bisanzio (in rito bizantino).(3)

Dopo un tempo di notevole fioritura seguì la disintegrazione del regno di Rus´ di Kiev. In questo periodo (XI-XII secolo) si svilupparono altri piccoli principati. Nel territorio bielorusso, abbiamo il principato di Polock, il quale poi si divise in quelli di Vitebsk e di Minsk, e i principati di Turov, Pinsk e Smolen´sk.

Dalla metà del trecento si delineano anche più chiaramente tre popoli, tre nazioni: Russi (Moscoviti), Ucraini e Biancorussi; questi ultimi diedero il nome a tutto il paese della Bielorussia.(4)

A tutti i piccoli principati toccò, però, la sorte comune: di essere assoggettati dai Mongoli, benché il giogo Mongolo sia stato sostanzialmente meno pesante nella parte occidentale che in quella orientale della Rus´.

In questo periodo cresce anche la potenza Lituana e si costituisce un nuovo centro: Vilnius. La Lituania si muove verso l’Oriente e verso il Mezzogiorno, libera dalla sottomissione Mongola i principati Biancorussi e Ucraini, che in questo modo entrano a far parte del Grande Principato di Lituania. Sotto il gran principe Olgerd (Algirda, 1345-1377), lo stato Lituano (solo il 10% di razza e lingua lituana) adottò le tradizioni politiche, giuridiche e culturali del Regno di Kiev.

Dopo l’unione tra la Polonia e la Lituania a Lublino (1569) le terre bielorusse vengono unite alla Repubblica dei due popoli.

Tale unione, modificando i confini del nuovo stato, provocò lo scontro fra le due Chiese cristiane: bizantina (ortodossa) e latina (cattolica). Le conseguenze di questo scontro, dato che il principe lituano abbracciò la fede cattolica romana, lo sentirono soprattutto gli abitanti del gran principato di Lituania (in gran parte Ucraini e Bielorussi di fede ortodossa). Col tempo, infatti, l’aristocrazia e la nobiltà ortodossa passarono al cattolicesimo e si polonizzarono, mentre la maggior parte dei contadini rimase fedele all’ortodossia.

La coesistenza delle due Chiese (cattolica e ortodossa) non fu facile, anzi, non favorì l’approfondimento dell’etos cristiano tra gli abitanti di questo territorio. Di conseguenza, molti rappresentanti delle due Chiese cominciarono a parlare di un’unione ecclesiastica, simile a quella di Lublino, basata su un accordo volontario tra due popoli liberi e di pari diritti. Tale accordo ecclesiastico si raggiunse nel 1596 a Brest-Litovsk. Da quel momento nacque la Chiesa greco-cattolica (unita).

Anche se non c’è spazio qui per dare un giudizio adeguato riguardante sia l’unione di Brest sia quella di Lublino, occorre sottolineare il fatto che nel corso di molti anni vissuti con i Lituani e i Polacchi nei confini di una Repubblica federale, pur facendo parte di un grande stato polacco-lituano, i Bielorussi non persero la propria identità nazionale. Essi subirono sì un certo influsso culturale da parte della Polonia, soprattutto politico e religioso, ma nello stesso tempo nello stato polacco-lituano poté coesistere un doppio o triplice patriottismo: statale, nazionale, locale. Grazie a questo si conservò anche la nazionalità biancorussa. È una cosa caratteristica che i confini etnografici orientali della Bielorussia attuale corrispondono quasi pienamente ai confini orientali della Repubblica Polacca anteriore alla sua spartizione. All’est di questi confini (nei territori sotto i Russi) i Biancorussi furono totalmente snazionalizzati, inghiottiti dalla popolazione Russa (Moscoviti). Nei confini della Repubblica Polacca, invece, i Biancorussi conservarono la loro lingua, cultura e tradizioni; grazie a ciò negli anni a cavallo tra l’800 e il ‘900 (XIX e XX secolo) poté rinascere il popolo bielorusso.(5)

La terra bielorussa, che faceva parte della Repubblica Polacca, entrò dunque, nel corso della spartizione della Polonia (1772-1795), a far parte della Russia, e venne sottoposta alla russificazione e al favoritismo della Chiesa ortodossa. Nel 1839 anche la Chiesa greco-cattolica (uniata) di questo territorio fu incorporata con la forza alla Chiesa ortodossa russa.

Durante la prima guerra mondiale, la Bielorussia era occupata dalle truppe tedesche e dopo il loro ritiro (1919) il territorio bielorusso si trovò sotto la dominazione della Russia sovietica, come Repubblica socialista sovietica della Bielorussia.

Nel 1921, dopo la guerra tra la Polonia e la Russia sovietica (1919-1921), in virtù del trattato di Riga, la parte occidentale della Bielorussia passò alla Polonia, mentre la Bielorussia orientale rimase a far parte dell’Unione Sovietica, come Repubblica Bielorussa.

Nella parte appartenente alla Polonia fu costituita la diocesi di Pinsk (1925). Invece nella parte orientale della Bielorussia cominciarono le persecuzioni contro la fede e la chiusura delle chiese. Molte persone furono anche perseguitate a causa della loro provenienza polacca. In questi territori si cercò, oltre che diffondere l’ateismo, anche a russificare la gente.(6)

Si arrivò alla seconda guerra mondiale. Il 1 settembre 1939 la Polonia fu invasa da parte di Hitler, il 17 settembre 1939 fu invasa, ad est, da parte della Russia sovietica: il 20 giugno 1941 arrivarono le truppe tedesche, e nel luglio 1944, di nuovo le truppe sovietiche. Dopo la seconda guerra mondiale, la parte occidentale della Bielorussia, appartenente fino allora alla Polonia, fu annessa alla Repubblica socialista sovietica della Bielorussia. Per la Chiesa in Bielorussia sovietica, come nelle altre repubbliche sovietiche, è ritornato il tempo delle persecuzioni e della chiusura delle chiese. La dura e lunga lotta per la sopravvivenza della Chiesa e della fede cattolica in Bielorussia durò fino all’11 marzo del 1985, quando in Russia salì al potere Michail Gorbacev, che diede inizio a profonde trasformazioni (la cosiddetta perestrojka = ristrutturazione). I cambiamenti avvenuti in Russia alla fine degli anni ottanta e all’inizio degli anni novanta si ripercossero anche in campo politico e religioso della Bielorussia.

Nel 1990 fu restituito lo status ufficiale alla lingua bielorussa. Durante il regime sovietico, l’insegnamento nella scuola avveniva solo attraverso il russo, mentre la lingua bielorussa era trattata solo come materia facoltativa. In questa situazione, non tutti ebbero la possibilità di imparare la lingua bielorussa. Di conseguenza oggi non tutti i bielorussi la conoscono. Nella vita quotidiana usa la lingua bielorussa solo il 40% della gente, e negli uffici (e nel lavoro) solo il 25%. Attualmente, anche se è stato restituito lo status ufficiale alla lingua bielorussa, in pratica sono due le lingue ufficiali: la lingua bielorussa e la lingua russa.

Questa situazione linguistica si ripercuote anche nelle celebrazioni liturgiche, come pure nella catechesi. Oggi è dunque necessario usare la lingua polacca (soprattutto per le persone anziane di origine polacca, che non conoscono la lingua bielorussa), o la bielorussa e talvolta (soprattutto per la catechesi) la russa.

Occorre qui aggiungere che uno dei maggiori obiettivi perseguiti dai comunisti fu di far sparire non solo l’identità religiosa, ma anche quella nazionale e culturale dei popoli assorbiti dall’Unione Sovietica. Nei circa 70 anni di regime comunista si praticarono pure, con maggiore o minore intensità, grandi o meno spettacolari, ma sempre dolorosissimi spostamenti e deportazioni, anche di intere nazioni in altre zone, spesso molto lontane, dell’Impero.

Nell’agosto del 1991 la Bielorussia proclamò l’indipendenza e poco dopo, nel dicembre dello stesso anno, insieme con la Russia e l’Ucraina, formarono la Comunità degli Stati Indipendenti.

2. La Bielorussia oggi: alcuni dati generali

L’attuale Bielorussia ha una superficie di 207.600 Km2. Vi abitano 10 milioni di abitanti (esattamente 10.367.000 nel 1994), suddivisi in Bieolorussi (77,9%), Russi (13,2%), Polacchi (4,1%), Ucraini (2,9%), Ebrei (1,1%) e una minima parte di Tartari e Lituani.

La struttura confessionale è difficile da definire, perché molti cittadini Bieolorussi non sono ancora abituati alla nuova situazione post-comunista. Le fonti a questo riguardo riportano vari dati. Tenendo conto di questi si può comunque ritenere che gli atei e gli indifferenti alla religione sono il 40% della popolazione. La parte rimanente (60%) sarebbero fedeli, almeno teoricamente, appartenenti a qualche confessione.

Tra le confessioni, la Chiesa cattolica conta il 25% circa di tutti gli abitanti, così pure la Chiesa ortodossa.(7) Le altre confessioni (10%) sono protestanti (soprattutto battisti), poi i vecchi-cattolici e i giudei. Come in Russia, così anche in Bielorussia sta crescendo il numero delle varie sette.(8)

Guardando la mappa della religiosità in Bielorussia, si può notare che la maggior concentrazione delle comunità di fedeli si trova nella parte occidentale del Paese (l’unica eccezione è costituita dai fedeli del giudaismo).

La Chiesa cattolica latina in Bielorussia, dopo la sua riorganizzazione del 13 aprile 1991,(9) è composta di tre unità amministrative: l’arcidiocesi di Minsk-Mohylev, la diocesi di Pinsk e la diocesi di Grodno.

L’amministrazione dell’Arcidiocesi Metropolitana di Minsk-Mohylev è affidata al cardinale (dal 30 ottobre 1994) Kazimierz S´wiaþtek, il quale è anche Amministratore Apostolico della Diocesi di Pinsk. In questo servizio è aiutato dal vescovo ausiliare, mons. Kazimierz Vielikosielskij. Invece, la guida della diocesi di Grodno è affidata al vescovo Aleksander Kaszkiewicz e al suo ausiliare mons. Antoni Dziemianko.

Nel 1996 l’incarico di nunzio apostolico è stato affidato a mons. Dominik Hruskovsky da Trnawa (Slovacchia). Dall’11 febbraio 1999 è ufficialmente in vigore la Conferenza dei Vescovi Cattolici della Bielorussia.

Nell’autunno del 1990 è stato aperto a Grodno il Seminario Maggiore. Per ora è l’unico seminario cattolico che raduna i candidati al sacerdozio da tutta la Bielorussia. Quest’anno (1999) vi erano 120 studenti. Dal 1990 fino a oggi sono usciti da questo Seminario 50 sacerdoti. Occorre però aggiungere che nonostante la presenza di numerosi preti stranieri che lavorano in Bielorussia, attualmente - secondo un calcolo provvisorio - solo per soddisfare i bisogni della pastorale parrocchiale ci vorrebbero almeno altri 60 sacerdoti. Nello stesso tempo, però, bisogna notare che le autorità civili tengono sotto controllo quest’aspetto della vita della Chiesa, e solo un numero limitato di sacerdoti stranieri può ricevere il permesso di lavorare in Bielorussia. Si pensa di aprire nel futuro (forse l’anno prossimo) un altro Seminario a Pinsk, dove nel novembre del 1993 la Chiesa cattolica recuperò l’edificio del vecchio Seminario.

Nel maggio del 1995 diventò presidente della Bielorussia Aleksander ?ukaszenka, un sostenitore del vecchio sistema comunista e dell’integrazione della Bielorussia con la Russia. Sotto il suo governo, come si può osservare, c’è stato un regresso allo sviluppo della democrazia e un ritorno al vecchio sistema comunista. In tal modo anche la Chiesa cattolica si trova nelle condizioni difficili di una limitata libertà. Le attuali autorità civili cercano di riversare verso la Chiesa cattolica, soprattutto verso i sacerdoti polacchi, tutta l’insoddisfazione dei Bielorussi che viene dalla difficile situazione economica e sociale del Paese. A questo scopo vengono sfruttati anche i mezzi di comunicazione di massa che alimentano anche avversione degli ortodossi verso i cattolici.(10) Tutto questo rende difficile l’ambiente nel quale vive la Chiesa cattolica oggi in Bielorussia. Questo l’ambiente nel quale svolgono il loro lavoro pastorale anche i nostri confratelli scj.

3. L’attività dei padri Dehoniani in Bielorussia

I primi contatti della nostra Congregazione con la Chiesa in Bielorussia sono avvenuti tramite il padre Czes?aw Kunda, nato in quella regione. Già nel 1957 egli fece la sua prima visita a Grodno e a Vilnius (Lituania). Grazie ai cambiamenti politici avvenuti dopo la morte di Stalin, padre Kunda aveva potuto celebrare la sua prima Messa tra i familiari (era stato ordinato otto anni prima). Poté ripetere la sua visita quasi trenta anni dopo, cioè nel 1985 e 1986, sostando, prima da solo, poi in compagnia di altri confratelli, alcune settimane nella zona di Grodno, allo scopo di conoscere meglio la situazione esistente. Chiese il diritto di soggiorno all’Unione Sovietica, ma la domanda venne respinta. Approfittando però della possibilità di soggiorno a tempo limitato, il padre Kunda e altri nostri confratelli, offrirono, soprattutto nella zona di Grodno, un aiuto pastorale al piccolo gruppo di sacerdoti già presenti in Bielorussia, specialmente nell’Avvento, nella Quaresima e durante la Pasqua.(11)

La svolta per la vita della Chiesa, come anche per il nostro impegno pastorale in Bielorussia, avvenne alla fine degli anni ottanta, con le trasformazioni politiche e sociali (la perestrojka) di Gorbacev, che hanno creato alla Chiesa nuove condizioni e una maggiore libertà.

La prima visita in Bielorussia del provinciale polacco scj, assieme al suo assistente, avvenuta nel 1989, e il contatto con il vescovo locale (allora mons. Tadeusz Kondrusiewicz), portò all’accettazione dell’attività parrocchiale a Lack (una cinquantina di chilometri ad est di Grodno) e a Lyntupy (cento chilometri circa a sud-est di Vilnius, ma sempre nel territorio della Bielorussia). In quest’attività sono stati inseriti tre padri. Contemporaneamente sono stati inviati altri due padri, uno nella zona bielorussa di Czarnobyl (Lelczyce), per organizzarvi la parrocchia; il secondo a Grodno. Nel 1991, su richiesta del nuovo Arcivescovo di Minsk-Mohylev e dell’Amministratore Apostolico della diocesi di Pinsk, mons. Kazimierz S´wiaþtek, due nostri padri hanno incominciato il lavoro pastorale a Lachowicze (150 chilometri circa a sud-ovest di Minsk). Ci sono state poi affidate le parrocchie a Postawy e a Szarkowszczyna (l’arcidiocesi di Minsk-Mohylev) e infine la parrocchia a Ostryna (la diocesi di Grodno).

Dall’inizio ad oggi gli impegni pastorali e i posti di lavoro dei nostri padri sono in parte cambiati. Alcuni, affidatici temporaneamente a causa della scarsa presenza di sacerdoti, ora sono rimpiazzati dai sacerdoti locali; altri posti sono stati lasciati per motivi vari. Eccovi un esempio concreto: p. Zbigniew Bojar ha lavorato per 3 anni a Lelczyce (vicino a Czarnobyl), qui ha costruito la nuova chiesa e canonica. Oggi vi lavorano i preti diocesani.

Dal 1999 in Bielorussia sono presenti 11 nostri padri. Lavorano in sette luoghi principali, sul territorio di tutte e tre le diocesi. Un altro lavora come professore nel Seminario Maggiore a Grodno. Sono dodici, quindi, i padri dehoniani che operano in Bielorussia.

I centri serviti dai nostri padri potrebbero servire in futuro come punto d’appoggio per qualche attività di carattere specifico della Congregazione, che, per ora, soprattutto a causa della situazione politica poco favorevole, non è possibile sviluppare. Bisogna tener presente che fino a poco tempo fa era quasi impossibile iniziare un’altra opera se non quella tipicamente parrocchiale. Si spera, col tempo, di avere nuove possibilità di lavoro in questo paese.

A Postawy abbiamo già la prima casa religiosa di nostra proprietà. Attualmente è in restauro. Essa servirà alla pastorale dei ragazzi e dei giovani, e al servizio caritativo dei più poveri. Il restauro di questa casa lo sta finanziando il Movimento Dehoniano Europeo di Napoli.(12)

La pastorale dei ragazzi e dei giovani in Bielorussia è stata affidata (da parte della nostra Congregazione) al padre Marek Kaz´mierczak, prima vicario nella parrocchia a Postawy, attualmente vicario nella parrocchia a Lyntupy. Dal 1993 padre Kaz´mierczak organizza, tra l’altro, le vacanze per i ragazzi e giovani in Bielorussia, chiamate “Le vacanze con Dio”, particolarmente per le persone provenienti dalle famiglie più povere, o dalla zona d’inquinamento della centrale atomica a Czarnobyl.

Occorre qui aggiungere che la Bielorussia è uno dei paesi più poveri dell’ex-Unione Sovietica. Tante famiglie vivono in estrema povertà, perciò non possono dare ai loro ragazzi e giovani la possibilità di riabilitazione e riposo necessari. In tale situazione questa iniziativa sembra molto importante.

Riguardo alle prospettive future per la nostra Congregazione, oltre alla casa di nostra proprietà di Postawy, che servirà anche alla pastorale vocazionale, abbiamo la possibilità di costruire una nuova casa religiosa in un grande centro urbano a Grodno. Attualmente nel nostro Seminario Maggiore a Stadniki studia un nostro studente della Bielorussia; un giovane ha cominciato il noviziato e un altro il postulato.

In avvenire la Provincia Polacca potrebbe assumere un lavoro più specifico: le missioni popolari e gli esercizi spirituali, la pastorale in una dimensione più vasta, il lavoro editoriale e didattico nel Seminario e nell’Istituto catechetico. Intanto però, secondo la legislazione statale esistente, gli Istituti religiosi non possono essere registrati ufficialmente; per questo siamo costretti ad assumere il lavoro nelle parrocchie, per ottenere il visto di soggiorno. Una delle cose più importanti per la nostra Provincia è la possibilità di avere vocazioni locali, come pure una ben organizzata casa religiosa in Bielorussia.

Ripercorrendo il cammino dei nostri padri in Bielorussia, possiamo dire che sono stati per loro anni di lavoro difficile e, a volte, potrebbero anche sembrare anni poco fruttuosi. C’è tuttavia da tenere presente la difficile situazione socio-politica nella quale dovevano e devono ancora svolgere il loro lavoro. Malgrado tutte le difficoltà e i contrattempi possiamo elencare in questo periodo la costruzione di 4 nuove chiese e di 2 canoniche, la restaurazione di 7 cappelle. Tutto questo costituisce un contributo significativo, non solo sotto l’aspetto religioso, ma anche sotto l’aspetto materiale. Bisogna poi menzionare qui il compianto p. Aleksander Wyszyn´ski, che ha pagato il suo grande impegno per la Chiesa in Bielorussia col sacrificio della vita. Ringraziamo Dio, il quale, nel periodo più difficile della vita della Chiesa, dopo le distruzioni causate dal comunismo, ha dato la possibilità ai nostri padri di offrire il loro importante e duraturo contributo per la costruzione del Regno del Sacro Cuore in Bielorussia.

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NOTE

1. Cf. Povest’ vremennych let’, ed. di D.C. Lichacev, Moskva-Leningrad 1950 (trad. pol.: Powies´c´ minionych lat, Wroc?aw 1968).

2. Cf. T. Manteuffel, Historia powszechna. S´redniowiecze, Warszawa 1968, p. 14.

3. La religione cristiana aveva a Kiev numerosi seguaci già prima di Vladimir: nel 945 sono menzionati la chiesa di S. Elia e i cristiani del seguito di Igor. La moglie-vedova di Igor, Olga, fu battezzata nel 957 probabilmente a Costantinopoli. La stessa si rivolse a Ottone I domandando l’invio di un vescovo dall’Occidente per Kiev. Ma fu il nipote di Olga, Vladimir, che rese il cristianesimo religione di stato. Le circostanze politiche favorirono il suo piano. Gli imperatori bizantini Basilio II e Costantino VIII avevano chiesto un aiuto militare a Vladimir, per far fronte agli usurpatori nell’Asia Minore. Vladimir acconsentì a patto di ricevere in moglie la sorella degli imperatori, la porfirigenista Anna. Nello stesso tempo promise di farsi battezzare (cf. J. Krajcar, Quadro storico generale, in “Storia religiosa russa”, a cura di L. Vaccaro, Milano 1948, p. 29).

4. La Bielorussia etimologicamente vuol dire “la Russia Bianca” e si riferisce ai colori sul compasso, con il quale nel XIV secolo gli Slavi definivano le direzioni. Il colore bianco indicava il nord. Così i popoli che vivevano al nord della Rus´ di Kiev sono stati chiamati i Biancorussi. Secondo altri, questo nome sarebbe dovuto alla prevalenza del bianco (bielo) nei loro costumi tradizionali. La collocazione esatta della Russia Bianca crea però agli studiosi non poche difficoltà. Essa certamente faceva parte della Slavia orientale e, come sembra, comprendeva: Vitebsk, Mohylew e in parte, le terre della regione di Minsk.

5. Cf. H. Gulbinowicz, Ewangelia i kultura. Dos´wiadczenie bia?oruskie, in “Ewangelia i kultura. Dos´wiadczenie s´rodkowoeuropejskie“, red. M. Radwan, T. Styczen´, Rzym 1988, p. 186.

6. In questa parte erano due diocesi: Mohylev e Minsk. Fino all’anno 1925 nella diocesi di Mohylev governava l’arcivescovo E. Ropp, e nell’arcidiocesi di Minsk il vescovo Zygmunt ?ozin´ski. Poi, fino al 1927, le governò il vescovo Sloskans. Dopo il 1927, invece, queste diocesi erano rimaste vacanti.

7. Il numero dei fedeli ortodossi, secondo alcuni, sarebbe maggiore di quello dei cattolici. Ma bisogna tenere conto che tali dati riguardano la situazione di 10 o 20 anni fa. Negli ultimi anni, invece, si può notare un notevole aumento del numero dei cattolici rispetto agli ortodossi. In ogni caso, la Chiesa cattolica rimane con una percentuale significativa di oltre il 20%.

8. Cf. Religie i Koscio?y w spo?eczen´stwach postkomunistycznych, red. I. Borowik, A. Szyjewski, Kraków 1993, pp. 113-115.

9. In quel giorno la Santa Sede, nel piano della riorganizzazione della Chiesa cattolica latina in Russia, ha preso i seguenti provvedimenti: ha eretto l’Arcidiocesi Metropolitana di Minsk-Mohylev e ha nominato Arcivescovo della medesima arcidiocesi il rev. mons. Kazimierz S´wiaþtek. Egli fu anche nominato Amministratore Apostolico della diocesi di Pinsk; dal 30 ottobre 1994 fu elevato anche alla dignità di cardinale. Inoltre, ha eretto la diocesi di Grodno e ha nominato vescovo della medesima mons. Aleksander Kaszkiewicz.

10. Già il 3 luglio 1995 il nuovo presidente emanò norme per limitare il lavoro pastorale dei sacerdoti polacchi in Bielorussia e confermò il divieto di svolgere la catechesi con suore arrivate dalla Polonia (cf. “S?owo-Dziennik Katolicki”, 2.X.1995; cf. anche KAI, n. 78, 21.XI.1995).

11. Cf. Cz. Kunda, Poczaþtki zaangazúowania duszpasterskiego naszego Zgromadzenia na Bia?orusi (Gli inizi dell’impegno pastorale della nostra Congregazine in Bielorussia), Kraków 1994. Parlando dell’attività dei Padri Dehoniani in Bielorussia occorre notare anche il nome di padre Marian Radwan. Il suo contributo è però soprattutto di carattere scientifico e si esprime nelle varie pubblicazioni riguardanti la situazione della Chiesa in Unione Sovietica (cf. M. Radwan, Duszpasterstwo katolickie na Bia?orusi, 1974-1984, w: Ewangelia i Kultura. Dos´wiadczenie s´rodkowoeuropejskie, pr. zb. pod red. M. Radwan, T. Styczen´, Rzym 1988, s. 189-208; idem. Kos´ció? w Rosji i na Bia?orusi w relacjach duszpasterzy (1892-1926), wybór tekstów i oprac. M. Radwan, Kraków 1999).

12. L’inizio dell’accordo ufficiale della collaborazione fra i padri dehoniani che lavorano a Postawy e il Movimento Dehoniano Europeo, lo ha dato la visita comune del Superiore Provinciale, padre Cz. Konior, e del Presidente del MDE, padre Muzio Ventrella, con i rappresentanti del medesimo Movimento nel 1995. Bisogna aggiungere che p. Muzio Ventrella era già stato una prima volta in Bielorussia con un gruppo di giovani dello stesso Movimento, nel giugno 1993.