EDITORIALE

L’anno del Grande Giubileo sta per finire. È ancora presto per farne un bilancio obiettivo. Ma per tutti è stato tanto ricco di eventi, di salutari provocazioni e di sorprese esaltanti. Sarà difficile che non sia ricordato per tutta la vita come un anno di grazia, che ha riaperto tanti cuori alla speranza.

Protagonista di eccezione, in questo succedersi di eventi, è stato certamente il papa Giovanni Paolo che, nonostante l’età e la sua malferma salute, non cessa di stupire per la vivacità della sua testimonianza a Cristo e la sua fantastica creatività.

Continue le sorprese durante questo anno giubilare: dal suo primo passaggio attraverso la Porta Santa alla commossa celebrazione penitenziale in S. Pietro per la “purificazione della memoria” e una riconciliazione in Cristo con la storia; la visita ai carcerati con le parole e i gesti di stima che ha avuto per loro, anche consumando un pasto tra loro e invocando maggiore clemenza e umanità; il suo pellegrinaggio in Terra Santa con i gesti di riconciliazione e di perdono compiuti al Santo Sepolcro e al Muro del Pianto; senza parlare dei suoi messaggi ai Religiosi (2 febbraio), ai Sacerdoti (Giovedì Santo) e soprattutto ai giovani, lui il Papa dei Giovani, il Papa sempre giovane e che grida ripetutamente ai giovani: “È bella la giovinezza!” E invoca una Chiesa piena di giovani, una Chiesa che sia sempre “giovane”.

La pietra sulla quale egli fonda questo suo ottimismo è la “Verità della Parola”, e la “Parola di Verità” che è Gesù di Nazaret, il Figlio eterno del Padre, che si è fatto uomo e ha posto tra noi la sua tenda per essere tra noi presenza e rivelazione del Dio/Amore: quel Dio che è Padre, e Figlio, e Spirito Santo, comunione d’amore e offerta di salvezza per l’intera umanità.

Di questa fede vive Giovanni Paolo, e continua instancabile a chiedere a tutti, ma soprattutto ai giovani, di viverla e testimoniarla davanti al mondo.

“Caro Giovane, scriveva presentandosi a loro per la Giornata Mondiale della Gioventù, Dio è un Dio che ci ama, che ci rivolge la parola. Tu esisti veramente quando ti accorgi che Egli ti parla e che tu hai la capacità di rispondergli. Tu dunque sei l’interlocutore, sei “a tu per tu” con Dio… La tua vita diventerebbe assurda e priva di significato se nessuno ti rivolgesse più la parola, perché ciò dimostrerebbe che tu non li interessi più… Che dire allora della vita cristiana di un giovane nella quale Dio non parla più? Una vita nella quale Dio fosse soltanto un oggetto da studiare? E il Vangelo soltanto una legge da osservare e un codice da rispettare?

Ma no: Dio si rivela in te parlandoti nel cuore. Ti dice che l’uomo è una creatura molto preziosa ai suoi occhi, e che vuole inventare una vita da vivere con noi… Ecco, io sarò con voi sino alla fine dei giorni!”

Un evento forte, di conversione e di grazia è stato, per noi Dehoniani, anche la celebrazione della VI Conferenza Generale sul tema “Economia e Regno di Dio”. Un’occasione per riflettere insieme sulle situazioni di estrema povertà, di emarginazione, di violenza e peccato in cui oggi si trovano tante persone e intere popolazioni, situazioni causate soprattutto da una economia di “libero mercato”, dominata soltanto dall’egoismo e dalla ricerca del proprio profitto.

Chiamati per vocazione a esser “profeti dell’amore e servitori della riconciliazione” ci sentiamo interpellati da questi problemi. E la Conferenza si è impegnata a riflettere sul tema “Economia e Regno di Dio” perché l’intera Congregazione ne sia sempre più sensibilizzata e per individuare scelte apostoliche coerenti con la dimensione sociale del carisma dehoniano.

Nel mese di ottobre c’è stato anche l’incontro internazionale della “Famiglia Dehoniana”. Ma un tema così importante verrà ripreso prossimamente, con il quaderno n. 2001/1.

Andrea Tessarolo, scj