NOI CREDIAMO A GIORNI MIGLIORI

Leone Dehon

Il Collegio S. Giovanni, che il p. Dehon avviò nell’estate del 1877 a S. Quintino, oltre che “culla” della Congregazione, è stato come un vivaio in cui i giovani, oltre la loro educazione intellettuale, potevano trovare tutte le condizioni per la loro formazione morale e religiosa.

Il direttore, p. Dehon, spesso viene ricordato nel suo ruolo quasi “paterno”, favorendo un clima nel quale potevano maturare profonde amicizie. Ben presto sorse anche una “Associa-tion amicale” di ex-alunni, con tanto di direttore e consiglieri, i quali negli incontri annuali rivedevano insieme la vita e le attività dell’anno.

L’articolo che segue è stato desunto da un opuscolo che è il 12° “resoconto” di tali riunioni, con data 18 agosto 1895. È un discorso pronunciato da p. Dehon come un “brindisi”, parole di saluto e di augurio, rivolte agli ex-alunni del “S. Giovanni” in occasione del loro 12° incontro annuale. Con un parlare molto familiare, il p. Dehon espone i motivi dell’ottimismo cristiano.

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Miei cari Signori,

Prenderò in prestito il tema del mio brindisi dal libro della Sapienza, senza essere troppo uggioso. Vinum et musica laetificant cor hominis. Il vino generoso, l'armonia della poesia, dell'eloquenza e della musica dilettano i cuori.

Lo scrittore sacro voleva lodare, probabilmente, le riunioni degli amici, simili a questa. Qui si tratta proprio di una riunione di amici. Si è definito l'amicizia: «l'assunzione di altre vite nella propria vita con le loro pene, le loro gioie e le loro speranze». Qui i vostri vecchi maestri sono i vostri buoni amici. Prendono parte alle vostre pene, dividono le vostre gioie, vivono delle vostre speranze.

Pensiamo alle dimostrazioni di questa amicizia. Dopo il vino generoso dell'economo, abbiamo avuto la parola calda e musicale del nostro nuovo segretario. Poco fa, alla messa abbiamo avuto fremiti di emozione sentendo i canti splendidi di M. Balland. Ha detto con tale forza il suo osanna, che ci sembrava di sentire gridare: Alle armi! alle armi per la patria e per la Chiesa! e già il tenente Charlier portava la mano alla sua spada.

Ma, dopo le dimostrazioni di amicizia, il Saggio raccomanda le risoluzioni generose: et super utraque dilectio sapientiae. E quale risoluzione vi proporrò io, se non è quella che vi ha appena consigliata il p. Rasset? «Bando al pessimismo, e su all'opera per Dio e per la patria!».

Non lasciamoci abbattere ed annichilire dallo scoraggiamento. Sursum corda! Preghiamo ed agiamo, Dio farà il resto. Dopo i giorni oscuri ed uggiosi, verranno i giorni gioiosi e soleggiati.

Vedete nella natura: abbiamo appena avuto un periodo di temporali e di giorni piovosi che avevano gettato la costernazione nel mondo degli agricoltori. Tutto il frutto di un anno di lavoro stava per essere perso. Ma la brezza del nord ha soffiato, il sole brilla, i bei carri pieni di frumento ritornano ai granai ed i nostri giovani amici dell'agricoltura presentano visi radiosi e fiduciosi.

Anche nel mondo morale c'è tempesta. I profeti di sventura non mancano. Il grande poeta Victor Hugo, vedendo rinascere il razionalismo dopo i begli anni della Restaurazione, vi faceva già allusione nella sua Notre-Dame de Paris e, mostrandoci, in un'altra epoca, analoga a questa, i progressi dello spirito di critica, il rilassamento dei costumi e l'indebolimento della fede, scriveva questa parola storica: «Questo ucciderà quella».

Prevedeva delle disfatte per i costumi cristiani: ce ne furono. Louis Veuillot, il grande critico cristiano, li constatava: «Questo, cioè l'interesse, ha ucciso quello, cioè il sentimento; l'egoismo ha ucciso la carità. Nel campo delle lettere, il giornale ha ucciso il libro; il romanzo ha ucciso la lettura seria. Nei giovani, la voluttà ha ucciso il piacere e la gioia pura; il caffè ha ucciso il salone e l'ufficio di lavoro». Che cosa avrebbe detto se avesse conosciuto il caffè-concerto e lo sconvolgimento di questa fine di secolo?

Quelli che fanno eco al grande scrittore, nella stampa cattolica, oggi dicono: «Nella vita privata, il divorzio ha ucciso la famiglia; il lusso ha ucciso la semplicità nobile e il buono gusto; la bicicletta ha ucciso la ragazza modesta e riservata».

Nella vita sociale, il culto degli onori ha ucciso il culto dell'onore. Nella vita economica, l'egoismo e la lotta per la carriera hanno ucciso la devozione e l'oblio di sé stesso; l'usura ed il culto del denaro hanno ucciso il risparmio delle persone povere e il benessere dei lavoratori.

Dei presagi pessimisti annunciano ancora peggio: «Il socialismo internazionale, si dice, ucciderà la Patria: l'anarchia ucciderà la Società; la massoneria ucciderà la Chiesa».

Noi, al contrario, crediamo a giorni i migliori. Constatiamo un risveglio cristiano ed intravediamo un'aurora che succederà ai giorni oscuri e carichi di tempeste.

Nell'ordine politico, la libertà vera ucciderà il liberismo bugiardo. Nell'ordine economico, la giustizia e la carità uccideranno la miseria immeritata ed i monopoli insolenti; lo spirito di associazione ucciderà l'individualismo e la debolezza dell'isolamento; la democrazia cristiana organizzata ucciderà il dispotismo delle logge. In una parola, ciò che è cristianesimo e speranza uccideranno ciò che è pessimismo e disperazione.

E quali sono i fondamenti della nostra speranza? Spero nella Francia a causa del suo temperamento nazionale. Non mi piace, diceva un grande vescovo, Monsignor Ireland che si esprimano sulla Francia dei giudizi pessimisti. La Francia è il paese dell'ideale. Non può essere disorientata per molto tempo dall'ateismo positivistico. Tanti grandi ricordi parlano al cuore! Parlatele di san Luigi, di Giovanna d'Arco e lei si riprenderà. Tutto questo si potrebbe fare in breve tempo se non fosse momentaneamente sotto il giogo dei politici e degli sfruttatori cosmopoliti che l'opprimono.

Ho fiducia nell'opera potente di Leone XIII. Ha parlato in mezzo a tempeste che oscurano l'orizzonte e la sua voce è come la brezza del nord che caccia le nuvole e riporta il sole. La notte degli errori sociali si dissipa ed il sole della giustizia e della carità ricomincia a brillare su questa società europea che se ne andava inconsapevolmente verso l'anarchia.

Abbiate coraggio. Sperate e siate valorosi. Propagate gli insegnamenti di Leone XIII. Sostenete i circoli cattolici. Abbiate fiducia in Dio come Giovanna d'Arco e dite con lei: Continuiamo a combattere e Dio farà il resto.

Assumete il motto dei canadesi, che esprime i sentimenti della vecchia Francia: Ama Dio e fai la tua strada.

Applausi calorosi coprono queste ultime parole, e le coppe del brindisi scintillano, frizzanti, mentre i cuori palpitano tutti all'unisono.