LA VI CONFERENZA GENERALE

MESSAGGIO A TUTTA LA CONGREGAZIONE

E ALLA FAMIGLIA DEHONIANA

in occasione della Festa del S. Cuore di Gesù

La riflessione parte da un esame della realtà contemporanea, caratterizzata purtroppo dalla globalizzazione del libero mercato: un sistema economico che opera dentro e fuori tutte le frontiere senza alcuna restrizione, per cui è causa di emarginazioni, ingiustizie e povertà in quasi tutti i paesi del mondo.

Su questa realtà così amara, segnata da tante ingiustizie e povertà, il Messaggio propone, per prima cosa, “uno sguardo teologico”. Ad esso poi fa seguire alcune “idee-forza” o “diret-tive”, che occorre tenere presenti nel formulare “opzioni, proposte e priorità”. Solo così diventerà possibile collaborare tutti insieme, in modo efficace, all’avvento del Regno di giustizia e di pace del Cuore di Gesù.

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Introduzione

I Superiori Maggiori dei Sacerdoti del Sacro Cuore di Gesù, insieme con i membri della Commissione Economica Generale, i rappresentanti degli economi e dei promotori di Giustizia e Pace, riuniti nella VI Conferenza Generale della Congregazione a Recife (Brasile), dal 16 al 26 maggio 2000, per trattare il tema Economia e Regno di Dio, preparata con la partecipazione di tutti i confratelli della Congregazione, presentano le conclusioni e le proposte della Conferenza, che ci invitano ad un impegno più profondo, concreto e decisivo perché “Il Regno del Cuore di Gesù sia instaurato nelle anime e nelle società” (Le Règne, n. 1, pp. 1-13: “Notre programme”).

Tutti gli anni, in occasione della festa del Sacro Cuore di Gesù, il P. Generale e Consiglio sono soliti inviare una lettera di augurio. Siccome quest’anno eravamo riuniti in Conferenza Generale, è sembrato a tutti noi che le conclusioni e proposte di Recife potessero costituire il testo del messaggio. Sono stati giorni molto intensi di lavoro e ricchi di esperienze, che desideriamo partecipare a voi nella forma più ampia possibile. Questo porterà come conseguenza un messaggio più ampio e più tecnico, però crediamo che servirà per la meditazione e la riflessione, e per stimolarci a dare continuità alla Conferenza nelle nostre Province, Regioni, Distretti e Comunità religiose.

Ispirati e animati dal Cuore di Gesù, siamo invitati a collaborare e a impegnarci per una società più giusta e solidale, nella quale tutte le persone, e in modo particolare i meno favoriti, abbiano possibilità e condizioni per vivere con dignità.

I. REALTÀ E ASPETTATIVE

Abbiamo incominciato la nostra Assemblea con timore e tremore, perché i temi da trattare erano difficili e potevamo cadere nel generico e formulare belle idee ma per nulla pratiche. La sensazione della nostra piccolezza è stata grande; però fin dal principio abbiamo voluto lavorare decisamente al fine di arrivare a conclusioni concrete e realizzabili.

Chiamati all’azione

In effetti, provenendo noi da ogni parte del mondo, pur non disconoscendo il potenziale positivo che può avere la globalizzazione, siamo coscienti della tragica realtà di un sistema economico mondiale che opera dentro e fuori tutte le frontiere, e al margine di una regolamentazione sociale, giuridica e etica. Operando senza restrizioni, l’economia di mercato sta alla radice di molte emarginazioni, ingiustizie e povertà che affliggono gran parte dell’umanità. Non possiamo rimanere inerti, pensando che la realtà dell’economia non abbia nulla a che vedere con noi. Di fatto, la Congregazione è già presente in molti luoghi e opere dove si lavora per la promozione umana, il miglioramento delle condizioni di vita, la difesa dell’ambiente naturale e la lotta per cambiare le strutture economiche e politiche che causano e mantengono questa situazione, tanto triste, nella quale si trovano molti nostri fratelli.

Affermiamo che intervenire in questi campi fa parte del nostro essere religiosi-dehoniani nel mondo di oggi.

Azione di insieme

Pensiamo che le attività e i programmi di azione, che indichiamo qui, si possano attuare insieme, sia all'interno della Congregazione sia in collaborazione con altre istituzioni della Chiesa e della società. Il nostro contributo proprio e specifico sarà quello della spiritualità del Cuore di Gesù che ci chiama ad essere costruttori di pace, di riconciliazione, di giustizia e di solidarietà nella società.

Azione solidale

Nel contesto del neoliberalismo, della globalizzazione, della crisi dei valori umani, sentiamo fortemente la necessità di svolgere, approfondire e assumere una antropologia della solidarietà. I sistemi economici, politici, sociali, ecc., lungo il corso della storia, sono stati concretizzazioni di certe concezioni che si avevano sulla persona umana. Oggi, nello sforzo e nel tentativo di cercare alternative ai sistemi correnti, si fa strada una linea di pensiero che si concentra sulla persona umana solidale, impegnata a umanizzare tutte le sue attività.

Le sue linee di azione si ispirano alla collaborazione e al coordinamento degli sforzi. Per questo, privilegiano i principi di solidarietà e sussidiarietà tra gli organismi già esistenti e operanti.

Azione sulle persone e sulle strutture

Sappiamo che i sistemi non esistono e non operano per se stessi. Sono creati e messi in opera dalle persone. E queste persone possono essere influenzate e orientate.

Siamo coscienti che il nostro servizio debba agire sulle persone e sulle strutture, incominciando da noi stessi e dalla nostra istituzione di congregazione, fino ad operare sull’ambiente e sulla realtà che ci circonda. Infatti, l’originalità del messaggio cristiano parte dalla conversione dell’uomo, che a sua volta porta ad un cambiamento delle strutture.

Noi siamo fiduciosi che le cose possano migliorare con la collaborazione di tutti.

II. UNO SGUARDO TEOLOGICO

Dio crea per dare vita

L’economia dipende dalla visione dell’uomo o antropologia che ha ogni società.

Nell’antropologia biblica, Dio prende l’iniziativa. È il primo (Dt. 6,4). Però è un “primo” molto particolare. Dio crea la vita per dare vita. Non crea per “avere un beneficio” ma per “donarsi”.

Potremmo dire che la creazione è la prima fase dell’abbassamento di Dio. Un Dio Padre che si abbassa e si lascia coinvolgere dalla creazione. Fin dall’inizio vuole instaurare il suo Regno e per questo crea uscendo da se stesso e consegnandosi.

Il Figlio, uomo per gli altri

Questo consegnarsi di Dio si fa definitivo nell’incarnazione del Figlio (Gv. 13,16). L’incarnazione è la seconda fase dell’annientamento di Dio. Adesso è il Figlio che si spoglia della sua dignità (Fil 2,6-11) e si fa uno di noi.

La storia di Gesù di Nazaret è l’attuazione concreta di come si costruisce e si vive il Regno di Dio. Gesù lo proclama fin dall’inizio della sua missione: “Il Regno di Dio è vicino. Convertitevi e credete alla buona novella”(Mc 1,15). Questo Regno è buona notizia per i poveri e gli oppressi (Lc 4,18). Gesù, la vera immagine di Dio (Ef 1,3-14; Col 1,15) è l’uomo per gli altri. È vita consegnata (1 Gv 3,16) perché abbiamo Vita in abbondanza (Gv 7,37-38; Lc 22,19-20).

Lo Spirito Santo, Vita per tutti

Questa vita è operata in noi dallo Spirito Santo. Il Dono di Gesù nel momento della sua consegna (Gv 10,11; 15,12-13) è il dono del suo stesso Spirito diffuso su ogni carne (Ez 36,24-28). Siamo di fronte alla terza fase dell’abbassamento di Dio. È lo Spirito che abita nell’uomo per portarlo alla pienezza in Dio (Gv 14,15-28). Questo Spirito ci fa sentire figli e fratelli (Col 3,12-17; Ef 1,5; 5,1; Gal 4,4-7) e risveglia in noi sentimenti di amore a Dio e al prossimo (Mt 10,41-45), solidarietà (Mt 25,31-36), compassione (Lc 6,36), generosità (Lc 6,38), radicalità (Lc 5,36).

Il Regno di Dio

Dio è amore, e il Regno di Dio è quest’amore di Dio in azione. L’uomo, immagine di Dio (Gn 1,26) è anche amore partecipato.

La legge del Regno non è altro che l’amore: “Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amati” (Gv 15,12). Amore che è servizio e donazione (Gv 13). Questo servizio e consegna ai fratelli è la prova dell’obbedienza e dell’amore di Dio. È il modo di realizzare Regno di Dio (1 Gv 3,13-18).

Dobbiamo tenere presente che il Regno di Dio cresce insieme alla zizzania. La realtà del peccato è stata introdotta dall’uomo che ha sconvolto il piano originario di Dio.

Questo peccato raggiunge tutta la realtà umana e sociale (Rm 5,11-19). Siamo stati redenti dal peccato e dalla morte da Gesù Cristo. Per Gesù Cristo possiamo prendere su di noi il peccato del mondo e possiamo superare la sue conseguenze personali e sociali.

L’economia del Regno di Dio non può avere per legge il lucro, il guadagno e il proprio profitto. Questo è l'anti-Regno. L’economia di questo Regno ha per unica legge l’amore che si traduce in giustizia, condivisione, impegno, donazione, servizio.

Il Regno di Dio è una realtà che va oltre la storia (Mt 25,34) ma che attraversa la storia e la orienta., la trasforma e la conduce alla sua pienezza. Il Regno non è mai estraneo a questa storia. Il Regno di Dio apre la storia alla speranza e la porterà alla pienezza alla venuta del giorno del Signore.

In questa storia la frazione del pane (At 2,42), memoriale della donazione di Cristo (1 Cor 11,24-26), è il Sacramento del Regno. Nell’Eucaristia si anticipa la realizzazione di questo Regno e si vive l’esperienza gioiosa della comunione e della condivisione. La frazione del pane eucaristico porta a condividere il pane quotidiano e a mettere tutto in comune (At 4,32). La natura del Regno è la comunione di tutti gli esseri umani tra di loro e con Dio.

Padre Dehon e il Regno

P. Dehon si apre al Regno di Dio partendo dall’esperienza fondante dell’amore del Cuore di Gesù. Un amore che ha amato fino a svuotare se stesso. Ha donato tutto se stesso perché noi avessimo la vita in abbondanza. L’Eucaristia ha costituito, per P. Dehon, il compendio della sua fede e la fonte della sua vita apostolica.

Il Regno del Cuore di Gesù deve essere instaurato nelle anime e nelle società. Il desiderio ardente di P. Dehon è l’Adveniat Regnum Tuum della preghiera di Gesù e della Chiesa.

Venga il Regno, è attendere questo Regno e al tempo stesso sapere che è già presente anche se non ancora in pienezza. Attendere il Regno è porsi in azione: “al lavoro”. Questo mettersi all’opera a favore dei poveri è segno dell’amore di Dio. Come possiamo amare Dio, che non vediamo, si non amiamo il prossimo che vediamo? (1 Gv 4,20). S. Agostino commenta le parole dell’evangelista dicendo che l’amore di Dio è il primo in ordine di principio; l’amore al prossimo è il primo in ordine di testimonianza. È così che P. Dehon vede l’intrinseca unione tra la spiritualità e l’impegno sociale: “È necessario che il culto del Sacro Cuore di Gesù, iniziato nella vita mistica delle anime, discenda e penetri in tutta la vita sociale dei popoli. Egli porterà il grande rimedio alle crudeli infermità morali del nostro mondo … Solo Egli conquisterà il cuore delle masse, il cuore degli operai, il cuore dei giovani..” (Le Règne, n 2, fév. 1889, pp. 54.57).

Padre Dehon ci invita ad instaurare questo Regno e possiamo dire che per questo Regno vive e per questo Regno muore.

Le Costituzioni e il Regno

Le nostre Costituzioni racchiudono l’esperienza fondante dalla quale deriva la nostra vita: l’amore gratuito e precedente di Dio (N. 2).

Dobbiamo essere disinteressati a partire da un amore che precede (N. 21). Questo si realizza diventando profeti dell’amore e servitori della riconciliazione (N. 7), instaurando il Regno di giustizia e carità nel mondo (N. 32), testimoniando l’amore di Cristo in un mondo che cerca una difficile unità e nuove relazioni tra le persone e i gruppi (N. 43).

La nostra vita deve essere un segno che il Regno di Dio è un’utopia raggiungibile e già iniziata (N. 38 e 39). I poveri devono essere i nostri prediletti per lottare insieme con loro contro ogni ingiustizia (N. 51).

La nostra vita cristiana e religiosa trova la sua sorgente e il suo culmine nell’Eucaristia (N. 80). L’Eucaristia si ripercuote su tutto ciò che siamo e su tutto ciò che viviamo trasformando la nostra vita in offerta al Padre (N. 81). Dall’Eucaristia siamo chiamati a servire con tutta la nostra vita l’Alleanza di Dio con il suo Popolo, e a operare per l’unità e la pace tra tutti gli uomini (N. 84).

Conferenza Generale di Brusque

La Conferenza Generale di Brusque ci indica che l’ispirazione riparatrice deve animare tutto quello che siamo e tutto quello che facciamo. L’opzione preferenziale per i poveri, il nostro impegno per la giustizia sociale, le nostre opere a servizio degli ammalati, degli anziani sono espressione chiara della nostra vocazione riparatrice (Brusque 22; Cst. 25).

III. LINEE - FORZA DELLA CONFERENZA

Abbiamo contemplato il progetto di Dio sul mondo, l’uomo e la storia. Ora ci disponiamo a descrivere alcune piste su cui possiamo avanzare nell'impegno della costruzione del Regno.

I beni sono per le persone

Vogliamo riaffermare il principio della Dottrina Sociale della Chiesa sulla destinazione universale dei beni e del senso dell’attività dell’uomo nel mondo (cfr. Gaudium et Spes, nn. 69-72). I beni, frutto della bontà del Creatore e risultato del lavoro dell’uomo, acquistano senso quando sono destinati alla persona umana e alla sua piena realizzazione.

Tutte le persone, e in modo speciale i poveri, hanno diritto a tutti i beni che necessitano per vivere decorosamente. Quelli che hanno maggiori beni sono chiamati alla solidarietà e a condividere i loro beni con quelli che hanno di meno e mancano di tutto. La persona umana sarà sempre al centro delle nostre preoccupazioni; e le stesse attività e programmi che qui presentiamo, mirano sempre al bene della persona.

I poveri e il nostro voto di povertà, oggi

Per quanto si riferisce al nostro voto di povertà, siamo chiamati a imparare a vivere con il necessario e il sufficiente e a mettere in comune tutto quello che possediamo.

Ci sono beni sufficienti perché tutte le persone possano avere condizioni di vita dignitosa. Il problema sta nella distribuzione dei beni. All’interno della Congregazione siamo invitati a dividere e condividere i nostri beni a livello di Comunità, di Province, di Regioni, di Distretti e a livello di tutta la Congregazione. Questa prassi farà sì che nessuno tra di noi manchi del necessario. Il “Noi Congregazione” è intimamente unito alla solidarietà.

Anche fuori della Congregazione, nei gruppi sociali dove agiamo e viviamo, dobbiamo stimolare e promuovere la stessa partecipazione e condivisione tra di noi, i laici e le comunità in cui lavoriamo. Qui, in virtù della nostra consacrazione religiosa, siamo chiamati a schierarci a fianco e a favore del povero in modo effettivo e efficace cercando la sua promozione integrale.

Solidarietà nella Congregazione

Il concetto di solidarietà, con la sua prassi, non può essere ridotto al solo aspetto economico. La solidarietà deve essere intesa anche nella sua dimensione sociale e culturale; specialmente dentro la Congregazione, conoscendo altre realtà, lingue, culture, in modo da facilitare la solidarietà effettiva. Come politica di governo della Congregazione, dovrebbe essere incentivata la condivisione del “know-how” (sapere come), attraverso l’interscambio delle persone, per corsi e attività. Bisogna anche favorire l’interscambio tra le diverse Province.

Una spiritualità in azione

Le attività in campo sociale, sia a livello istituzionale che a livello personale, hanno la loro origine nella nostra spiritualità, basata sulla teologia del Cuore di Gesù e sul carisma di P. Dehon. Sono la traduzione pratica di alcuni aspetti della nostra spiritualità riparatrice, accentuando a volte la misericordia, altre volte la giustizia, la riconciliazione, o la solidarietà. Non sono attività o esperienze che nascono solo da una prospettiva sociologica della necessità di un cambiamento sociale. Sono espressioni concrete dell'esperienza di fede.

Andare alle cause

Oggi i problemi sociali sono mondiali e strutturali. Costituiscono un vero peccato strutturale. Un Stato solo, anche il più potente della terra, non è capace di risanarli. È necessaria la concentrazione di quelle forze che, attraverso gli organismi internazionali, rappresentano gli interessi e le necessità di tutta la famiglia umana (Centesimus annus, n. 58).

Non saremmo sulla linea di P. Dehon se ci limitassimo alle necessità locali, senza andare alle cause dei mali e senza far debitamente pressione sui centri di potere e di decisione mondiale per ottenere cambiamenti radicali.

In questa direzione dobbiamo lottare per una autorità mondiale e per organismi democratici che garantiscano la libertà, la giustizia, la pace e il diritto dei popoli.

Noi dehoniani (SCJ, consacrati/e, laici e laiche), in collaborazione con tutti i movimenti sociali cattolici, ecumenici, inter-religiosi, e con tutte le persone di buona volontà, ci sentiamo chiamati ad essere promotori di un movimento di pensiero e di azione all’altezza del nostro tempo.

IV. OPZIONI, PROPOSTE E PRIORITÀ

La Conferenza Generale, dopo aver visto e giudicato la realtà, vuole arrivare a delle conclusioni pratiche. Fin dall’inizio abbiamo inteso arrivare a proposte concrete. Sono molte le proposte presentate e approvate. Sono come indicatori della direzione verso cui vogliamo che cammini la Congregazione, rendendo visibile la sua spiritualità e il suo impegno quotidiano al servizio del Regno. Tali proposte devono orientare e ispirare le nostre attività concrete nell’ambito sociale. Sono ripartite attorno a quattro opzioni: la testimonianza di povertà; la formazione e l'informazione in campo sociale; i movimenti e organismi pastorali e sociali, e la gestione economica.

A partire da questo orientamento fondamentale, senza escludere nessuno degli obiettivi menzionati, abbiamo creduto importante estrarre alcune priorità: tre di esse riguardano l'impegno immediato di tutta la Congregazione; altre invece hanno solo un carattere regionale. Queste ultime sono state prospettate per le Province, Regioni e Distretti della rispettiva area geo-culturale.

Abbiamo concordato in particolare che ciascuna Provincia, Regione e Distretto, e, in quell'ambito, ciascuna comunità locale SCJ, stabilisca la priorità preminente che dovrà portare avanti sul posto, sempre mantenendo intatti gli impegni assunti da tutta la Congregazione in questa VI Conferenza Generale.

  1. PROPOSTE DI AZIONE
  2. La Testimonianza di povertà
  1. La formazione e informazione
    1. Formazione iniziale e permanente
  2. Tutte le Province, Regioni e Distretti includano nella propria Ratio Formationis i tempi e i modi di formazione, teorica e pratica, sull'apostolato sociale.
  3. Alcuni corsi di formazione permanente trattino esplicitamente temi di carattere sociale.
  4. Si favorisca la specializzazione di religiosi nel campo sociale.
    1. Formazione e informazione per la gente
  5. Il Direttivo Generale introduca nel suo programma uno o più incontri di studio tra esperti, a livello internazionale, su temi emergenti di giustizia, pace e salvaguardia del creato.
  6. Facciano lo stesso le Province le Regioni e i Distretti al loro livello.
  7. I nostri mezzi di comunicazione introducano nei loro programmi le informazioni riguardanti la questione sociale.
  8. In ciascuna Provincia, Regione o Distretto esista un organismo di Giustizia e Pace, per l’animazione e l’azione sociale tanto tra i nostri religiosi come tra le altre persone.
  9. I Movimenti e gli Organismi
    1. Preparare dei progetti per il recupero della dignità della persona umana
  10. Si crei in ciascuna Provincia, Regione e Distretto, almeno un’opera sociale per venire incontro alle varie necessità: disoccupati, giovani disorientati, drogati, emarginati, migranti, profughi, esclusi dall'istruzione, privati di aiuto sanitario, anziani o persone sole e abbandonate, ecc…
  11. Si promuova la dignità e la cultura degli indigeni.
  12. Si promuova la dignità della donna.
  13. Si difenda ogni vita umana come il primo dei diritti.
  14. Si sostengano le iniziative sociali già esistenti e i confratelli che lavorano in esse.
  15. Si utilizzi il sito web SCJ per fornire le informazioni su tutti i nostri progetti.
  16. Si sostengano finanziariamente, o in altro modo, i progetti sociali, considerati come validi. Per esempio: ciascuna comunità SCJ, nel limite del possibile, faccia i suoi acquisti nel “Commercio Solidale”.
    1. Sostegno e partecipazione diretta ai movimenti e organismi di solidarietà
  17. Si discernano gli organismi e movimenti sociali consolidati, senza scopo di lucro, e si collabori con essi a livello nazionale e internazionale: Caritas, Amnisty International, ONG
  18. I responsabili di Giustizia e Pace (Commissioni, segretariati o incaricati speciali), valutino i diversi movimenti e organismi che hanno per finalità di promuovere la giustizia e la pace, e che sono presenti nelle proprie circoscrizioni, sia diocesani, religiosi o laici, per collaborare o intervenire con essi secondo le possibilità e le opportunità.
  19. Ogni Provincia, Regione e Distretto studino la possibilità di sostenere una ONG di volontariato internazionale per progetti di autosviluppo dei popoli.
  20. Ogni Provincia, Regione e Distretto partecipi alla campagna per la cancellazione del debito estero e la eliminazione delle sue cause.
  21. Le aree geo-culturali interessate si uniscano alla Rete “Europa Africa”, con sede a Bruxelles per la difesa e il sostegno dei poveri e degli emarginati.
    1. Valorizzazione del laicato
  22. Secondo il pensiero e l’azione di P. Dehon, si organizzino corsi e incontri per formare gruppi cristiani laici; si abbia cura del volontariato e del mondo giovanile studentesco.
  23. Si faccia conoscere ai laici la lettera apostolica Christifideles Laici, purtroppo in gran parte sconosciuta, e i documenti sociali della Chiesa, incominciando dai laici dehoniani.
  24. Si favorisca l'impegno dei laici cristiani nei sindacati, associazioni sportive, culturali o altre. Si promuova la loro partecipazione attiva alla politica senza escludere i compiti di dirigenti sociali, o di impegno politico.
  25. Si abbia cura della preparazione sociale dei laici con corsi di specializzazione, creando, se è necessario, borse di studio.
  26. La questione Economica
    1. Investimenti etici e trasparenti
  27. Si depositi il denaro preferibilmente in banche etiche.
  28. In ogni caso si verifichi il tipo di investimento, evitando quelli immorali o speculativi, partecipando anche all’assemblea degli azionisti per influire sulle scelte politiche, si curi la trasparenza, la prudenza, la responsabilità e la competenza.
    1. Trattamento coerente dei dipendenti
  29. A tutti i livelli dell’amministrazione economica, si deve tenere conto della qualifica e di quanto spetta ai nostri dipendenti, per assicurare loro un tenore di vita conforme allo spirito dehoniano di giustizia e carità, osservando le leggi sindacali e civili e ricorrendo all’aiuto di esperti.
  30. In determinati casi può essere un dovere assisterli nella gestione dei loro beni, interessarsi alla educazione dei loro figli, alla loro salute e all'anzianità.
  31. Valutare e contabilizzare in modo legale, secondo le circostanze, il lavoro dei nostri religiosi equiparandoli ai lavoratori laici.
    1. Fondo di solidarietà
  32. Ogni Provincia, Regione, Distretto, abbia una “cassa di solidarietà” per provvedere a progetti e necessità della società. Questa “cassa di solidarietà” sarà aperta anche all’appello del Direttivo Generale per soccorrere le necessità e le emergenze mondiali. La cassa di solidarietà si alimenterà con i contributi di ciascuna comunità scj.
  33. Si crei un coordinatore generale per i fondi di solidarietà (economo, commissione finanziaria, consigliere o altro) che garantisca un’attenzione sociale e una distribuzione equa tra tutte le aree della Congregazione senza discriminazioni.
  34. Le Province, Regioni e Distretti, nella richiesta di finanziamenti al Fondo Generale, presentino al tempo stesso un piano preventivo quinquennale per la sua realizzazione.
  35. PRIORITÀ
  36. A livello di Congregazione
  37. Tutte le Province, Regioni o Distretti preparino esperti nel campo sociale per:
  1. Ciascuna Provincia, Regione o Distretto abbia un organismo (commissione, segretariato, promotore…) che, sia a livello interno che esterno alla Congregazione, incentivi l’impe-gno per la giustizia, la pace, l’ecologia (salvaguardia del creato).
  2. In sintonia con lo spirito del “Giubileo”, nella Congregazione si continui ad appoggiare il movimento per il condono del debito dei paesi poveri.
  3. A livello di aree geo-culturali

Europa del Nord

Mantenere l’opera interprovinciale di accoglienza per giovani rifugiati in Lussemburgo.

Europa del Sud

Creare e mantenere ONG e associazioni simili, come una forma di appoggio al laicato e al volontariato.

America del Nord

Acquistare prodotti sul mercato solidale, per favorire una educazione e conversione personale.

America del Sud

Continuare la collaborazione interprovinciale a livello formativo e missionario, in accordo con il principio di solidarietà e del “Noi Congregazione”.

Africa

Promuovere l’educazione della gioventù con la finalità di formare persone mature e preparare quadri evangelicamente ispirati, che siano al servizio della vita socio-politica di questi paesi.

Asia

Realizzare un incontro dell’area asiatica per trattare il tema: Formazione e giustizia sociale.

  1. A livello locale (Provincia, Regione, Distretto) e di Comunità Locale SCJ

La Conferenza Generale non è finita; non ha ancora esaurito le sue finalità. Deve proseguire in tutte le parti organicamente costituite della Congregazione - ossia in tutte le Province, Regioni e Distretti - e nelle sue rispettive comunità locali.

È desiderio della Conferenza che anche a questi livelli si proceda alla definizione, per lo meno, di una priorità che raggiunga l’obiettivo della 5a. Mozione del XX Capitolo Generale di “realizzare opzioni apostoliche coerenti con la dimensione sociale del carisma” (Doc. XVIII, pag. 392); “opzioni precise di povertà e di servizio dei poveri… creando una mentalità, una presa di coscienza del tema (il neoliberalismo e la sue implicazioni) per arrivare a determinazioni pratiche e esigenti, almeno circa la nostra gestione economica dei beni” (“Una strada da costruire…”, n. 8).

  1. VALUTAZIONE

Fin dal suo inizio, al momento della progettazione e della preparazione, e durante la sua stessa realizzazione, nella Congregazione, si attendeva, da parte di tutti, che la Conferenza Generale producesse:

Tutto questo si radica nella convinzione che l’impegno sociale, è dimensione essenziale del nostro carisma, è parte indiscutibile della nostra missione SCJ, e trova un alveo proprio all’interno della Congregazione.

L'impegno è tanto più forte quanto maggiore è l'impulso della spiritualità che lo sostiene e viceversa. Ciò è dimostrato dall’esperienza del P. Fondatore e di molti confratelli realmente impegnati.

Perché si possano ottenere questi frutti, sarà necessario valutare, periodicamente, la realizzazione effettiva delle opzioni, delle proposte e delle priorità qui stabilite.

CONCLUSIONI

Chiudiamo questa Conferenza Generale con la sensazione che essa abbia compiuto la sua missione. Vogliamo sottolineare fortemente che tutte le proposte sono importanti anche se ne abbiamo evidenziato alcune come prioritarie. In esse si coglie lo spirito della Conferenza e la nostra speranza congregazionale. Sono ben concrete e non sono esclusive. Molte altre proposte o realtà possono essere già in atto nella Congregazione, però vogliamo che queste siano quelle che devono orientare i nostri sforzi per i prossimi anni.

Il fatto che si fissino scopi per determinate realizzazioni non deve farci dimenticare che la nostra preoccupazione permanente è la causa dell’uomo, coscienti che “l’uomo è il cammino della Chiesa” (Centesimus Annus 53-62). È il cammino assunto da Cristo nella redenzione per compiere il progetto del Padre e per dare la felicità a tutti gli esseri umani. La stessa creazione raggiungerà la sua piena liberazione a partire dall’essere umano (Rm 8,19-22). Perciò non può essere diverso il nostro cammino. Siamo a servizio dell’uomo, di ogni uomo e in ogni circostanza. Il nostro orizzonte è l’uomo nel mondo; le sue speranze e le sue gioie, i suoi dolori e le sue frustrazioni devono essere anche i nostri. Il nostro obiettivo è l'uomo solidale con tutti i membri della sua nazione e con tutti i popoli della terra. Il particolare non deve mai far dimenticare l’universale.

Alla Famiglia Dehoniana, e a tutti i suoi componenti, vogliamo dire che, con questo messaggio, li rendiamo partecipi della nostra vita. Sono determinazioni che riguardano la Congregazione SCJ però in esse c’è uno spirito che può essere partecipato. Questo spirito di servizio, di donazione e di condivisione può essere vissuto in comunione e assunto da tutti. Li invitiamo cordialmente a percorrere il cammino con noi.

Il Sacro Cuore, dalla cui ricchezza tutti abbiamo ricevuto, sia sempre il fondamento, l’origine e il termine della nostra vita. Ci auguriamo che con Lui e per Lui possiamo essere testimoni dell’insondabile mistero dell’Amore di Dio e non ci stanchiamo mai di essere per gli altri.

Nostra Signora della Visitazione, con la cui festa si conclude il mese di maggio, sia la stella che ci guida nel nostro camminare di credenti e servitori della giustizia e della pace.

I confratelli

Membri della VI Conferenza Generale SCJ

Recife, 26.05.2000