EDITORIALE

Per parecchio tempo siamo vissuti conservando “un po’ in sordina” il ricordo delle lunghe e dolorose persecuzioni che hanno segnato il secolo appena trascorso (in Messico anni ’20; in Spagna anni ’30; in Germania anni ’40; in Russia, quasi tutto il secolo…), senza farne oggetto di una approfondita riflessione ecclesiologica e teologale.

Ma da quando il papa Giovanni Paolo II ha cominciato a chiamare quei testimoni della fede “martiri della grande causa di Dio”, e ha lanciato l’idea di un recupero della loro “memoria”, ha avuto inizio anche tra noi una riflessione più attenta su questi eventi e sul significato che possono avere, per noi credente e per tutta la Chiesa, nel nuovo millennio appena iniziato.

Il richiamo del Papa è stato esplicito, già nell’enciclica Tertio millennio adveniente, che è del 1996. Scrive, infatti, in quel documento: “Nel nostro secolo sono ritornati i martiri, spesso sconosciuti, quasi militi ignoti della grande causa di Dio. Per quanto è possibile non devono andare perdute nella Chiesa le loro testimonianze” (TM 37).

Questa realtà, richiamata ancora più volte da Giovanni Paolo II nel corso del grande Giubileo, è emersa prepotente anche in seno alla Famiglia dehoniana da quando si è diffusa la notizia non solo che tra i martiri del XX secolo c’era qualche dehoniano, ma addirittura che il p. Mariano García Méndez (1891-1936), in religione p. Juan Maria de la Cruz, ucciso per la fede in Spagna nel 1936, sarebbe stato il primo sacerdote dehoniano proclamato beato.

Appena si seppe la data della sua beatificazione, il Superiore generale, p. Virginio Bressanelli, con lettera del 18 dicembre 2000, ne informava tutta la Famiglia dehoniana, ma anche invitava a “recuperare la memoria storica di quelle figure significative di sorelle e fratelli nostri che possono essere modelli e stimolo per vivere con maggiore intensità la vocazione e la missione che abbiamo nella Chiesa e nel mondo di oggi”.

Oltre questo invito, rivolto a tutti, a “recuperare la memoria storica” di nostri confratelli che possono essere di stimolo per noi, lui stesso ha allegato, come post-scriptum alla sua lettera, una lista di circa 50 confratelli, che qualifica con il titolo: “sono questi i nostri martiri” (cf. anche Dehoniana, 2000/1, p. 43).

Questo nuovo millennio, quindi, per noi della Famiglia dehoniana è iniziato all’insegna del p. Juan Maria de la Cruz, il primo “beato” della Congregazione. Per questo motivo, il presente quaderno di Dehoniana è quasi interamente dedicato al tema Fare memoria dei nostri Martiri.

Il primo articolo è una sintesi molto parziale dei primi capitoli del volume di Andrea Riccardi, dal titolo Il Secolo del martirio: ampia panoramica sulle numerose persecuzioni registrate lungo tutto il XX secolo, e sulle meravigliose e spesso eroiche testimonianze di fede di tanti martiri.

L’articolo successivo ricorda la solenne celebrazione della “beatificazione” di 233 cristiani della diocesi di Valencia (Spagna) uccisi nel corso della persecuzione spagnola del 1936; e riporta il testo sul loro profilo spirituale formulato dal Papa nel contesto di quelle celebrazioni (11 e 12 marzo 2001): “Erano, disse, uomini e donne di tutte le età e condizioni… Furono uccisi per la loro fede in Cristo e perché erano membri attivi della Chiesa”.

Il dossier centrale è dedicato soprattutto al “nostro martire”, il p. Mariano García Méndez (in religione p. Juan Maria de la Cruz), che è anche il primo dehoniano beatificato. Un primo articolo comporta una breve rievocazione della rivoluzione spagnola, nella quale il p. Mariano è stato coinvolto. Viene poi tratteggiata la figura spirituale del nostro “beato” e sono rievocate le circostanze del suo martirio. Quindi fanno seguito: il testo del decreto “sul suo martirio”, alcuni estratti del suo “diario” spirituale e, infine, l’invito a guardare a lui come a un modello da seguire (“C’è posto anche per te”).

Sulla scia del beato Juan Maria de la Cruz, viene fatta “memoria” anche di alcuni nostri confratelli che pure, in situazioni molto diverse, hanno testimoniato la loro fede in Cristo fino a dare la vita per il Vangelo.

Seguono tre brevi articoli sulla “vita della Congregazione” o sull’esperienza pastorale di alcuni nostri confratelli.

E infine una “novità”: il quaderno si chiude con la “recensione” di alcuni libri SCJ apparsi recentemente. Tale “recensione”, però, non offre valutazioni critiche sulle opere segnalate, ma semplicemente informa sui “contenuti”.

Andrea Tessarolo