VITA DELLA CONGREGAZIONE

VITA RELIGIOSA E SPIRITUALITÀ INDIANA

- racconto di una esperienza -

Sebastião Pitz, scj

Il presente articolo tratta dell'esperienza che ho vissuto nei miei due anni e mezzo come missionario in India. È ancora troppo presto per me dare una descrizione esaustiva della spiritualità indiana e asiatica nel contesto sociale, politico, culturale ed economico che caratterizzano la persona religiosa orientale.

Il mio primo obiettivo in questa analisi è di condividere con voi e di riflettere sulla missione della vita religiosa di offrire, nella realtà concreta, la sua testimonianza su Gesù Cristo e di annunciarlo con rinnovato ardore.

L'esortazione post-sinodale Ecclesia in Asia presentando l'Asia come il contesto storico e geografco in cui si è compiuta l'incarnazione di Gesù Cristo, afferma che lo stesso contesto ha esercitato un importante influsso sulla vita e la missione del Redentore come uomo.

"Alla stessa maniera, dice il Santo Padre, la chiesa vive e adempie alla sua missione in circostanze concrete di tempo e di spazio. Se il popolo di Dio in Asia vuole, mediante la nuova evangelizzazione, rispondere alla volontà di Dio nei suoi confronti, deve acquisire una consapevolezza profonda delle complesse realtà di questo continente".

La presente riflessione si inserisce in questo ambito di rispondere alla volontà di Dio nel contesto della realtà indiana specialmente per la formazione dei nuovi religiosi.

1. Origine della esperienza

Cresce sempre di più in questi ultimi anni la coscienza che bisogna immettere nuove forze nel campo della formazione dei religiosi nelle diverse congregazioni, in modo particolare per il postulato, il noviziato e lo juniorato. L'India non è esclusa da questo processo. Anche qui le giovani vocazioni si incontrano per giorni e anche per settimane di formazione e di esperienze intercongregazionali. Mi riferisco in particolare ai Claretiam a Carmelaram-Bangladore, capitale dello stato del Karnataka, che organizzano annualmente corsi per novizi, aperti alle congregazioni presenti nella regione o in altri stati, cioè novizi che sono in piccolo numero e che possono essere ospitati nel noviziato claretiano.

Apprezzando questa iniziativa di Carmelaram, che ho conosciuto nel mio primo anno in India, vi ho portato i miei tre novizi di Cochin, per passare il mese di agosto nel noviziato dei claretiani. Essi hanno partecipato a tre corsi: "integrazione spirituale e psicologica", "Analisi sociale e teatro della strada" e "Maturità umana". Il primo e il terzo corso sono stati tenuti dal maestro dei novizi e dal suo assistente, ambedue psicologi formati all'istituto di Psicologia della Gregoriana. Al primo corso di dieci giorni, erano presenti novizi di 14 congregazioni religiose, fino a raggiungere il numero di 90 partecipanti.

Il motivo di questa introduzione è per spiegare che l'esperienza spirituale, che andremo presentando, trae la sua origine da questa coesistenza e formazione con novizi che normalmente stanno facendo anche l'esperienza dell'ashram durante il tempo del noviziato.

È un corso spirituale di "Iniziazione alla Spiritualità Indiano-Asiatica" praticato da Anjali Ashram a Mysore, fondato da Swami Amalorananda. Ho portato i miei novizi a fare questa esperienza di 10 giorni, alla metà di novembre 1999. Eravamo un gruppo di più di 90 novizi (novizie), maestri dei novizi e un altro gruppo di suore e preti che venivano per un corso di formazione, che include anche questa esperienza di ashram.

2. Che cosa offre l'esperienza di Ashram

Prima di dare una definizione dell'ashram, conviene dire che si tratta prima di tutto di uno stile di vita che si può adattare a tutti i livelli. Tutto converge nell'esperienza, una esperienza di Dio arricchita dal silenzio, dal contatto con la natura, la semplicità e perfino l'austerità che è la caratteristica propria del modus vivendi della maggior parte degli indiani poveri e/o impoveriti dai fattori politici ed economici.

Anjali Ashram, il fondatore, era un uomo mistico e l'ashram, come è stato concepito, si adatta a persone che intendono approfondire la propria esperienza di Dio. Oltre essere stato un uomo mistico, è stato anche un uomo con una profonda esperienza di Dio e di ampia cultura, preparato per aprire la religione cristiana alla cultura indiana.

Questo Ashram, attualmente gestito da Swami Louis dal 1992, un prete della stessa diocesi di Swami Amaloranda, Pondicherry, cerca di continuare nella stessa linea del suo predecessore, promuovendo una viva e autentica spiritualità indiana.

Nei giorni passati nell'Anjali Ashram, oltre seguire il programma giornaliero previsto per 1'Ashram, avevamo due ore al giorno di conferenze tenute dal Padre Direttore, come pure l'omelia che univa la Parola di Dio con il tema della riflessione e la preghiera del giorno.

Le conferenze e le omelie evidenziavano lo stile di vita, presentando la visione realistica di un uomo in cui si integravano la profonda esperienza di Dio e una solida informazione della cultura indiana, aperto al dialogo religioso, specialmente con l'Induismo. Nella predicazione la centralità era su Cristo e Cristo risorto, inculturato nella realtà indiana.

Tuttavia venivano letti anche alcuni testi sacri dell'Induismo e vi erano ore di riflessione e di meditazione, come pure di preghiera comune.

La povertà e la semplicità dell'Ashram erano evidenti nel cibo, nell'alloggio, nel modo di vestire di coloro che fanno parte della comunità, come pure nelle suppellettili della chiesa, della cappella, della sala di conferenze e nella sala da pranzo. Di solito ci si siede per terra nei momenti di attività comuni. È un sincero tentativo di vivere come vivono di solito i poveri dell'India.

Un giorno, verso la fine dell'esperienza, in piccoli gruppi di due o tre, abbiamo visitato i poveri della periferia di Mysor e abbiamo così potuto confrontare lo stile di vita dell'Ashram con la realtà della vita dei poveri.

La casa che io ho visitato, con un prete italiano e uno indiano di Andhra Pradesh, era una casa con una sola stanza che ospitava i genitori e tre figli. Entrando siamo stati gentilmente invitati a lasciare le scarpe alla porta e di sederci su di un tappetino. Mi ha impressionato il fatto che essi non sembravano imbarazzati dalla nostra presenza e subito ci hanno offerto dell'acqua e alcuni dolci che erano certamente il resto del loro pasto.

Swami Louis, convinto che il ricco non può evangelizzare il povero, prendendo l'esempio da Gesù che si è fatto povero per annunciare la buona novella ai poveri, è molto critico sullo stile di vita religiosa che si vive attualmente in India. Egli afferma con convinzione che la vita religiosa non è una vera testimonianza di povertà che manifesti Cristo e la sua vita.

"È necessario, dice, che il religioso (la religiosa) si senta una persona realizzata e felice nella sua opzione di vita, attraendo di conseguenza e aiutando le persone soprattutto con la sua testimonianza di vita".

Le riflessioni seguono questo schema:

- introduzione: come costruire 1'ashram e il suo significato

- Atma Purna Anubhava: la piena esperienza di Atman (Spirito) o l'esperienza della pienezza dello spirito.

- Sadhana (cammino per la realizzazione).

- Guru (guida spirituale e sua importanza).

- La preghiera come espressione della totalità dell'essere nella libertà, quiete e silenzio "lo sono colui che sono" (Es 3,14) è l'espressione della libertà della sua pienezza.

- Dyana (illuminazione) e la ricerca dell'io "me" in Dio.

- Yoga (unione) l'apertura e l'unione con sé, con Dio e con l'universo. Ciò aiuta nel controllo personale del corpo, dei sensi, del linguaggio e della mente.

- La conseguenza di ciò è la Libertà che si esprime soprattutto all'interno: nell'unione con me stesso e con Dio; comunione con la società e l'armonia con la natura. In ciò sono reso più capace di esprimere me stesso.

- Il religioso (religiosa), essere umano, ecclesiale e discepolo (a) in continua ricerca della realtà di Dio

- nella libertà con dharma (giustizia) e nella semplicità; la vita è come quella del pellegrino che ha come meta finale Dio.

- La vita religiosa deve essere vissuta con risolutezza e determinazione e con totale rinuncia.

Si deve assumere Gesù Cristo che predicò la buona novella ai poveri e li liberò dalle loro sofferenze. All'interno di questo orientamento e seguendo il programma giornaliero di Ashram, posso fare una esperienza significativa di Dio che continua ad essere anche un contributo per il mio processo di inculturazione nella realtà indiana.

3. Alcune riflessioni

Noto che è molto importante questa esperienza che sta coinvolgendo alcune congregazioni religiose in India, principalmente per il campo formativo. La intercongregazionalità è senza dubbio di grande valore in un paese dove le sfide culturali e sociali sono forti per i religiosi.

Dobbiamo imparare dalle esperienze degli altri e offrire qualcosa anche della nostra povertà perché la vita religiosa diventi una realtà sempre più incisiva in India.

In una visione più globale della vita religiosa in India, aiuta molto questo fatto per una presenza significativa della testimonianza di Gesù, nella sequela di Cristo povero, casto e obbediente.

Se paragoniamo i nostri religiosi con i sadhus, uomini consacrati dell'Induismo, notiamo che questi danno un esempio di una forte e radicale rinuncia. Nella nostra vita religiosa, attualmente, si nota un forte influsso occidentale.

Questo è dovuto anche al fatto che i religiosi sono formati secondo metodi occidentali in cui la radicalità evangelica ha assunto spesso delle forme che si adattavano alla gente ed era significative in quell'ambiente e in certi periodi, ma che non sono sempre valide per la realtà dell'India.

Un'altra difficoltà nasce dal gran numero di vocazioni, specialmente nel sud dell'India. Senza voler mettere in dubbio l'arrivo alla vita religiosa di giovani ben intenzionati che di fatto chiedono di vivere la radicalità evangelica, il formatore, che è incaricato della iniziazione alla vita religiosa, deve stare bene attento verso quei giovani che cercano una vita più comoda e vogliono conoscere il mondo occidentale, soprattutto nelle congregazioni che sono giunte più recentemente in India come nel nostro caso.

Vivere in case piene di vocazioni e vivere con un ottimismo vocazionale può essere gratificante ed eccitante, ma è meglio porre l'attenzione fin dall'inizio per formare veri religiosi (e) e autentici preti, immersi corpo e anima nella realtà Indiana e disposti ad essere testimoni in quella realtà per piantarvi il Regno di Dio con tutti i suoi valori peculiari.

Per terminare, come formatore straniero, devo essere in un continuo processo di formazione e accettare con gioia ciò che la realtà Indiana e Asiatica mi offre per la mia personale conversione e aiutare gli altri a fare il loro cammino religioso con serenità e in modo molto realistico dentro le sfide che ci inquietano e nello stesso tempo ci spronano ad avanzare sempre nella direzione della Verità in cui crediamo e che di fatto ci realizza e ci rende felici.

NOTE

1. Giovanni Paolo II, Ecclesia in Asia, n. 5

2. Il nome Carmelaram è dovuto ai Carmelitani che furono i pionieri in quella regione. Dopo di loro molte altre congregazioni acquistarono le terre dei carmelitani ed essi stessi fondarono un convento, delle case di formazione e un ospedale.

3. È necessaria qui una nota sul numero delle vocazioni in India. Solo nell'area di Bangalore, la capitale dello stato di Karnataka, conosciuta anche come la "Roma" dell'Est, attualmente vi sono 400 novizi (novizie). L'informazione è del Biblical National Center, Catechistico e Liturgico (NBCLC), situato a Bangladore. Carmelaram è situato a circa 15 km dalla città e raccoglie un gruppo di novizi, mentre altri si riuniscono al NBCLC che offre specifici corsi per novizi e religiosi di tutta l'india.

4. Esistono circa 50 Ashram (centri di spiritualità) in India. Anjali Ashram ha una sua particolare importanza perché si tratta di un centro per una spiritualità che integra certi elementi dell'Induismo e del Buddismo e offre corsi sistematici per religiosi e laici (anche per persone di altre religioni) che vogliono conoscere meglio la spiritualità indiana.

Questo Ashram è stato fondato da Swami Amalorananda (1932-1990). Questo sacerdote di Ponticherry, ex-colonia francese, diplomato in Catechesi e laureato in Teologia all'istituto cattolico di Parigi, ha occupato un posto preminente nella Chiesa dell'India. Ha fondato anche il centro NBCLC, di cui è stato direttore dal 1967 al 1982, dando un grande contributo al rinnovamento dell'India, secondo gli insegnamenti del Vaticano II. Egli organizzava seminari a tutti i livelli e ha pubblicato una rivista "Word and Worship". A livello internazionale è stato membro di diverse commissioni vaticane ed organismi teologici internazionali. Nel 1979 P. Amalor fu invitato a tenere la cattedra di Cristianesimo alla Università di Mysore, il primo ad occupare tale incarico in India. Nel 1981 ha inaugurato il dipartimento di cui è stato direttore. Nello stesso tempo ha fondato e costruito il nuovo e magnifico Anjali Ashram, ai piedi della montagna sacra ed è diventato Achaya Guru per molti che frequentano 1'Ashram dal 1990. È morto in un incidente stradale il 25 maggio 1990 mentre viaggiava con la sua auto verso Mysore Bangalore.

5. L'Ashram ha un suo programma con caratteristiche proprie nella celebrazione Eucaristica con un proprio rito: la messa per l'India, i canti di Bhajans e Mantras, dei simboli della cultura indiana e, oltre la Bibbia, usa certi testi dei libri sacri Indù.

Orario: 5.30: Pratah Samdhya (meditazione del mattino) - 6.30: celebrazione Eucaristica - 7.30: Colazione - 8.00: tempo libero - Ashram seva (lavoro manuale) - 10.30: Upadesa (conferenza) -12.00: Madhyvan Samdhya (meditazione del mezzogiorno) - 12.30: pranzo, tempo libero, riposo e Ashram seva - 15.30: tè - 16.30: Upadesa II - 18.30: Saayan Samdhya (meditazione del pomeriggio) - 19.30: cena - 20.15: Satsangh (scambi di gruppo), studio personale e preghiera -22.00: Riposo.