DOSSIER CENTRALE
PROFETI DELL’AMORE
E SERVITORI DELLA RICONCILIAZIONE

I DEHONIANI CONTRO OGNI GUERRA

- Umanizzare la soluzione delle controversie internazionali -

Angelo Cavagna, scj

La guerra in atto contro Osama Bin Laden e i suoi fiancheggiatori (talebani, ecc.), ritenuti responsabili del clamoroso e criminale attentato terroristico contro i simboli fra i più vistosi degli Stati Uniti (le due torri a New York e il Pentagono a Washington), ripropone la questione della guerra, dal punto di vista umano e cristiano.

Questa guerra si prospetta dura, lunga e coinvolgente un numero notevole di Paesi, sia come attori che come bersagli.

I Dehoniani, senza offrire nessuna attenuante all’atto terroristico antiamericano, non offrono nemmeno giustificazioni di sorta alla risposta bellica degli USA e dei paesi collaboratori, per vari motivi.

1. - Anzitutto Bush l’ha presentata come una guerra tra il bene e il male. Ciò è insostenibile e orrendo. L’Occidente, preso come insieme dei paesi più ricchi, dovrebbe fare un minimo di autocritica. È sotto gli occhi di tutti la sua responsabilità nei riguardi della ingiustizia strutturale che affama la maggior parte del mondo. Ma di tale autocritica non si vede nemmeno l’ombra. Il Papa ha chiesto perdono per certi crimini storici compiuti dai cristiani; ma finora sembra che il suo esempio sia rimasto unico, sia a livello di Chiese e Religioni, sia di Governi nazionali. Con ciò non si vuol negare la responsabilità degli stessi governi dei paesi poveri, la cui corruzione, tuttavia, è favorita e spinta da forti pressioni internazionali.

2. - La guerra non risolve nulla. Anche l’eventuale vittoria rilancia nel tempo rivendicazioni con altre guerre. In ogni caso, i morti quasi tutti civili, gli sfollati e profughi, e le distruzioni immani non possono avere nessuna giustificazione. Il mondo è pieno di guerre (oltre 50), alcune croniche e con milioni di morti, di cui nemmeno si parla. E tutti i belligeranti si atteggiano a difensori, mentre in realtà proliferano massacri di massa e violazioni di ogni diritto, specie per le donne, i più deboli e gli innocenti.

L’alternativa è la Difesa Popolare Nonviolenta, che ha scritto pagine storiche magnifiche e che, come ha detto il Papa, ha salvato l’onore dell’umanità nel secolo XX, il più sanguinario della storia. Purtroppo, non è presa nemmeno in considerazione dai politici.

Ripugna, poi, che oggi le guerre siano ammantate di missioni di pace, interventi umanitari, azioni di polizia internazionale. Al contrario, le teorizzazioni politico-militari degli addetti ai lavori parlano di “interessi vitali” nazionali. Vedi per tutti il Nuovo Modello di Difesa della NATO (Londra 1990), dove per interessi vitali sono da intendere le “materie prime, presenti nel terzo mondo, necessarie alle economie dei paesi industrializzati” (dal documento “Lineamenti di sviluppo delle Forze Armate negli anni ‘90”, presentato ufficialmente dal Ministero della Difesa italiano in Parlamento nell’ottobre 1991).

3. - Altro punto da chiarire è la distinzione essenziale tra esercito e polizia. Un generale italiano dei più noti ed esperti di missioni internazionali, Bruno Loi, ha scritto: “Non si possono inviare gli eserciti a fare azioni di polizia internazionale. È tutta un’altra struttura e formazione”. L’esercito è per la guerra, che tende ad eliminare l’avversario (= uso omicida della forza); la polizia, anche quando usa la forza armata, non ha lo scopo di uccidere nemmeno i ladri o gli assassini, ma solo di difendere gli innocenti e la società, con il minimo danno anche per l’attentatore (= uso non omicida della forza).

4. - Ultimo punto, ma forse primo per importanza, riguarda l’ONU, che è stata istituita dopo la seconda guerra mondiale proprio per impedire il ripetersi di simili ecatombe. Sciaguratamente fu costruita dai vincitori della guerra a difesa dei propri interessi. L’assemblea non può fare nessuna legge; solo dichiarazioni o raccomandazioni. Nel Consiglio di Sicurezza, che decide l’invio di caschi blu, siedono in permanenza i rappresentanti dei paesi vincitori, con diritto di veto singolo.

Questa ONU è inadeguata al compito affidatole. Oggi i problemi sono mondiali ed esigono una vera autorità mondiale. Si dice un po’ da tutti che il mondo è divenuto un villaggio planetario. Ma tale villaggio è senza sindaco e senza consiglio comunale; cioè senza Parlamento e senza vero Governo. È un paese di matti. Kofi Annan, segretario generale delle Nazioni Unite, ha scritto tempo fa: “Le istituzioni internazionali, che dovrebbero garantire giustizia e pace per tutti i popoli, sono allo stato poco più che embrionale”. Senza una vera ONU, non si risolve nessuno dei gravi problemi mondiali.

Occorre dunque una riforma radicale dell’ONU, con Parlamento e Governo mondiali, dotata di un Corpo di vera Polizia Internazionale, cui corrisponda la eliminazione di tutti gli eserciti nazionali, con adeguate autonomie politiche continentali, nazionali, regionali e comunali, secondo il “principio di sussidiarietà”, classico del pensiero sociale cristiano.

È questa la “via istituzionale alla pace”, che non è utopia, ma indispensabile e urgente per sostituire alla globalizzazione selvaggia un ordine mondiale efficace. Del resto, tutti questi elementi, come abolizione totale degli eserciti, istituzione di una vera ONU dotata di un Corpo di vera Polizia Internazionale, educazione di tutti i popoli alla nonviolenza attiva, abolizione totale della pena di morte, sono recepiti nel nuovo Catechismo degli Adulti della Conferenza Episcopale Italiana (CEI) “La verità vi farà liberi” (capp. XXVI e XXVIII, pp. 491, 493-494, 528-529 e 559). Tale Catechismo CEI segna una svolta storica che si ricongiunge alla posizione almeno prevalente dei primi secoli della Chiesa, per cui il cristiano non poteva fare il soldato.

Purtroppo, i responsabili delle comunità politiche nazionali non parlano di tale riforma dell’ONU o propongono riforme minime. Soltanto un forte e intelligente movimento popolare può costringere i politici a dotare il villaggio planetario di istituzioni internazionali adeguate. Così la via istituzionale si salda con la via movimentista alla pace. Sono queste le vie per umanizzare la soluzione delle controversie internazionali.

Conclusione

In tal modo, i Dehoniani non si limitano a denunciare la inutilità e nocività della guerra e del sistema militare che la sorregge, ma insistono sulla proposta alternativa della nonviolenza attiva e di una vera ONU.

Che l’attuale guerra contro il terrorismo non rispetti nemmeno le condizioni minime poste dalla pur superata dottrina della guerra giusta lo rilevano, oramai, apertamente diversi vescovi, fra cui addirittura l’Ordinario Militare Walter Mixa dell’esercito tedesco. Altri vescovi urgono la necessità di autocritica da parte occidentale, in specie americana. Su ciò ha preso posizione, in particolare, l’arcivescovo di Kinshasa (Repubblica Democratica del Congo). Tra l’altro, proprio nel Congo è in atto una vera e propria “guerra mondiale” (una decina di paesi coinvolti), che ha prodotto due milioni e mezzo di vittime, quasi tutti civili, soltanto dal 1998 ad oggi. E anche qui, il vero motivo di tale ecatombe sono “le miniere locali di oro, diamanti, cadmio, uranio, plutonio, coltan ecc., contese dalle multinazionali sostenute dai rispettivi governi occidentali; sicchè le nostre vite valgono meno dei nostri diamanti”. Queste sono le parole esatte dette dal vecovo di Butembo durante il Simposio Internazionale per la Pace in Africa, detto SIPA1, del febbraio-marzo 2001, realizzato con la presenza di 300 italiani, più qualche altro europeo, in occasione della missione popolare detta “Anch’io a Bukavu”, per rompere il silenzio su tale tragedia.

Forse si sa che è in preparazione una nuova missione in Congo, questa volta a Kisangani, denominata appunto “Anch’io a Kisangani”, per rilanciare il “Colloquio Inter-Congolese e Inter-Africano” o “SIPA2”. I dehoniani, oltre che in Italia, stanno collaborando anche in Congo alla preparazione di tale evento, previsto per i giorni 3-8 aprile 2002. È auspicabile una significativa partecipazione da tutte le Province dehoniane dell’Europa e anche dell’America, nel limite del possibile, come segno concreto, tra l’altro, di vicinanza ai missionari dehoniani in loco. C’è posto per tutti: religiosi preti e laici, dehoniani/e laici, gioventù dehoniana.

Le riflessioni e le iniziative suaccennate si ispirano agli ideali del Regno del Cuore di Gesù e della Civiltà dell’Amore, secondo il carisma di vita interiore e, insieme, di impegno sociale del fondatore Padre Dehon.

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P. Angelo Cavagna scj, è il Segretario per la Giustizia e la Pace della Provincia Italiana Settentrionale e membro della comunità di Bagnarola (Bologna). Figura di primo piano nel pacifismo italiano e nel settore dell’obiezione di coscienza, è impegnato da molti anni contro la guerra e le violenze di ogni specie, spesso controcorrente. Promotore del Gruppo Autonomo Volontari Difesa Nonviolenta, ha organizzato numerose iniziative (convegni, digiuni, marce…) a favore della pace e dei diritti dei marginati.