TEOLOGIA E SPIRITUALITÀ

L’INCARNAZIONE NELLA SPIRITUALITÀ DEHONIANA

Rievocando “l’esperienza spirituale” di p. Dehon,
a Loreto, nel 1877 e 1894

Oliviero Giuseppe Girardi, scj

Premessa

1. Perché questo tema? - Perché l’incontro del giovane canonico Dehon con “l’ispirazione originaria”, dalla quale nascerà, prima, la Congregazione degli “Oblati del S. Cuore di Gesù”, poi la “Famiglia Dehoniana”, è avvenuto nella S. Casa di Loreto, luogo storico della Incarnazione. Tralasciando eventuali riserve sulla questione della S. Casa, essa è senza dubbio il luogo che rievoca il grande evento della “Annunciazione del Signore”. Perciò sul fronte dell’altare, nella S. Casa, anche p. Dehon poté leggere: “Hic Verbum caro factum est” (qui il Verbo si fece carne).

2. P. Dehon, il 3 aprile 1894, scriverà a p. Falleur, con un accostamento significativo: “Qui è nata la Congregazione nel 1877”. La lettera, conservata nell’Archivio Dehoniano, inizia con la data: “Lorette, Près la Santa Casa, mardi 3 avril (1894)” (Loreto, presso la Santa Casa…).

3. Perché p. Dehon, a 16 anni dalla sua Professione di “primo Oblato del S. Cuore” (1878-1894), ha scritto quella riga così precisa e importante? Quale rapporto vedeva tra “Qui il Verbo si è fatto carne” e “Qui è nata la Congregazione, la futura Famiglia Dehoniana”?

4. Troveremo la risposta percorrendo il suo “cammino vocazionale”:

- come persona (fino al 1877),

- come Fondatore e Padre della Famiglia Dehoniana (dal febbraio 1877 al 12 agosto 1925).

Scopriremo le ragioni e la ricchezza di contenuto di questa sua rapida ma intensa rievocazione: qui, nella S. Casa di Loreto, qui dove ha avuto inizio lo straordinario evento dell’Incarnazione, qui si trova pure la “sorgente carismatica” di quella che egli chiamò la Congregazione e che, oggi, noi diciamo la “Famiglia Dehoniana”.

5. Quanto sia importante riscoprire le “sorgenti” dell’acqua viva dello Spirito, della “linfa” che alimenta l’albero della Famiglia dehoniana, è evidente: p. Dehon, “radice” di questa pianta, custodisce la preziosa “linfa” dello Spirito che lo ha “mosso” (LG 45 parla di “impulso dello Spirito”, che sta all’inizio di ogni Fondazione) a prendere l’iniziativa della fondazione di una nuova Congregazione, che si sarebbe sviluppata, in una “Famiglia di vocazioni”, la Famiglia Dehoniana. Paolo VI, nell’immediato post-concilio, lo diceva con forza: “Volete rinnovarvi nello spirito, nella vita, nelle opere, andate ad attingere la “linfa” alla “radice”, il Fondatore, il Padre della Famiglia Dehoniana”. Nella lettera del 3 aprile 1894, ritornando con emozione a Loreto in un momento particolarmente difficile e doloroso (dal 1889 al 1896 soffrì - sono sue parole - “una prova più dolorosa del Consummatum est”, cioè la soppressione dell’Istituto nel 1883), dopo aver scritto: “È qui che è nata la Congregazione nel 1877”, aggiunge: “Possa la Congregazione ritrovare oggi una nuova vita!” Sentiva, anche lui, l’importanza di attingere ancora alla “sorgente”.

Accompagniamo, dunque, questa sua “esperienza spirituale”, sviluppando il nostro tema in tre parti:

I. Il cammino vocazionale di Leone Dehon:

- come persona

- come Fondatore e Padre della Famiglia Dehoniana

II. La dinamica dell’Incarnazione:

- l’Ecce Venio del Verbo che entra nel mondo

- l’Ecce Ancilla di Maria che Lo accoglie e Lo dona

III. La dinamica della trasformazione e “consacrazione” del mondo:

- è sempre l’incontro di “due Oblazioni”

- vocazione e missione dei Laici Dehoniani (LG 34: “Così, anche i laici, dovunque santamente operanti, consacrano il mondo a Dio”).

I. Il cammino vocazionale di p. Dehon

- come persona

- come Fondatore e Padre della Famiglia Dehoniana

1. Ripercorriamo questo cammino, perché ci fa individuare le linee carismatiche del Progetto che sta all’origine della Famiglia Dehoniana, e ne motiva la presenza e la missione nella Chiesa e nella società di oggi.

E perché, in questo luogo particolare, ci è caro vedere Loreto al centro e alle origini di una storia di fondazione che tutti ci coinvolge.

Comprenderemo meglio, così, quale sia il “nucleo” vitale della nostra vocazione dehoniana:

- perché, partendo da Loreto, e rientrando nella sua diocesi di Soissons, a S. Quintino, il giovane can. Dehon dice al suo Vescovo di sentirsi “chiamato” a fondare gli “Oblati del S. Cuore”;

- perché, quando li avrà fondati, metterà al centro del loro programma di vita ciò che scriverà nel “Direttorio Spirituale”, sotto il titolo “Il dono di sé” (n. 8): “Nelle parole Ecce Venio - Ecce Ancilla si trovano tutta la nostra vocazione, il nostro scopo, la nostra missione, il nostro impegno spirituale e apostolico”.

2. Il cammino vocazionale di Leone Dehon, come persona, va dal Natale 1856 al 1876:

- Natale 1856, Leone ha 13 anni, è entrato nel suo 14° anno; percepisce, chiara e decisa, la “vocazione al Sacerdozio”.

- 1865, al ritorno dal viaggio in Oriente, che, nell’intenzione di suo padre, avrebbe dovuto distrarlo dall’idea della vocazione, Leone Dehon, invece, non torna a casa; si ferma a Roma, va da Pio IX, gli confida ciò che sente e il Papa lo invita ad entrare nel Seminario Francese di S. Chiara.

- 19 dicembre 1868, è ordinato Sacerdote nella Basilica di S. Giovanni in Laterano, presenti i suoi genitori.

- 1871, durante l’esperienza come stenografo al Concilio Vaticano I, aveva conosciuto p. D’Alzon. Era attratto dal suo progetto di dare un’anima cristiana alla cultura. Ma il suo direttore spirituale, p. Freyd, lo esorta a mettersi a disposizione del suo Vescovo, il quale lo nomina vicario (il 7°, l’ultimo) della Basilica di S. Quintino.

- 1873, una prima “svolta” che segnerà le scelte future di Leone Dehon: viene designato come direttore spirituale e confessore delle “Servantes du S. Coeur”, a S. Quintino; primo incontro con Leone Harmel al Congresso delle Associazioni Operaie, a Nantes. Due “esperienze”, una più spirituale, l’altra sociale, che diverranno stimolo alle due componenti centrali del Progetto Dehoniano, come p. Dehon lo descriverà nei suoi “Souvenirs”, e che ricorderemo più avanti.

- 1876, ritiro di Laon dove il discernimento sulla sua attrattiva alla “vita religiosa” lo prepara alla prossima tappa: arriva il nuovo Vescovo, Mons. Thibaudier, che lo nomina Segretario dell’Ufficio Diocesano delle Opere Cattoliche; lo vuole anche ricompensare delle varie iniziative apostoliche e sociali che sta promovendo e lo nomina canonico onorario della cattedrale di Soissons; lo invita con sé nel primo viaggio a Roma e, insieme, passeranno per Loreto.

(NB - Intanto la Fondatrice delle Servantes du S. Coeur pensa a una Congregazione di Sacerdoti accanto alle “Servantes”; e M. Veronica, con p. Andrea Prévot, ancora nel clero diocesano, sta tentando pure una Congregazione Sacerdotale. Un quadro di avvenimenti nei quali si muove il maturarsi della “ispirazione originaria” di p. Dehon)

3. Il cammino vocazionale di Leone Dehon come Fondatore e Padre della Famiglia Dehoniana:

- Nel 1873, come si è detto, è cominciato in modo embrionale. Ma è nel febbraio 1877 che, con una “intuizione di fede” (quella che il Vaticano II chiamerà “impulso dello Spirito” - LG 45 - e “ispirazione originaria” - PC 2), il giovane can. Dehon scopre la sua vocazione di Fondatore: “Qui, presso la Santa Casa di Loreto”.

- Un incontro profondamente mistico con il Mistero dell’Incarnazione, letto, oggi si direbbe, “in chiave dehoniana”. È lui stesso, p. Dehon, che ce lo ricorda e ce lo spiega. Passeranno 17 anni da quel febbraio 1877. P. Dehon aveva già percorso un cammino abbastanza lungo (e accidentato! Il “Consummatum est” della soppressione dell’Istituto, nel 1883; la “risurrezione” nel marzo 1884; e ora “la prova ancor più dolorosa” iniziata nel 1889…).

- Il 3 aprile 1894 egli è di nuovo “a Loreto, presso la Santa Casa”. Fu provvidenziale anche per noi: senza quello che scrisse allora, forse noi non avremmo saputo niente di quella “illuminazione” che, a Loreto, nel febbraio 1877, diede “l’impulso” decisivo al can. Dehon per dare inizio agli “Oblati del S. Cuore” e, da questi, alla “Famiglia Dehoniana”: “Qui, nella Santa Casa di Loreto, è nata la Congregazione nel 1877”.

Che cosa era accaduto?

- Nel febbraio 1877, il giovane canonico, trovandosi col suo Vescovo nella S. Casa, mentre già stava coltivando la sua propensione per la “vita religiosa”, vede scolpite, sopra l’altare, le parole che stanno al centro del grandioso evento, del quale è memoria sempre viva questa “Santa Casa”: Hic Verbum caro Factum Est!

Qui il “dono del Padre, che ha tanto amato gli uomini” (Gv 3,16) ha “preso Carne” nel seno verginale di Maria di Nazareth.

La S. Casa è un invito a rivivere “l’Annunciazione del Signore”, come ci viene descritta da Luca, e quindi il Mistero dell’Incarnazione, che storicamente ha preso inizio nell’umile Casa di Nazareth.

Ma ciascuno “legge” il Mistero di Cristo e di Maria, il Mistero dell’Incarnazione, alla luce del proprio”carisma”: poiché questa è la ragione dei “carismi” che lo Spirito distribuisce, aiutare a cogliere nella Parola di Dio, nel Mistero di Cristo e nei segni dei tempi il “profilo” di spiritualità e di missione che darà identità alle persone e alle comunità di persone chiamate dallo Spirito a una caratteristica testimonianza evangelica e apostolica.

Ed ecco, come si vedrà dalle scelte del can. Dehon, quale “luce” invade il suo animo:

QUI il Verbo si è fatto carne. QUI gli inizi della grandiosa storia dell’Incarnazione che avrebbe operato la tanto attesa speranza di “Redenzione-Riparazione”.

Ma come è potuto accadere tutto questo? Con l’incontro di due OBLAZIONI:

- Entrando nel mondo il Verbo disse: “Ecco io vengo, o Padre, per fare la tua volontà… In questa volontà siamo stati tutti santificati” (Eb 10,5-10).

- Ma come sarebbe diventata feconda l’Oblazione del Verbo se non fosse stata accolta dall’Oblazione di Maria? Ecce Venio - Ecce Ancilla … E il Verbo si fece carne…

II. La dinamica dell’Incarnazione:

- l’Ecce Venio del Verbo che entra nel mondo

- l’Ecce Ancilla di Maria, che lo accoglie e lo dona

1. Quando scriverà, per i suoi discepoli, il “Direttorio Spirituale”, p. Dehon preciserà sul frontespizio: “Queste pagine esprimono lo spirito della nostra Opera come l’avevamo concepito (“ispirazione originaria”) fin dagli inizi: 1877-1881”. Due date significative: quella di Loreto e della prima stesura delle Costituzioni, a S. Quintino; quella della prima trasmissione (del 1881 sono i “quaderni” scritti dall’allora novizio di p. Dehon, p. Falleur, al quale sarà indirizzata la lettera da Loreto, del 3 aprile 1894).

E, nelle prime pagine del Direttorio, al n. 8, p. Dehon dirà subito che la vocazione dehoniana si compendia nel “dono di sé” sul modello dell’Ecce Venio - Ecce Ancilla: “Nelle parole Ecce Venio - Ecce Ancilla si trovano tutta la nostra vocazione, il nostro scopo, la nostra missione”.

Come nell’incontro delle “due Oblazioni”, del Verbo e di Maria, si è attuata l’Incarnazione, principio della storia della salvezza, così nell’incontro della nostra Oblazione (“dono di sé”), per Amore, con quella incessante del Cuore di Cristo avremmo attuata la nostra caratteristica “vocazione e missione” nella Chiesa e nel mondo.

2. Quello che era avvenuto a Loreto, nel febbraio 1877, si manifesta chiaramente nelle iniziative che il can. Dehon prende al suo ritorno a S. Quintino e dalle sue stesse parole:

- Nella prima domenica dopo la Pasqua di quell’anno 1877, nell’omelia che egli ci tramanda nelle sue “Memorie” (NHV, VII, p. 13), rievoca “le emozioni così dolci che gli aveva lasciato il recente pellegrinaggio a Loreto: “Avevo celebrato all’altare dell’Angelo (dell’Annunciazione), all’altare dell’Ave Maria…”.

- E al suo vescovo, Mons. Thibaudier, dice di sentirsi chiamato a fondare la Congregazione degli “OBLATI del S. Cuore”; nome che gli sarà sempre caro e che esprimeva, per lui, quella “ispirazione originaria” che aveva colta nella contemplazione del Mistero dell’Incarnazione, frutto delle “due Oblazioni”. Ed egli cercherà di riavere quel “nome”, che il decreto del S. Officio gli aveva tolto nel 1883. Non vi riuscirà. Ma l’importanza emblematica di quel “nome”, per lui, appare, ad es., anche quando, nel 1891, darà al “Thesaurus” (raccolta di preghiere della Congregazione) il titolo: “Thesaurus dei Sacerdoti-Oblati del S. Cuore”.

- Il 13 luglio 1877, Mons. Thibaudier darà il suo consenso al can. Dehon perché dia inizio alla Congregazione degli “Oblati del S. Cuore”, in un Collegio per l’educazione cristiana della gioventù, il “San Giovanni”, di S. Quintino. E là, il 28 giugno 1878, Festa del S. Cuore, p. Dehon emetterà la sua Professione Religiosa come “primo Oblato del S. Cuore”, esprimendo la propria comunione con l’Oblazione del Verbo e di Maria attraverso il “Patto d’Amore” (il suo Assistente generale, p. Philippe, lo troverà tra le carte di p. Dehon dopo la sua morte, il 12 agosto 1925).

3. Quanto fosse viva l’intuizione avuta a Loreto, nel febbraio 1877, lo si può leggere anche nelle sue “Memorie” (NHV). P. Dehon cominciò a scriverle nel marzo del 1886. Rievoca con particolari accenti la coincidenza tra il suo Battesimo e la Festa dell’Annunciazione: “Sono stato battezzato il 24 marzo (1843) … Erano i primi Vespri della Festa dell’Annunciazione. Fui felice, più tardi, di unire il ricordo del mio Battesimo a quello dell’Ecce Venio di Nostro Signore, e ho attinto una grande fiducia in questo accostamento. L’Ecce Venio del Cuore di Gesù ha protetto e benedetto il mio ingresso nella vita cristiana… Vi scorgo un’attenzione della Provvidenza in vista della mia vocazione attuale di Prete-Ostia (Oblato), Sacerdote Oblato del Cuore di Gesù”.

4. Da Loreto (febbraio 1877), a S. Quintino, a Roma, nei Paesi di missione, fino agli ultimi anni, a Bruxelles, dove, nel gennaio 1925, compendia la sua fedele “Oblazione” sancita dal Patto d’Amore. Nell’ultimo quaderno del suo Diario (Notes Quotidiennes), il n. 45, scrive: “L’ideale della mia vita, il voto che formulavo tra le lacrime nella mia gioventù, era d’essere missionario e martire. Mi sembra che questo voto si è compiuto. Missionario lo sono attraverso i 100 missionari e più che ho in tutte le parti del mondo. Martire lo sono per il seguito dato da Nostro Signore al mio voto di vittima (Patto d’Amore), soprattutto negli anni 1878-1884, fino al Consummatum est”.

P. Dehon ci ha dato l’esempio: Nelle parole, negli atteggiamenti dell’Ecce Venio, dell’Ecce Ancilla, nella generosa disponibilità del “dono di sé”, per amore a Dio e ai fratelli, “sta tutta la nostra vocazione e missione”.

Egli ce ne presenta una sintesi completa, come una “incarnazione” storica e feconda dei suoi ideali quando, nel 1912, scrive per noi i suoi “Souvenirs”, che considera “il suo testamento spirituale”. Traccia il programma di apostolato, che la sua generosa disponibilità gli ha permesso di realizzare e che lascia “in eredità” ai suoi figli: “Due grandi iniziative - dice - quella di condurre Sacerdoti e fedeli al Cuore di Gesù per offrirgli adorazione e amore; e quella di promuovere, tra il popolo, il regno della giustizia e della carità cristiana”.

Come è noto, dando inizio alla Rivista della Congregazione, nel 1889, p. Dehon sceglieva un titolo che dava evidenza a questa duplice prospettiva: Il Regno del Cuore di Gesù nelle Anime e nelle Società.

Questo prolungamento apostolico, missionario dell’Incarnazione, che p. Dehon ha realizzato, con la generosa oblazione di tutta la sua vita, ci introduce nelle prospettive aperte alla Chiesa nella società e nel mondo di oggi, dal Vaticano II, alla recente Lettera Apostolica di Giovanni Paolo II all’aprirsi del nuovo Millennio.

III. La dinamica della trasformazione e “consacrazione” del mondo:

- è sempre l’incontro di “due Oblazioni”

- missione dei Laici Cristiani nel mondo

1. La lettera Apostolica Novo Millennio Ineunte (Epifania 2001) parte dalle celebrazioni giubilari dell’Incarnazione, per esortarci a lasciarci coinvolgere nel “movimento dell’Incarnazione” (n. 2), che il Papa vede concretamente nel “radicarsi della Chiesa nel tempo e nello spazio”.

È un pressante invito a tutta la comunità ecclesiale ad “entrare nella storia”, al modo del Verbo, che s’incarna nella storia dell’umanità con l’ardente desiderio di attuare il progetto del Padre: Ecce Venio, per fare, o Dio, la tua volontà. E la comunità ecclesiale lo accoglie al modo di Maria, nell’Annunciazione: Ecce Ancilla Domini, si compia in me la Tua Parola.

Il Mistero dell’Incarnazione, fonte del grande disegno della “Riparazione” voluto dall’Amore misericordioso del Padre, passa sempre nella storia attraverso l’incontro delle due Oblazioni, che ha illuminato il giovane can. Dehon nella S. Casa di Loreto: quando all’Ecce Venio del Verbo risponde l’Ecce Ancilla di Maria, della comunità cristiana, l’Incarnazione diviene Redenzione del mondo. Questo Papa ce lo ricorda: ha cominciato con la sua prima enciclica, nel 1978 (Redemptor Hominis, il Cristo Redentore dell’uomo); ha sollecitata una sempre più ampia apertura missionaria (Redemptoris Missio, del 1990), esortando tutti i cristiani a condividere la missione del Redentore nel mondo contemporaneo.

2. Ora, in questa Lettera Apostolica che ci introduce nel terzo millennio, il Papa riprende il tema centrale del Vaticano II: la realtà dinamica della Chiesa-comunione, nella quale tutte le vocazioni devono essere valorizzate come componenti attive della missione della Chiesa nel mondo. E, tra queste, viene sottolineata l’attualità e l’urgenza della partecipazione dei Laici.

Bisognerà aver presente il n. 46, al quale unire il n. 47 sulla pastorale della Famiglia. Troviamo, qui, una conclusione efficace e concreta alla rievocazione dell’esperienza spirituale e apostolica di p. Dehon, da lui stesso evidenziata, con la lettera del 3 aprile 1894, e che lo guidò nella fondazione degli “Oblati del S. Cuore”, della futura Famiglia Dehoniana. In questo “movimento dell’Incarnazione” troviamo la dinamica della vocazione e missione dei dehoniani nella Chiesa e nel mondo.

Nel n. 46 il Papa richiama l’importanza della “varietà delle vocazioni” e insiste perché vi sia “nella comunità cristiana la capacità di fare spazio a tutti i doni dello Spirito”: “È necessario - scrive il Papa - che la Chiesa del Terzo Millennio stimoli tutti i battezzati e cresimati a prendere coscienza della propria attiva responsabilità nella vita e nella missione ecclesiale… In questo contesto prende tutto il suo rilievo ogni vocazione radicata nella vita nuova ricevuta nel Battesimo. In particolare sarà da riscoprire sempre meglio la vocazione che è propria dei Laici, chiamati come tali a “cercare il regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole a Dio” (LG 31); e a svolgere i “compiti propri nella Chiesa e nel mondo con la loro azione di evangelizzazione e la santificazione del mondo” (Decr. sull’Apostolato dei Laici, n. 2).

Aggiunge il S. Padre: “In questa linea, grande importanza riveste il dovere di promuovere le varie realtà aggregative, sia nelle forme tradizionali, sia in quelle nuove di movimenti ecclesiali”.

E al n. 47: “Un’attenzione speciale deve essere assicurata alla pastorale della Famiglia tanto più necessaria in un momento storico come il presente, che sta registrando una crisi diffusa e radicata di questa fondamentale istituzione”.

Non vi sembra che da questa “S. Casa di Nazareth”, prima “chiesa domestica”, debba prendere impulso nuovo la nostra collaborazione per restaurare i valori cristiani e sociali, nella comunità umana, a partire dalla pastorale della Famiglia?

Conclusione

Riprendendo “l’ispirazione originaria” di p. Dehon, illuminata dall’incontro con la S. Casa di Loreto nel febbraio 1877, dobbiamo ricordare che la spiritualità dehoniana, tuttavia, non è solo e genericamente una “spiritualità dell’Incarnazione”; ma una spiritualità che lo Spirito ha condotto alla “radice” del Mistero dell’Incarnazione. Ciò che il can. Dehon ha ben compreso, sotto “l’impulso dello Spirito”, è che senza l’ECCE VENIO del Verbo e senza l’ECCE ANCILLA di Maria, il Mistero dell’Incarnazione non avrebbe avuto inizio per la storia della salvezza.

P. Dehon ha dunque compreso che alla “radice” dell’Incarnazione sta una “spiritualità di Oblazione”, animata dall’Amore capace di farsi “dono” per attuare, nella storia, il disegno “riparatore” del Padre.

La ricchezza di questa “intuizione dehoniana” trova la migliore e più autorevole conferma proprio nel c. 4° di LG, che tratta dei Laici nella missione della Chiesa. Una missione centrata nella partecipazione di tutti i “consacrati dallo Spirito” alla triplice missione (sacerdotale-profetica-regale) del Verbo fatto carne, il Cristo. Il n. 34 di LG è la splendida pagina “costitutiva” della missione di Laici che si lasciano coinvolgere dal “movimento dell’Incarnazione”, fin nella “radice” del loro essere e del loro progetto di vita, unendosi, cioè, secondo il profilo dehoniano, all’Ecce Venio e all’Ecce Ancilla di Maria: “Ad essi, infatti - dice il n. 34 di LG - (il sommo ed eterno Sacerdote Gesù Cristo), che intimamente li congiunge alla sua vita e alla sua missione, concede anche parte del suo ufficio sacerdotale per esercitare un culto spirituale, affinché sia glorificato Dio e gli uomini siano salvati.

Perciò i Laici, essendo dedicati a Cristo e consacrati dallo Spirito Santo, sono in modo mirabile chiamati e abilitati per produrre sempre più copiosi i frutti dello Spirito. Infatti, tutte le loro opere, le preghiere e le iniziative apostoliche, la vita coniugale e familiare, il lavoro giornaliero, il sollievo spirituale e corporale, se sono compiute nello Spirito, e ancor più le molestie della vita se sono sopportate con pazienza, diventano spirituali sacrifici graditi a Dio per Gesù Cristo (cf. 1Pt 2,5).

E queste cose, nella celebrazione dell’Eucaristia, sono piissimamente offerte al Padre insieme all’Oblazione del Corpo del Signore.

Così, anche i Laici, in quanto adoratori dovunque santamente operanti, consacrano a Dio il Mondo stesso!

Questa luminosa conclusione dimostra, al massimo livello, quale sia la fecondità spirituale e apostolica d’una vita “in comunione con l’Oblazione del Signore”, e quindi, d’una autentica “vocazione-missione dehoniana” vissuta nel mondo, trasformando, così, ogni realtà quotidiana in “spirituale sacrificio” gradito a Dio e fonte di salvezza, di “consacrazione del mondo stesso a Dio”.

È questa la caratteristica missione dei Laici cristiani, come ci ricordava, con LG 31, la Lettera Apostolica Novo Millennio Ineunte, al n. 46, e che LG 33 completa con queste eloquenti espressioni: “I Laici sono soprattutto chiamati a rendere presente e operosa la Chiesa in quei luoghi e in quelle circostanze in cui essa non può diventare sale della terra se non per mezzo loro”.

Perciò il cap. IV sui Laici, nella LG, conclude con le celebri parole della Lettera a Diogneto: “Ciò che è l’anima nel corpo, questo siano i cristiani nel mondo!”

I Laici Dehoniani, attingendo alle “sorgenti” dell’ispirazione, che ha illuminato e guidato l’Opera di p. Dehon, e quindi vivendo in comunione con l’Ecce Venio di Gesù e l’Ecce Ancilla di Maria, faranno di “Cristo il Cuore del Mondo”.

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P. Oliviero Giuseppe Girardi scj (Provincia Italiana Settentrionale), già Consigliere generale (1967-1979) e Procuratore generale (1979-1998), è attualmente Postulatore generale della nostra Congregazione (dal 1981). Dal 1963 ha accompagnato il cammino dei Laici dehoniani, a cominciare dall’apostolato della riparazione a Bologna, e in seguito a livello internazionale dalla curia generalizia.

1. Nell’Archivio Dehoniano si conserva la lettera che il giovane can. Dehon scriveva da “Notre Dame de Lorette, le 14 février 1877”. La lettera è indirizzata a un amico sacerdote che, dal contesto, appare come suo collaboratore nella cura del Patronato S. Giuseppe, al quale il Dehon aveva dedicato tanto impegno fin dal 1872 (cfr. G. Manzoni, Leone Dehon e il suo messaggio, pp. 189ss). Scrive, infatti, richiamando con forti sentimenti “i nostri giovani”: “Oggi, (14 febbraio 1877) è (la visita a) Nostra Signora di Loreto. Ho celebrato la S. Messa nella Casa della Santa Famiglia… Il pensiero dei nostri giovani mi accompagna dovunque. Ho chiesto a Gesù adolescente, che è vissuto in questo santuario, di formarli a sua somiglianza”.

2. Chi vuol conoscere questa “prova ancor più dolorosa del Consummatum est”, ne trova la descrizione al cap. 16 della citata biografia scritta da p. Manzoni (pp. 301-327); e, con più ampia documentazione, nella positio sulla fama di santità e le virtù di p. Dehon (vol. I, Biografia documentata, cap. IX, pp. 168-247). Si tratta di “tre questioni” che facevano ostacolo alla Causa di beatificazione di p. Dehon e che il Processo Addizionale di Soissons (1958-1961) ha pienamente risolte, accrescendo anzi la stima e la venerazione per la sua persona e le sue virtù.