ALTRI CONTRIBUTI

LA FORMAZIONE DELLA CHIESA NEL BRASILE SOTTO IL PATRONATO PORTOGHESE E NELLA SCIA DELLA COLONIZZAZIONE DAL 1500 AL 1550

Alceu Kuhnen, scj

Abbiamo deciso d’impostare questa ricerca storiografica sulle prime tracce della presenza cristiana nel Brasile e sulle fondazioni delle prime comunità ecclesiali nel contesto del Patronato Portoghese Ultramarino e della società coloniale. Questo significa che la plantatio ecclesiae nel Brasile è avvenuta sotto la guida del regime di Patronato Portoghese Ultramarino e nella scia del processo coloniale compiuto dai cristiani portoghesi. Per questo motivo il patronato e la colonizzazione acquistano una posizione di grande rilievo in quest’opera storiografica, a causa del loro ruolo fondamentale come sostegno e come base strutturale ed organizzativa delle chiese del Brasile nel Cinquecento. Il patronato, la colonizzazione e la politica religiosa dei sovrani portoghesi, D. Emmanuele e D. Giovanni III, hanno lasciato un’impronta significativa su quelle chiese, così come hanno creato una forma molto singolare di realizzare l’opera missionaria.

Così abbiamo diviso l’opera in tre parti, sviluppando nella prima parte tutti gli elementi costitutivi del Patronato Portoghese. Nella seconda parte abbiamo spiegato le varie forme di presenza cristiana nella costa brasiliana durante gli anni dal 1500 al 1530. E nella terza parte, quella che doveva essere la parte centrale e più importante di questa ricerca storiografica, abbiamo presentato le prime fondazioni e la formazione delle chiese nel Brasile fino al 1550.

L’argomento è stato delimitato nel periodo dei primi cinquanta anni, a cominciare dalla scoperta, fatta da Pedro Álvares Cabral nel 1500, fino alla spedizione di Tomé de Sousa, e l’arrivo dei Gesuiti nel 1549, oppure fino alla creazione della prima diocesi nel 1551. Questo periodo abbracciava due fasi diverse della presenza cristiana nelle terre brasiliane, che si distinguevano nettamente fra di loro. La prima fase, dal 1500 fino al 1530, comprendeva un tempo più o meno oscuro e disordinato, fatto di parecchie visite di cristiani portoghesi, francesi e spagnoli nella costa brasiliana. La fase seguente, dal 1530 al 1550, si svolgeva in mezzo alla prima esperienza di colonizzazione del Brasile e le fondazioni delle prime chiese parrocchiali.

Alcuni spunti più importanti

A) Il Regime di Patronato Portoghese, la sua origine, il suo sviluppo, e la sua opera missionaria

Troviamo l’origine del regime di patronato nel Diritto Romano, sotto la voce Jus Patronatus, che è stato accolto dalla chiesa antica, diventando una parte del patrimonio del diritto canonico che serviva per regolarizzare i diritti spirituali e di onore su una chiesa. Dopo il forte influsso del diritto germanico e feudale sul diritto canonico medievale, i papi dei secoli XI fino al XIII hanno pubblicato parecchi decreti, creando un vero e proprio jus patronatus, per disciplinare canonicamente questa materia.

Però, il patronato della corona portoghese sulle terre oltremarine ha avuto la sua origine nei privilegi e diritti del Maestro e Amministratore dell’Ordine Militare di Cristo, ossia, l’Infante D. Henrique, Maestro dell’Ordine di Cristo, che aveva ricevuto dai Sommi Pontefici il diritto di governarlo e amministrarlo, e aveva anche il privilegio della giurisdizione spirituale, o ecclesiastica, sulle terre scoperte e conquistate nelle regioni oltremarine portoghesi.

Tutto questo è diventato patrimonio della corona portoghese quando D. Emmanuele, il Maestro dell’Ordine di Cristo è diventato re, nel 1495. Da quel tempo in poi ha mantenuto nelle sue mani l’incarico di Maestro dell’Ordine, che in seguito, per volontà dei Pontefici, è diventato patrimonio ereditario della corona del Portogallo.

Addirittura, tutti i diritti e privilegi concessi dai papi all’Ordine di Cristo e ai re di Portogallo sono rimasti come un insieme di diritti ecclesiastici e civili della corona portoghese per amministrare le terre conquistate e le chiese fondate nell’oltremare. Nel 1514 il papa Leone X ha messo tutti questi diritti, facoltà e privilegi sotto il jus patronatus, nella forma di un patronato regio universale.

Così il re portoghese è diventato il responsabile maggiore dell’opera missionaria, il fondatore delle chiese e capo dell’amministrazione delle chiese in tutti i suoi possedimenti d’oltremare.

B) La presenza cristiana e le visite nelle terre brasiliane durante gli anni dal 1500 al 1530

La squadra di Pedro Álvares Cabral, preparata per conquistare il commercio dell’India, è arrivata nella costa brasiliana il 22 aprile del 1500. Questa è stata la prima visita dei portoghesi, quando hanno scoperto quella terra e hanno trovato lì quei popoli sconosciuti. Loro sono rimasti in Porto Seguro per dieci giorni, in perfetta armonia con gli indiani. Colpiti dalla buona accoglienza dei nativi, i portoghesi hanno deciso di conquistare questo popolo e questa terra con i mezzi pacifici, senza offendere gli indiani. Dopo aver celebrato due Sante Messe e piantato una croce di legno sulla spiaggia, hanno proseguito il viaggio fino all’Oriente.

I viaggi successivi, le scoperte e le conquiste ultramarine portoghesi sono state condotte sotto il patrocinio del re D. Emmanuele I. Però, in quel tempo il Brasile non è riuscito ad attirare l’interesse del re, neanche nelle questioni religiose, a causa della sua povertà mercantile e l’incapacità del sovrano di realizzare la plantatio ecclesiae senza la crociata e l’uso delle armi.

Durante gli anni dal 1501 al 1530 sono passate nella costa brasiliana molte navi con cristiani portoghesi, francesi e spagnoli. Questi sono, alle volte, rimasti per un breve tempo in quella terra, hanno avuto contatto con gli indiani, però senza fermarsi a lungo, o fare un lavoro sistematico di evangelizzazione. Alcuni laici e sacerdoti che si sono insediati in quei luoghi hanno avuto un ruolo importante nell’opera propedeutica della colonizzazione e della fondazione di chiese nel Brasile, ad esempio: Afonso Ribeiro, João Ramalho, Diogo Álvares Correia e i due preti protomartiri che hanno iniziato un lavoro missionario con gli indiani, tra il 1502 e il 1505, senza, comunque consolidare quell’opera a causa del loro martirio.

C) Il progetto missionario di D. Giovanni III, collegato agli insediamenti coloniali nel Brasile

D. Giovanni III, re di Portogallo dal 1521 al 1557, ha dato un’impronta fortemente religiosa alla sua politica e all’amministrazione del suo regno e dei suoi possedimenti ultramarini, rafforzando l’alleanza tra Chiesa e Stato, tra la corona portoghese e la Santa Sede. Lui ha preso veramente sul serio le sue responsabilità ecclesiastiche dal suo patronato universale sulle chiese ultramarine.

Dopo alcuni indugi, a causa delle difficoltà di sostenere le conquiste nell’Oriente, nel 1530 il re decise di incominciare un’esperienza di colonizzazione nelle sue terre americane. Nel gennaio del 1532 Martin Afonso de Sousa fondava il primo insediamento portoghese nel Brasile, nell’isola di São Vicente. E nella stessa occasione il P. Gonçalo Monteiro erigeva la prima chiesa, sotto la protezione della Madonna Assunta. Due anni dopo, nel 1534, il re Giovanni III inaugurò un coraggioso progetto di occupazione del Brasile, per colonizzarlo con cristiani portoghesi e fondare lì nuove chiese, creando il sistema di Capitanie Ereditarie.

Il progetto coloniale comprendeva un piano di occupazione pacifica, nel quale l’opera missionaria e la plantatio ecclesiae non veniva preceduta dalla crociata e dalle forze offensive militari. Così i cristiani e i sacerdoti dovevano insediarsi pacificamente nelle nuove terre e fondare le nuove chiese tra di loro nelle vicinanze dei villaggi indigeni, senza offenderli. Sistemati così, dovevano, poco a poco, accogliere nelle loro comunità e società coloniali tutti quegli indiani che volessero convertirsi al cristianesimo e vivere nel modo dei cristiani.

Questo era il progetto missionario che l’amministratore del Patronato Regio ha proposto ai cristiani colonizzatori e ha messo in pratica nelle terre brasiliane.

D) Le fondazioni e la formazione delle comunità ecclesiali e i primi benefici parrocchiali

In ogni provincia (capitanie) della costa brasiliana occupata dai portoghesi sono state fondate chiese in mezzo ai loro insediamenti; cosicché il territorio di ogni provincia corrispondeva a un beneficio ecclesiastico parrocchiale, con il suo rispettivo parroco nominato dal re.

Addirittura, in pochi anni, dal 1535 in poi, si formarono nelle terre brasiliane parecchie parrocchie, con proprie chiese, oratori, e con i sacerdoti nell’ufficio di vicari, oppure cappellani parrocchiali. Le province di Maranhão, Bahia e São Tomé, distrutte dagli indiani, sono sopravissute pochissimo tempo, non più di dieci anni. Però anche i cristiani che lì si trovavano, sicuramente hanno fondato tra loro le chiese e avevano i sacerdoti per la cura spirituale. Nel 1550 erano organizzate, lungo la costa brasiliana, otto parrocchie nelle seguenti capitanie: São Vicente, Santo Amaro, Espírito Santo, Porto Seguro, Ilhéus, Bahia e Pernambuco.

E) Il problema della morale familiare e la schiavitù degli indiani

La stragrande maggioranza dei cristiani colonizzatori non avevano portato con se le proprie famiglie. Forse pensavano di riunirsi dopo aver creato le condizioni per accoglierle e sostenerle nella nuova terra. Però la maggioranza mai ha fatto questo. Per cui questa nuova situazione ha generato una serie di problemi morali nelle comunità coloniali, visto che gli uomini portoghesi sono andati a cercare le donne tra gli indiani e le hanno prese come mogli. Infatti, tutti cercavano subito di battezzare queste donne, però non volevano o non potevano sposarsi a causa degli impedimenti canonici.

Il clero ha trattato questa materia con troppa clemenza e incuria, meritando le ammonizioni e le accuse dei gesuiti: di essere conniventi oppure coinvolti loro stessi in questo degrado morale.

Un altro problema che ha sconvolto le comunità coloniali è stata la schiavitù degli indiani. Dopo i primi anni di insediamento pacifico, i portoghesi incominciarono a prendere gli indiani per ridurli in schiavitù, senza preoccuparsi con i “titoli” di giustizia e i diritti di libertà, causando offese e scandali. Questi schiavi erano accolti nei villaggi dei portoghesi ed erano introdotti nella comunità cristiana, dopo essere stati battezzati.

Così, tanto nel prendersi per mogli le indiane, quanto la riduzione degli indigeni in schiavitù, che erano immediatamente battezzati, sono diventati due così sconvolgenti e discutibili mezzi di conversione dei nativi.

Conclusione

Abbiamo voluto fare, con questa ricerca storica, in un certo qual modo, una visita a quelle prime e fondanti comunità cristiane nel Brasile, che sono rimaste, a causa di certe questioni scomode, sotto un velo grigio di dimenticanza e misconoscimento. Quindi, questo lavoro storiografico ha lo scopo di fare memoria di quelle primitive comunità cristiane nel Brasile, presentando le travagliate vicende della loro nascita e della loro formazione nei primi anni, dal 1532 al 1550. In questo senso abbiamo deciso di ricordare quei cristiani laici e soprattutto quei sacerdoti secolari pionieri, dimenticati e segnalati con una cattiva reputazione, che, in ogni caso, hanno avuto il coraggio di affrontare le asprezze e le difficoltà di fondare nuove chiese in terre così distanti e selvatiche, con il loro modo proprio di portare avanti l’opera missionaria e la plantatio ecclesiae in Brasile.

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P. Alceu Kuhnen scj (Provincia Brasiliana Meridionale), nato nel 1960 e ordinato nel 1990, ha proseguito i suoi studi specializzandosi in Storia della Chiesa. Ha realizzato studi e ricerche in questo campo in Brasile, a Roma e a Lisbona, ottenendo la laurea presso la P.U. Gregoriana in dicembre 2001. Dal mese di marzo del corrente anno è professore di storia della Chiesa presso la Facoltà Dehoniana di Teologia a Taubaté (São Paulo).