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N. 2-98 -- 25 aprile, 1998 

IN MEMORIA DI SUOR LEONARDA E SUOR DORALICE

Sono decedute a Gandino (Bergamo) Suor Leonarda e Suor Doralice, la prima il 1º aprile, la seconda quattro giorni dopo. Della Congregazione delle Suore Orsoline, ambedue hanno prestato servizio nelle nostre case: Suor Leonarda ad Albissola, Pagliare e Roma I; Suor Doralice a Roma I. La prima è rimasta nota tra noi come cuoca della Curia; la seconda come incaricata del guardaroba.

La notizia del loro decesso ha colto di sorpresa e amareggiato quanti le conoscevano.

Nata il 22 aprile 1920 a S. Antonio d'Adda, Caprimo (Bergamo), Suor Leonarda ha professato il 1º aprile 1943, passando a dedicare l'intera vita di consacrata al servizio dei sacerdoti, prima nella Casa del Clero di Bergamo, poi tra noi, e infine nelle Curie Vescovili di Rimini e di Vigevano. Ha reso l'anima a Dio precisamente il giorno che compiva 55 anni di professione religiosa. Nel trasmetterci la notizia della morte, la Superiora sottolineava di Suor Leonarda il "tratto discreto, delicato e gentile", che trattava tutti "con finezza, con rispetto e quasi con venerazione". Così infatti l'abbiamo sempre vista.

Suor Doralice, nata il 1º marzo 1915 a Sabbio Bergamasco (Bergamo), ha professato il 5 settembre 1938 ed ha trascorso gli ultimi 22 anni di attività, dal 1971 al 1993, a Roma I. La Superiora descrive Suor Doralice come una persona che ha vissuto la sua consacrazione nella fedeltà al quotidiano, addetta soprattutto al guardaroba e sempre disponibile a dare un aiuto nei bisogni ricorrenti della casa. Tra noi, Suor Doralice viene ricordata per la sua dedizione e amore dell'ordine, per il suo carattere allo stesso tempo dolce ed esigente. La ricorderemo, tra l'altro, per il rigore che metteva nel lavoro e per la voglia di pregare e far pregare. Spettava a lei intonare il rosario nelle gite della comunità!

Riposino in pace, nel gaudio perenne degli eletti. A loro la nostra sincera gratitudine.

FRATEL RUTGERUS RITORNA IN OLANDA

Dopo 42 anni di lavoro a Roma I, Fratel Rutgerus è rientrato nella sua Provincia, destinato alla comunità di Nijmegen. La decisione, da lui presa un anno fa, soltanto ora è stata concretizzata. La mattina del 6 aprile, accompagnato da P. Adriano Borst e da Fr. Marek, ha lasciato Roma alla volta dell'Olanda, fermandosi ad Albino (IS) e a Freiburg (GE). Il viaggio è stato fatto col pulmino della Casa, per i molti bagagli e ricordi che ha raccolto in tanti anni di soggiorno romano.

Il sabato, 4 aprile, è avvenuto il congedo ufficiale. Nella concelebrazione eucaristica delle Palme, presieduta dal Superiore Generale, e nella cena festiva che ne è seguita, la persona e il lavoro di Fr. Rutgerus sono stati oggetto di apprezzamento e di gratitudine. Vi hanno partecipato, oltre la comunità, un gruppo di amici olandesi dell'Urbe.
 

Rutgerus in St. Josefklooster

Anche se alquanto cambiati per la ristrutturazione della Casa, i giardini di Roma I sentiranno la mancanza delle cure di Fr. Rutgerus. Egli vi era diventato una figura tipica, con la sua tutta azzurra, sigaro in bocca e proverbiale ritmo di lavoro. Ci mancherà anche in cappella, dove era fedele in tutti gli appuntamenti di preghiera, con l'immancabile messalino olandese nelle mani, e nel refettorio, dove sempre in silenzio consumava i pasti e tutti rispettavano il suo posto. Mancheranno pure le sue argute battute, sugli studenti che "studiare molto e capire niente".

Roma I ringrazia Fr. Rutgerus per l'esempio di fedeltà, umiltà e lavoro.

PADRE RODOLFO BONCI DIVENTA NOTIZIA IN URUGUAY

In seguito ad atti di violenza, perpetrati agli inizi del gennaio scorso, contro conduttori di taxi, in alcuni quartieri popolari dei sobborghi di Montevideo, i sindacati dei trasporti hanno deciso di sospendere nei suddetti quartieri, durante la notte, per ragioni di sicurezza, i servizi di autobus e taxi. Nell'area si trova la nota Gruta de Lourdes, assistita dai nostri confratelli della Provincia AU.

La gente si è naturalmente ribellata contro la decisione, e in sua difesa si è messa la comunità SCJ del luogo, con, in prima persona, il parroco P. Rodolfo Bonci.

La stampa locale ha dato grande rilievo all'evento e fatto ampi servizi, riportando interviste del parroco, nelle quali cerca di richiamare l'attenzione sul punto cruciale del problema - l'educazione dei giovani e l'occupazione degli adulti - mettendo il dito nella ferita del laicismo che pervade da un secolo le classi dirigenti, impedendo qualsiasi collaborazione della Chiesa nel campo educativo. Da tempo, infatti, la parrocchia vuole offrire strutture per allestire nel luogo una scuola secondaria, riscontrando sempre l'ideologica opposizione dello Stato. "Manden profesores y no policías" è stata una delle frasi di P. Bonci, che riportata nei giornali di grande diffusione stigmatizza il problema. Il fatto che l'affollata Grotta di Lourdes si trova nei quartieri boicottati, è servito a dare rilievo all'evento. Per qualche giorno, l'atteggiamento coraggioso di P. Bonci ha occupato l'attenzione dei giornalisti, chi per appoggiarlo e chi anche per insinuare l'istigazione popolare. Si spera che l'evento contribuisca, non solo alla soluzione dei tanti problemi della popolazione, ma anche al superamento dell'anacronica chiusura dello Stato nei riguardi dell'azione sociale della Chiesa.

È DECEDUTO P. GIOVANNI BREVI (IS)

È deceduto il 31 gennaio scorso P. Giovanni Brevi, della Provincia Italiana Settentrionale, il mitico cappellano della Julia, Corpo degli Alpini; uno degli ultimi reduci dell'Armir a tornare in patria nel 1954, dopo 12 anni di prigionia nei gulag di Stalin; sacerdote leggendario e una delle rarissime medaglie d'oro al valore militare viventi.

Nato il 24 giugno 1908 in terra bergamasca e poco dopo trasferitosi con la famiglia in Piemonte, è entrato giovane nella nostra scuola apostolica di Albino, ha fatto la Prima Professione il 24 settembre 1928 ed è stato ordinato Sacerdote il 17 luglio 1934. Due anni dopo l'Ordinazione partiva per gestire un lebbrosario nel Camerun. Nel 1941 era richiamato in Italia per andare al fronte come cappellano militare.

p. Giovanni Brevi insieme a Giovanni Paolo II

Prima in Albania e in Grecia - dove riceve una decorazione per l'eroismo dimostrato nell'assistere i feriti e nel ricuperare i morti - ed infine in Russia, sempre a fianco dei suoi alpini, P. Brevi partecipa alla disfatta del Corpo d'armata italo-tedesca sul Don; fatto prigioniero il 21 gennaio 1943 a Stalino, è destinato a peregrinare per ben 37 gulag sovietici, dalla Siberia al Mar Nero. Dei 1500 uomini del suo battaglione, appena cinque rientreranno dalla prigionia. Nei campi di concentramento, P. Brevi mostra la sua tempra e la sua fede. Assiste chi soffre e chi muore, resiste alla "rieducazione" e sa anche protestare in difesa dei prigionieri, per cui subisce ben tre processi, nell'ultimo dei quali venne condannato a 30 anni di lavori forzati.

Minuto di statura ma di carattere forte ed indomito, lo chiamano "il piccolo grande prete" e Ghandi, per i frequenti scioperi della fame che, nonostante il ridotto vitto di pura sopravvivenza, si imponeva per veder riconosciuti ai compagni di prigionia i più elementari diritti umani e a se stesso quello di svolgere la missione di conforto religioso a favore dei reclusi di ogni fede e nazionalità. Sarà per loro il prete del no, il ribelle ostinato alle angherie e ai soprusi.

Perdute per cinque anni le sue tracce, P. Brevi, nel 1954, dopo la morte di Stalin, venne graziato e può tornare in Italia, dove continuerà a servire la Chiesa nell'ambito militare, come cappellano della Guardia di Finanza. Scriverà pure un commovente e suggestivo diario della prigionia

Alle Esequie, celebrate a Ronco Biellese (Piemonte), dove P. Brevi ha la famiglia e dove sarà sepolto, hanno concelebrato con il Superiore Provinciale i Vicari Generali della diocesi di Biella e dell'Ordinariato Militare, quale segno di condivisione del lutto e di stima per il compianto confratello.