MESSAGGIO PER LA GIORNATA VOCAZIONALE DEHONIANA

- 14.03.2000 -

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Prot. N. 10/2000
Roma, 02 febbraio 2000

 A tutte le componenti della Famiglia dehoniana
(SCJ, Consacrati/e, Laici)

Cari fratelli e sorelle,

All’alba del nuovo millennio e agli inizi del Giubileo, colgo l'occasione dell’anniversario della nascita del nostro Fondatore, il Venerabile Padre Leone Dehon, per scrivervi sul tema delle vocazioni, alla luce dei risultati dell’Incontro dei Responsabili della Pastorale Vocazionale, svoltosi a Lavras ad agosto scorso.

Questo anno, l’anniversario ha un significato speciale, perchè in questo stesso giorno c’è l’inizio ufficiale della nuova comunità SCJ a La Capelle, nella casa natale di p. Dehon, alla presenza di tutti i Superiori Maggiori dell’Europa. Inoltre, nel corso dell’anno celebreremo il 75° anniversario della morte di p. Dehon, avvenuta a Bruxelles il 12 agosto 1925.

Sotto il segno di La Capelle…

Il possesso di un tesoro così prezioso, com'è La Capelle, richiama a tutti noi l'importanza che la casa e la famiglia hanno per lo sviluppo della nostra vocazione. Già p. Dehon ricordava sempre con commozione il tempo vissuto a casa sua e specialmente il ruolo della mamma per il suo sviluppo religioso. "L'influsso di una mamma è davvero unico e profondo. La religione, l’amore di Dio, la pietà non hanno bisogno di dimostrazioni razionali per un bambino; si comunicano con la vita.

In famiglia, la mamma è una presenza che provvidenizialmente dischiude l’anima dei figli a ciò che è buono e bello riguardo a Dio e agli uomini.

Il piccolo Leone visse la presenza di sua madre: "Gustavo spesso - scrive nelle Memorie - il frutto delle sue pie risoluzioni. Mia madre mi comunicava i suoi pensieri, mi faceva pregare con lei"( NHV I, 7v)". Così scrive p. Manzoni nella biografia del Fondatore, Leone Dehon e il suo messaggio, p. 49.

Sotto certi aspetti non desta meraviglia che le vocazioni alla vita religiosa e l'impegno per la vita matrimoniale siano in crisi nel mondo secolarizzato. Basta guardare la disintegrazione della vita familiare con un effetto negativo per lo sviluppo della persona; la quale, troppe volte, è incapace di metter radice e d'impegnarsi costantemente per Dio o per il prossimo. È un problema che supera le nostre capacità di soluzione.

Ma, "è meglio accendere una candela, invece di imprecare contro il buio": è il motto di un movimento cristiano. Se non siamo in grado di cambiare la società, abbiamo certamente molto da fare per le nostre case, i rapporti familiari e i rapporti con gli altri.

In verità, i membri laici della nostra Famiglia dehoniana, mariti e mogli, padri e madri, fratelli e sorelle, sono la culla delle vocazioni alla vita religiosa e il semenzaio per i ministeri laicali nella Chiesa. Spetta a tutti i Dehoniani di fare quanto è in loro potere per promuovere, nel loro ambiente, la vita e i valori familiari. La nostra "Regola di Vita" fa una bella riflessione sulla preghiera: "Senza lo spirito di orazione, la preghiera personale deperisce; senza la preghiera comunitaria la comunità di fede languisce" (RV, 79). Questa affermazione la potremmo variare così: Senza lo spirito e l’esperienza di famiglia, anche la nostra fede languisce. Quando la fede languisce, la voce di Dio che chiama alla missione e al ministero nella Chiesa, si rivolge ai sordi.

Sono illuminanti a questo proposito le parole di Paolo VI in visita a Nazareth; la Chiesa le ha adottate nell'Ufficio delle Letture nella Festa della Santa Famiglia. Meglio delle mie, queste parole mettono in luce il ruolo fondamentale della famiglia per la vita di fede e il sorgere di una vocazione: "Qui comprendiamo il modo di vivere in famiglia. Nazareth ci ricordi cos’è la famiglia, cos’è la comunione d’amore, la sua bellezza austera e semplice, il suo carattere sacro ed inviolabile; ci faccia vedere com’è dolce ed insostituibile l’educazione in famiglia, ci insegni la sua funzione naturale nell’ordine sociale".

Sì, siamo veramente fortunati per aver in nostro possesso la casa natale di p. Dehon, a La Capelle. Possa stare sempre davanti ai nostri occhi come un segnale, nei momenti di gioia e di benedizione, e specialmente nei momenti di dubbio, di lutto o di travaglio; sia essa ricordo della potenza, della speranza e dell'influsso che la famiglia ha su di noi; possiamo tutti lavorare per costruire la famiglia come la cellula delle nostre società nel mondo. Possiamo essere quell'unica candela, che cambia le tenebre in luce.

Per noi SCJ, La Capelle è anche una realizzazione del "Noi, Congregazione": il motto che ci dirige verso uno stile internazionale di cooperazione all’interno della Congregazione. E' questa, fra le nuove fondazioni, dopo le Filippine e l'India, la nostra terza comunità internazionale; essa comprende membri provenienti dalla Francia, dalla Spagna e dalla Polonia. Risponde al Progetto: "Erigere, in ogni zona geografica, una "comunità profetica", a carattere internazionale. Una di queste presenze, è quella prevista a La Capelle. Come richiesto dal XX° Capitolo Generale (cf. Mozione 3)..." (Progetto "Noi, Congregazione, a servizio della Missione", §15.3).

Siamo rimasti tanto lieti che, una delle prime iniziative nell'estate scorsa, è stata la preparazione dei religiosi alla Professione perpetua. Vi hanno partecipato religiosi Dehoniani da tutta l'Europa ed anche dagli Stati Uniti. Che cosa di più appropriato, per dei giovani SCJ in procinto di fare quel passo importante nel cammino vocazionale, che trascorrere qualche tempo nella culla della vocazione dello stesso p. Dehon? Quei giovani l'hanno così espresso nel loro messaggio spedito da La Capelle: "Provenienti dalla Germania, dall'Italia del Nord e del Sud, dal Portogallo, dalla Spagna, Francia, Polonia, e dagli Stati Uniti, abbiamo avuto la gioia e la grazia di riunirci nella casa in cui il nostro Fondatore, il Venerabile Padre Leone Giovanni Dehon, è nato ed è cresciuto. Convocati dal Signore per seguirLo, siamo arrivati in questa casa per crescere in intimità con Lui e chiedere: "Signore, cosa vuoi che facciamo?" (Per il testo completo, cf: www.scj.org settimana del 14 agosto 1999).

Il sostentamento della comunità di La Capelle è affidato anche alla generosità della Famiglia dehoniana. Così è chiesto nel documento del 31 dicembre 1998, Una strada da costruire, un cammino da percorrere per gli anni 1999-2003:

"Il sostentamento della comunità proverrà: parte dal lavoro apostolico della comunità, parte da contributi volontari delle Province dell’Europa, parte dalle offerte della Famiglia dehoniana nel "Dehon day" (giorno della nascita di p. Dehon), tramite il Superiore ed Economo provinciale GA. E' stato suggerito che il 14 marzo si faccia una colletta, da tutte le componenti della Famiglia Dehoniana, per la comunità di La Capelle" (n.5,5) 1

La Capelle è indubbiamente una casa della Congregazione e il suo futuro dipende dalla collaborazione degli SCJ, ma dipende anche dalle altre componenti della Famiglia dehoniana. Consideriamola come la culla della vocazione di quanti partecipano del carisma di Padre Dehon a servizio della Chiesa di Dio, qualunque sia il nostro stato di vita e i nostri compiti.

…Vivere nello spirito dell’Ecce Ancilla…

Nelle sue Memorie, p. Dehon ricorda l'importanza del suo battesimo e l'influsso che quel giorno ha esercitato su di lui. "Sono nato il 14 marzo 1843... Fui battezzato il 24 marzo... Erano i primi vespri della festa dell'Annunciazione. Sono stato felice più tardi di unire il ricordo del mio battesimo a quello dell’"Ecce venio" di nostro Signore. Ho attinto una grande fiducia da questo accostamento." (NHV I, 1r-1v). L' "Ecce venio"unito all’"Ecce Ancilla" sono parole chiavi nella vita di un dehoniano. In situazioni di riluttanza, o forse di incapacità, di tanti a impegnarsi per Dio o per il prossimo, è bene riflettere sull'impegno dimostrato dalla giovane fanciulla di Nazareth.

Riflettendo sulla scena dell’Annunciazione siamo presi dalla sua semplicità. Ma dimentichiamo spesso quello che Maria ha rischiato ed il prezzo che ha dovuto pagare per dire il suo "Ecce ancilla". Ogni volta che leggo la risposta di Maria all’annuncio ed alla spiegazione di Gabriele, sono preso da ammirazione. Ecco una fanciulla di fronte alla prevedibile incomprensione e al rigetto da parte della sua famiglia, del suo fidanzato, e della gente del suo paese…, e acconsente lo stesso. Ella ci ricorda che, alla base del nostro discepolato e della nostra vocazione, c’è "Sono la serva del Signore". Dopo che tutto è stato detto e fatto, dobbiamo ancora deciderci: sono io servo o padrone? Sono l’umile servo del Signore o solo di me stesso?

Quel "sì" non si è compiuto pienamente nell’istante che fu pronunciato, né ha significato una vita esente da pene e da sofferenze. Maria è cosciente di questo quando, nella Presentazione al Tempio, Simeone le dice: "Ecco, questo figlio è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l’anima " (Luca 2,34-35). Basta fermare gli occhi ai piedi della croce per vedere quell'anima trafitta dal dolore per il figlio, mentre si affida alle braccia di Giovanni.

Da quel momento doloroso diviene madre nostra, madre della Chiesa, quale dono supremo di suo figlio a tutti, per sempre: "Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: 'Donna, ecco tuo figlio!'. Poi disse al discepolo: 'Ecco la tua madre!' E da quel momento il discepolo la prese in casa sua" (Giov. 19,26-27).

Mentre ella, nel patimento e nel dolore, sostiene il figlio morto, così meravigliosamente raffigurata nella Pietà di Michelangelo, noi possiamo guardare oltre la croce e vedere che l'"Ecce Ancilla" di Maria porterà presto il suo frutto nella Risurrezione del figlio. Maria sarà presente con i discepoli quando Egli apparirà, la prima sera della Risurrezione. Ella assisterà, dopo l'Ascensione, alla scelta di Mattia come il nuovo dodicesimo apostolo. Sarà presente alla nascita della Chiesa nel primo giorno di Pentecoste, quando lo Spirito, come vento impetuoso e sotto il segno del fuoco, si effonderà sopra i discepoli. Così ella potrà finalmente proclamare: "L'anima mia magnifica il Signore, e il mio spirito esulta in Dio, mio Salvatore" (Luca 1,46-47).

Maria è il modello per un mondo fin troppo soddisfatto e chiuso in se stesso. Il suo Ecce Ancilla, lo dobbiamo far nostro. Abbiamo bisogno di rinnovare ogni giorno la nostra dedizione nella missione e nel servizio alla Chiesa. Per il Padre Dehon, nell'Ecce Ancilla e nell'Ecce Venio "si trovano tutta la nostra vocazione, il nostro fine, il nostro compito, le nostre promesse" (Direttorio Spirituale, Iª parte, §3).

…Chiamare al servizio…

"Questo tempo di condivisione ci ha resi ancor più convinti che tutta la Congregazione ha bisogno di sensibilizzarsi maggiormente alla questione delle vocazioni, e che la responsabilità per la pastorale delle vocazioni è un dovere di ogni religioso SCJ, che sia attento allo Spirito che guida la Chiesa" (cf. www.scj.org del 21 agosto 1999). Queste parole, prese dal messaggio alla Congregazione dei Responsabili della Pastorale Vocazionale, riuniti a Lavras ad agosto scorso, sono indirizzate specialmente agli SCJ. Tuttavia possiamo estenderle a tutta la Famiglia dehoniana, siano essi membri consacrati/e o laici. Tutti noi abbiamo un ruolo da compiere nella promozione delle vocazioni al sacerdozio, alla vita religiosa e al ministero laicale; ciascuno di noi ha una sua missione ed un suo ministero nella Chiesa.

Questo è un ideale, che la Chiesa Brasiliana promuove, ogni anno ad agosto, mese dedicato, a livello nazionale, alla sensibilizzazione vocazionale. E' una lezione di responsabilità e di ministero condivisi. Se tutti siamo chiamati a servire, tutti dobbiamo "chiamare" al servizio. L’invito di Gesù "vieni, seguimi" ci arriva nel contesto della nostra realtà umana. L'invito al servizio ci viene da un volto sorridente e da un cuore aperto

Nella Chiesa primitiva ognuno aveva un ministero da adempiere. San Paolo, nella sua prima lettera ai Corinzi, scrisse: "Ora voi siete corpo di Cristo e sue membra, ciascuno per la sua parte. Alcuni perciò Dio li ha posti nella chiesa in primo luogo come apostoli, in secondo luogo come profeti, in terzo luogo come maestri; poi vengono i miracoli, poi i doni di far guarigioni, i doni di assistenza, di governare, delle lingue" (1Cor 12, 27-28). Adempiere al proprio ministero era un modo di partecipare alla costruzione del corpo di Cristo. Col tempo, man mano che la Chiesa si centralizzò e si clericalizzò, il senso della responsabilità comune andò offuscandosi. Gli sforzi che la Chiesa del Brasile sta facendo, potranno aiutarci a recuperare la consapevolezza che tutti hanno una vocazione, tutti hanno un dono da portare sulla mensa di quella carità, che chiamiamo Chiesa.

Dobbiamo aver in onore la nostra vocazione e considerarla come un dono. Oggi, tanto per parafrasare Paolo, alcuni possono essere vescovi, altri sacerdoti o diaconi, alcuni consacrati nella vita religiosa o membri di Istituti secolari, alcuni fratelli o sorelle, alcuni impegnati nei ministeri laicali o nelle strutture del mondo, scapoli o sposati: tutti comunque contribuiscono, con il loro dono speciale ed unico, alla missione ed al ministero della Chiesa; un dono che per noi s'inquadra nel contesto della nostra missione come Famiglia dehoniana in tutte le sue componenti.

…Pregare per le vocazioni.

I partecipanti all’Incontro di Lavras hanno identificato quattro elementi importanti come strumenti per la promozione vocazionale: Queste quattro chiavi sono valide per ogni componente della Famiglia dehoniana. Vorrei soffermarmi in modo particolare sulla seconda. Quante volte abbiamo sentito l'invito a pregare per le vocazioni? Forse così spesso da non farci più attenzione; ma ciò non toglie che essa sia la chiave principale. Se lo Spirito non esercita la sua forza potente sul cuore umano, l'attrattiva del mondo risulta troppo forte. Quell'invito alla preghiera viene dal Signore stesso: "La messe è molta, ma gli operai sono pochi. Pregate perciò il padrone del campo perché mandi operai nella sua messe" (Lc 10,2).

Mai sottovalutare la potenza della preghiera! Il pregare non è fatica sprecata, non è parlare a orecchi sordi. Intendo fare un appello speciale a tutti i membri della Famiglia dehoniana, in modo particolare agli anziani e ai malati, perché offrano le loro preghiere e sofferenze per le vocazioni. Pregate perché si trovino operai per la messe, per portare il messaggio di Gesù in un mondo che ha bisogno estremo della Buona Novella. Un servizio, a cui tutti possiamo partecipare, è quello di diventare preghiera per le vocazioni.

Forse ciò che fa problema è il nostro atteggiamento circa la preghiera. Ci aspettiamo risultati, che corrispondano alle nostre vedute. Ad esempio, nelle nostre preghiere per le vocazioni ricerchiamo spesso risultati quantitativi.

Catturati nella trappola dei numeri, dimentichiamo la lezione che "è meglio accendere una candela, invece di imprecare contro il buio". Più che chiedere a Dio grandi numeri, chiediamo piuttosto persone valide, capaci di proclamare il Regno di Dio, testimoniandolo con la vita. Potrebbe succedere che si faccia viva appena una sola anima (e cioè una sola candela), tuttavia capace, con la sua forza, carisma e doni, di cambiare il corso del mondo. Preghiamo, ma preghiamo con la mente e il cuore aperti, che permettono allo Spirito di Dio di agire non come vorremmo noi, ma come lo Spirito intende fare.

Vorrei concludere con la preghiera, che si trova nel Calendario Vocazionale 1999 della Provincia degli Stati Uniti. E' una preghiera che tutti i Dehoniani possono appropriarsi.
 

Padrone della Messe e Buon Pastore,
possa riecheggiare nei nostri cuori
il tuo forte e suadente invito:

"Vieni e seguimi!"

Manda il tuo Spirito in mezzo a noi.
Il tuo Spirito ci dia saggezza
per discernere la tua chiamata
e generosità per seguire la tua voce.

Padrone della Messe e Buon Pastore,
sveglia i cuori dei nostri giovani
al servizio del tuo popolo.

Santa Maria, Madre di Dio,
aiutaci a rispondere: "Sì!"

Amen.

Cari fratelli e sorelle, sotto il segno di La Capelle, siamo invitati a vivere nello spirito dell’Ecce Ancilla, a chiamare al servizio del Vangelo e a pregare per le Vocazioni.

Augurandovi un anno 2000 veramente SANTO, vi saluto fraternamente nel Cuore di Gesù, Padrone della Messe,

p. Virginio Bressanelli SCJ
Superiore generale
 
1. Nell’Incontro dei Superiori provinciali (Roma, 3-13.11.1998), il Gruppo linguistico di lingua francese, parlando (10.11.98) sul tema dell’Economia, suggeriva a proposito del sostentamento della Comunità di La Capelle: "Il nostro gruppo propone: Oltre ai servizi remunerati resi dalla Comunità e alla condivisione comunitaria, che il 14 marzo sia, in tutta la Congregazione, un giorno di preghiera e di aiuto. E ciò da parte dei confratelli e della Famiglia dehoniana, e che tutte le donazioni siano consegnate a La Capelle: ‘Questua comandata’".

Nella successiva assemblea plenaria, trattando della ‘‘Comunità di La Capelle’’, i Superiori provinciali si sono così espressi:

‘‘E’ stato chiesto da dove dovrà venire il denaro per l’acquisto e l’adeguamento della casa: secondo lo spirito della mozione 8, che è lo spirito del Capitolo generale, è tutta la Congregazione a essere interessata da questa presenza. Un po’ come si è operato per Roma-I. In primo luogo sono implicate le Province dell’Europa del Nord, ma anche tutte le altre, e con generosità, perché è un progetto significativo per la crescita della Congregazione. Si desidera che si proceda a una ristrutturazione semplice, che riguardi l’essenziale, e che si faccia uno studio per i finanziamenti.

Circa le spese della comunità per la sua vita ordinaria : bisogna contare sul lavoro pastorale remunerato della comunità, sulle entrate dall’accoglienza dei gruppi, dei confratelli che vi si recano… Ma si può pensare a un fondo speciale per l’avvio della comunità, o il ricorso al FAG, prevedendo nella quota di ogni Provincia una parte per La Capelle: questo almeno per l’avvio della Comunità.

Perché, al 14 marzo, giorno di preghiera in cui si ritrova tutta la Congregazione, non si include anche un aiuto speciale, da parte di tutta la Famiglia dehoniana, un po’ come una ‘Questua comandata’ ?’’ (dal Verbale, p 24).



 

MESSAGE POUR LA JOURNÉE DEHONIENNE DES VOCATIONS

- 14.03.2000 -

Rome, le 2 février 2000
Prot. N. 10/2000

À tous les membres de la Famille dehonienne
(SCJ, Personnes consacrées, Laïcs/ques)

Chers frères et soeurs,

À l'aube du nouveau millénaire et aux débuts du Jubilé, je saisis l'occasion de l'anniversaire de la naissance de notre Fondateur, le Vénérable Père Léon Dehon, pour vous écrire sur le thème des vocations, à la lumière des résultats de la rencontre des Responsables de la pastorale des vocations, tenue à Lavras en août dernier.

Cette année, l'anniversaire prend une signification spéciale, parce que le même jour il y a l'inauguration officielle de la nouvelle communauté SCJ à La Capelle, dans la maison natale du P. Dehon, en présence de tous les Supérieurs Majeurs de l'Europe. En outre, au cours de l'année nous célébrerons le 75° anniversaire de la mort du P. Dehon, le 12 août 1925 à Bruxelles.

Sous le signe de La Capelle

Le fait de posséder un trésor aussi précieux que celui de La Capelle, nous rappelle à tous l'importance qu'ont la maison et la famille pour la croissance de notre vocation. Déjà le P. Dehon rappelait toujours avec émotion le temps passé dans sa maison et en particulier le rôle de sa mère pour sa croissance religieuse.

"L'influence d'une maman est vraiment unique et profonde. Pour un enfant, la religion, l'amour de Dieu, la piété n'ont pas besoin de démonstrations rationnelles; ils se transmettent avec la vie.

En famille, la maman est une présence qui, d'une façon providentielle, ouvre l'âme des enfants à ce qui est bon et beau lorsqu'il s'agit de Dieu et des hommes.

Le petit Léon vécut la présence de sa mère: 'Je goûtai souvent - écrit-il dans ses Mémoires - le fruit de ses pieuses résolutions. Ma mère me communiquait ses saintes pensées et me faisait prier avec elle' (NHV I, 7v) ª, écrit le P Manzoni dans sa biographie du Fondateur, Léon Dehon et son message, p. 49.

Sous certains aspects il n'est pas étonnant que les vocations à la vie religieuse et l'engagement pour la vie matrimoniale soient en crise dans un monde sécularisé. Il suffit de regarder la désintégration de la vie familiale avec son effet négatif pour le développement de la personne qui, trop souvent, n'est pas capable de planter ses racines et de s'engager durablement pour Dieu ou pour le prochain. C'est un problème qui dépasse nos capacités à pouvoir y apporter une solution.

Mais, ´ mieux vaut allumer une bougie que maugréer contre l'obscurité ª, dit la devise d'un mouvement chrétien. Si nous ne sommes pas aptes à changer la société, nous avons certainement beaucoup à faire dans nos maisons, nos relations familiales et nos relations avec les autres.

En réalité, ce sont les membres laïques de notre Famille dehonienne, maris et femmes, pères et mères, frères et soeurs, qui sont le berceau des vocations à la vie religieuse et la pépinière des ministères laïques dans l'Église. Il appartient à tous les Dehoniens de faire tout ce qui est en leur pouvoir pour promouvoir, en leur milieu, la vie et les valeurs familiales. Notre ´ Règle de Vie "fait une belle réflexion sur la prière: "Sans l'esprit d'oraison, la prière personnelle dépérit; sans la prière communautaire la communauté de foi languit "(RV, 79). Nous pourrions retourner cette affirmation de la façon suivante: Sans l'esprit et l'expérience de la vie familiale, même notre foi languit. Quand la foi languit, la voix de Dieu qui appelle à la mission et au ministère dans l'Église, s'adresse à des sourds.

A ce sujet, les paroles prononcées par Paul VI lors de sa visite à Nazareth sont éloquentes. L'Église les a adoptées dans l'office des Lectures de la Fête de la Sainte Famille. Mieux que les miennes, ces paroles mettent en évidence le rôle fondamental de la famille pour la vie de foi et la naissance d'une vocation: "Une leçon de vie familiale. Que Nazareth nous enseigne ce qu'est la famille, sa communion d'amour, son austère et simple beauté, son caractère sacré et inviolable; apprenons de Nazareth comment la formation qu'on y reçoit est douce et irremplaçable, apprenons quel est son rôle primordial sur le plan social ".

Oui, nous avons vraiment de la chance de posséder la maison natale du P. Dehon, à La Capelle. Puisse-t-elle rester toujours à nos yeux comme un signe, dans les moments de joie et de bénédiction, et plus particulièrement dans des moments de doute, de deuil ou de trouble; puisse-t-elle être un rappel de la puissance, de l'espoir et de l'influence que la famille a sur nous; puissions-nous tous travailler à faire de la famille la cellule essentielle de nos sociétés dans le monde. Puissions-nous être cette bougie unique qui change les ténèbres en lumière.

Pour nous SCJ, La Capelle est aussi une réalisation du ´ Nous, Congrégation ª: devise qui nous dirige vers un style international de coopération à l'intérieur de la Congrégation. Parmi les nouvelles fondations, après les Philippines et l'Inde, c'est notre troisième communauté internationale. Elle comprend des membres venants de la France, de l'Espagne et de la Pologne. Elle répond au Projet: ´ Ériger, dans chacune des zones géographiques, une 'communauté prophétique', à caractère international. L'une de ces présences est celle qui a été prévue à La Capelle. Comme l'a demandé le XXe CG (cf. Motion 3)... "(Projet ´ Nous, Congrégation, au service de la Mission ª, 15.3).

Nous sommes très heureux qu'une des premières initiatives en été dernier ait été la préparation des religieux à la Profession perpétuelle. Y ont participé des religieux Dehoniens de toute l'Europe et aussi des États-Unis. Quoi de plus approprié, pour des jeunes SCJ, se préparant à faire ce pas important sur le chemin de la vocation, que de passer quelque temps dans le berceau de la vocation du P. Dehon lui-même? Ces jeunes l'ont exprimé ainsi dans leur message envoyé de La Capelle: "Venus d'Allemagne, de l'Italie du Nord et du Sud, du Portugal, d'Espagne, de France, de Pologne et des États-Unis, nous avons eu la joie et la grâce de nous réunir dans la maison même où est né et a grandi notre Fondateur, le vénérable Père Léon Jean Dehon. Appelés tous ensemble par le Seigneur à Le suivre, nous sommes arrivés ici pour nous rapprocher de Lui et Lui demander: 'Seigneur, que veux-tu que nous fassions?' "(Pour le texte complet, cf: www.scj.org semaine du 14 août 1999).

La subsistance de la communauté de La Capelle est confiée également à la générosité de la Famille dehonienne. Cela a été demandé par le document du 31 décembre 1998, "Une voie à construire, un chemin à parcourir pour les années 1999-2003: ´ Les moyens de subsistance de la communauté proviendront: en partie du travail apostolique de la communauté, en partie des contributions spontanées des Provinces de l'Europe, en partie des dons de la Famille dehonienne faite le jour de l'anniversaire du P. Dehon ('Dehon day'), par l'intermédiaire du Supérieur Provincial et de l'Économe provincial GA. On a suggéré de faire une quête le 14 mars auprès de la Famille dehonienne, pour les besoins de la communauté de La Capelle "(n.5,5).1

La Capelle est sans doute une maison de la Congrégation et son avenir dépend de la collaboration des SCJ, mais il dépend aussi des autres membres de la Famille dehonienne. Considérons-la comme le berceau de la vocation de ceux qui participent au charisme du Père Dehon au service de l'Église de Dieu, quel que soit notre état de vie et nos services.

Vivre dans l'esprit de l'Ecce Ancilla

Dans ses Mémoires, le P. Dehon rappelle l'importance de son baptême et l'influence que cette journée a exercée sur lui. "Je suis né le 14 mars 1843... Je fus baptisé le 24 mars... C'étaient surtout les premières vêpres de la fête de l'Annonciation. J'ai été heureux plus tard d'unir le souvenir de mon baptême à celui-là de l'Ecce venio de Notre Seigneur. J'ai puisé une grande confiance dans ce rapprochement "(NHV I, 1r-1v). L'Ecce venio uni à l'Ecce Ancilla sont des mots-clés dans la vie d'un dehonien. En situation d'hésitation ou de réticence, pour certains, à s'engager pour Dieu ou pour le prochain, il est bon de réfléchir sur cet engagement de la jeune fille de Nazareth.

En réfléchissant sur la scène de l'Annonciation nous sommes frappés par sa simplicité. Mais nous oublions souvent ce que Marie a risqué et le prix qu'elle a dû payer pour dire son Ecce ancilla. Chaque fois que je lis la réponse de Marie à l'annonce et à l'explication de Gabriel, je suis saisi d'admiration. Voilà une jeune fille devant l'incompréhension prévisible et le rejet de la part de sa famille, de son fiancé, et des gens de son pays, et elle donne quand même son consentement. Elle nous rappelle qu'à la base de notre condition de disciple et de notre vocation, il y a ´"je suis la servante du Seigneur ª. Après que tout ait été dit et fait nous devons encore nous décider: suis-je serviteur ou patron? Suis-je un serviteur humble du Seigneur ou seulement de moi-même?

Ce ´ oui "ne s'est pas accompli intégralement à l'instant même où il fut prononcé. Il n'a pas non plus signifié une vie exempte de peines et de souffrances. Marie en est consciente quand, dans la Présentation au Temple, Siméon lui dit: "Vois! cet enfant doit amener la chute et le relèvement d'un grand nombre en Israël; il doit être un signe en butte à la contradiction, et toi-même, une épée te transpercera l'âme! "(Luc 2,34-35). Il suffit de fixer les yeux au pied de la croix pour voir cette âme transpercée par la douleur pour son fils, pendant qu'elle se confie aux bras de Jean.

Depuis ce moment douloureux elle devient notre mère, mère de l'Église, en tant que don suprême de son fils à tous, pour toujours: "Jésus donc voyant sa mère et, se tenant près d'elle, le disciple qu'il aimait, dit à sa mère: 'Femme, voici ton fils'. Puis il dit au disciple: 'Voici ta mère'. Dès cette heure-là, le disciple l'accueillit comme sienne " (Jn 19,26-27).

Pendant que, dans la souffrance et dans la douleur, elle soutient son fils mort, comme cela est merveilleusement représenté par la Pietà de Michel-Ange, nous pouvons regarder au-delà de la croix et voir que l'Ecce Ancilla de Marie portera bientôt son fruit dans la Résurrection de son fils. Marie sera présente avec les disciples quand Il apparaîtra, le premier soir après sa Résurrection. Elle assistera, après l'Ascension, à l'élection de Mathieu comme le nouveau douzième apôtre. Elle sera présente à la naissance de l'Église dans le premier jour de la Pentecôte, quand l'Esprit descendra sur les disciples comme un vent impétueux et sous le signe du feu. Ainsi, elle pourra enfin proclamer: "Mon âme exalte le Seigneur et mon esprit tressaille de joie en Dieu mon sauveur "(Luc 1,46-47).

Marie est un modèle pour notre monde trop satisfait et fermé sur soi-même. Son Ecce Ancilla, nous devons le faire nôtre. Nous avons besoin de renouveler chaque jour notre dévouement à la mission et au service de l'Église. Pour le Père Dehon, c'est dans l'Ecce Ancilla et dans l'Ecce Venio que ´ se trouve toute notre vocation, notre but, notre devoir, nos promesses "(Directoire Spirituel, I partie, 3).

Appeler au service

"Ce partage a suscité en nous une plus grande conviction encore que toute la Congrégation doit cultiver une conscience vocationnelle et que cette pastorale doit être considérée comme la responsabilité de chaque religieux dehonien, attentif à l'Esprit qui conduit l'Église ª. (cf. www.scj.org du 21 août 1999). Ces paroles puisées dans le message adressé à la Congrégation par les Responsables de la Pastorale des vocations, réunis à Lavras en août dernier, visent plus particulièrement les SCJ. Cependant nous pouvons les étendre à toute la Famille dehonienne, qu'ils soient des membres consacré(e)s ou laïques. Tous, nous avons un rôle à accomplir dans la promotion des vocations à la prêtrise, à la vie religieuse et au ministère laïque; chacun de nous a sa mission et son ministère dans l'Église.

Ceci est un idéal, que l'Église Brésilienne essaie de promouvoir chaque année, au mois d'août, mois consacré, au niveau national, à la sensibilisation aux vocations. C'est une leçon de responsabilité et de ministère partagés. Si nous sommes tous appelés à servir, nous devons tous ´ appeler "au service. L'invitation de Jésus ´ viens et suis-moi "nous parvient dans le contexte de notre réalité humaine. L'invitation au service nous vient d'un visage souriant et d'un coeur ouvert!

Dans l'Église primitive chacun avait un ministère à accomplir. Saint Paul écrivit dans sa première lettre aux Corinthiens: "Or vous êtes, vous, le corps du Christ, et membres chacun pour sa part. Et ceux que Dieu a établis dans l'Eglise sont premièrement les apôtres, deuxièmement les prophètes, troisièmement les docteurs... Puis il y a les miracles, puis les dons de guérisons, d'assistance, de gouvernement, les diversités de langues "(1Co 12, 27-28). Accomplir son propre ministère était une manière de participer à la construction du corps du Christ. Avec le temps, au fur et à mesure que l'Église se centralisa et se cléricalisa, le sens de la responsabilité commune alla en diminuant. Les efforts que l'Église du Brésil est en train de faire pourront nous aider à récupérer la conscience que tous ont une vocation, tous ont un don à porter sur la table de cette charité, que nous appelons Église.

Nous devons avoir en honneur notre vocation et la considérer comme un don. Aujourd'hui, pour paraphraser st Paul, certains peuvent être évêques, d'autres prêtres ou diacres quelques-uns consacré(e)s dans la vie religieuse ou membres d'Instituts séculiers, quelques-uns frères ou soeurs, quelques-uns engagés dans des ministères laïques ou dans les structures du monde, célibataires ou marié(e)s: tous contribuent par leur don spécial et unique, à la mission et au ministère de l'Église; un don qui, pour nous, s'inscrit dans le contexte de notre mission comme Famille dehonienne dans toutes ses composantes.

Prier pour les vocations

Les participants à la rencontre de Lavras ont identifié quatre éléments importants comme moyens de la promotion des vocations: Ces quatre clés sont valables pour chaque composante de la Famille dehonienne. Je voudrais m'arrêter plus particulièrement sur la seconde. Combien de fois avons-nous entendu l'invitation à prier pour les vocations? Peut-être si souvent qu'on n'y fait plus attention; mais ceci n'empêche pas que ce soit la clé principale. Si l'Esprit n'exerce pas sa force puissante sur le coeur humain, l'attrait du monde devient trop fort. Cette invitation à la prière vient du Seigneur lui-même: "La moisson est abondante, mais les ouvriers peu nombreux; priez donc le Maître de la moisson d'envoyer des ouvriers à sa moisson "(Lc 10,2).

Il ne faut jamais sous-estimer la puissance de la prière! Prier n'est pas une fatigue vaine, ce n'est pas parler à des oreilles sourdes. J'entends lancer un appel spécial à tous les membres de la Famille dehonienne, en particulier aux personnes âgées et aux malades, pour qu'elles offrent leurs prières et leurs souffrances pour les vocations. Priez pour qu'on trouve des ouvriers pour la moisson, pour porter le message de Jésus dans un monde qui a un besoin extrême de la Bonne Nouvelle. Un service auquel tous peuvent participer est celui de devenir prière pour les vocations.

Peut-être, comprenons-nous mal la prière. Nous nous attendons à des résultats qui correspondent à nos vues. Par exemple, dans nos prières pour les vocations nous recherchons souvent des résultats quantitatifs.

Tombés dans le piège des nombres, nous oublions la leçon que "mieux vaut allumer une bougie que maugréer contre l'obscurité ª. Au lieu de demander à Dieu de grands nombres, demandons lui plutôt des personnes valables, capables de proclamer le Royaume de Dieu en lui rendant témoignage par leur vie. Il se pourrait qu'une seule personne (donc une seule bougie) se manifeste, mais qu'elle soit capable, par sa force, par son charisme et par ses dons, de changer le cours du monde. Prions, mais prions avec un esprit et un coeur ouverts, qui permettent à l'Esprit de Dieu d'agir non pas comme nous le voudrions, mais comme il entend faire.

Je voudrais conclure par la prière qui se trouve dans le Calendrier des vocations 1999 de la Province des États-Unis. C'est une prière que tous les Dehoniens peuvent s'approprier.

Maître de la Moisson et Bon Berger,
puisse retentir dans nos coeurs
ton invitation forte et persuasive:

"Viens et suis-moi!"

Envoie ton Esprit au milieu de nous.

Que ton Esprit nous donne la sagesse|
pour discerner ton appel
et la générosité pour suivre ta voix.

Maître de la Moisson et Bon Berger,
réveille les coeurs de nos jeunes
au service de ton peuple.

Sainte Marie, Mère de Dieu,
aide-nous à répondre: "Oui!"

Amen.

Chers frères et soeurs, sous le signe de La Capelle nous sommes invités à vivre dans l'esprit de l'Ecce Ancilla, à appeler au service de l'Évangile et à prier pour les Vocations.

En vous souhaitant une année 2000 vraiment SAINTE, je vous salue fraternellement dans le Coeur de Jésus, Maître de la Moisson,
 

P. Virginio D. Bressanelli, scj
Supérieur général

NOTE
  • 1. Dans la rencontre des Supérieurs Provinciaux (Rome, 3-13.11.1998), en parlant de l'économie (10.11.98), le Groupe linguistique français, suggérait à propos de la subsistance de la Communauté de La Capelle: ´ Notre groupe propose: Outre les services rendus par la Communauté et rémunérés, ainsi que le partage interne, que les 14 mars, partout en Congrégation, il y ait un jour de prière et d'aide. Cela de la part des confrères et de le Famille dehonienne, et que tous ces dons soient reversés à La Capelle: 'Quête impérée' ª.

  • Dans l'assemblée plénière suivante, en parlant de ´ La communauté de La Capelle ª, les Supérieurs Provinciaux se sont exprimés ainsi: ´ Il est demandé d'où viendra l'argent, pour l'achat et la remise en état de la maison: selon l'esprit de la motion 8, qui est l'esprit du Chapitre général, c'est toute la Congrégation qui est concernée par cette présence qui l'intéresse tout entière. Un peu comme on a opéré pour Rome I. Les Provinces d'Europe du Nord sont impliquées en première place, mais aussi toutes les autres, et avec générosité, car c'est un projet significatif pour la croissance de la Congrégation. On souhaite que l'on procède à une restructuration simple, portant sur l'essentiel, et que l'on fasse des études, pour avoir des devis.

    Quant aux dépenses de la communauté dans sa vie ordinaire: il faudra compter sur la rémunération du travail pastoral de la communauté, les entrées liées à l'accueil des groupes, des confrères qui y séjournent... Mais on peut envisager aussi un fonds spécial pour le lancement de la communauté, ou le recours au FAG, en prévoyant dans le quota de chaque Province une part pour La Capelle; ceci, au moins pour les débuts. Pourquoi, à l'occasion du 14 mars, jour de prière où se retrouve toute la Congrégation, ne pas y inclure aussi une aide spéciale, venant de toute la Famille dehonienne, un peu comme une 'quête impérée'?'" (du Compte rendu, p 24).



     

    A Message for Dehonian Vocations' Day

    -14.03.2000-

    Prot. N. 10/2000|
    Rome 02 February, 2000


    To: All those who make up the Dehonian Family
    (SCJs, Consecrated Persons, Laity)



    My Dear Brothers and Sisters,

    At the dawn of a new millennium, and in the midst of a year of Jubilee, I profit from the occasion of the anniversary of the birth of our founder, the venerable Leo John Dehon, to write on the topic of vocations from the perspectives laid out the meeting of Vocations Directors at Lavras last August.

    It is indeed a special anniversary for us as it will also mark the first anniversary of our new scj community at La Capelle, in the ancestral home of Fr. Dehon in the presence of all the major superiors of Europe. In addition, this year we celebrate the 75th anniversary of the death of Fr. Dehon in Brussels on August 12, 1925.

    Under the Sign of La Capelle…

    Having within our possession such a precious treasure as La Capelle is a reminder to all of the importance home and family play in our vocational development. Fr. Dehon certainly always spoke fondly of his home life, and especially the role his mother played in his religious development. As Fr. Manzoni reminds us in his life of the founder: "A mother's influence is indeed unique and profound. For a child values, such as religion, love of God and piety have no need for rational proof. They are communicated by being lived. Providence has ordained that, within the family, it is the mother's presence that opens the hearts of her children to that which is good and beautiful in God and others. Young Leo definitely experienced his mother's presence: 'I often experienced the fruits of her pious resolutions. My mother communicated her thoughts to me and had me pray along with her' (NHV, I, 7v)" (Leo Dehon and His Message, p. 43).

    In some ways it is no wonder vocations to religious life and commitment to married life are in difficulty in much of the secular world. One need look no further than the disintegration of family life and the havoc this has wrought on the development of the person, often adrift in the world, lacking the capacity to sink roots and commit either to God or neighbor. It is a problem beyond our scope or capacity to resolve. Yet I am reminded of the motto of a christian movement: "It is better to light one candle, than curse the dark." While we may not be able to change society by ourselves we certainly have a great deal to say about our homes, our family relations, and our relations with others.

    Truly the lay members of our dehonian family, who are husbands and wives, mothers and fathers, brothers and sisters, are the cradle of future vocations to religious life as well as the seed bed for lay ministries within the church. It is incumbent on all dehonians to do what is within their power and sphere of influence to promote family life and family values. In a beautiful thought on prayer, Our Rule of Life says: "Without the spirit of prayer, personal prayer breaks down, without community prayer, the community of faith weakens" (ORL # 79). Likewise a variation on this theme makes sense, too: without the spirit of family life, our faith becomes weak. Where faith is weak, the sense of God's call, i.e., our role in the mission and ministry of the Church, often falls on deaf ears.

    The words of Paul VI upon his visit to Nazareth are very enlightening in this respect: the Church uses them in the Liturgy of the Hours on the Feast of the Holy Family. They state better than I the importance, no, the crucial role, family plays in faith life and in our vocational development: "Next, there is the lesson on family life. May Nazareth teach us what family life is, its communion of love, its austere and simple beauty, and its sacred and inviolable character. Let us learn from Nazareth that the formation received at home is gentle and irreplaceable. Let us learn the prime importance of the role of the family in the social order."

    Yes, we indeed are fortunate to have in our possession La Capelle, the ancestral home of Fr. Dehon. May it always stand as a beacon for us, in moments of joy and blessing -- and especially in moments of doubt and in moments of sorrow or travail -- as a reminder of the power, purpose and influence the family has on us. May we all work to build up the family as the basic unit of our societies around the globe. May we be that one candle that turns darkness into light.

    La Capelle is also for the SCJs a realization in We the Congregation in service of the mission -- the motto for our movement toward a more international style of cooperation within the congregation. It is, after the Philippines and India, our third truly international community with its members coming from France, Spain and Poland. It is in keeping with our plan: "To establish in each geographic zone one "prophetic community" international in scope. One of these communities is that foreseen for La Capelle. As requested by the 20th General Chapter (Cf. Motion 3).... " (§15:3 of Plan: We, the Congregation: In Service to the Mission).

    We were pleased that one of the first fruits of this prophetic community was to host the final vow program for Europe last summer. SCJs from around Europe, and even North America, participated. How fitting for young SCJs taking this important vocational step to spend time in the cradle of Fr. Dehon's vocation. Perhaps these young men said it best in their message from La Capelle: "Coming from Germany, Northern and Southern Italy, Portugal, Spain, France, Poland, and the United States, we had the pleasure and grace of gathering in the house where our Founder was born and raised, the venerable Father Leo John Dehon. Called together by the Lord to follow Him, we arrived at his house to grow closer to him and ask "Lord, what would you have us do?' " (For the complete text cf. www.scj.org week of August 14, 1999).

    For its support, La Capelle is depending on donations from the provinces and houses of the Dehonian Family that are to be taken up on March 14th. As we wrote in our letter of December 31, 1998, A Road to Build, a Path to Travel for the Years 1999 - 2003:

    Support for this community shall come in part from the apostolic activities of the community, part from the voluntary contributions of the European provinces, and part from the offerings from the Dehonian Family. It has been suggested that on 14 March (Dehon day) a special collection be taken from all the parts of the Dehonian family for the community at La Capelle. Such funds would be administered by the Superior and Bursar of the GA province.1

    La Capelle is without doubt a house of the congregation. Its future depends on the cooperation of all SCJs; yet it also depends too on other members of our dehonian family, if it is to succeed. Let us treasure La Capelle as the cradle of our vocation insofar as we participate in the charisma of Fr. Dehon in service to the Church of God, whatever our states of life and tasks.

    …Living in the Spirit of Ecce Ancilla…

    In his memoirs Fr. Dehon recalls the importance of his baptism and the life-long influence the event had on him. "I was born March 14, 1843 .... and baptized March 24... which was First Vespers of the feast of the Annunciation. Many years later it gave me joy to associate the remembrance of my baptism with our Lord's words, 'Behold I come.' The combination has given me a great sense of trust" (NHV I 1r-1v). The Ecce Venio combined with theEcce Ancilla are powerful words in the life of a dehonian. In light of the unwillingness, or perhaps inability, of so many people to commit themselves to God or neighbor, it is good to reflect on the commitment of a young girl from the hill town of Nazareth.

    In meditating on the Annnunciation scene, we are taken up with the power of its simplicity. Perhaps so taken up that we forget what Mary risked and the price she would pay for uttering her Ecce Ancilla. Every time I read Mary's response to Gabriel's proclamation and explanation, I am awed. Here is a teenager facing misunderstanding and rejection from her family, her betrothed, and her neighbors, and yet she agrees. She reminds us that the underpinning of discipleship, of our vocation is "I am the Lord's servant." After all is said and done we must still decide: am I a servant or a master? Is my allegiance to the Lord or solely to myself?

    That 'yes' did not bring instant fulfillment or a life without its pain and suffering. Mary is quickly reminded of that fact at the Presentation when Simeon says to her: "This child is destined to cause the falling and rising of many in Israel, and to be a sign that will be spoken against, so that the thoughts of many hearts will be revealed. And a sword will pierce your own soul too" (Luke 2:34-35). We need look no further than the foot of the cross to see that pierced soul mourning for her son as she stands supported by the arms of St. John.

    In that terrible moment she became our mother, the Church's mother, a gift from her son to all men and women forever: "When Jesus saw his mother there, and the disciple whom he loved standing nearby, he said to his mother, 'woman, here is your son,' and to the disciple, 'Here is your mother." From that time on, this disciple took her into his home" (John 19:26-27).

    As she held her dead son in her pain and sorrow, so marvelously depicted in Michelangelo's Pietà, we can look beyond the cross and see that Mary's Ecce Ancilla would soon bear fruit in the Resurrection of her son. Mary would be present with the disciples at his appearance that first evening of the Resurrection. She would be present after his Ascension at the selection of Matthias as the new twelfth apostle. She would be present at the birth of the Church when the Spirit, coming as mighty wind and fiery tongue, infused the disciples at that first Pentecost. At last she could truly sing: "My soul proclaims the greatness of the Lord, my spirit rejoices in God my Savior" (Luke 1: 46-47).

    Mary stands as a model against a world too caught up in itself. Her Ecce Ancilla must become ours. We need to daily rededicate ourselves to our mission and service in the Church. For Fr. Dehon the Ecce Ancilla and the Ecce Venio "... sum up our entire vocation, our purpose, our duties and our promises" (Spiritual Directory 1:3).

    …Called to Service…

    "This time of sharing made us even more convinced that the whole congregation must have greater vocational awareness, and that the responsibility for vocation ministry must be one of each SCJ religious, listening to the Spirit who guides the Church" (Cf. news page for August 21, 1999 at www.scj.org). These words are from the message to the congregation from the participants at the Lavras Vocation Conference of August 1999. While it is specifically addressed to SCJs, we can extend it to our whole dehonian family, whether consecrated religious, members of secular institutes or laity. For we all have a role in promoting vocations to priesthood, religious life, and lay ministry, i.e., each one of us has this mission and ministry within the Church.

    Certainly this is the ideal promoted in the Brazilian Church during its month long national vocation program held each August. It is a lesson in shared responsibility and ministry. If we are all invited to service then we all ought to be 'inviting' to service. The great invitation of Jesus to "come follow me" is given in the context of our human situation. The invitation to service comes from a smiling face and an open heart!

    In the early Church everyone had some ministry to perform. St. Paul in his first letter to the Corinthians wrote: "Now you are the body of Christ, and each one of you is a part of it. And in the church God has appointed first of all apostles, second prophets, third teachers, then workers of miracles, also those able to help others, those with gifts of administration, and those speaking in different kinds of tongues" (1 Cor. 12: 27-28). Fulfilling one's duty was a way of participating in building up the body of Christ. Over time as the Church became clerically centered that sense of total responsibility became muddled. Efforts like those developed by the Brazilian Church can help us recapture the sense and reality that all have a vocation, all have a gift to bring to that table of love we call the Church.

    Whatever our vocation, we need to honor and appreciate it as a gift from God. Today, to paraphrase Paul, some are bishops, some are priests or deacons, some religious brothers or sisters, some belong to secular institutes, some are single, some are married, but all bring a special and unique gift to the mission and ministry of the Church framed for us within the context of our mission and ministry as the dehonian family in all its dynamic dimensions.

    …Pray for Vocations

    The participants in the Lavras conference saw four important elements as key to promoting vocations:

    These same elements are valid for every component of our dehonian family. I would like to pay special attention to the second for a moment. How often have we heard the call to pray for vocations? Perhaps so often that it no longer strikes home. Nonetheless, it is the central element. Without the power of the Spirit tugging at the human heart, the attraction of the world would prove too strong. This call to prayer comes from the Master himself: "The harvest is plentiful, but the workers are few. Ask the Lord of the harvest, therefore to send out workers into his harvest field." (Luke 10:2)

    Never underestimate the power of prayer! Prayers are never lost, nor do they fall on deaf ears. I make a special appeal to the elder members of the dehonian family, and those who are sick or infirm to offer their prayers and sufferings especially for vocations. Pray that harvest workers of all kinds will be found to bring the message of Jesus home to a world so desperately in need of the Good News. Certainly a ministry we all can participate in is the ministry of being a pray-er for vocations.

    Perhaps part of our problem is our attitude toward prayer. We expect 'results' along our terms. Our expectations are in terms of greater numbers.

    Getting caught up in the numbers trap we forget the lesson: "It is better to light one candle than to curse the darkness." Rather than asking God for great numbers, let us ask him for qualified people, capable of proclaiming the Kingdom of God and giving witness by their lives. It could even happen that a single soul (the one candle), worthy, active with all its power, charisms and gifts could change the direction of the world. Therefore let us pray with open minds and hearts allowing God's Spirit to work not as we would want the Spirit to act, but as the Spirit wishes.

    I would like to end with this prayer appended to the 1999 Vocation Calendar of the United States province. It is a prayer all Dehonians can take to heart.


    Lord of the Harvest and Good Shepherd,
    May your strong and gentle invitation
    echo in our ears:

    "Come and follow me!"

    Send forth your Spirit among us.

    May your Spirit give us wisdom to discern
    your call and generosity to follow your voice.

    Lord of the Harvest and Good Shepherd,
    wake the heart of our youth to the service
    of your people.

    Holy Mary, Mother of God,
    help us to answer, "Yes!"

    Amen.

    Dear brothers and sisters, with La Capelle serving as our banner, we are invited in the spirit of Ecce Ancilla to call people to serve the Gospel and to pray for vocations.

    I wish you a truly HOLY Year 2000 and I greet you as your brother in the Heart of Jesus, patron of the harvest.


    p. Virginio Bressanelli, scj

    Superior General


    1 At the meeting of Provincial Superiors (11.3-13.1998), the French linguistic group suggested a way of financing the community of La Capelle when it dealt with the topic of finances: "Our group proposes the following: In addition to remunerated services offered by community members and province community sharing, March 14 should be a day of prayer and assistance throughout the Congregation, both from SCJs and the Dehonian Family and that all the funds be directed to La Capelle as a required fund-raiser.

    At the plenary session which followed which dealt with the "Community at La Capelle" the Provincial Superiors expressed the following:

    "We were asked where the money would come from to purchase and fix up the house: according to the spirit of Motion 8, the spirit of the General Chapter, it is the entire Congregation which should take interest in this presence, along the lines that worked for Rome I. In the first instance, the provinces of Northern Europe are involved, but also all the rest should be involved, too, generously for the growth of the Congregation. People are looking for some simple repairs that take care of the essential; one should do a study on how to finance it.

    As to community expenses for ordinary affairs, the members should count on their pastoral work with remuneration from the community, payment from hospitality of groups, and SCJs who visit…But it is also possible to have a special community startup fund, or recourse to the General Aid Fund making use of an assigned sum from every province for La Capelle - at least to get started.

    Since, March 14 is a day of prayer for the entire Congregation, could we not also include a special request from the Dehonian Family, like a required fund-raiser?" (Minutes, p.24)