MESSAGGIO NATALIZIO E PER IL NUOVO ANNO 2003
ALLA FAMIGLIA DEHONIANA

Roma, 3 dicembre 2002
Prot. N. 414/2002


Roma 2001 presepio/crèche/presépio/crib/pesebre

Italian - French - Portuguese - English

 

 

 

 

Roma, 3 dicembre 2002
Prot. N. 414/2002

 

Cari fratelli e sorelle,

Abbiamo iniziato l'Avvento e ci incamminiamo, con tutta la Chiesa, verso la celebrazione del Natale e l'inizio di un Nuovo Anno.

Per me, ormai alla fine del mio servizio come Superiore Generale, e per il mio Consiglio, questo è l'ultimo messaggio natalizio alla Famiglia Dehoniana. Vorremmo, quindi, che ci riportasse ad un aggancio diretto con il nostro Fondatore e con lo spirito che egli ci ha trasmesso.

In questi quasi 12 anni di servizio, abbiamo ricevuto da voi tanti gesti di affetto, incoraggiamento, sostegno spirituale, ascolto, collaborazione e stima personale... che ci hanno fatto apprezzare sempre di più la vostra qualità umana e di fede. Scorgiamo in voi, al di là dell'attenzione per la nostra persona, il vostro amore alla vocazione dehoniana, il senso di appartenenza a questa Famiglia e la valorizzazione della paternità spirituale di p. Dehon.

Siamo testimoni, inoltre, della preoccupazione di molti religiosi SCJ per l'unità fondamentale dell'Istituto, in fedeltà creativa alle intenzioni e allo spirito di p. Dehon. Questo spiega la forte adesione di tanti al Progetto "Noi Congregazione". Lo stesso possiamo dire del crescente rapporto con le altre componenti della Famiglia Dehoniana: Istituti di persone consacrate, gruppi laicali e persone singole, con cui condividiamo lo stesso progetto di vita secondo il Vangelo, ispirato dall'intuizione spirituale di p. Dehon.

Il Natale di quest'anno è occasione, quindi, per dire a tutti un GRAZIE fraterno, e per invitarvi a trovare, nel mistero dell'Incarnazione e della nascita del Signore, luce, stimolo e grazia per leggere con fede la nostra storia passata, per affrontare profeticamente le sfide del presente e per proiettarci con speranza e generosità verso il futuro.

1. Nel contesto liturgico del Natale e in continuo rapporto con il mistero dell'Incarnazione, è nata, si è sviluppata e consolidata la vocazione di p. Dehon. In questa stessa realtà e prospettiva spirituale, affonda le sue radici la nostra comune identità dehoniana. Difatti, storicamente, p. Dehon sentì la prima forte chiamata al sacerdozio nel Natale del 1856. Chiamata che l'ha sedotto; alla quale mai è venuto meno né dubitò, nonostante le molte distrazioni e lusinghe che in seguito gli furono proposte. Chiamata che ebbe la sua realizzazione primaria nella spiritualità dell'"Ecce Venio" e dell'"Ecce Ancilla", nella conformazione al Cuore aperto e disponibile, filiale e solidale, di Cristo crocifisso, e nell'associazione alla sua oblazione riparatrice al Padre.

Da questa esperienza di fede, maturata lungo un processo, sorretto dalla grazia di Dio e dalla sua generosa collaborazione, hanno origine la Congregazione SCJ e tutta la Famiglia Dehoniana. Per questo motivo il Natale diventa per noi un'opportunità divina per rinnovare la nostra adesione totale al Signore, il nostro senso di mutua appartenenza e l'impegno comune nello stesso progetto evangelico di vita e di missione.

2. Il Natale è l'irruzione gratuita, visibile e salvifica di Dio nella storia e nel nostro vissuto quotidiano. Egli, quale Dio della vita, porta a compimento le aspirazioni più profonde e genuine che Egli stesso ha seminato nel cuore umano; conduce a termine e dà senso alle opere intraprese in vista del suo Regno.

In tale prospettiva possiamo leggere i tanti eventi di "Famiglia" registrati nell'anno 2002. E cioè:

- la creazione della Regione CAN, per la fusione delle due realtà preesistenti nel Canada - Québec e Ontario. L'unità è avvenuta come frutto di un cammino fatto insieme, con speranza di futuro, illuminato da un lungo discernimento e da una scelta consapevole del "Sint Unum" congregazionale;

- la creazione dei Distretti BIA (Bielorussia) e MUK (Moldavia-Ucraina), dipendenti dalla Provincia Polacca. Sono due realtà che godono di un certo livello di autonomia delegata e assistita, ma che hanno grandi possibilità di futuro;

- si è completato il processo per dare origine, nel prossimo anno, alla divisione della Provincia Brasiliana Meridionale in due nuove Province (BM e BC), e per dare autonomia regionale alla nostra realtà del Venezuela. Ambedue questi fatti coincideranno, rispettivamente, con il centenario e il cinquantesimo anniversario della presenza SCJ in questi paesi. Il cammino percorso non è stato solo canonico e amministrativo; è stato un tempo di rinnovamento, nella ricerca di qualità di vita religiosa, di formazione e specializzazione dei giovani e di specificazione apostolica nella missione;

- la realizzazione dell'Incontro Internazionale per gli animatori di Giustizia e Pace della Congregazione, svoltosi a Montréal (Canada);

- la celebrazione dei Capitoli Provinciali, Regionali e Distrettuali, preceduti in genere da una buona preparazione e celebrati ovunque con molto frutto;

- l'indizione dell'Anno Dehoniano, che si sta svolgendo con attenzione speciale alla figura del nostro Fondatore e alla teologia del S. Cuore, nella ricerca di "ritrovare nuova vita" nelle radici stesse del nostro carisma e della spiritualità;

- la domanda di aderire ufficialmente alla Famiglia Dehoniana, da parte di alcuni Istituti religiosi e secolari che condividono il progetto di vita evangelica di p. Dehon e si riconoscono partecipi della stessa grazia fondante.

- la felice liberazione di P. Giuseppe Pierantoni ed i nuovi orizzonti missionari aperti alla Congregazione: come la presenza dei confratelli indonesiani in Papua Ovest o Irian Jaya, lo studio di alcune province per un possibile futuro SCJ in Vietnam, l'accordo di altre province circa una missione in Angola.

In una prospettiva di fede e di speranza cristiana abbiamo vissuto anche delle prove e momenti di sofferenza per la morte di tanti confratelli: tra essi P. Girardi e ultimamente P. Tom Garvey, uno dei nostri missionari pionieri in India.

3. Il Natale, nel mistero dell'annientamento assunto dal Verbo Incarnato, che stabilisce la sua tenda nei sobborghi della società; che si fa piccolo, povero, debole; che accetta le limitazioni culturali, sociali e geografiche di un popolo concreto; che sceglie l'ultimo posto e si mette dalla parte degli esclusi per essere vicino e accessibile a tutti..., pone allo scoperto la logica di Dio, contrapposta al modo corrente che ha il mondo di vedere e valutare le cose. Ci richiama a vivere secondo il Vangelo e a verificare i nostri criteri, sentimenti e scelte concrete a partire dalla nostra configurazione col Cuore di Cristo.

Oggi, più che mai, sentiamo il bisogno di non lasciarci pervadere dalla mentalità del mondo.

Questo inizio di millennio, lungi dall'essere un tempo pacifico, ci confronta con delle enormi sfide, cui bisogna far fronte profeticamente. Basti pensare alle sfide della guerra, del terrorismo e delle violenze; le molte povertà, che emergono e che crescono in modo incontrollabile; una certa globalizzazione, che non ha volto umano; le sfide a noi più specifiche del senso di Dio, dell'evangelizzazione, della spiritualità, del dialogo ecumenico, interreligioso e con il mondo miscredente; la nostra coerenza con il programma evangelico delle beatitudini e la capacità di rendere le ragioni della nostra speranza.

Sono realtà nelle quali si gioca il nostro essere cristiano e il significato della nostra dehonianità nella Chiesa e nel mondo, tanto per coloro che sono consacrati, quanto per i laici. In una cultura imperante di guerra e di violenza (così come si respira oggi in molti settori del mondo), la scelta del Vangelo può emarginarci, isolarci e farci soffrire. Ma non possiamo essere profeti dell'amore e servitori della riconciliazione del mondo e dell'umanità in Cristo, se in noi la logica di Dio (il cammino dell'Incarnazione) non prevale sulla logica del mondo.

Il Santo Padre, pur nella sua fragilità fisica, è una delle più grandi e coerenti profezie di pace in questo mondo contemporaneo. Egli dà alla Chiesa, per tutto l'anno 2003, il motto: "Pacem in terris, impegno costante". Noi lo facciamo nostro, rigettando la logica d'oggi, impegnata in 32 guerre attive e 5 guerre congelate. La nostra dehonianità ci deve condurre a non cedere allo scontro delle civilizzazioni (p. es. Occidente e mondo Islamico), promosse da sconfessati interessi politici, economici o fondamentalisti.

Sentiamo particolare dolore e vergogna per la guerra che avviene nel Congo, nella Regione dei Grandi Laghi, dove già hanno perso la vita milioni di persone. Denunciamo il silenzio e la disinformazione che la avvolgono. Ci sentiamo fieri dei nostri confratelli di Mambasa e solidali con loro che, proprio in questi giorni, sono pellegrini sulla via che porta a Beni, accompagnando e soccorrendo gli sfollati della guerra. Incoraggiamo anche i nostri confratelli di Argentina-Uruguay, del Venezuela, dell'Indonesia, del Madagascar, ecc..., provati in quest'anno dalle sofferenze e penurie del loro popolo.

Queste situazioni, vissute secondo il nostro spirito, stanno diventando una scuola di solidarietà e di ritorno ai valori più genuini del Vangelo e della vita religiosa.

Tutti i Superiori Generali, insieme a una quindicina di Movimenti e Nuove Comunità laicali, hanno deciso di appoggiare la manifestazione per la pace, che sarà organizzata dalla Comunità di Sant'Egidio e si svolgerà a Roma il prossimo 1° gennaio.

4. Il Natale è, infine, un grido di speranza. Le situazioni conflittuali, che oggi dobbiamo affrontare e la nostra incertezza nel trovare il giusto paradigma in questo cambio di epoca, possono farci perdere la fiducia nella natura umana, negli altri e perfino in noi stessi. La più grave tentazione che possiamo subire è credere che i problemi non abbiano soluzione e, quindi, adagiarsi in una vita di routine, borghese, senza anelito di superamento, senza sogni per l'avvenire e senza spinta per inventare un futuro migliore.

Durante il prossimo anno, a sostegno dei religiosi SCJ ci sarà la celebrazione del loro Capitolo Generale. In esso siamo convocati a eleggere un nuovo governo e a riformulare quelle scelte apostoliche, che ci devono qualificare come Dehoniani nella Chiesa e nel Mondo.

Il Capitolo è una grande grazia; è un'opportunità di Dio per la Congregazione e, in qualche modo, per tutta la Famiglia Dehoniana. I Superiori Maggiori della Congregazione hanno voluto che si celebrasse all'insegna della "rifondazione". Colta nel suo senso più preciso, essa è una sfida a ritornare alle radici, alle fondamenta del nostro carisma e spiritualità, per ripartire con il "coraggio, l'intraprendenza, l'inventiva e la santità" del nostro Fondatore, per dare una "risposta" adeguata "ai segni dei tempi emergenti nel mondo di oggi" (cf. VC 37).

La Congregazione ha bisogno di interrogarsi seriamente su questa linea. Ha bisogno di superare una certa genericità apostolica troppo diffusa. È ora di identificare meglio la sua missione. Se riuscirà a fare questo, sarà capace di inventare il suo futuro, così come ha fatto p. Dehon al momento della sua fondazione, 125 anni fa, e come egli farebbe oggi con la sua docilità allo Spirito, la sua ampiezza di vedute, la sua passione per Cristo e per il Mondo e il suo "incorreggibile" ottimismo. Un ottimismo che era vera speranza teologale.

È il momento per noi religiosi SCJ di interrogarci non solo sul fatto che siamo chiamati "a vivere la nostra vocazione riparatrice come lo stimolo del nostro apostolato" (Cst 23b), ma anche su come il nostro apostolato interroga, pone delle sfide e sprona la nostra spiritualità a divenire più concreta nel segno dell'Incarnazione. È il tempo opportuno per riflettere su come fare divenire operativi, in campo apostolico, i valori della nostra spiritualità. È il tempo per delineare quegli atteggiamenti del cuore, per descrivere quello stile di vita, indicare quelle attenzioni pastorali che, nella nostra missione apostolica, rendono più trasparente ed incarnata la nostra vocazione dehoniana.

Ed infine, i religiosi SCJ sono chiamati a prendere atto che il carisma di p. Dehon, come dono dello Spirito a tutta la Chiesa, viene ormai partecipato da altri Istituti femminili di vita consacrata e da tanti laici, come risposta ad una vocazione personale. È questo un fenomeno ormai universale nella Chiesa; esso sta coinvolgendo tutti gli Istituti religiosi, che vedono allargarsi l'ambito della loro famiglia. I religiosi SCJ non possono perciò chiudersi al dinamismo dello Spirito; devono aprirsi ad accogliere e sostenere, come fratelli e sorelle, quanti scelgono di condividere con essi il progetto di vita evangelica secondo l'ispirazione di p. Dehon.

Invito la Congregazione in modo speciale, e tutta la Famiglia Dehoniana, a intensificare la preghiera per la buona riuscita del Capitolo Generale. Che sia secondo le intenzioni del Cuore di Cristo. Conviene che in ogni comunità si reciti insieme, ogni giorno, la preghiera per il Capitolo Generale, domandando l'intercessione di p. Dehon.

Uniti a tutti voi nell'Eucaristia di queste feste, e disposti a camminare insieme nell'ambito della Famiglia Dehoniana lungo tutto l'anno 2003, vi auguriamo la pace, la gioia e il rinnovamento di vita che il Natale riserva a chi accoglie dal Padre e da Maria la Parola fatta carne (cf. Gv 1,12-13).

Fraternamente,


P. Virginio D. Bressanelli, scj
Superiore generale
e Membri del Consiglio generale

MENSAGEM À FAMÍLIA DEHONIANA PARA O NATAL
E PARA O ANO NOVO DE 2003

Roma, 3 de dezembro de 2002
Prot. N. 414/2002

Caros irmãos e irmãs!

Entramos no Advento e caminhamos, com toda a Igreja, para o Natal e do Ano Novo.

Para mim, ao término de meu serviço de Superior Geral, e para meu Conselho, esta é a última mensagem natalícia para a Família Dehoniana. Quero estabelecer um nexo entre esta festa e nosso Fundador.

Nestes 12 anos de serviço, recebemos tantos gestos de afeto, de encorajamento, de apoio espiritual, de escuta, de colaboração e de estima pessoal, gestos que nos levaram a apreciar sempre mais as vossas qualidades humanas e de fé. Percebemos em vós, nestas atenções pela nossa pessoa, vosso amor à vocação dehoniana, o sentido de afiliação a esta Família e a valorização da paternidade espiritual de P. Dehon.

Somos testemunhas da preocupação de tantos religiosos pela unidade do Instituto, na fidelidade criativa às idéias e ao projeto de P. Dehon. Isto explica a decidida adesão ao conteúdo do projeto "Nós, Congregação". O mesmo vale para as relações crescentes com os outros componentes da Família Dehoniana, consagradas e leigos, com os quais partilhamos o mesmo projeto de vida evangélica inspirado na intuição espiritual de P. Dehon.

O Natal é uma ocasião de agradecer a todos e convidar-vos a encontrar, no mistério da Encarnação e do nascimento, luz, estímulo e graça para ler com fé nossa história, para enfrentar profeticamente os desafios do presente e para nos lançar, esperançosos, no futuro.

1. A vocação de P. Dehon surgiu no contexto litúrgico do Natal e na reflexão sobre o mistério da Encarnação. Ele sentiu a vocação, pela primeira vez, na celebração do Natal de 1856. Jamais abandonou aquela idéia, apesar das seduções e propostas surgidas mais tarde. Esta vocação concretizou-se na espiritualidade do Ecce venio e do Ecce ancilla, na identificação ao Coração aberto e disponível de Cristo crucificado e à oblação ao Pai.

A Congregação e a Família Dehoniana têm sua origem nesta experiência de fé, amadurecida e sustentada pela graça de Deus. Por esta razão, o Natal é, para nós, uma oportunidade divina para renovar nossa entrega total ao Senhor, nosso sentido de afiliação e nosso compromisso pelo projeto comum de vida e de missão.

2. O Natal é uma intervenção gratuita, visível e salvífica de Deus na nossa história e na nossa vida cotidiana. Ele, como Deus da vida, leva à realização das aspirações mais profundas e genuínas que ele próprio semeou no coração humano. Ele completa e confere sentido à obra iniciada em vista de seu Reino.

Nesta perspectiva podemos ler alguns eventos da Família Dehoniana, ocorridos durante este ano de 2002:

- a criação da Região CAN, através da fusão das duas realidades presentes no Canadá: Quebec e Ontário. Esta unificação aconteceu como resultado de uma caminhada comum, que traz esperanças para o futuro, e foi iluminada por um longo discernimento e por uma opção consciente pelo Sint Unum da Congregação;

- a criação dos Distritos BIA (Bielo-Rússia) e MOK (Moldova e Ucrânia), ambos dependentes da Província Polonesa. São dois distritos que gozam de certa autonomia delegada e amparada e que têm um futuro promissor.

- Completou-se o processo que no próximo ano dará origem a duas novas províncias (BC e BM) em consequência da divisão da atual Província Brasileira Meridional. Também a região da Venezuela completou seu processo em busca de autonomia. Estes fatos coincidirão respectivamente com o centenário e o cinquentenário de fundação destas presenças. O caminho percorrido não foi apenas burocrático e canônico: foi um tempo de renovação, em busca de maior qualidade de vida religiosa, de formação e de especialização dos jovens, bem como de opções apostólicas mais definidas;

- A realização do Encontro Internacional dos animadores de Justiça&Paz da congregação, acontecido em Montreal (Canadá);

- A celebração dos capítulos provinciais, regionais e distritais, em geral precedidos por uma boa preparação e levados a cabo com muito êxito;

- A declaração de um Ano Dehoniano que está chamando a atenção para a figura do Fundador e para a teologia do Sagrado Coração, em busca de "uma vida renovada", à raiz de nosso carisma e espiritualidade;

- O pedido para aderir formalmente à Família Dehoniana, feito por alguns Institutos religiosos e seculares que partilham o projeto de vida evangélica de P. Dehon e se reconhecem beneficiários da mesma graça fundante;

- A feliz libertação do P. Giuseppe Pierantoni e os novos horizontes missionários abertos na Congregação tais como a presença de confrades indonésios em Papua Oeste ou Irian Java, o projeto de algumas províncias que pretendem estabelecer-se no Vietnã e outras, na Angola.

Na fé e na esperança cristã passamos por alguns momentos de prova e sofrimento pela morte de tantos confrades, entre os quais, P. Girardi, e, ultimamente, P. Garvey, um dos pioneiros na Índia.

3. O Natal, no mistério de aniquilamento assumido pelo verbo Encanado, que fixa sua tenda nos subúrbios da sociedade, que se faz pequeno, pobre, frágil, que aceita as limitações culturais, sociais e geográficas de um povo concreto, que escolhe o último lugar e se situa ao lado dos excluídos para estar próximo e acessível a todos..... põe a descoberto a lógica de Deus, que contrasta com a do mundo. O mistério do Natal nos convoca a viver segundo o evangelho e a verificar nossos critérios, sentimentos e opções a partir de nossa configuração com Cristo.

Hoje, mais do que nunca, sentimos a necessidade de não deixar-nos tomar pela mentalidade mundana.

Este início de milênio, longe de ser um tempo pacífico, nos apresenta desafios enormes que devem ser enfrentados profeticamente. Basta pensar nos desafios da guerra, do terrorismo e da violência. A pobreza que emerge e cresce de forma incontrolável, uma globalização que não tem rosto humano, o desafio mais específico do sentido de Deus, da evangelização, da espiritualidade, do diálogo ecumênico, inter-religioso e com os descrentes, nossa coerência com o programa das bem-aventuranças e a capacidade de evidenciar as razões de nossa esperança.

Este é o contexto onde se afirma nosso ser cristão e ganha significado nossa dehonianidade na Igreja e no mundo, seja para os consagrados, seja para os leigos. Numa cultura marcada pela guerra e violência em muitas partes do mundo a opção evangélica pode marginalizar-nos, isolar-nos e fazer-nos sofrer. Porém, se a lógica de Deus não prevalecer em nós sobre a lógica do mundo, como poderemos ser profetas do amor e servidores da reconciliação do mundo e da humanidade em Cristo.

Em sua fragilidade física, o Santo Padre é um dos grandes profetas da paz no mundo contemporâneo. Ele oferece à Igreja um lema para o ano 2003: "Pacem in terris, compromisso constante". Nós o fazemos nosso, rejeitando a lógica de hoje, que se reflete em 32 guerras abertas e 5 congeladas. Nossa dehonianidade deve impedir-nos de ceder aos desencontros das civilizações (p. ex., Ocidente x Mundo Islâmico), promovidos por inconfessáveis interesses políticos, econômicos ou fundamentalistas.

Sentimos particular dor e vergonha pela guerra que acontece no Congo, na Região dos Grandes Lagos, que já custou a vida de milhões de pessoas. Denunciamos o silêncio e a desinformação em torno dela. Sentimos orgulho de nossos confrades de Mambasa e solidários com eles, bem nestes dias, em que se tornaram peregrinos em direção de Beni, acompanhando e socorrendo os refugiados de guerra. Encorajamos igualmente nossos confrades da Argentina-Uruguai, da Indonésia, da Venezuela, de Madagascar, etc.... que partilharam, durante este ano, os sofrimentos de seu povo.

Estas situações, vividas segundo o nosso espírito, estão a se tornar uma escola de solidariedade e de retorno aos valores mais genuínos do evangelho e da vida religiosa.

Todos os Superiores gerais, junto com uns quinze Movimentos e Comunidades Novas leigas, decidiram apoiar uma manifestação pela paz, que será organizada pela Comunidade de Santo Egídio, em Roma, a 1° de janeiro vindouro.

4. O Natal é, enfim, um grito de esperança. As situações de conflito que temos de enfrentar, hoje ao lado de nossas incertezas em encontrar um paradigma justo nesta época de transição, poderiam enfraquecer nossa confiança na natureza humana, nos outros e, inclusive, em nós mesmos. A maior tentação que pode atormentar-nos é chegar à conclusão de que os problemas não têm mais solução, e levar-nos, desta forma, a uma vida de rotina indiferente e burguesa, sem sonhos, sem motivação para batalhar por um mundo melhor.

Ano que vem teremos o Capítulo geral, no qual haveremos de escolher um novo governo e reformular nossas opções pastorais que nos caracterizarão como dehonianos no contexto da Igreja e do mundo.

O Capítulo é uma grande graça. É uma oportunidade conferida por Deus à Congregação e à Família Dehoniana. Os Superiores Maiores da Congregação querem que o Capítulo seja realizado sob o signo da "refundação". Tomada em seu sentido mais preciso, a refundação é um desafio a voltar às raízes, aos fundamentos de nosso carisma e de nossa espiritualidade, para retomar a caminhada com a "coragem, a iniciativa, a criatividade e a santidade" do Fundador, a fim de dar uma resposta adequada aos "sinais dos tempos visíveis no mundo de hoje"(cf. VC 37).

A Congregação precisa questionar-se com seriedade sobre isto. Precisa superar uma certa "generalidade" apostólica, bastante difusa. É hora de identificar melhor sua missão. Se conseguir isto, será capaz de traçar uma linha para seu futuro como soube fazê-lo P. Dehon quando fundou a Congregação e como faria hoje por sua docilidade ao Espírito, sua visão ampla, sua paixão por Cristo e pelo mundo e por seu "incorrigível" otimismo, fruto de sua esperança teologal.

É o momento de nós religiosos interrogar-nos sobre o fato de que somos chamados "a viver a nossa vocação reparadora como um estímulo ao apostolado" (Const. 23b), sobre os desafios que nosso apostolado apresenta e sobre o modo como nossa espiritualidade pode alimentar-se deste apostolado. É o tempo de procurar caminhos para encarnar nossa espiritualidade no apostolado que exercemos. É um tempo de burilar as atitudes do coração, para delinear um estilo de vida e individuar as prioridades pastorais que melhor encarnam e expressam nossa vocação dehoniana.

Enfim, os religiosos, dehonianos são chamados a tomar consciência de que o carisma de P. Dehon , como dom do Espírito à Igreja, é partilhado hoje por institutos femininos de vida consagrada e por tantos leigos, em resposta à sua vocação pessoal. Este é um fenômeno universal na Igreja. Praticamente todos os institutos religiosos vêem sua família alargar-se. Os religiosos SCJ não podem ficar fechados ao dinamismo do Espírito. Devem abrir-se, acolher e apoiar, como irmãos e irmãs aqueles que decidem partilhar o projeto de vida evangélica inspirado por P. Dehon

Convido a Congregação e toda a Família Dehoniana a intensificar as orações pelo bom êxito do Capítulo geral. Cada comunidade poderia dizer diariamente a oração pelo Capítulo, pela intercessão de P. Dehon.

Unidos a todos vós na Eucaristia destas festas e dispostos a caminhar juntos, como Família Dehoniana, ao longo do ano 2003, vos almejamos toda a paz, alegria, renovação de vida que o Natal traz a quem acolhe o Verbo feito carne, presente de Maria e do Pai (cf. Jo 1, 12-13).

Fraternalmente


P. Virginio Bressanelli, scj
Superior geral
E os membros do Conselho geral

 

MESSAGE DE NOËL ET DE NOUVEL AN 2003
A LA FAMILLE DEHONIENNE

Rome, 3 décembre 2002
Prot. N. 414/2002

Chers frères et sœurs,

Nous avons commencé l'Avent et, avec toute l'Eglise, nous nous acheminons vers la célébration de Noël et le début d'une Année Nouvelle.

Pour moi, désormais à la fin de mon service comme Supérieur Général, et pour mon Conseil, ce message de Noël, à la famille Déhonienne, est le dernier. C'est pourquoi nous voudrions qu'il nous renvoie à un contact direct avec notre Fondateur et avec l'esprit qu'il nous a transmis.

Durant ces 12 années de service, nous avons reçu, de votre part, quantité de gestes d'affection, d'encouragement, de soutien spirituel, d'écoute, de collaboration et d'estime personnelle... qui nous ont fait apprécier toujours davantage votre qualité humaine et de foi. Nous reconnaissions chez vous, au-delà de l'attention pour notre personne, votre amour pour la vocation déhonienne, votre sens d'appartenance à cette Famille et votre estime pour la paternité spirituelle du Père Dehon.

Nous sommes témoins, en outre, de la préoccupation de nombreux religieux SCJ pour l'unité fondamentale de l'Institut, dans une fidélité créative aux intentions et à l'esprit du père Dehon. Cela explique la forte adhésion d'un si grand nombre d'entre vous au Projet "Nous, Congrégation". Nous pouvons en dire autant du rapport croissant avec les autres composantes de la Famille Déhonienne: Instituts de personnes consacrées, groupes de laïcs et personnes seules, avec lesquels nous partageons le même projet de vie selon l'Evangile, inspiré de l'intuition spirituelle du père Dehon.

La fête de Noël de cette année est donc une occasion, pour dire à tous un MERCI fraternel, et pour vous inviter à trouver, dans le mystère de l'Incarnation et de la naissance du Seigneur, lumière, stimulant et grâce pour lire avec foi notre histoire passée, pour affronter de façon prophétique les défis du présent et pour nous projeter avec espérance et générosité vers le futur.

1. C'est dans le contexte liturgique de Noël, et en continuelle relation avec le mystère de l'Incarnation, qu'est née, s'est développée et consolidée la vocation du père Dehon. Dans cette même réalité et prospective spirituelle notre commune identité déhonienne enfonce ses racines. De fait, historiquement, c'est en la fête de Noël de 1856 que le père Dehon a entendu, fortement, le premier appel au sacerdoce. Appel qui l'a séduit; auquel il n'a jamais failli et duquel il n'a jamais douté, malgré la quantité de divertissements et de propositions alléchantes qui lui ont été immédiatement suggérées. Appel qui a eu sa réalisation première dans la spiritualité de l'"Ecce Venio" et de l'"Ecce Ancilla", dans la conformation au Cœur, ouvert et disponible, filial et solidaire, du Christ crucifié, et dans l'association à son oblation réparatrice envers le Père.

De cette expérience de foi, longuement mûrie dans un processus soutenu par la grâce de Dieu et par sa généreuse collaboration, ont eu origine la Congrégation SCJ et toute la Famille Déhonienne. Pour ce motif Noël devient pour nous une occasion divine pour renouveler notre adhésion totale au Seigneur, notre sens d'appartenance mutuelle et l'engagement commun dans un même projet évangélique de vie et de mission.

2. Noël est l'irruption gratuite, visible et porteuse de salut de Dieu dans l'histoire et dans notre vécu quotidien. Lui, comme Dieu de la vie, conduit à leur achèvement les aspirations les plus profondes et authentiques semées par Lui dans le cœur humain; il mène à leur fin les œuvres entreprises en vue de son Règne et leur donne sens.

C'est dans une telle optique qu'il nous est possible de lire les si nombreux événements de "Famille" enregistrés au cours de l'année 2002. Nous voulons parler de:

- la création de la Région CAN, par la fusion des deux réalités préexistantes au Canada - Québec et Ontario. L'unité s'est produite comme fruit d'une cheminement fait ensemble, avec une espérance de futur, éclairé d'un long discernement et d'un choix conscient du "Sint Unum" de la Congrégation;

- la création des Districts BIA (Biélorussie) et MUK (Moldavie-Ukraine), dépendants de la Province Polonaise. Ce sont deux réalités qui jouissent d'un certain niveau d'autonomie déléguée et assistée, mais qui ont de grandes possibilités de futur;

- le processus, qui donnera origine l'année prochaine à la division de la Province Brésilienne Méridionale en deux nouvelles Provinces (BM et BC) et qui procurera autonomie régionale à notre réalité du Venezuela, a été mené à son terme. Ces deux faits coïncideront, l'un avec le centième, l'autre avec le cinquantième anniversaire de la présence SCJ dans ces pays. Le chemin parcouru n'a pas été seulement une démarche canonique et administrative; il a été un temps de renouveau, dans la recherche d'une qualité de vie religieuse, de formation et de spécialisation des jeunes et de spécification apostolique dans la mission;

- la réalisation de la Rencontre Internationale programmée pour les animateurs de Justice et Paix de la Congrégation, qui a eu lieu à Montréal (Canada);

- la célébration des Chapitres Provinciaux, Régionaux et de Districts, précédés, en général, d'une bonne préparation et vécus partout avec beaucoup de fruits;

- la convocation de l'Année Déhonienne, que nous sommes en train de vivre, avec une attention spéciale envers la figure de notre Fondateur et la théologie du S. Cœur, dans le but de "retrouver une vie nouvelle" dans les racines mêmes de notre charisme et de notre spiritualité;

- la demande d'adhérer officiellement à la Famille Déhonienne, faite par quelques Instituts religieux et séculiers qui partagent le projet de vie évangélique du père Dehon et se reconnaissent participants de la même grâce de fondation.

- l'heureuse libération du Père Giuseppe Pierantoni et les nouveaux horizons missionnaires ouverts à la Congrégation: comme la présence des confrères indonésiens en Papouasie de l'Ouest ou Irian Jaya, l'étude de quelques provinces pour un possible futur SCJ au Vietnam, l'accord d'autres provinces au sujet d'une mission en Angola.

Dans une vision de foi et d'espérance chrétienne, nous avons aussi vécu des épreuves et des moments de souffrances pour la mort de tant de confrères: parmi eux le P. Girardi et, dernièrement, le P. Tom Garvey, un de nos pionniers missionnaires en Inde.

3. Noël, dans le mystère de l'anéantissement assumé par le Verbe incarné, qui établit sa tente dans les bas quartiers de la société; qui se fait petit, pauvre, faible; qui accepte les limites culturelles, sociales et géographiques d'un peuple concret; qui choisit la dernière place et se met du côté des exclus afin d'être proche et accessible à tous..., il met à découvert la logique de Dieu, opposée à la manière habituelle qu'a le monde de voir les choses et de leur accorder de la valeur. C'est un nouvel appel à vivre selon l'Evangile et à vérifier nos critères, nos sentiments et nos choix concrets, à partir de notre configuration avec le Cœur du Christ.

Aujourd'hui, plus que jamais, nous sentons le besoin de ne pas nous laisser envahir par la mentalité du monde.

Ce début de millénaire, loin d'être un temps de paix, nous confronte à d'énormes défis, auxquels nous devons faire face de façon prophétique. Il suffit de penser aux défis de la guerre, du terrorisme et de la violence; aux nombreuses pauvretés qui émergent et se multiplient d'une manière incontrôlable; à une certaine globalisation, qui n'a pas visage humain; les défis qui nous sont plus spécifiques, à nous, ceux du sens de Dieu, de l'évangélisation, de la spiritualité, du dialogue œcuménique, inter religieux et avec le monde incroyant; notre cohérence avec le programme évangélique des béatitudes et nos capacités de rendre compte de notre espérance.

C'est dans ces réalités là que se joue notre être chrétien et la signification de notre vocation déhonienne dans l'Eglise et dans le monde, tant pour ceux d'entre nous qui sommes consacrés que pour les laïcs. Dans une culture dominée par la guerre et la violence (telle qu'on la respire aujourd'hui dans bien des secteurs de notre monde), le choix de l'Evangile peut nous marginaliser, nous isoler, nous faire souffrir. Mais nous ne pouvons pas être prophètes de l'amour et serviteur de la réconciliation du monde et de l'humanité, dans le Christ si, en nous, la logique de Dieu (le chemin de l'Incarnation) ne prévaut pas sur la logique du monde.

Le Saint Père, même dans sa fragilité physique, est une des plus grandes et plus cohérentes prophéties de paix dans ce monde contemporain. Pour toute l'année 2003 il donne à l'Eglise, cette devise: "Pacem in terris, engagement constant". Nous, nous voulons la faire nôtre, rejetant la logique d'aujourd'hui, mobilisée en 32 guerres actives et 5 guerres congelées. Notre vocation déhonienne doit nous conduire à ne pas céder à l'affrontement des civilisations (par exemple Occident et monde Islamique), promu par des intérêts politiques, économiques ou fondamentalistes non avoués.

Nous ressentons une douleur et une honte particulières pour la guerre qui, au Congo, afflige la Région des Grands Lacs et dans laquelle plusieurs millions de personnes ont déjà perdu la vie. Nous dénonçons le silence et la non information dont elle est l'objet. Nous nous sentons fiers de nos confrères de Mambasa et solidaires, avec eux qui, justement ces jours-ci, sont pèlerins sur la route qui conduit à Beni, accompagnant et portant secours aux dispersés par la guerre. Nous encourageons également nos confrères d'Argentine-Uruguay, du Venezuela, de l'Indonésie, de Madagascar, etc., éprouvés durant cette année par les souffrances et la grande pénurie de leur peuple.

Que ces situations, vécues selon notre esprit, deviennent une école de solidarité et de retour aux valeurs les plus authentiques de l'Evangile et de la Vie Religieuse.

Tous les Supérieurs Généraux, en union avec une quinzaine de Mouvements et de Nouvelles Communautés de Laïcs, ont décidé d'appuyer la manifestation pour la paix qui va être organisée par la Communauté de Sant'Egidio et qui aura lieu à Rome le 1er janvier prochain.

4. Enfin, Noël est un cri d'espérance. Les situations de conflit que nous devons affronter aujourd'hui et notre incertitude à trouver le juste paradigme dans ce changement d'époque, peuvent nous faire perdre la confiance dans la nature humaine, dans les autres, et finalement en nous-mêmes. La tentation la plus grave que nous puissions éprouver est celle de croire que les problèmes n'ont pas de solution et donc de nous adapter à une vie routinière, bourgeoise, sans esprit de dépassement, sans rêves pour l'avenir et sans efforts pour inventer un futur meilleur.

Durant l'année prochaine, pour aider les religieux SCJ, aura lieu la célébration de leur Chapitre Général. Au cours de celui-ci nous sommes appelés à élire un nouveau gouvernement et à reformuler les choix apostoliques qui doivent nous qualifier comme Déhoniens dans l'Eglise et dans le Monde.

Le Chapitre est une grande grâce; c'est une chance offerte par Dieu à la Congrégation et, en quelque sorte, à toute la Famille Déhonienne. Les Supérieurs Majeurs de la Congrégation ont voulu qu'il soit célébré sous l'enseigne de la "refondation". Prise dans son sens le plus précis, celle-ci est un défi à retourner à nos racines, aux fondements de notre charisme et de notre spiritualité, afin de repartir avec le "courage, l'audace, l'inventivité et la sainteté" de notre Fondateur, afin de donner une "réponse" adéquate "aux signes des temps qui émergent dans le monde actuel" (cf. VC 37).

La Congrégation a besoin de s'interroger sérieusement dans cette ligne. Elle a besoin de dépasser une certaine banalité apostolique trop diffuse. C'est le moment pour elle de mieux identifier sa mission. On y parviendra, on sera capable d'inventer son futur, comme l'a fait le père Dehon au moment de sa fondation, il y a 125 ans, et comme il le ferait aujourd'hui avec sa docilité à l'Esprit, l'ampleur de ses vues, sa passion pour le Christ et pour le Monde et son "incorrigible" optimisme. Un optimisme qui était véritable espérance théologale.

C'est le moment pour nous, religieux SCJ, de nous interroger non seulement sur le fait que nous sommes appelés "à vivre notre vocation réparatrice comme un stimulant pour notre apostolat" (Cst 23b), mais aussi à nous demander comment notre apostolat interroge, remet en question, défie et pousse notre spiritualité à devenir plus concrète dans le témoignage de l'Incarnation. C'est le temps opportun pour réfléchir sur comment faire devenir actives, dans le domaine apostolique, les valeurs de notre spiritualité. C'est le moment de dessiner ces attitudes du cœur, de décrire quel style de vie, d'indiquer quelles attentions pastorales rendent plus transparente et incarnée notre vocation déhonienne dans notre mission apostolique.

Enfin, les religieux SCJ sont appelés à prendre acte que le charisme du père Dehon, comme don de l'Esprit à toute l'Eglise, est désormais partagé par d'autres Instituts Féminins de vie consacrée et par de nombreux laïcs, comme réponse à une vocation personnelle. Il s'agit là d'un phénomène désormais universel dans l'Eglise; cela regarde actuellement tous les Instituts Religieux qui voient s'élargir le champ de leur famille. Les religieux SCJ ne peuvent donc pas se fermer au dynamisme de l'Esprit; ils doivent s'y ouvrir, accueillir et soutenir, comme frères et sœurs, tous ceux qui choisissent de partager leur projet de vie évangélique selon l'inspiration du père Dehon.

J'invite la Congrégation de manière particulière, et toute la Famille Déhonienne, à intensifier sa prière pour la bonne réussite du Chapitre Général. Qu'il soit vécu selon les intentions du Cœur du Christ. Il convient que, dans chaque communauté, on récite ensemble, chaque jour, la prière pour le Chapitre Général, demandant l'intercession du père Dehon.

Unis à vous tous dans l'Eucharistie de ces fêtes, et disposés à cheminer ensemble dans le cadre de la Famille Déhonienne tout au long de l'année 2003, nous vous souhaitons la paix, la joie et le renouveau de vie que Noël réserve à qui accueille, du Père et de Marie, la Parole faite chair (cf. Gv 1,12-13).

Fraternellement,


P. Virginio D. Bressanelli, scj
Supérieur général
et Membres du Conseil général

 

Christmas and New Year Message
To the Dehonian Family - 2003

Rome, 3 December, 2002
Prot. 414/2002

Dear Brothers and Sisters,

With the entire Church we have begun the season of Advent and we are on the way toward the celebration of Christmas and the beginning of the New Year.

Now at the end of my service as superior general, and on behalf of my Council, this will be my last Christmas message to the Dehonian Family. Therefore we would like to associate ourselves directly with our Founder and with the Spirit he gave us.

Over these nearly twelve years, we have received so many tokens of affection, encouragement, spiritual support, hearing, collaboration and personal esteem…that have made us come to value your human qualities and your faith more than ever. Looking beyond the attention paid our persons, we have been able to perceive your love for the Dehonian vocation, your sense of belonging to this family, and your high regard for the spiritual fatherhood of Fr. Dehon.

Additionally, we have witnessed the concern of many SCJ religious for the fundamental unity of the Institute, in creative fidelity to the intent and spirit of Fr. Dehon. This explains why so many so strongly adhere to the Plan "We, the Congregation". We can claim the same about the growing relationship with the other components of the Dehonian Family: Institutes of consecrated persons, groups of lay people and single persons. All of us share the same Gospel-based life-plan founded on the spiritual insights of Fr. Dehon.

Christmas this year is an occasion, therefore, of saying THANK YOU to all of you from us your brothers and of inviting you to discover in the mystery of the Incarnation and birth of the Lord the light, motivation and grace necessary to re-examine our past history with the eyes of faith, to accept the prophetic challenges of the present, and to set out into the future with hope and generosity.

1. The vocation of Fr. Dehon took birth, developed and grew strong within the liturgical settings of Christmas and with the mystery of the Incarnation. Our common Dehonian identity is rooted in these same realities and spiritual perspectives. In actual historical fact, Fr. Dehon felt the first strong stirrings of his call to priesthood at Christmas, 1856; a call that seduced him; a call that he never doubted despite the many distractions and allurements which subsequently came his way; a call that had its chief actualization in the spirituality of the Ecce Venio and the Ecce Ancilla through conformity with the open, available, filial and sharing Heart of the crucified Christ and in association with his reparatory oblation to the Father.

Out of this faith experience which reached maturity through a lengthy process and received support from God's grace and Dehon's own bighearted collaboration, the Congregation of the Priests of the Sacred Heart developed and with it the entire Dehonian Family. Hence, Christmas is for us a heavenly opportunity to renew our total commitment to the Lord, our sense of belonging to each other, and our common commitment to the same Gospel-sourced life and mission.

2. Christmas is an gratuitous, visible and saving intervention by God in our history and our daily life. The God of life brings our most profound and most human aspirations to fulfillment, aspirations which God himself has planted in the human heart; He brings all to full term and provides the meaning to all works undertaken for his Kingdom.

From this perspective we can now recall so many events that came to pass in 2002 in the life of our "Family". These are:

- The creation of the region CAN through the fusion of two entities already existing in Canada &endash; Québec and Ontario. This unification came about as the result of a march together in hope for the future and enlightened by a lengthy discernment process and an informed choice based on the "Sint Unum" which characterizes the Congregation;

- The creation of the BIA (Belarus) and MUK (Moldavian-Ukrainian) Districts, dependent on the Polish province. These are two entities that enjoy a certain degree of delegated and supported autonomy and hold great promise for the future;

- The completion of the process for initiating a division of the South Brazilian province into two new provinces (BM and BC) and for granting regional autonomy to our entity in Venezuela. Both these happenings will coincide with the centenary and the fiftieth anniversary respectively of SCJ presence in these countries. The steps taken along these lines were not just canonical and administrative; they were rather a time for renewal, a search for greater quality of religious life, of formation and specialization in youth work, and of greater specification of our apostolic mission.

- The occurrence of the International Meeting of the Directors of Justice and Peace at Montréal;

- The celebration of provincial, regional and district chapters, all generally preceded by serious preparation and rewarded by fruitful outcomes;

- The announcement of the Dehonian Year which is evolving with special attention paid to the person of our Founder and to the theology of the Sacred Heart, in seeking to "discover a new life" in the very core of our charism and spirituality;

- The requests received from several religious and secular institutes who share Fr. Dehon's understanding of the Gospel life and who acknowledge themselves as sharers in his foundational grace to be considered officially part of the Dehonian Family;

- The freeing of Fr. Giuseppe Pierantoni and the new missionary horizons opening up to the Congregation as, for example, the presence of several Indonesian confreres in West Papua or Irian Jaya, the assessment being made by a few provinces for a possible future SCJ presence in Vietnam, and the agreement among other provinces to establish a mission in Angola.

In a comparable vision of Christian faith and hope we have lived through, as well, some adversity and suffering resulting from the deaths of several confreres: among them Fr. Girardi and most recently Fr. Tom Garvey, one of our pioneer missionaries in India.

3. It is Christmas which enables us to discover God's logic in counterpoint to the current fashion in which the world sees and appreciates things. The mystery of the self-emptying undertaken by the Incarnate Word enables Him to set his tent among all society's neighborhoods, makes Him tiny, weak, poor; makes Him accept the cultural, social, and geographical limitations of a particular people; makes Him take the last place among the most disqualified so that He can become close to and accessible to all. Christmas reminds us to live according to the Gospel and to authenticate the judgments, sentiments, and concrete choices we make in light of our configuration to the Heart of Christ.

Today, more than ever before, we feel the need not to allow ourselves be overcome by the mindset of the world.

At the outset of the new millennium, far from it being a time of peace, we are confronted by enormous challenges that we need to face prophetically. Just think of the challenges of war, terrorism, violence, various kinds of poverty that are growing up in a world no longer controllable, a kind of globalization that does not bear a human face; think of challenges more specifically ours coming from God: evangelization, spirituality, ecumenical and inter-religious dialog, an unbelieving world, our own consistency with and adherence to the evangelical beatitudes and the ability to give reasons for our hope.

These are all realities within which our existence as Christians and the meaning of our being Dehonians in the Church and the world all come into play, whether we are consecrated religious or whether we are lay persons. In a culture dominated by war and violence (as is the case in many areas of the world), choosing the Gospel can result in our own marginalization, isolation and suffering. But we cannot be prophets of love and servants of reconciliation to the world and to humankind in Christ if God's logic (found in the Incarnation) does not prevail over the logic of the world.

Our Holy Father, despite his physical frailty, is one of the greatest and most coherent prophets of peace in our contemporary world. He has given to the Church its slogan for the year 2003: "Peace on earth is our constant task." We make it ours and reject contemporary logic which has resulted in 32 wars going on at the moment and 5 wars only temporarily halted. Our being Dehonians should lead us not to yield to conflicts between civilizations (e.g., West and Islam) that are being promoted by disavowed political, economic, and fundamentalist interests.

We experience particular sorrow and shame at the war taking place in the Congo in the region of the Great Lakes where more than one million people have lost their lives. We denounce the silence and disinformation that has resulted. We are proud of our confreres at Mambasa and are in solidarity with them, particularly at this moment when they are travelers along the road to Beni and are accompanying and succoring those being transplanted by war. We encourage our confreres in Argentina-Uruguay, Venezuela, Indonesia, Madagascar, etc…who have been tried during the course of this year by the suffering and want of their peoples.

Such situations which are being lived according to our spirit have become the school of solidarity and of return to the more genuine values of the Gospel and of religious life.

All Superiors General along with 15 or so movements and new lay communities have decided to support the march for peace that is being organized by the Sant'Egidio Community and will take place in Rome on next January 1st.

4. Christmas, finally, is a cry of hope. The conflicts we are facing today and our uncertainty at finding a paradigm for justice as we shift into the new millennium can make us lose confidence in human nature, in others and even ourselves. The most serious temptation we can face is the belief that our problems have no solution and that, as a result, we can settle into a life of routine, mediocrity, without craving for transcendence, without dreams for the future, and without any drive to create a better future.

During the course of the next year a General Chapter will be celebrated for the support of the SCJ religious. In it we will be called to elect a new government and a new formulation of those apostolic choices that should characterize us as Dehonians in the church and in the world.

The chapter will be a great grace; it will be an occasion given by God to the Congregation and to the entire Dehonian Family, in a certain sense. The major superiors of the Congregation desired that it be celebrated as a "refoundation". Taken in its most precise sense, this means a challenge to return to our roots, to the very basis of our charism and spirituality, to set out again with the "courage, initiative, resourcefulness, and holiness" that our Founder had to give a suitable "answer" to the "signs of the times emerging in today's world" (Cf. Vita Consecrata, 37).

The Congregation must take a serious look at itself along these lines. It needs to overcome a certain overly diffused and overly generalized apostolic mission. It is time to do a better job of identifying its mission. If it is successful, it will be able to control its future as Fr. Dehon did at its foundation 125 years ago; like him it will do so with his docility to the Spirit, his fullness of vision, his passion for Christ and the world, and his "incorrigible" optimism, an optimism that was truly the theological virtue of hope.

Now is the time for us SCJ religious to question not only the fact that we are called "to live out our reparative vocation, as the incentive for our apostolate" (Cst. 23b) but also how our apostolates question, challenge, and incite our spirituality to become ever more concrete as a sign of the Incarnation. It is time to reflect on how to make the values of our spirituality more operative in the apostolate. It is time to spell out what dispositions of heart, what life style, what pastoral interests make our Dehonian vocation more manifest, palpable, and unmistakable.

Finally, our SCJ religious are called to become aware that the charism of Fr. Dehon, as a gift from the Holy Spirit to the entire church, is at present shared in by other institutes of consecrated life for women and by so many lay people as their response to a personal call. This phenomenon has become universal throughout the church; it affects all religious institutes who are seeing the scope and extent of their families being enlarged. SCJ religious cannot therefore seal themselves off from the dynamism of the Spirit; they need to open themselves up to accept and sustain as brothers and sisters those who choose to share in the work of evangelical living according to the inspiration of Fr. Dehon.

In a special way I invite the Congregation and the entire Dehonian Family to pray especially hard for the successful outcome of the General Chapter. May it take place according to the will of the Heart of Christ. It is fitting that in every community a prayer for the General Chapter be recited together, invoking the intercession of Fr. Dehon.

We are united with all of you in the Eucharist of these celebrations and are ready to walk onward together as the Dehonian Family throughout the year 2003. We wish you the peace, joy, and renewal of life that Christmas grants those who accept the Word made flesh from the Father and from Mary (cf. Jo. 1: 12-13).

Fraternally,


Fr. Virginio D. Bressanelli, scj
Superior General
Members of the General Council