Il suo ascendente come educatore
P. Dehon, Testimonianze di vita. Roma, EDR, 1994, pp.21-25.

p. Giuseppe Manzoni scj

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Al tempo di p. Dehon, il collegio s. Giovanni godeva una grande risonanza, a causa dell'eccezionale, irradiante personalità del su direttore. Anche quando, dal 1893 in poi, p. Dehon non fu più direttore del collegio, a San Quintino e nei dintorni si usava, nelle famiglie, l'espressione: "Mandare i figli da p. Dehon", nel senso di farli studiare nel collegio s. Giovanni.

P. Dehon non aveva bisogno di esercitare l'autorità: era presente come superiore anche a distanza. Afferma un testimone: "Lo si vedeva, a volte, alla sua finestra del secondo piano, mentre noi eravamo in ricreazione. Il sapere che era là, bastava a calmarci. Godeva un grande ascendente sui professori e sugli alunni".

Non lo si avvicinava mai senza un grande senso di rispetto. Le sue doti eccezionali avrebbero potuto isolarlo al di sopra di tutti, oppure indurlo a far pesare la sua cultura e la sua superiorità…; ma era la sua bontà, la sua amabile semplicità che lo rendeva un uomo alla mano e insieme di gran classe, amato da tutti, lasciando in tutti un ricordo indelebile.

Era buono senza familiarità, conservava le debite distanze, non per alterigia, ma per rispetto e dignità. Uno dei gesti di confidenza più usuali era di dare uno schiaffetto sulla guancia.

Possedeva un'innata nobiltà, una distinzione di modi, frutto di virtù e dell'educazione familiare. Quando lo si incontrava la prima volta, si avvicinava al visitatore con passo sicuro, un po' marziale, il volto serio, gli occhi penetranti che, a prima vista, imponevano rispetto e soggezione.

Sembrava severo, poi bastava un suo sorriso, uno schiaffetto sulla guancia, una parola cordiale, per mettere a loro agio tutti, genitori e alunni.

Non se aveva paura di p. Dehon. Non aveva bisogno di ricorrere ai castighi. Si imponeva spontaneamente. Gli bastavano poche parole dette con amabilità. "Era sempre fra noi, dice un testimone. Bastava il suo atteggiamento per manifestarci ciò che desiderava e come dovevamo comportarci. In collegio avveniva di parlare male dell'uno e dell'altro professore, mai del superiore (p. Dehon). Solo di lui ho conservato un grande ricordo. In 81 anni non ho conosciuto una persona più degna di lui".

A causa della sua ricca personalità, del suo ascendente, delle sue iniziative e opere riuscite, p. Dehon faceva ombra a certi papaveri del clero locale. Persino il suo arciprete e amico d'un tempo, mons. Mathieu, nel declino dell'età, si ingelosì del crescente influsso cittadino di L. Dehon.

P. Dehon non alludeva mai a queste meschinità e aiutava tutti i sacerdoti che, in gran numero, ricorrevano a lui. Quando gli alluni del seminario diocesano Saint-Léger furono cacciati, durante le espulsioni, p. Dehon li accolse al s. Giovanni molto generosamente, dimentico delle critiche subite.

Dopo quello che abbiamo detto sulla personalità di p. Dehon è quasi superfluo parlare di lui come educatore. Rileviamo solo che, nella formazione dei giovani, nulla è più efficace della vita. Ebbene, tutta la vita di p. Dehon, stando alle molte testimonianze di chi l'ha conosciuto, diventava un'educazione continua.

Era molto energico, ma non autoritario. Faceva il superiore senza nessuna asprezza, con affabilità e benevolenza paterna. Era ponderato nelle decisioni, mas quando erano prese, si dovevano eseguire fortiter et suaviter. A volte rimandò in famiglia degli alluni, per motivi gravi. Una volta mise alla porta un professore che abusava nel bere. Spesso ritorna nelle testimonianze il paragone della "mano di ferro in guanto di velluto. Una mano da maestro. Era un grande direttore, eppure tanto buono!". Sapeva farsi amare e rispettare. Suscitava ammirazione e simpatia. Gli alunni si affidavano a lui come a un padre. Non ricorrendo, di solito, ai castighi, "faceva appello alla nostra saggezza: chi ha giudizio, lo usi".

Emanava dalla sua persona un flusso imperativo. Paterno e semplice, conservava le debite distanze. Aborriva le lodi e non era per nulla cerimonioso. Pur essendogli abituale il sorriso, non si abbandonava mai a espressioni esagerate di allegria.

Anche p. Delloule, successore di p. Dehon come superiore del s. Giovanni, dopo la parentesi di don Mercier (1893-1896), era molto intelligente e buono, ma mancava di autorità.

P. Dehon correggeva con bontà e fortezza. Si usciva del suo studio senza risentimenti. Secondo le testimonianza degli ex-allievi, p. Dehon era molto superiore agli altri preti del collegio. Ad esempio, la sua semplice presenza in cortile fra i ragazzi, appassionatamente intenti ai loro giochi, diffondeva un senso di pace, di sicurezza. Si evitavano alterchi, litigi, monellerie, no perché il p. Dehon facesse paura, che, anzi, i ragazzi andavano volentieri a parlare con lui; ma perché la sua presenza diffondeva un senso di ordine, di pace, di rispetto.

Con l'ordine e la disciplina regnava al s. Giovanni un ottimo clima di studio. Gli eccellenti risultati agli esami di stato lo dimostravano, come pure il numero sempre crescente di alluni. Era la fiducia delle famiglie in p. Dehon.

Tutti furono costernati, specialmente i genitori, quando per ordine del vescovo mons. Duval, p. Dehon venne esonerato dall'ufficio di direttore del collegio e sostituito da don Mercier.

Lo stile di vita umana e sacerdotale di p. Dehon era quello di un autentico asceta, senza però nulla di duro, di scostante, di spettacolare. Ciò gli conferiva un prestigio enorme specialmente sui giovani. Di questo ascendente egli si serviva per attirare le loro anime al Cuore di Gesù e formarle a una profonda vita cristiana.

P. Dehon, pur non avendo inventato alcun metodo pedagogico, è stato un grande formatore. Egli stesso nelle Memorie, formulando un giudizio sui primi anni del s. Giovanni, afferma: "Furono anni particolarmente belli: attivi, prosperi, lieti e fecondi per la formazione cristiana dei giovani".

Faceva ogni mattina una breve meditazione agli alluni e, alla sera, una lettura spirituale. Non erano prediche, ma conversazione. La maggior parte dei ragazzi si confessava ogni settimana. P. Dehon consigliava loro di fare, durante la ricreazione, una breve visita al ss.mo Sacramento e molti ne presero l'abitudine.

Oltre alla conferenza di s. Vincenzo de' Paoli, per aprire gli occhi ai giovani studenti sulle miserie della povera gente e formarli all'apostolato della carità, p. Dehon organizzò un congregazione mariana. Si facevano, in collegio, i mesi di s. Giuseppe, della Madonna e del s. Cuore. Durante la quaresima gli alunni assistevano alla predica in basilica. Era una vita di pietà da piccolo seminario. Nessuna meraviglia che vari allievi del S. Giovanni siano diventati sacerdoti e, in genere, abbiano condotto una buona vita cristiana.
 
 

MANZONI G., P. Dehon, Testimonianze di vita. Roma, EDR, 1994, pp.21-25.


Su autoridad como educador
P.Dehon, testimonianze di vita. Roma, EDR, 1994, pp.21-25.

p. Giuseppe Manzoni scj


En el tiempo del P. Dehon el colegio san Juan gozaba de un gran renombre, a causa de la excepcional y radiante personalidad de su director. También, cuando, desde 1893 en adelante P. Dehon no fue más director del colegio, en San Quintín y en sus alrededores se empleaba, en las familias, la expresión: "Enviar a los hijos con el P. Dehon", en el sentido de mandarlos para los estudios al colegio san Juan.

P. Dehon no necesitaba ejercer la autoridad: estaba presente como superior también estando lejos. Afirma un testigo: "Se lo veía, a veces, asomado a su ventana del segundo piso, mientras nosotros estábamos en el recreo. El hecho de saber que él estaba allí, alcanzaba para hacernos actuar bien. Gozaba de una grande autoridad sobre los profesores y los alumnos".

Uno siempre se acercaba a él con un gran sentido de respeto. Sus calidades excepcionales hubieran podido aislarlo arriba de todos o llevarlo a hacer pesar su cultura y su superioridad...; pero era su bondad, su amable sencillez que lo hacía un hombre de trato fácil al mismo tiempo que de gran clase, amado por todos, dejando en todos un recuerdo imborrable.

Era bueno sin llegar a la familiaridad y conservaba las distancias debidas, no por altivez, sino por el respeto y la dignidad. Uno de los ademanes más comunes que manifestaban su cariño era el de dar golpecitos en mejilla .

Poseía una nobleza natural, una distinción de modales, fruto de la virtud y de la educación familiar. Cuando uno se hallaba con él por primera vez, él se le acercaba con paso firme, algo marcial, el semblante serio, los ojos penetrantes que, de entrada, imponían respeto y sujeción.

Parecía severo, luego bastaba una sonrisa suya, un golpecito en la mejilla, una palabra amiga, para conformar a todos, padres y alumnos.

No se lo temía al P. Dehon; no necesitaba acudir a castigos: se imponía espontáneamente. Le eran suficientes pocas palabras dichas con amabilidad. "Era simple entre nosotros - dice un testigo &endash; Bastaba su actitud para manifestarnos lo que deseaba y cómo teníamos que conducirnos. En el colegio a veces se hablaba mal de uno u otro profesor, pero nunca del superior (el P. Dehon). Sólo de él he conservado un gran recuerdo. A lo largo de 81 años no he conocido una persona más digna de él".

A causa de su descollante personalidad, de su autoridad, de sus iniciativas y obras realizadas, P. Dehon hacía sombra a algunos encumbrados del clero local. Hasta su arcipreste, un tiempo amigo, mons. Mathieu, en el umbral de la vejez, tuvo celos del creciente influjo ciudadano de Léon Dehon.

P. Dehon nunca hacía referencia a estas mezquindades y ayudaba a todos los sacerdotes que numerosos acudían a él. Cuando los alumnos del seminario diocesano Saint-Léger fueron expulsados, el P. Dehon los acogió en el san Juan muy generosamente, olvidando las críticas sufridas.

Después de lo que hemos dicho sobre la personalidad del P. Dehon nos parece superfluo hablar de él como educador. Destaquemos solamente que, en la formación de los jóvenes, nada es más eficaz que el ejemplo. Pues bien, toda la vida del P. Dehon, confirmada por los numerosos testimonios de los que le han conocido, era una educación continua.

Era muy enérgico, pero no autoritario. Ejercía la autoridad sin dureza, con afabilidad y benevolencia paternal. Era medido en las decisiones, pero un vez tomadas, había que cumplirlas firmemente y suavemente. A veces devolvió a su hogar a alumnos por graves motivos. En una circunstancia expulsó a un profesor que se pasaba en la bebida. A menudo se repite entre los testimonios la comparación de la "mano de hierro en un guante de terciopelo. Una mano de maestro. Era un gran director; sin embargo tan bueno!". Sabía hacerse amar y respetar; despertaba admiración y simpatía. Los alumnos confiaban en él como en un padre. No usando, de ordinario, los castigos, "apelaba a nuestra sabiduría: quien tiene juicio, que lo use!".

Emanaba de su persona un flujo imperativo. Paternal y sencillo, conservaba las distancias debidas. Aborrecía la alabanzas y por nada era exagerado en cumplidos. Aunque familiarizado con la sonrisa, jamás se entregaba a manifestaciones excesivas de alegría.

También el P. Delloule, sucesor del P. Dehon como superior del san Juan, después del paréntesis de don Mercier (1893-1896), era muy inteligente y bueno, pero carecía de autoridad.

P.Dehon corregía con bondad y firmeza. Uno salía de su estudio sin resentimientos. Conforme a los testimonios de los exalumnos, el P.Dehon era muy superior a los otros sacerdotes del colegio. Por ejemplo, su simple presencia en el patio entre los alumnos, apasionadamente entregados a sus juegos, difundía un sentido de paz y de seguridad. Se evitaban peleas, chiquilinadas, barullos, no porque el P.Dehon moviera al miedo, al contrario los chicos acudían de buena gana a hablar con él, sino porque su presencia irradiaba un aire de paz, de orden y de respeto.

Con el orden y la disciplina reinaba en el san Juan un óptimo clima de estudio. Los excelentes resultados en los exámenes de estado lo demostraban, como también el número siempre mayor de alumnos. Era la confianza de la familias en P.Dehon.

Todos quedaron apesadumbrados, especialmente los padres de familia, cuando, por orden del obispo mons. Duval, el P.Dehon fue despojado del cargo de director del colegio y reemplazado por don. Mercier.

El estilo de vida humana y sacerdotal del P.Dehon era el de un auténtico asceta, pero sin nada de dureza, de rechazante y de espectacular. Esto le daba un enorme prestigio sobre todo entre los jóvenes. De este renombre él se servía para atraer a sus almas al Corazón de Jesús y formarlos en una profunda vid cristiana.

P.Dehon, aunque no inventara ningún método pedagógico, fue un gran formador. El mismo en su Memorias, hablando de sus primeros años en el san Juan, dice: "Fueron años particularmente lindos. Activos, prósperos, alegres y fecundos para la formación cristiana de los jóvenes".

Cada mañana dictaba una breve meditación a los alumnos y a la noche una lectura espiritual. No eran sermones, sino conversaciones. La mayoría de los chicos se confesaba cada semana. El P.Dehon aconsejaba realizar, durante el recreo, una breve visita al santísimo Sacramento y muchos se acostumbraron a este acto piadoso.

Además de la conferencia de san Vicente de Paúl, para abrir los ojos de los jóvenes estudiantes sobre las miserias de la gente pobre y prepararlos a un apostolado de caridad, el P.Dehon organizó una congregación mariana. Se celebraban en el colegio los meses de san José, de la virgen Maria y del Sagrado Corazón. Durante el tiempo de cuaresma los alumnos asistían al sermón en la basílica. Era una vida de piedad de un pequeño seminario. Nada raro que varios alumnos del san Juan hayan llegado a ser sacerdotes y, en general, hayan llevado una buena conducta cristiana.
 
 

MANZONI G., P.Dehon, testimonianze di vita. Roma, EDR, 1994, pp.21-25.