Opfer des Nazi-Terrors: P. Wampach und P. Stoffels

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Nicolas Antonius Wampach, scj

Joseph Benedikt Stoffels, scj

"Aber ich bin in Gottes Hand, ein katholischer Priester muss immer stolz sein, das Kreuz mit seinem Meister tragen und teilen zu können. Mein Trost ist im Gebet und in der Vereinigung mit Gott und nicht zuletzt Eure Liebe zu mir." (Konzentrationslager Dachau, 3.5.1942, Pater Stoffels in einem Brief an seine Schwester)
Die beiden Herz-Jesu-Priester Joseph Benedikt Stoffels (geb. am 13. Januar 1895 in Itzig/Luxemburg) und Nicolas Antonius Wampach (geb. 3. November 1909 in Bilsdorf/Luxemburg) waren beide in der Luxemburgischen Mission in Paris, angebunden an die spätere Pfarrkirche St. Joseph Artisan, tätig. P. Stoffels kann als deren Begründer angesehen werden, und als die Seelsorge an den luxemburgischen Katholiken in Paris immer unfangreicher wurde, schickten ihm die Oberen 1938 P. Wampach zu Hilfe.

P. Bothe schreibt in seinem Heft ‚Märtyrer der Herz-Jesu-Priester’:

"Als 1940 nach dem Einmarsch der Deutschen in Luxemburg viele Menschen nach Paris flüchteten, bemühten sich beide Herz-Jesu-Priester zusammen mit dem Weltpriester Abbé Jean Bernard um diese Flüchtlinge und verhalfen nach der Eroberung Frankreichs Tausenden zur Heimfahrt nach Luxemburg. [In einem Zeitungsartikel] heißt es: ‚Aus dieser rein karitativen Arbeit... baute die Gestapo ein Spionagenetz auf’. Beide Patres wurden nach Verhören und Gefängnis von 1940 an am 7. März 1941 endgültig verhaftet, zunächst nach Buchenwald transportiert und von dort am 12. September [in das Konzentrationslager] nach Dachau eingewiesen. Sie verloren ihren Namen und waren nur noch Nummern, die ihnen in den Oberarm gebrannt wurden. Pater Stoffels trug die Häftlings-Nr. 27179, Pater Wampach war Häftling Nr. 27178." (Bothe, S. 19)
Offiziell starben sie dort eines natürlichen Todes: Bronchitis, Angina... Den Angehörigen P. Stoffels wurde die Asche des Verstorbenen überstellt. Wie in zahlreichen ähnlichen Fällen musste die Beisetzung am 31.08.1942 unter Aufsicht der Gestapo in aller Heimlichkeit, ohne Gesang, ohne Glockengeläut und ohne Beteiligung der Gemeinde vollzogen werden.
"Erst 40 Jahre später ergaben Nachforschungen, dass die beiden Patres zusammen mit zwei anderen luxemburgischen Priestern... auf Schloss Hartheim vergast wurden. Das Schloss liegt etwa 265 km von Dachau entfernt in dem kleinen österreichischen Ort Alkoven bei Linz. Dort war eine Versuchs-Gaskammer eingerichtet worden. Die Todesfahrt von Dachau nach Hartheim dauerte vier Stunden. Die Fenster des Busses waren verhängt. Er wurde zum Krankentransport erklärt. Auf dem Gelände des Schlosses erfolgte dann das, was aus Konzentrationslagern bekannt ist. Die Gefangenen mussten sich ausziehen. Unter dem Vorwand, dass sie fotografiert werden sollten, wurden sie zu Duschen geführt und starben an dem Gas, das aus den Duschdüsen austrat." (Bothe, S. 21)
Schloss Hartheim, von außen ein idyllisches Renaissance-Schloss, hatte mehrere Aufgaben: Es war zunächst eingebunden in das Euthanasieprogramm der Nazis und den Konzentrationslagern Dachau und Mauthausen zugeordnet. Kranke und Behinderte wurden dort grausamen Experimenten unterzogen und am Ende vergast. In diesem Zusammenhang wurde auch der lungenkranke und deswegen arbeitsuntaugliche P. Stoffels nach Hartheim gebracht. Später wurden die Gaskammern benutzt, um in ihnen verschiedene Kampfgase an Menschen auszuprobieren. Dies geht aus einem Brief des SS-Arztes Rascher an Reichsführer Himmler aus dem Jahre 1942 hervor, in dem es um Dachau und Hartheim geht:
"Nachdem die ‚Invalidentransporte’ sowieso in bestimmten Kammern [= Gaskammern] enden, frage ich, ob nicht in diesen Kammern an den sowieso dazu bestimmten Personen die Wirkung unserer verschiedenen Kampfgase erprobt werden kann? Bis jetzt liegen nur Tierversuche bzw. Berichte über Unfälle bei Herstellung dieser Gase vor."
P. Stoffels wurde am 25.5.1942, P. Wampach am 12.8.1942 vergast.

In der Kirche St. Joseph Artisan, die bis Anfang der 90er Jahre von Herz-Jesu-Priestern betreut wurde, wurde den beiden Märtyrern ein Denkmal gesetzt.

"In memoria aeterna... Die da litten und starben für Glaube und Heimat, für Recht und Freiheit, wir werden sie nie vergessen." (Bothe, S. 22)


 
 

Vittime del terrore nazista: P. Wampach e P. Stoffels

Joseph Benedikt Stoffels, scj

Nicolas Antonius Wampach, scj

"Sono nelle mani di Dio, un prete cattolico deve sempre esser orgoglioso di poter portare e condividere la croce del suo maestro. La mia consolazione sta nella preghiera e nell’unione con Dio e, non per ultimo, nel vostro amore per me" (campo di concentramento Dachau, 3.5.1942, P. Stoffels in una lettera a sua sorella).
P. Joseph Benedikt Stoffels (nato il 13.01.1895 a Itzig/Lussemburgo) e P. Nicolas Antonius Wampach (nato il 03.11.1909 a Bilsdorf/Lussemburgo), ambedue sacerdoti del Sacro Cuore di Gesù, erano impegnati nella Missione Lussemburghese a Parigi, presso la futura chiesa parrocchiale di St. Joseph Artisan. P. Stoffels può esser considerato il fondatore della Missione Lussemburghese a Parigi, e siccome il lavoro pastorale presso i suoi connazionali prendeva dimensioni sempre più ampie, i suoi superiori nel 1938 mandarono P. Wampach per aiutarlo.

Scrive P. Bothe nel suo libretto ‘Sacerdoti del Sacro Cuore di Gesù Martiri’:

"Nel 1940, quando dopo l’invasione del Lussemburgo da parte dei tedeschi, molta gente scappava a Parigi, i due sacerdoti del Sacro Cuore insieme a un prete diocesano presero cura di questi profughi e dopo la sconfitta della Francia aiutarono migliaia di persone a ritornare in Lussemburgo. In un giornale si legge: ‘In questo lavoro puramente caritativo… la Gestapo [polizia segreta dei Nazisti] sospettò una rete di spionaggio’. Dopo diversi interrogatori e incarcerazioni fin dal 1940 i due padri venivano arrestati definitivamente il 7 marzo 1941, mandati nel campo di concentramento di Buchenwald e poi trasferiti nel campo di concentramento di Dachau in data 12 settembre 1941. Perdevano i loro nomi, diventavano numeri, incisi sulle loro braccia. P. Stoffels era il No 27179, P. Wampach il No 27178" (Bothe, p. 19).
Ufficialmente morirono di malattie: Bronchite, angina… Ai parenti di P. Stoffels furono spedite le ceneri del defunto. Come accadeva in numerosi casi simili, i funerali si dovette svolgere sotto la sorveglianza della Gestapo, quasi clandestinamente, senza suonare le campane, senza canti, senza partecipazione alcuna dei parrocchiali, il 31.08.1942.
"Solo 40 anni più tardi, in seguito a diverse ricerche, si venne a sapere che i due padri erano stati gasati nel castello di Hartheim (Austria) insieme a due altri preti lussemburghesi. Il castello si trova 265 km distante di Dachau nel piccolo paese austriaco di Alkoven vicino a Linz. Vi era istallata una camera a gas per diversi esperimenti. Il trasporto da Dachau a Hartheim durava ben quattro ore. Le finestre del pullman erano oscurate e il trasporto fu dichiarato ambulanza. Nel castello si procedeva come negli altri campi di concentramento. I detenuti furono costretti di spogliarsi. Sotto il pretesto di farsi fotografare venivano condotti nelle doccia e vi morivano per il gas che usciva dalle stesse docce" (Bothe, p. 21).
Il Castello di Hartheim, un castello idilliaco rinascimentale, aveva diversi compiti: Era integrato nel programmo di Eutanasia dei Nazisti e aggiunto ai campi di concentramento di Dachau e Mauthausen. Malati e disabili vi furono sottoposti a esperimenti crudeli e poi gasati. In questo contesto anche P. Stoffels, che soffriva di diverse malattie soprattutto ai polmoni, fu trasferito come invalido a Hartheim. Più tardi le camere a gas di Hartheim servirono per sperimentare diversi gas asfissianti per la guerra. Questo emerge anche da una lettera del dottore Rascher (della SS) al Reichsfuehrer Himmler dove si parla di Dachau e Hartheim (1942):
"Giacché i ‘trasporti di invalidi’ finiscono sempre in determinate camere [= camere a gas, ndlr] chiedo se in queste camere non si potrà provare, con le persone ivi destinate, l’effetto dei diversi gas asfissianti? Finora la documentazione conosce soltanto gli esperimenti con animali e i rapporti su incidenti durante la produzione di questi gas".
P. Stoffels fu ucciso in una delle camere a gas il 25.5.1942, P. Wampach il 12.8.1942.

Nella Chiesa di St. Joseph Artisan, rimasta a cura dei dehoniani fino agli anni 90, un monumento ricorda i due martiri. Vi si legge:

"In memoria aeterna… Coloro che hanno sofferto e sono morti per la fede, la patria, la giustizia e la libertà, non li dimenticheremo mai" (Bothe, p. 22).


 
 

Victims of Nazi Terror: Fr. Wampach e Fr. Stoffels

Joseph Benedikt Stoffels, scj

Nicolas Antonius Wampach, scj

"I am in the hands of God; a Catholic priest must always be proud to carry and share in the cross of Our Master. My consolation lies in prayer and in union with God and, certainly, in your love for me." (Dachau Concentration Camp May 3, 1942, Fr. Stoffels wrote in a letter to his sister.)
Fr. Joseph Benedict Stoffels (born on January 13, 1895, at Itzig in Luxemburg) and Fr. Nicholas Anthony Wampach (born on November 3, 1909, at Bilsdorf in Luxemburg), were two SCJ priests sent to the Luxemburg Mission in Paris near where the future parish of St. Joseph the Worker would be established. Fr. Stoffels was considered to be the founder of the Luxemburg Mission in Paris, and since pastoral work among his fellow Luxemburgers was expanding his superior sent Fr. Wampach to help out in 1938.

In his booklet on "Martyrs of the SCJs" Fr. Bothe wrote:

"In 1940 after the invasion of Luxemburg by the Germans many fled to Paris where the two SCJs, together with a diocesan priest, helped the refugees, and after the fall of France aided many in their quest to return to Luxemburg. In a journal it is written: 'In this purely charitable work ... The Gestapo (the Nazi Secret Police) suspected espionage.' After several interrogations and imprisonments toward the end of 1940 the two priests were finally arrested on March 7, 1941 and sent to Buchenwald and later on transferred to Dachau on September 21, 1941. No longer possessing a personal identity, numbers were tattooed on their arms. Fr. Stoffels was #27179 and Fr. Wampach #27178." (Bothe, p. 19)
The official story is that they died of bronchitis or angina. Fr. Stoffels family were sent his ashes. As happened in many similar cases, the funerals were held under the surveillance of the Gestapo on August 31, 1942, , almost secretly, without bells, songs or participation by parishioners.
"It's only after forty years of research that it been learned that the two SCJ priests were gassed at Hartheim Castle in Austria together with two other priests from Luxemburg. Hartheim is about 265 Km [165 miles] from Dachau in a tiny region of Austria called Alkoven, not far from Linz. Here a chamber was constructed to experiment with different types of gas. The trip from Dachau to Hartheim took about four hours. The windows of the van were blacked out and it was officially designated as an ambulance. In the castle the procedures were the same as in other concentration camps. The prisoners were striped of everything. Under the pretext that they were to be photographed they were led to the 'showers' in which gas issued from the shower heads ." (Bothe, p. 21)
Hartheim Castle is a fine example of a Renaissance castle. Under the Nazis it had various uses. It was an integral part of the Nazi euthanasia program, working in conjunction with both Dachau and Mauthausen. Sick and disabled people were sent here for cruel experimentation and then gassed. In this context Fr. Stoffels, who had suffered from a number of illnesses especially respitory infections, was transferred to Hartheim under the pretense that he was an invalid. Later on, the gas chambers at Hartheim served a base for asphyxiation gas experimentation for war use. This fact emerged in a letter from Dr. Rascher (a member of the SS) to Reichsfuehrer Himmler with whom he had spoken at both Dachau and Hartheim (1942):

"Since the invalids transported here always end up in certain chambers" (i.e., gas chambers; ed.), I wonder if it's not possible to use these chambers to test out on them the effects of various asphyxiating gases. Up until now all we have is the documentation of the animal experiments, as well as the reports of accidents during the production of the gases."

Fr. Stoffels was murdered in one of the gas chambers on May 25,1942. Fr. Wampach on August 12,1942.
In the church of St. Joseph the Worker, which was under the care of the SCJs until 1990, there is a memorial to the two martyrs which reads:

"In eternal memory .. for those who suffered and died for faith, for country, for justice and for liberty, we will never forget them." (Bothe, p. 22)

Víctimas del terror nazi: el P. Wampach y el P. Stoffels

Joseph Benedikt Stoffels, scj

Nicolas Antonius Wampach, scj

"Estoy en las manos de Dios, un sacerdote católico debe siempre estar orgulloso de poder llevar y compartir la cruz de su maestro. Mi consuelo esté en la oración y en la unión con Dios y, no lo último, en vuestro amor por mí" (campo de concentración de Dachau, 3.5.1942, P. Stoffels en una carta a su hermana).
El P. Joseph Benedikt Stoffels (nacido el 13.01.1895 en Itzig/Luxemburgo) y el P. Nicolas Antonius Wampach (nacido el 03.11.1909 en Bilsdorf/Luxemburgo), ámbos Sacerdotes del Sagrado Corazón de Jesús, estaban comprometidos en la Misión Luxemburgesa en París, en la futura iglesia parroquial de St. Joseph Artisan. El P. Stoffels puede ser considerado el fundador de la Misión Luxemburgesa en París, y si bien el trabajo pastoral con sus connacionales tomaba dimensiones siempre más amplias, sus superiores en 1938 envían al P. Wampach para ayudarlo.

Escribe el P. Bothe en su librillo 'Sacerdotes del Sagrado Corazón de Jesús Mártires':

"En 1940, cuando tras la invasión de Luxemburgo por parte de los alemanes, mucha gente escapaba a París, los dos Sacerdotes del Sagrado Corazón junto a un sacerdote diocesano tomaron cuidado de estos prófugos y tras la derrota de Francia ayudaron a miles de personas a volver a Luxemburgo. En un periódico se lee: 'En esta labor puramente caritativa… la Gestapo [policia secreta de los Nazis] sospechó una red de espionaje'. Tras diversos interrogatorios y encarcelaciones desde 1940 los dos padres eran arrestados definitivament el 7 de marzo de 1941, siendo enviados al campo de concentración de Buchenwald y después trasferidos al campo de concentración de Dachau con fecha de 12 de septiembre de 1941. Perdían sus nombres, convirtiéndose en números, incisos ensus brazos. El P. Stoffels era el nº 27179, el P. Wampach el nº 27178" (Bothe, p. 19).
Oficialmente murieron de enfermedades: bronquitis, angina… A los parientes del P. Stoffels fueron enviadas las cenizas del difunto. Como sucedía en numerosos casos similares, los funerales se debían desarrollar bajo la vigilancia de la Gestapa, casi clandestinamente, sin sonar las campanas, sin cantos, sin partecipación alguna de los parroquianos, el 31.08.1942.
"Solo 40 años más tarde, tras diferentes búsquedas, se supo que los dos padres habían sido gaseados en el castillo de Hartheim (Austria) junto a otros dos sacerdotes luxemburgeses. El castillo se encuentra a 265 km distante de Dachau en el pqueño pueblo austríaco de Alkoven cerca de Linz. Había instalada una cámara de gas para diferentes experimentos. El transporte de Dachau a Hartheim duraba al menos cuatro horas. Las ventanas del autobús estaban oscurecidas y el transporte fue declarado ambulancia. En el castillo se procedía como en los otros campos de concentración. Los detenidos fueron constreñidos a desnudarse. Con el pretexto de dejarse fotografiar eran conducidos a la ducha y morían por el gas que salía de las mismas duchas" (Bothe, p. 21).
El Castillo de Hartheim, un castillo idílico de renacimiento, tenía diferentes competencias: estaba integrado en el programa de Eutanasia de los Nazis y adjunto a los campos de concentración de Dachau y Mauthausen. Enfermos y discapacitados fueron sometidos a experimentos crueles y después gaseados. En este contexto también el P. Stoffels, que sufría diferentes enfermedades sobretodo en los pulmones, fue transferido como inválido a Hartheim. Más tarde las cámaras de gas de Hartheim sirvieron para experimentar diferentes gases asfixiantes para la guerra. Esto emerge también de una carta del doctor Rascher (de la SS) al Reichsfuehrer Himmler donde se habla de Dachau y Hartheim (1942):
"Ya que los 'transportes de inválidos' acaban siempre en determinadas cámaras [= cámaras de gas, n. de la r.] pregunto si en estas cámaras no se podría probar, con las personas allí destinadas, el efecto de los diferentes gases asfixiantes. Hasta ahora la documentación conoce tan solo los experimentos con animales y las relaciones sobre los incidentes durante la producción de estos gases".
El P. Stoffels fue asesinado en una de las cámaras de gas el 25.5.1942, el P. Wampach el 12.8.1942.

En la iglesia de St. Joseph Artisan, hasta los años 90 a cargo de los dehonianos, un monumento recuerda a los dos mártires. Se puede leer:

"In memoria aeterna… Aquellos que han sufrido y han muerto por la fe, la patria, la justicia y la libertad, no los olvidaremos nunca" (Bothe, p. 22).

P. Wampach e P. Stoffels: Vítimas do terror nazista

Joseph Benedikt Stoffels, scj

Nicolas Antonius Wampach, scj

"Estou nas mãos de Deus. Um sacerdote católico deve sempre sentir orgulho em poder carregar a cruz de seu mestre. Meu consolo está na oração e na união com Deus e em teu amor por mim" (carta do P. Stoffels, do campo de concentração de Dachau à sua irmã).
O P. Joseph Benedikt Stoffels (*13.01.1885, em Itzig, Luxemburgo) e o P. Nicolas Antonius Wampach (*03.11.1919, em Bilsdorf, Luxembugo), ambos dehonianos, trabalhavam na missão luxemburguesa em Paris, sediada na Igreja de São José Operário. O P. Stoffels pode ser considerado o fundador desta missão, de modo que, em 1838, ele recebe a ajuda do P. Wampach.

O P.Bothe escreve a respeito deles:

"Em 1940 quando os alemães invadiram o Luxemburgo e muita gente fugia para Paris, os padres dehonianos passaram a prestar amparo a este prófugos e ajudaram muitos a voltar para Luxemburgo. Um jornal da época escreve: trata-se de um trabalho meramente caritativo. A Gestapo viu nisso uma rede de espionagem. Depois de muitos interrogatórios, os dois padres foram presos a 7 de março de 1941 e foram primeiro mandados para o campo de concentração de Buchenwald, e depois para Dachau".
Oficialmente morreram de doenças: bronquite, angina... As cinzas do P. Stoffels foram mandadas a seus parentes. Nestes casos os funerais deviam ser feitos sob a vigilância da Gestapo, sem a participação da comunidade paroquial, quase clandestinamente. Isto foi a 31 de agosto de 1942.
"Somente 40 anos após soube-se que os dois padres tinham sido levados para o castelo de Hartheim, na Áustria, junto com outros dois padres luxemburgueses. O castelo fica perto de Linz, a 260 km de Dachau. Dispunha de uma câmara de gás para diversas experiências. As vítimas eram convidadas a desnudarem-se, de pois levadas para debaixo de uma ducha e morriam pelo gás que saía das mesmas duchas". (Bothe, 21)
O castelo de Hartheim integrava o programa nazista de eutanásia. Ali, doentes e deficientes foram submetidos às mais diversas e cruéis experiências antes de morrer pelo gás. P. Stoffels, que sofria do pulmão, foi transferido como inválido a Hartheim. Mais tarde as câmaras serviram para experimentar os diferentes gases asfixiantes. Isto figura também numa carta do doutor Rascher a Himler na qual ele fala de Dachau e Hartheim (1942):
"Uma vez que o transporte de inválidos acaba sempre nas câmaras , pergunto se nestas câmaras não se poderia testar, com as pessoas ali levadas, o efeito dos diferentes gases asfixiantes. Até agora a documentação só fala de experiência com animais e dos incidentes havidos durante a produção destes gases".
O P. Stofels foi assassinado numa das câmaras de gás em 25.05.1942 e o P. Wampach a 12.08.1942.

Na Igreja de S. José Operário, a cargo dos dehonianos até 1990, um monumento lembra os mártires:

"Em memória eterna..... Aqueles que sofreram e morreram pela fé, pela pátria, pela justiça e pela liberdade jamais serão esquecidos".

 

Victimes de la terreur nazie: P. Wampach et P. Stoffels

Joseph Benedikt Stoffels, scj

Nicolas Antonius Wampach, scj

"Je suis entre les mains de Dieu; un prêtre catholique se doit d'être toujours fier de porter avec lui la croix de notre Maître. Je trouve ma consolation dans la prière et l'union avec Dieu, comme dans votre amour pour moi." (Camp de Concentration de Dachau, 3 mai 1942, lettre du P. Stoffels à sa soeur.)
Le P. Joseph Benedict Stoffels (né le 13 janvier 1895 à Itzig, Luxembourg) et le P. Nicholas Anthony Wampach (né le 3 novembre 1909 à Bilsdorf, Luxembourg) étaient deux prêtres dehoniens envoyés à la Mission du Luxembourg à Paris, près de l'endroit où serait érigée plus tard la paroisse St-Joseph Artisan. On considère le P. Stoffels comme le fondateur de la mission du Luxembourg à Paris, alors que le P. Wampach y fut envoyé par son supérieur en 1938, pour l'y aider alors que le travail pastoral auprès de ses compatriotes luxembourgeois augmentait.

Dans son livret sur les "Martyrs Dehoniens", le P. Bothe écrit:

"En 1940, après l'invasion du Luxembourg par les allemands, plusieurs ont fui vers Paris où les deux dehoniens, avec un prêtre dicoésain, ont aidé les réfugiés et, après la chute de la France, on continué à en aider plusiseurs qui cherchaient à retourner au Luxembourg. Dans un journal, on lit: "La Gestapo (la police secrète nazie) soupçonnait ce travail purement charitable... d'être de l'espionnage". Après plusieurs interrogatoires et emprisonnements vers la fin de 1940, les deux prêtres furent finalement arrêtés le 7 mars 1941 et envoyés à Buchenwald, pour être transferrés plus tard à Dachau le 21 septembre 1941. Dépouillés même de leurs identités, on tatoua un numéro sur leur bras. Le P. Stoffels était le #27179 et le P. Wampach le #27178."  (Bothe, p. 19)
Officiellement, ils sont morts de brochite ou d'angine. On envoya les cendres du P. Stoffels à sa famille. Comme c'était l'habitude en beaucoup de cas similaires, les funérailles se déroulèrent sous la surveillance de la Gestapo, le 31 août 1942, presque secrètement, sans cloches, chants ou participation des paroissiens.
"C'est seulement après quarante ans de recherche que l'on a appris que les deux prêtres dehoniens furent tués par gaz au Château Hartheim, en Autriche, avec deux autres prêtres du Luxembourg. Hartheim est situé à environ 265 Km de Dachau, dans une petite région d'Autriche appelée Alkoven, près de Linz. On y construisit une chambre pour expérimenter différents types de gaz. Le voyage de Dachau à Hartheim dura environ quatre heures. Les fenêtres de la fourgonnette, désignée officiellement comme une ambulance, étaient obscurcies. Au château, les procédures étaient les mêmes que dans les autres camps de concentration. On dénudait les prisonniers et, sous prétexte qu'ils allaient être photographiés, on les envoyait aux douches où ils étaient gazés." (Bothe, p. 21)
Le Château Hartheim est un bel exemple d'un château Renaissance. Les nazis l'utilisèrent à plusieurs fins. Il faisait partie intégrante du programme nazi d'euthanasie, avec Dachau et Mauthausen. On y envoya des malades et des infirmes pour de cruelles expériences, et on les gazait par la suite. Le P. Stoffels, qui souffrait de plusieurs maladies, en particulier d'infections respiratoires, fut envoyé à Hartheim sous prétexte qu'il était invalide. Plus tard, les chambres à gaz de Hartheim ont servi pour expérimenter des gaz asphyxiants à des fins militaires. Ce fait est attesté par une lettre du Dr. Rascher (un membre des SS) au Reichsfuehrer Himmler avec qui il avait eu des conversations aussi bien à Dachau qu'à Hartheim (1942):
"Comme les invalides qui sont transportés ici finissent toujours dans certaines chambres (i.e. les chambres à gaz, ndlr), je me demande s'il ne serait pas possible d'utiliser ces chambres pour expérimenter sur eux les effets de différents gaz asphyxiants. Jusqu'à maintenant, la seule documentation que nous avons concerne des expériences sur des animaux, ou encore des rapports d'accidents qui se sont produits pendant la production de ces gaz."
Le P. Stoffels fut exécuté dans une des chambres à gaz le 25 mai 1942, et le P. Wampach le 12 août suivant.

Dans l'église St-Joseph Artisan, qui a été confiée aux Dehoniens jusqu'en 1990, on retrouve un mémorial en l'honneur des deux martyrs. On peut y lire:

"À l'éternelle mémoire... de ceux qui ont souffert et sont morts pour la foi, la patrie, la justice et la liberté. Nous ne les oublierons jamais." (Bothe, p. 22)